BARBONI
favola metropolitana

Personaggi
in ordine di entrata

EDDI è un uomo di una certa età, dall’apparenza di barbone, con un’aria aristocratica nonostante i vestiti piuttosto usati, ma di buona qualità.

MARCELLO è un giovane studente universitario dall’aria gentile ma determinata; veste casual per adeguarsi ai disagi che affronta ogni notte andando a dar da mangiare e a soccorrere i barboni.

EMMA è una ragazzina di condizione altoborghese che ha scelto per ribellione una vita da metallara punk; veste jeans sdruciti e un giaccone pieno di tasche; porta con sé un computer e un cellulare.

INTERNET, soprannome di Giovanni, è un uomo di mezza età, con abiti neri di buon taglio e un cappello Borsalino che lo connota come un ex uomo d’affari emarginato dalla crisi economica e costretto ad un’esistenza di vagabondaggio.

GLORIA è una bella donna di una certa età, vestita come una barbona, con abiti piuttosto malandati che denunciano però un’origine di alta sartoria. Sotto l’aspetto ambiguo, in bilico fra la donna di classe e la povera emarginata, mostra un piglio di comando ed una intuizione delle situazioni che affascinano chi la avvicina.

BABBONATALE è un vecchietto candido dalla lunga barba, che indossa sugli abiti consunti una sorta di sacco che dal capo gli scende su tutta la persona. Parla con una saggezza antica che lo rende un inconsapevole poeta e mostra una capacità di comunicativa che ne fa dimenticare la miseria.

VOCI FUORI CAMPO

Poldo
La Giannona
La Regina Elisabetta d’Inghilterra

PERSONAGGI EVOCATI

Suor Palla
La Gengia
Pitt Bull

 

scena prima

Sera di fine inverno. Piove.
Un portico di un antico palazzo patrizio.
Al centro, una porta a due battenti, chiusa, sormontata da uno stemma gentilizio.Ai lati, due panche inserite nei muri. Di lato, una fontanina con un rubinetto aprendo il quale esce un getto d’acqua.
Avvolto in vecchiecoperte di pelliccia, Eddi sta dormendo sopra una delle panche inserita nel muro del palazzo sotto il cui portico ha preso dimora. Un gradino sotto la panca lo distanzia dal pavimento. Scatoli e plastiche vi si trovano seminascosti.
Eddi è un uomo piuttosto avanti negli anni, ma ha un fisico vigoroso e un aspetto nobile, nonostante i vestiti usati.
Davanti a lui, il traffico notturno della città.

Entra Marcello. Porta con sé un borsone carico di contenitori per cibi, bottigliette e termos. E’ un giovane intellettuale che dedica parte del suo tempo ad aiutare i barboni, dentro una associazione caritativa. Si ferma davanti alla panca di Eddi; desiste dalla tentazione di svegliarlo e si inginocchia accanto a lui, tirando fuori dal borsone un portavivande pieno di cibo, un termos di caffè e dei tovaglioli di carta. Depone ogni cosa accanto alla panca, su di un gradino.
Si rialza e fa per andarsene. Eddi si scuote da sotto le pellicce e con una risata ne scatta fuori.

EDDI – Ah! Ah! Non potevo lasciarti andar via senza salutarti!

MARCELLO – Eddi! Allora non dormivi!?

EDDI – Dormivo, ma con un occhio solo. Qui, lo sai, bisogna stare attenti...

MARCELLO - Chi vuoi che faccia qualcosa di male al Principe?

EDDI – Non si sa mai, è pieno di gente sconosciuta...

MARCELLO – Ho sentito che è arrivata una nuova... Una donna fuori dal comune... pare... Una che viene da Londra, mi hanno detto.

EDDI - Da Londra... Chi sarà? Una barbona che viene da Londra?!... E’ una cosa un po’ strana...

Fra sé

... una cosa interessante.

A Marcello.

L’avrai saputo da Giovanni, lui è informato di tutto.

MARCELLO – E’ sempre alla ricerca di notizie... E quando mette insieme un paio di euro, lo sai, corre al primo centro che trova per consultare giornali e facebook... Per questo motivo tutti lo chiamano Internet!

EDDI – E’ il nostro banditore.

MARCELLO – Già. Come quello che informava la gente quando i tuoi antenati erano i padroni del paese...

EDDI – Ancora questa storia, dei miei avi nobili e ricchi!... Anche tu mi prendi in giro?

MARCELLO – Eddi, uno come te... con il tuo modo di esprimerti... il tuo stile... E’ difficile credere che tu sia un barbone...

EDDI – La libertà prima di tutto, Marcello! Non voglio incarichi, niente responsabilità...

MARCELLO – Ah! ormai lo sappiamo, sei fatto così.

Indica il contenitore che ha tirato fuori dal borsone.

Non vuoi mangiare qualcosa? Ci sono le polpette calde...

Eddi apre il contenitore, annusa.

EDDI – Mmmh...Che buon odore!...

Ne prende una con un tovagliolino, delicatamente.

Le ha fatte Suor Palla?

Mangia.

MARCELLO – Certo! Le ha fatte proprio per te.

EDDI – Per me e per tanti altri.

MARCELLO – Per Suor Palla ogni essere è unico.

EDDI - E che hai saputo da Internet, di questa nuova arrivata?

MARCELLO – Poco, quasi niente... E’ una donna misteriosa. Regala cioccolatini... E’ vestita come una regina decaduta... E chiede a tutti che le raccontino la loro storia.

EDDI – Ma lei chi è?

MARCELLO – Dev’essere stata molto bella, da giovane. “Una donna fiera”, così l’ha definita Giovanni che di donne se ne intende.

EDDI – E vuol sapere le storie degli altri... Venga qua che la mia gliela racconto!

MARCELLO – Quella vera o quella falsa?

EDDI - Vedremo. Tu mantieni il segreto o non sei più mio amico.

MARCELLO – Promesso.

scena seconda

Entra Emma. E’ una metallara carica di catene e di piercing, che contrastano con l’apparenza fragile ed educata di ragazza di buona famiglia. A tracolla ha un computer portatile. Fa un gesto di saluto ai due che rispondono con un cenno e siede su di un gradino cominciando a manovrare il computer aprendolo e avviandolo. I due osservano le sue operazioni.

EDDI sottovoce – Oggi non ha il cane...

MARCELLO – Strano... Sta sempre con lei...

Dal computer escono abbaiamenti, guaiti festosi, ansimare cagnesco.

EMMA - E’ lui! Lo sentite? E’ Poldo!...

Si getta in effusioni, guaiti e piccole risate come se stesse giocando con il cane.

MARCELLO – Come mai non è con te?

EMMA - L’ho mandato in vacanza. Dai miei. Fa troppo freddo qui, per lui. Pelo corto... ancora cucciolo... In Costa Azzurra sta
senz’altro meglio! Ma mi manca!... mi manca un sacco!

Marcello si avvicina a Emma, guarda nel computer.

MARCELLO – Ah! E’ proprio Poldo! L’hai filmato!

EMMA – Per averlo un po’ con me...

Riprende le sue effusioni, mentre nel computer Poldo continua a guaire e abbaiare.
Marcello tira fuori dal borsone un contenitore con delle polpette.

MARCELLO – Dovresti mangiare qualcosa...

EMMA - Oh! a me basta poco...

EDDI – Lo sai che rischi di diventare anoressica?

EMMA - Me lo dicevano sempre i miei. Io rifiuto il loro stile di vita! Lo spreco! Le relazioni che contano!...

MARCELLO – D’accordo. Ma adesso mangia.

Le sporge una polpetta avvolta in un tovagliolino.

EDDI – E dai! Mangia! Sono buonissime!

EMMA – Per farti piacere...

Addenta la polpetta di malavoglia.

mmmh... non c’è male...
Io non so come fai, Marcello, ad aver voglia, tutte le sere, di venire a dar da mangiare a dei barboni...

MARCELLO – Ci vengo e basta. Vi incontro. Si parla...

EDDI – Ti sarai fatto un’idea di questo modo di vivere...

MARCELLO – Un’idea? Mille! Ognuno di voi è un mondo. Diverso. Difficile da decifrare. E poi, che vuol dire barbone?

EMMA – Niente filosofia, per favore! Tu ci porti da mangiare, ma disapprovi chi non è povero e fa questa vita.

MARCELLO – Tanti sono poveri davvero. Tu invece potresti impegnarti in qualcosa di utile...

EMMA – Non farmi prediche, sennò sputo la polpetta!

scena terza

Arriva tutto compunto un uomo di mezza età, vestito di nero, con in testa un Borsalino un po’ liso e un sigaro spento all’angolo della bocca. Pare essere appartenuto in precedenza ad una condizione sociale di un certo livello.

INTERNET - Sera a tutti... Ho sentito parlare di polpette?...

Marcello ne tira fuori una dal contenitore e gliela porge con un gesto che denota un’abitudine. Con altrettanta naturalezza Internet la prende e la addenta. Poi nota Emma con il computer da cui partono i guaiti festosi e gli abbaiamenti.

Ah! mi fai vedere?

Si affianca ad Emma davanti al computer dove ancora per qualche istante si sentiranno gli abbaiamenti di Poldo.

INTERNET – Ma è Poldo! Al mare! con un sole magnifico! Come mai non sta qua con te?

Emma ripete quanto a già detto prima, sintetizzando.

EMMA - E’ dai miei... Costa Azzurra... Qui troppo freddo per lui...

INTERNET – Geniale! Perché non ci vai anche tu, dai tuoi??

Emma ripete come una filastrocca.

EMMA - Io rifiuto il loro stile di vita! Lo spreco! Le relazioni che contano!...

INTERNET ironico - Ah! Ti capisco. Da ragazzi si sputa sempre sul benessere che viene dai genitori... Invece a me sarebbe piaciuto continuare nel mio stile di vita, nello spreco... con delle relazioni che contano!...

EMMA – Come puoi dire così? La società è marcia! Ogni guadagno è frutto di un imbroglio!

E’ presa dalle convulsioni; si rotola a terra.

Ah! non ne potevo più, di quella vita! Non ne po-tee-voooo piùùùù!...

Dal computer tornano ad uscire i guaiti e gli abbaiamenti del cane: il video ha ripreso daccapo.
Marcello accorre e rialza Emma.

MARCELLO – Eh! Basta adesso! Sù, buona!

Eddi accorre in aiuto a Marcello per calmare la ragazza, che smette la scena isterica e subito torna con affettuosità infantile alle effusioni al cane nel computer.
Senza farsi scorgere, Gloria si affaccia appena da un lato del portico.
E’ una donna dall’aria fiera. Davvero ancora bella, nonostante gli anni. Veste un abito un tempo elegante, da sera, piuttoso strappato e messo insieme con diversi stili di provenienza, ma con un certo gusto provocatorio. In testa ha una sorta di cappello a cloche piumato, molto civettuolo, che le scende ad alette sulle orecchie, nascondendo un blue tooth con il quale potrà all’occorrenza comunicare lontano.
Internet è rimasto da una parte ad osservare la scena di Emma. Ora viene avanti e si rivolge a tutti.

INTERNET – Sapete perché io mi sono ridotto così? Eh? Indovinate! Licenziato! Dopo vent’anni di servizio, fascia da dirigente, attestazioni di merito! Un giorno mi manda a chiamare il capo. Penso era ora! mi promuove, li ho fatti guadagnare quando gli altri erano in perdita... Lui mi riempie di complimenti per il lavoro svolto e poi mi dice vedrà sarà contento della liquidazione, ne ha un sacrosanto diritto! Il licenziamento è sottinteso in quel “diritto alla liquidazione”... E io che faccio? Sorrido, prendo i soldi e me ne vado. Ma quei soldi li brucio in un lampo! E non ho ancora l’età della pensione! Nessuno assume un uomo a cinquant’anni! I miei figli avevano sempre disprezzato il benessere in cui li avevo cresciuti, vacanze al mare e in montagna, viaggi all’estero, la moto la macchina la barca... Adesso mi trattano come un incapace che si è fatto fregare! E mia moglie mi caccia di casa, non servo più, sono un rottame, uno scarto della società!

MARCELLO – Sei un uomo, Giovanni, un uomo che soffre.

INTERNET – Grazie per avermi chiamato Giovanni. Qui tutti mi chiamate Internet, lo so, lo so anche se faccio finta di non accorgermene.

EDDI - Sù, non te la prendere, Giovanni! Ti chiamiamo così perché sei sempre attaccato a Internet.

INTERNET – E’ il mio unico contatto con il mondo, ormai. Così riesco a dialogare con i miei amici di una volta... Leggo le notizie della borsa...

EDDI – Ma che te ne fai delle notizie della borsa, se non hai più niente...

INTERNET – E se quei titoli azzerati tornassero ad avere valore?!... Potrei rifarmi... Ridiventare ricco. Essere riaccolto da mia moglie...

MARCELLO – Io non mi fiderei di una moglie che ti riprende in casa soltanto se dimostri di aver soldi.

INTERNET – Neanch’io mi fido, Marcello. Ma vorrei togliermi una soddisfazione. Suonerei alla porta, ben vestito, con una grossa valigia. Lei apre, si stupisce di vedermi, fa per richiudere, ma io spalanco la valigia: dentro spuntano pacchi di bigliettoni e allora esclamo: “Sono di nuovo ricco!”. A quel punto lei mi tende le braccia e lancia un urletto: “Ah! Entra caro ti aspettavo!” o qualcosa del genere, e io, di colpo, le volto la schiena e sfreccio via sulla mia splendida macchina a due posti senza neanche farle un saluto con la mano!

scena quarta

Da dietro il porticato Gloria salta in mezzo al gruppo.

MARCELLO sottovoce a Eddi – E’ quella nuova...

Gloria guarda in giro tutti quanti, poi ferma lo sguardo su Internet e gli si rivolge.

GLORIA – E sulla macchina, darling, stava ad aspettarti una bellissima modella con cui hai una meravigliosa storia d’“ammmore”.

Preso alla sprovvista, Internet risponde automaticamente.

INTERNET – Non ci avevo pensato. E’ una aggiunta che mi pare ci stia benissimo.

GLORIA – Credo che se lo meriti, questa tua moglie che ti ha cacciato.

INTERNET – Se lo merita sì! Ma per ora, è soltanto un sogno diventare come prima.

GLORIA - Come prima non mi pare che sarebbe l’ideale. Si può diventare meglio, di prima.

Guarda gli altri, rimasti bloccati per la sorpresa della sua apparizione.

Che ne pensate, voi? Vorreste diventare come prima? Questa vita, che fate adesso, non vi ha insegnato qualche cosa?

La prima a reagire è Emma. Forse perché la pensa davvero come Gloria.

EMMA – Ah! Io non voglio diventare come prima! Non ci penso nemmeno, a tornare allo stile di vita dei miei! Questa gente qui è senz’altro meglio degli amici di casa mia.

GLORIA - Perché non mi racconti la tua storia, baby? Ma, attenzione!, per filo e per segno! Allora potrei darti una mano.

EMMA - Una mano come?

GLORIA - Non chiedermelo. Finché non ti avrò ascoltato non te lo so dire. Ma contaci, sai, contaci davvero!

A poco a poco anche gli altri si riprendono dallo stupore. Marcello tenta un approccio. Tira fuori dal borsone un altro contenitore; lo apre, ne estrae una polpetta e la porge con eleganza a Gloria.

MARCELLO – Vuole una polpetta?

INTERNET – Sono buonissime! glielo garantisco!...

Interviene Eddi con tono da gentiluomo.

EDDI – Le ha fatte Suor Palla...

GLORIA – Ah! Se le ha fatte Suor Palla... accetto volentieri. Questa suora dev’essere una cuoca straordinaria, da ieri me l’avranno nominata almeno una mezza dozzina di persone.

EDDI – Allora è arrivata ieri?

GLORIA - Sì, honey. E ho intenzione di rimanere qui per un po’.

Con destrezza estrae da un tascone nascosto nell’abito una bottiglia dalla forma preziosa e la esibisce intorno.

Un sorso ci sta bene. Dà calore per la notte, e il sonno arriva subito.

Insieme a un cavatappi porge la bottiglia a Eddi che si accinge a stapparla. Sempre dal tascone tira fuori degli eleganti bicchieri di plastica trasparenti e li distribuisce ai presenti che stanno ancora mangiando di gusto le polpette rimaste.

EDDI – Allora, un brindisi! Al nostro incontro!

Tutti brindano con varie esclamazioni e poi bevono disponendosi comodamente sui gradini e sulle panche, mentre continuano a consumare le polpette e quant’altro Marcello va estraendo dal suo borsone.

INTERNET – Bene, ci voleva proprio!

Tira fuori da una tasca una moneta da due euro. La mostra.

Me l’ha data uno studente. Cercavo dei cartoni asciutti per la notte. Lui era carico di libri e teneva in mano la moneta: stava per prendere l’autobus. E io mi metto a fissare i suoi libri. A casa ne avevo dappertutto, erano i miei amici più cari. Mi vengono le lacrime agli occhi, non mi era successo neanche quando mia moglie ha cambiato la serratura della porta di casa... Lui ha capito! Mi ha dato la moneta e se ne è andato a piedi, con i libri a spalla.

GLORIA – Che cosa ne farai della moneta, darling?

MARCELLO – Andrà ad un centro internet...

INTERNET – Sì, a ciattare con i miei vecchi amici.

GLORIA – E chi sono questi amici?

INTERNET – Funzionari di banca... Dirigenti di aziende... Sono sparsi in tutto il mondo! Gente che sa il fatto suo.

MARCELLO a Gloria - Lui non gli dice che l’hanno licenziato. Parla di affari. Chiede consigli per gli investimenti...

GLORIA – Ah! Recita! Very interesting! Ma un amico vero, Giovanni, non ce l’hai più?

INTERNET – Mi sfuggono come un appestato. Temono di fare la mia stessa fine.

MARCELLO - Daì, Giovanni, siamo noi i tuoi amici!

EDDI – Puoi contarci!

INTERNET – Lo so. Ma adesso ho bisogno di ciattare. Non mi vergogno a dirlo. E’... la mia droga.

Se ne va veloce nascondendo l’imbarazzo.
Emma esibisce il suo computer.

EMMA – Gliel’ho detto tante volte. “Usa il mio!”, ho la pennetta! ma lui, niente! E’ orgoglioso.

MARCELLO – Non vuole che vediamo quello che scrive.

Allusivo, lanciando uno sguardo a Eddi.

Ognuno ha i suoi segreti...

EDDI asciutto, misterioso - Certo. Ognuno ha i suoi segreti.

MARCELLO – E ognuno ha i suoi impegni...

Esamina il contenuto del borsone.

C’è rimasto poco davvero. Qualche polpetta... Due bottiglie di coca cola... un termos di caffè, un pezzo di cioccolato... Non avranno da stare molto allegri, quelli della Metro...

Chiude il borsone e si avvia.

Per fortuna stasera lasciano aperti i cancelli. Dentro staranno un po’ più riparati....

Esce.

scena quinta

Gloria si rivolge ad Emma.

GLORIA – E tu, dove vai a dormire?

EMMA – Alla stazione. Ci trovo tanti con i cani.

GLORIA - Gli amici di Poldo.

EMMA – L’amore mio! Lo hai sentito?...

GLORIA –Altro che! E’ lui che mi ha portato fin da voi.

EMMA – Ma tu, chi sei?

GLORIA ride – Ah! buona domanda! Sono Gloria. Gloria! Ti basta?

EMMA – Oh! beh! Perché no? E io sono Emma.

GLORIA - Okay Emma.

Emma nasconde il computer dentro il giaccone e si avvia. Si volta a Gloria.

EMMA - Pasti caldi... Doccia... sempre gli stessi posti. Ci si ritrova, un giorno o l’altro.

Si rivolge a Eddi.

Notte Principe.

Esce.

scena sesta

E’ calata la notte. Eddi e Gloria sono rimasti soli. Gloria si è accoccolata su di un gradino. Eddi siede in faccia a lei, a una certa distanza. Rimangono qualche istante in silenzio, assorti, ciascuno con i suoi pensieri e le sue domande inespresse.
Nell’aria dai riverberi delle réclames, qualche brandello di musica da automobili in corsa, risate, alterchi, scoppi di motorette, via via a sfumare nella distanza.
La pioggia si è accresciuta.

EDDI – Quando piove così, non c’è scampo. Vestiti, coperte... tutto diventa umido e ti penetra nelle ossa...

L’urlo di follia di Giannona attraversa l’aria e si perde lontano.

GIANNONA di lontano – T’ammazzooo! Se ti prendo t’ammazzooo! Amore miooo! T’ammazzooo!

GLORIA – Chi grida così?

EDDI – La Giannona... E’ di nuovo in giro...

GLORIA - La Giannona? E’ una matta?

EDDI - Era una bella donna, una volta. E brava! Infermiera in un ospedale. A un certo punto ha lasciato tutto, lavoro, casa...

GLORIA – Non aveva nessuno?

EDDI - I figli. Volevano riprendersela.

GLORIA – E lei?

EDDI - No! no! si è opposta con forza. Va in giro tutto il giorno...grida... chiama...La notte dorme sui ponti, anche con la pioggia...

GLORIA – Magari cerca qualcuno che ha perduto. E spera di incontrarlo...

EDDI - Delle volte viene qui, ti si mette davanti e parla in modo confuso... un amore contrastato... tradimenti... Ma non si rivolge a te. Non ti vede neanche. Parla al vento. Poi, se ne va com’è venuta. E grida la sua disperazione.

La voce della Giannona.

GIANNONA lontanissima –Amore mio... T’ammazzooo...

Un silenzio.

GLORIA – Perché quella ragazza ti ha chiamato Principe?

EDDI – Principe... Un soprannome. Come Internet per Giovanni.

GLORIA – Dal tono, non sembrava un soprannome.

EDDI - Forse perché sto al riparo di un palazzo principesco.

GLORIA – Te lo sarai conquistato.

EDDI – Nessuno ha mai cercato di cacciarmi via.

GLORIA – Hai scelto tu di vivere qui?

EDDI – In piena libertà.

GLORIA – Ah! La libertà! Ecco un buon motivo per scegliere questa vita.

EDDI –E’ stata una scelta, la tua? O ti ci sei trovata... Da un giorno all’altro. Senza casa. Senza soldi...

GLORIA – Ti sembro una che da un giorno all’altro rimane senza casa, senza soldi...

EDDI – Non sei quel tipo.

GLORIA – E allora, honey?

EDDI – Devo pensarci. Intanto, arrivi da fuori.

GLORIA – Ah! questo è scontato!

EDDI – Poi, offri del vino pregiato... mentre la gente qui beve al massimo quello dei cartoni.

GLORIA – Un momento di generosità. Per festeggiare.

EDDI – Festeggiare che cosa?

GLORIA – Ah! quante domande! Voglio provare un genere di vita che non conosco, ecco tutto! Sperimentarlo fino in fondo.

Si allunga sul gradino, con uno sguardo di sfida a Eddi.

EDDI ironico – Credi che i barboni vogliano “sperimentare”? Ci sono costretti, a questo “genere di vita”!

Le si avvicina, scrutandola.

Hm! Hm! Attenta! Il vecchio Eddi non si lascia imbrogliare. Tira fuori la verità: che cosa sei venuta a fare qui?

GLORIA – Ah! Ah! Darling! Sono io che interrogo. Tu hai una faccia che non si dimentica facilmente...

Sorniona.

Un non so che di aristocratico anche sotto l’apparenza del barbone...

Lncia la stoccata.

A Londra, al ricevimento della Regina Elisabetta eri vestito un po’ meglio, ma non potevi che essere tu, impossibile sbagliarmi!

Eddi sorride ammirato. Non può negare. Si inchina con eleganza cavalleresca.

EDDI – E’ una cosa di parecchio tempo fa...

GLORIA – Qualche decina d’anni? più o meno... E’ stato quando hanno presentato alla Regina il film in cui interpretavo Elisabetta. La prima, naturalmente. Avevano radunato tutti i nobili della corte d’Inghilterra, e c’eri anche tu!

EDDI ormai messo sul gusto di raccontare – Per forza! Il mio casato esisteva già ai tempi di quella prima Elisabetta, non potevano mancare di invitarmi...
E tu eri splendida nella parte! Un vero ritratto del potere e della grazia!

GLORIA – Sì, sono stata piuttosto brava, in quel ruolo... Mi ero preparata a fondo. Bisogna documentarsi, per entrare in un personaggio, farlo rivivere dentro di te!

EDDI – Ah! ti documenti? Lavori sul campo. Per adeguarti al suo stile di vita... alla sua personalità...

GLORIA – Per interpretare Elisabetta ho passato in rassegna tutti i quadri dell’epoca e copiare i suoi atteggiamenti... E poi ho fatto fare i costumi tali e quali...e i gioielli... le acconciature... perfino le scarpe... E ho trovato notizie interessanti nelle Storie Inglesi...

EDDI ironico - Insomma, al regista non è rimasto quasi niente da fare...

GLORIA fieramente – Io sono anche il produttore dei miei film, darling! Da qualche anno. Devo avere un occhio per tutto.

EDDI – E adesso hai in mente... un nuovo progetto. O sbaglio?

GLORIA – Quando ho girato il film su Santa Teresa d’Avila sono andata a vivere per qualche settimana in un convento di Carmelitane. Volevo capire come doveva essere stata la Santa... come si comportava... che cosa potevo prendere io... che mi rendesse credibile...

EDDI – Che cosa hai capito, di lei, vivendo in convento?

GLORIA – Che Teresa cercava l’essenziale. Arrivava in un paese a dorso di mulo, con le donne che la seguivano. Nessun problema per i vestiti, per il cibo... Una tunica nera, sempre quella... Un pezzo di pane... dei fichi secchi...

EDDI – Un sistema di vita simile a quello di una barbona.

GLORIA - Aveva scelto di vivere in modo così povero, per uno scopo. La carità. L’amore per gli altri. Trovava quattro mura diroccate, due panche, un tavolo, lì si fermava con le donne che l’avevano seguita. E quello diventava subito un convento!

EDDI – Mi ricordo che la Regina mi parlò di questi tuoi preparativi. Ne avevano scritto i giornali. A quell’epoca, qualunque cosa tu facessi, non passava inosservata. E lei era curiosa di vedere come passavi da un personaggio come Elisabetta a Teresa d’Avila, due creature diametralmente opposte.

GLORIA – Opposte all’apparenza, darling! Due donne determinate, due caratteri di ferro. Con disegni molto ambiziosi!

EDDI – La Regina mi aveva chiesto tutte le immagini e i libri che potevo trovarle su Teresa... E’ scrupolosa, Elisabetta! Vuol capire fino in fondo! E io le ho mandato un sacco di materiali, con la solita devozione.

GLORIA – Lei, il film, l’ha poi visto?

EDDI – Ah! non lo so. Quando è uscito, io avevo già cominciato a fare questa vita.

GLORIA – Mi spiegherai, poi, perché sei arrivato a fare una scelta così lontana dalla tua condizione sociale.

EDDI – Te lo spiegherò dopo che tu, donna di spettacolo, mi avrai spiegato perché ti sei trasformata in una barbona!

GLORIA – Ma darling, non è difficile da capire! Perché voglio fare un film che ha come protagonista una barbona!

EDDI – Non sarà facile per te entrare davvero in questa vita. Il rischio è che ti fermi ad una immagine di superficie. Stracci... Cartoni per ripararsi la notte... Il ragazzo della Caritas con le polpette... Dove andare a farsi una doccia...

GLORIA - Sono tutti elementi che fanno parte del quadro...

EDDI – Attenzione! Metti insieme le parti di un corpo: gambe, braccia, petto... mani... testa... Se non c’è il soffio dell’anima, la vita non c’è!

GLORIA – Devo vivere con gli altri, partecipare alla loro vita, vuoi dire?...

EDDI – Prender parte alle loro storie. Subirne anche le cattiverie... Certe volte ne fanno.

GLORIA - Anche a te, ne hanno fatte?

EDDI – Ci hanno provato. Poi si è sparsa questa voce, del Principe...

GLORIA - E adesso ti rispettano...

EDDI – Rispetto... Non so se chiamarlo così. Quando hai fame, è più difficile parlare di rispetto. Bisogna capire. Da me, delle volte cercano aiuto. Protezione, se temono di essere aggrediti...

GLORIA – Qualcuno mi ha avvertito che in giro c’è un tipo che incendia i barboni mentre dormono... e ruba... bastona...

EDDI – Pitt Bull. Di notte, per sfuggirgli, certi chiedono rifugio da me, sotto il portico. Lui non ha il coraggio di venire fin qui.

Gloria si rialza e fa una giravolta su se stessa.

GLORIA - Sto scoprendo delle storie entusiasmanti! E’ la fortuna che mi ha portato da te.

Eddi si alza in piedi e si inchina in una buffa riverenza.

EDDI - Come alla corte d’Inghilterra, posso essere il suo cavaliere, milady?

Gloria gli si appoggia con grazia.

GLORIA – Con piacere, milord. E qual è la nostra meta?

EDDI – Non conviene a una signora, sia pure nelle vesti di barbona, restare a dormire fuori, soprattutto quando piove. Ti porterò da Suor Palla!

GLORIA – Quella delle polpette?

EDDI – Quella! Nel suo convento tiene qualche stanza per situazioni di emergenza.

GLORIA – E io sarei una situazione di emergenza?

EDDI – Lo sei eccome!

GLORIA – Dovrai dormire anche tu...

EDDI - Noi siamo abituati al freddo della notte.

GLORIA – Voi chi?

EDDI – Noi barboni!

GLORIA – Abbandoni questo rifugio per me...

EDDI - ... e vado a trovare i miei amici alla stazione della Metro. Troverò dei cartoni, servono benissimo come coperte e materassi. Ce n’è sempre una montagna, lì vicino. I negozi quando chiudono alla sera li buttano via...

GLORIA – Non vuoi che venga con te?

EDDI – Per stasera non conviene. Mi farebbero un sacco di domande. “Da dove viene questa nuova?”. “E’ la tua amante?”.

GLORIA – Allora, da Suor Palla!

EDDI - Potrai farti una doccia calda. E ti daranno anche della biancheria pulita.

GLORIA - Ma domani mattina, torni a riprendermi?

EDDI – Promesso!

Le fa un vistoso baciamano.

Adieu! Adieu! Remember me!

Gloria sorridendo gli sfiora la guancia con un lieve bacio. Escono.
In lontananza il grido della Giannona.

GIANNONA di lontano – T’ammazzooo! Se ti prendo t’ammazzooo! Amore miooo! T’ammazzooo!

BUIO
Atto secondo

scena prima

Mattino. C’è il sole.
Il porticato è vuoto. Le pellicce e gli involti di Eddi sono rimasti affastellati come la sera precedente.
Rumori di traffico. Una sirena dell’ambulanza si avvicina diventando fortissima e poi si allontana fino a scomparire.
Entra Babbonatale. E’ un vecchio dalla barba bianca, dritto e magro come un fachiro. Sopra gli abiti abbondanti ha un sacco di juta che si è messo sulla testa come un cappuccio e gli scende fino ai piedi.
Si trascina dietro un carrettino da cui sporgono molti cartoni accuratamente disposti, buste di plastica rigonfie di roba che fuoriesce mostrandone il contenuto – indumenti, vecchi giornali, una scopa ecc. – e un vaso con un alberetto con qualche gemma che sta spuntando. Il vecchio guarda l’alberetto con compiacimento; accarezza le gemme sussurrando qualcosa che soltanto lui e la pianta capiscono, e sorridendo depone il vaso fuori dal carrettino, a lato della panca.
Accende una piccola radio e la sintonizza sulla filodiffusione. Una musica mozartiana si diffonde all’intorno. Il vecchio la accompagna con lievi movimenti del capo e con qualche mugolìo.
Tira poi fuori dal carretto il necessario per preparare il caffè.
Prende acqua dalla fontanina. Accende un fornelletto, armeggia con la macchinetta, apre un barattolo con la polvere macinata ecc. Mentre la macchinetta arriverà a bollire, sistema un vassoio con l’occorrente per la colazione.

Entra Marcello. Ha dei libri che sporgono da una sacca, e il borsone.
Appoggia tutto quanto sulla panca dal lato opposto ad Eddi.

MARCELLO – Ah! ma qui siamo al caffè! Che profumo!

Babbonatale si dà da fare intorno alla macchinetta

BABBONATALE – Sta venendo sù!... Non bisogna disperdere l’aroma! “Aroma!” si chiama il profumo del caffè! non lo sai?

Armeggia intorno alla macchinetta.

MARCELLO - E adesso che fai?

Babbonatale mette nel beccuccio un pezzetto di cartoncino che tira fuori da una saccoccia. Poi prende la macchinetta e la alza, per mostrarla meglio a Marcello.

BABBONATALE - Lo vedi il cappuccetto? Manda indietro il vapore e così il caffè conserva tutto il suo “aroma”!

Aspira con gusto chiudendo gli occhi per il piacere.

MARCELLO – E bravo Babbonatale! Non ti avevo mai visto così impegnato a preparare il caffè.

BABBONATALE – Il caffè io me lo preparo tutti i giorni. Personalmente! Eh!... non è la stessa cosa, al bar! Ti danno dei fondi già usati due o tre volte!
Tu non mi avevi mai visto perché a quest’ora non ci vediamo mai.

MARCELLO – Al mattino io vado all’università. Ma stanotte sono rimasto in giro. Quelli della Metro erano molto preoccupati.

Babbonatale tira fuori da uno scatolo due tazzine di ceramica. Ne porge una a Marcello e gliela riempie di caffè. Poi fa altrettanto con l’altra tazzina.

BABBONATALE - Sùssù pigliamoci ‘sto caffè!

Marcello tira fuori dal borsone due cornetti e ne porge uno a Babbonatale.

MARCELLO – Il forno aveva appena aperto e fuori si sentiva il profumo del pane... e dei cornetti!

Babbonatale addentra il cornetto.

BABBONATALE – Uh! E’ ancora caldo!

Agita il cornetto festosamente.

Caffè e cornetto, come dei veri signori!

I due siedono sul gradino e mangiano il cornetto sorseggiando il caffè mentre parlano.

MARCELLO – Quelli della Metro mi hanno detto che, allo Scalo, Pitt Bull ha dato fuoco ai cartoni della Gengia.

BABBONATALE – La Gengia! Rischia brutto, a star da sola allo Scalo, di notte! Testarda! le piace dormire là, dentro ai suoi cartoni!

MARCELLO - Per fortuna quand’è arrivato Pitt Bull, lei non ci stava. Era andata da Suor Palla. Ma quand’è tornata, s’è presa uno spavento!...

BABBONATALE - Pitt Bull voleva darle fuoco! Non è un vero barbone...

MARCELLO – Tu sei un vero barbone, Babbonatale.

BABBONATALE – Da tre generazioni.

MARCELLO – Come mai questa scelta di famiglia?

BABBONATALE – Mio nonno faceva il contadino. Un giorno viene in città a vendere della verdura... E in giro, per le strade, vede tanta carta gettata via! Non c’erano ancora i cassonetti, a quell’epoca... Carte cartacce giornali scatole pacchi... uno spreco di carta che poi gli spazzini raccoglievano, insieme a tutte le monnezze...

MARCELLO – Niente raccolta ecologica, allora... Tutto insieme, si gettava...

BABBONATALE – E lui pensa: ma questa carta io la raccolgo! E’ un vero peccato buttarla via... Quanti alberi di meno si potrebbero tagliare, se questa carta tornasse a servire! Così resta in città e comincia a raccogliere la carta... Poi la rivende e ci guadagna quel tanto che gli serve per vivere... Era un lavoro che richiedeva di stare proprio sul posto... Così chiama la moglie, avevano un bambino – mio padre – e tutti quanti lavorano a raccogliere la carta...

MARCELLO – Non si sono aricchiti, però, con quel lavoro!

BABBONATALE – Quello che voleva nonno era che si tagliassero meno alberi, era un uomo di campagna...

MARCELLO – Adesso si chiamano ecologisti.

BABBONATALE – Ah! lui era semplice, non sapeva come si chiamava... E’ andato avanti così fino alla vecchiaia. Poi è tornato in campagna. E’ rimasto mio padre, a fare quel lavoro.

MARCELLO – E poi gli hai dato il cambio tu.

BABBONATALE – Sì, ma di carta da raccogliere ormai ce n’è più poca. Sarebbe tanta, ma la chiudono nella plastica e la portano via sui camion... A noi rimangono soltanto i cartoni fuori dai negozi, la sera quando chiudono... Ci servono la notte, per dormirci sotto un po’ più al caldo. Che ci guadagni adesso, con i cartoni?... Niente, ci guadagni...

Si sporge verso l’alberetto.

Questo l’ho preso nel campo di nonno. Rischiava di seccare, la terra ormai non ci sta più nessuno a coltivarla. Io sarei tentato... di tornarci. Ma come campo con il campo di nonno?!

MARCELLO – Ah! Ah! Come campo con il campo...

Osserva Babbonatale sorridendo.

Ormai sei un barbone, Babbonatale, un barbone di città!

Babbonatale indica l’alberetto.

BABBONATALE - Delle volte gli do i fondi del caffè. L’acqua, quando fa molto freddo gliela scaldo... L’anno scorso m’ha fatto tre albicocche... Quest’anno chissà!... Gli stanno già spuntando delle gemme!...

MARCELLO – Io ti ho visto sempre solo. Ma mi hanno detto che hai un figlio...

BABBONATALE – Ah! quello... A lui non gli andava la vita del barbone... Fin da piccolo, sempre a pasticcià... Per strada, invece dei cartoni... raccoglieva fili elettrici... chiodi... e giù a fa’ scintille... Una passione!

MARCELLO – Sarà cresciuto, ormai...

BABBONATALE – Se n’è andato di casa da un pezzo! Delle volte manda cartoline... E’ finito in un posto che manco so dov’è. “Nuova Calcedonia” o qualcosa del genere... Lavora, guadagna bene, s’è sposato là!...

Allarga le braccia.

I figli devi lasciarli fare quello che gli piace.

Canterellando l’aria mozartiana ascoltata alla radio, va a lavare accuratamente alla fontanina la macchinetta del caffè. Poi sistema le sue cose sul carrettino. Da ultimo tira su l’alberetto e gli si rivolge con tono affettuoso.

Sù, andiamo a fare il nostro giretto... Voglio andare fino allo Scalo, dalla Gengia, forse le abbisognano dei cartoni...

Si rivolge a Marcello.

E tu, stamattina che fai?

MARCELLO – Io devo andare all’università. Sono già in ritardo. Ero venuto qui per ripassare una lezione...

BABBONATALE – E io t’ho fatto perder tempo, eh?

MARCELLO – No! noi ci siamo presi un ottimo caffè!

Ridono da vecchi amici.

BABBONATALE - Allora, ciao Marcello.

MARCELLO – Ciao.

Babbonatale esce tirandosi dietro il suo carrettino.

scena seconda

Marcello tira fuori dalla sacca un libro, lo sfoglia fino ad arrivare alla pagina che cercava, poi si mette a leggere concentratissimo. Dopo qualche momento rialza il capo, e ad occhi chiusi, muovendo appena le labbra, prova a ricordare quanto vi è scritto.

Emma entra senza far rumore dal lato opposto a quello dove si trova Marcello, e non lo vede. E’ sporca di cenere. Sembra uscita, indenne, da un rogo.
Tira fuori da sotto il giaccone il computer e dopo averlo esaminato con cura lo appoggia sulla panca. Poi siede coprendosi il volto con le mani.

I due rimangono in silenzio per qualche istante. Poi tutti e due tirano un profondo sospiro mesto.

MARCELLO e EMMA insieme – Ohhh!!!

Ciascuno dei due si rende conto che nelle vicinanze c’è un altro.
Entrambi si voltano scoprendosi reciprocamente. Da ciascuno dei due parte un’esclamazione di piacevole meraviglia.

MARCELLO e EMMA insieme –Ahhh!!!

Poi esclamano insieme.

MARCELLO e EMMA insieme – Tu qui?!

Marcello nota che Emma è sporca di cenere.

MARCELLO - Che ti è successo? Hai della cenere in faccia... sulle mani...

EMMA – Ero venuta qui per riprendere fiato...

MARCELLO – Ma da dove arrivi? Sembri uscita da un incendio...

EMMA – Ero andata dalla Gengia...

MARCELLO – Pitt Bull ha cercato di bruciarla, me lo ha detto Babbonatale. Per fortuna lei non c’era...

EMMA – Ma c’ero io! Lei non l’avevo trovata. Mi son detta “L’aspetto... Ha i cani, non li lascia mai soli per molto tempo...”. Così mi sistemo sotto dei cartoni, fuori dalla sua baracca... Mentre sto lì, per avere un po’ di compagnia ascolto al computer i guaiti del mio Poldo. Appena gli altri cani lo han sentito, tutti ad abbaiare anche loro!

MARCELLO – Poi è arrivato Pitt Bull!...

Emma rivive la situazione e se ne torna via via ad emozionare.

EMMA – A un certo punto...buumm!.. ho sentito un gran fracasso... Era lui che dava bastonate sulle pareti di lamiera... Gridava insulti contro la Gengia... Ce l’aveva con lei non so per cosa... Poi ha lanciato una torcia accesa dentro la baracca. I cani si son messi a urlare e gli si sono avventati contro... Lui allora è scappato. Ma ancora di lontano lanciava maledizioni!...

MARCELLO - E tu, sei rimasta lì?

Sempre più presa dal ricordo.

EMMA – Mi ero nascosta nei cartoni. Quando sono stata sicura che Pit Bull era lontano, son saltata fuori. La baracca era in fiamme. Quelle povere cose della Gengia si torcevano che sembravano fantasmi... I suoi stracci volavano via il fuoco divorava tutto quanto... I cani urlavano erano terrorizzati... Hanno staccato le catene e sono scappati!... Soltanto allora mi sono resa conto che potevo morire bruciata... ho cominciato a correre a correre non mi sono mai fermata... fin qui!

Emma si getta nelle braccia di Marcello in un pianto liberatore.
Marcello le dà qualche colpetto delicato sulle spalle. Poi le prende il viso fra le mani e con un fazzoletto lo pulisce dalla cenere.

MARCELLO – Sù! Sù! Va tutto bene... Non è morto nessuno, questa è la cosa più importante. La Gengia... l’aiuteremo tutti quanti...

Tra l’ironico e il serio.

So com’era la sua casa. Non ci vorrà molto a rifargliela...

EMMA – Perché c’è gente così cattiva? Pitt Bull ha rischiato di far morire anche i cani!

MARCELLO – Forse Pitt Bull è stato maltrattato anche lui... Delle volte qualcuno di noi riceve del male e allora scarica su altri il dolore che lo ha colpito...

Emma si rende conto che la riflessione è rivolta anche a lei.

EMMA – Come fai a sapere tante cose? Dei comportamenti, voglio dire...Dei sentimenti...

MARCELLO –Faccio qualche tentativo.

EMMA - Ho scelto di vivere con i barboni, ho dormito sui ponti con i punk e il loro cani... All’inizio ero felice! Mi pareva di aver trovato la libertà!... Credevo di eliminare tutto quello che mi sembrava ingiusto...... La vita superficiale dei miei... Il loro tentativo di diventare sempre più ricchi... più potenti... Pensavo che qui avrei trovato giustizia... amore fra la gente più povera... spirito di collaborazione...

MARCELLO - Tanti lo fanno... Eddi, per esempio... Lo conoscerai...

La guarda negli occhi tenendola appena fra le braccia, con un gesto affettuoso. Emma gli si avvinghia.

EMMA - E invece... invece...

Piange.

Che cosa devo fare, della mia vita?

Senza aspettare risposta, lo bacia. Marcello è stupito ma anche piacevolmente e ricambia il bacio. Poi se ne stacca e le dà qualche colpetto sui capelli, scuotendone la cenere.

MARCELLO – Hai ancora della cenere sui capelli....

Si stacca da Emma.

Devo andare. Ho lezione all’università. E un’esercitazione che non ho preparato. Colpa dei problemi di stanotte...

Raccoglie la sacca dei libri e il borsone: ne estrae un cornetto.

Tieni... Devo scappare... Ci vediamo più tardi.

Marcello se ne va. Emma comincia a mangiare il cornetto. Verso la direzione in cui è andato Marcello grida.

EMMA – E’ buonissimooo!

Tra sé, masticando con gusto.

Non mi ero accorta di aver fame!

Siede sulla panca continuando a masticare. Apre il computer, lo maneggia un po’. Ne escono i guaiti e gli abbaiamenti festosi di Poldo. Emma sorride a quei suoni, poi richiude il computer, lo nasconde sotto il giaccone e se ne va.

scena terza

Entrano Eddi e Gloria. Sono nel corso di una discussione già avviata.

GLORIA – Come avrai capito, la vita dei barboni mi interessa non certo per le sue componenti pittoresche...

EDDI – Non sei quel tipo. L’ho capito benissimo.

GLORIA – Bisogna andare al di là, come hai detto tu. Indagare sulle storie. Scrostare!

EDDI – Scrostare! E’ il termine giusto.

GLORIA – Ma sempre da quelle storie bisogna partire.

EDDI – Certo, sempre dalle storie. Dalle esistenze della gente.

GLORIA – Ecco. E chi me le fa conoscere, queste esistenze?

EDDI – Io?

GLORIA – Risposta esatta, darling! Tu!

EDDI – Ammettiamo che io accetti.

GLORIA – Ammettiamolo.

EDDI – Che cosa mi offri in cambio?

GLORIA – Certamente qualcosa che sia all’altezza. Proponi tu.

EDDI – Io un’idea ce l’avrei.

GLORIA – Figurati se non hai subito un’idea, tu!

EDDI – Un’idea che accomuna i nostri progetti...

GLORIA – Ahah! darling! Tu hai dei progetti?! Dei progetti oltre a dormire sulla panca?! Hai rinunciato a tutto quello che la vita ti aveva offerto, a parte lo stile da gentleman...

EDDI – Ho rinunciato alla vita che facevo ai tempi in cui frequentavo la regina Elisabetta!... Se non vado più da quelle parti, c’è una ragione. Forse voglio arrivare a qualcosa di più gratificante...

GLORIA – Magari il trono!?

EDDI – Se facessi l’attore! Allora, ambirei alla parte di un re. Ma non è questo il mio progetto. E con te, forse, potrei stabilire un’intesa...

GLORIA – Avanti, spiegati!

EDDI – Ho terre che rendono. I miei contadini guadagnano bene. Ti sembrerà strano, ma con un tipo di associazione come quella attivata da me non ci perde nessuno, né io né loro. Chi lavora prende uno stipendio, quel che resta è versato all’associazione...

GLORIA – L’associazione sei tu?

EDDI – Io sono un buon azionista. Non appaio in nessuna operazione, c’è chi lo fa per me.

GLORIA – E gli utili? Non li spenderai certo vivendo su questa panca...

EDDI – Intanto il Palazzo deve essere mantenuto in tutte le sue necessità. E quelli che ci lavorano fanno come se io ci abitassi e ricevono un regolare stipendio.

GLORIA – Sono sempre più curiosa. Perché allora tu stai qui, a fare il barbone?

EDDI – Hai detto bene: sto qui a fare il barbone.

GLORIA – Che gusto ci provi, ad aspettare che Marcello ti porti le polpette di Suor Palla? E se di notte qualcuno come Pitt Bull decide, così, per divertimento, di darti fuoco?!

EDDI – E’ un rischio, certo. Ma ogni progetto comporta dei rischi.

GLORIA – Dimmi qual è questo tuo misterioso progetto.

EDDI – Prima fase, conoscere la gente di qui. Non quella che si trincera dietro l’ipocrisia della buona educazione. Non la gente che è gentile e servizievole perché così ti imbroglia meglio. Non la gente che ti impedisce di raggiungere uno scopo che intralcia i suoi affari e ti fa uccidere, magari senza toglierti la vita ma cancellandoti dall’ambiente, screditando il tuo onore... Di questi individui dall’apparenza rispettabile è pieno il mondo. Politici... Industriali... Artisti... sì, anche artisti nonostante le loro creazioni... E anche preti... stimati uomini di chiesa... Ai barboni sono cadute tutte le difese della buona educazione. E spesso tra loro si fanno del male... Si danno fuoco... Rubano le poche cose dei più deboli... A pensarci bene, come ferocia sono al di sotto delle bestie.

GLORIA – E tu, nonostante la descrizione cruda che ne fai, hai scelto di vivere con loro e come loro?

EDDI – Sì.

GLORIA – Perché?

EDDI – La noia della maschera.

GLORIA - Della maschera?

EDDI – Della ripetizione. Dover essere tutti i giorni la stessa cosa. La prigione dell’io e del destino immutabile!

GLORIA - Non pensavo che tu fossi partito da ragionamenti così esistenziali!

EDDI – Poter essere un altro! Questa è la salvezza dalla noia.

GLORIA – E sarai un altro per molto tempo ancora?

EDDI – Non per sempre.

GLORIA - Ah! Non per sempre! E fino a quando?

EDDI – Non credere troppo alla mia filosofia. Faccio il barbone perché ho deciso di far qualcosa che dia senso alla mia vita. Voglio riuscire a dimostrare che un persona può diventare meglio di quello che è.

GLORIA - Un vero benefattore dell’umanità!

EDDI – Non prendermi in giro, Gloria! Prova tu a sperimentare davvero la miseria più nera: ti manca un lavoro... non hai una casa in cui rifugiarti... Prova a pensare di non avere nessuno che ti aiuti nel momento del bisogno... Immagina di avere a che fare soltanto con gente povera e abbandonata... Dovrai per forza renderti conto che se non cominci tu ad aiutare gli altri, gli altri non aiuteranno te!

GLORIA – Si tratta allora di un semplice “do ut des”?

EDDI – Non è tutto. Anche se sarebbe già qualcosa...

GLORIA – Ma tu non hai bisogno degli altri.

EDDI – Fare qualcosa senza esservi costretto ti dà una grande soddisfazione. Non ho provato un piacere così grande quando andavo ai balli della Regina. Non sono “buono”, non sono “caritatevole”. Mi piace tirar fuori la gente dalla merda!

GLORIA – Oh! Che linguaggio! Sto scoprendo un nuovo Eddi... Un tipo fra madre Teresa di Calcutta e il Buon Samaritano...

EDDI – Quando c’è qualcuno che sembrava un morto e poi vedi che torna a vivere... provi davvero una soddisfazione... smisurata!

GLORIA – Tra i barboni c’è qualcuno che ha reagito così?

EDDI – Ce ne sono stati, in passato. Adesso ne ho sott’occhio un paio che stanno maturando...

GLORIA – E che gli dici, darling, a quelli che si comportano bene? Gli dai un premio? Una onorificenza? La giarrettiera della Regina, magari!

EDDI – Gli do dei soldi.

GLORIA – Dei soldi? Li spenderanno subito!

EDDI – Nananà! Devono impiegarli secondo un progetto. Un progetto che io chiedo che mi propongano loro. E che poi, se viene accettato, sono loro a gestire liberamente. Purché con la promessa che in seguito, quando non avranno più problemi di sopravvivenza, aiutino a loro volta un altro barbone.

GLORIA –Questo tipo di aiuto si chiama microcredito! Non avrei mai pensato che sotto un barbone dal passato di gentiluomo si nascondesse un Premio Nobel dei poveri!

EDDI – Finora sono già decine i barboni che si sono rifatti una vita. Altri invece non vogliono saperne. Babbonatale, per esempio. Lui è un personaggio d’altri tempi, un poeta. Ma quelli che girano qui intorno... sono soprattutto dei delusi dalla vita, degli emarginati sfortunati e infelici.

GLORIA – Quasi quasi mi hai commosso, Eddi. Questa storia mi piace. Potrebbe diventare una sceneggiatura del mio film...

EDDI – Non devi parlarne con nessuno. I barboni che hai incontrato qui non devono sospettare quali sono i miei piani, né chi sono io. Se lo sapessero, magari comincerebbero a manipolarmi... e allora addio progetto!

GLORIA – Ne parlerò soltanto con i miei finanziatori! E’ un’idea geniale. Un’idea per la sceneggiatura che dirò sia venuta a me!

EDDI –E’ chiaro che contribuirai a finanziare i progetti.

GLORIA – Se riuscirai a convincere i miei finanziatori...

EDDI – Ci metteremo d’accordo, ti farò conoscere gli ex barboni che si sono sistemati con tanto di aziende, di negozi, di commerci...

GLORIA – Mi viene già in mente il titolo del film: “Barboni – favola metropolitana”!

EDDI – Non male. Attirerà senz’altro il pubblico. E adesso andiamo a fare colazione. Ti porto a un bar in piazza Navona. Là si ricordano di me quand’ero “il Principe”. Sono convinti che ogni tanto io mi travesta, per divertimento....

Tira fuori da una borsa nascosta sotto la panca una bellissima mantella di cachemire e se la butta sulle spalle. Poi prende un’ampia sciarpa di seta e ne avvolge Gloria.

A te basta poco per farti tornare una signora...

GLORIA - Allora andiamo! Sogno un cappuccino con la schiuma.

EDDI – E io, un caffè ristretto.

Escono con passo allegro.

 

scena quarta

Entra Internet con un pacco di giornali. Ne sta leggendo uno. Senza smettere di leggere siede su di un gradino.
Ogni tanto borbotta qualche cosa. Toni di delusione, di impazienza, di meraviglia, di disappunto ecc.

INTERNET – Lo sapevo! Non poteva durare! Per forza, con il dollaro debole... Però... aspetta aspetta aspetta... questi qui della Banca Americana resistono nonostante tutto! Per forza! è intervenuto lui!... Mica come qui... Certi farabutti si sono presi tutto quello che han voluto e noi...
Bah!...

Lascia il giornale e ne prende un altro. Lo apre, cerca la pagina della borsa, si immerge nella lettura.

Eh! ma certo!...Un flop! Hanno inflazionato il mercato con quei loro aggeggi... Non poteva durare!... A me però, questa volta non mi han fregato. Mi havevano già fregato gli altri, che sembravano sicuri... E tutti quei servi della banca, quegli impiegatucci ignoranti a insistere... Giuravano sulla madre che facevi l’investimento più felice della tua vita!... Poi quando è andata male... “Ah! io l’avevo detto, bisognava stare attenti... Lei non doveva fidarsi ciecamente...”. Ladri! Porci! Assassini! Mi avete preso il sangue! La vita mi avete rubato! La vita!

In un accesso di furore strappa il giornale in mille pezzi accanendosi sui brandelli che calpesta violentemente.

Entra Eddi e lo guarda di lontano finché Internet non si è calmato.
Poi gli si avvicina e siede accanto a lui.

EDDI – Acqua passata... Giovanni. Dopo di te, sai quanti hanno perduto...

INTERNET – Hanno perduto, ma non tutto. Come me!

EDDI – Hai ancora la forza di arrabbiarti. Ci vuole coraggio, a indignarsi come fai tu.

INTERNET – Non mi stai prendendo in giro?

EDDI – Sto soltanto dicendoti che tutta la forza che impieghi arrabbiandoti, potresti utilizzarla per qualcosa di meglio.

INTERNET - Qualcosa di meglio... qualcosa di meglio...
La rabbia è l’unica cosa che possa permettermi, ormai.

EDDI – Io non ne sono tanto sicuro...

INTERNET – Tu sei un principe. Lo dicono tutti... Un principe un po’ pazzo che si diverte a fare il barbone...

EDDI – Ti pare che mi diverta a passare le notti su di una panca? A bagnarmi quando piove? A rischiare di essere bruciato come la Gengia?...

INTERNET – Ah! io non so perché lo fai. Ma certo avrai le tue ragioni...

EDDI – Lo faccio e basta.

scena quinta

Entra Babbonatale con il suo carrettino. Oltre ai sacchi, ai cartoni ed al vaso con la piantina che vi stavano già sopra, si è aggiunto un abete natalizio con ancora qualche addobbo argentato fra i rami.

BABBONATALE indicando l’abete – L’ho trovato in un cassonetto... L’avevano gettato via... Dopo le feste la gente sgombra le case. Non pensa che il suo albero di Natale...

Circonda l’abete con le braccia, con gesto protettivo.

... è una creatura viva... un essere che soffre se viene maltrattato.

Per fortuna ha piovuto... La terra del vaso era bagnata... Sennò sarebbe già morto, povero abete mio...

Si rivolge con naturalezza a Eddi e a Internet che stanno osservandolo.

Bisognerebbe ripiantarlo nella terra. In qualche posto in campagna...

Si illumina.

La terra del nonno! Devo portarlo là!

Si ferma, incerto.

Ma come? E’ pesante... Per me è stata già una gran fatica caricarlo sul carrettino...

I tre rimangono in silenzio, riflettendo. Poi Eddi dà in un’esclamazione.

EDDI – Ehi! Mi sta venendo un’idea... Quelli del bar di piazza Navona hanno un furgoncino. Vanno sovente fuori Roma a caricare roba da mangiare... Si può chiedere a loro...

INTERNET – Oh! sì! A te non direbbero di no...

BABBONATALE – Ah! Sarebbe bellissimo! Possiamo andarci insieme?

EDDI – Va bene. Vieni con me.

INTERNET – Anch’io. Vi darò una mano.

EDDI – Allora, via! andiamo.

Tutti e tre si avviano spingendo il carrettino, fino a uscire di scena.

scena sesta

Gloria entra telefonando con il cellulare. Mentre parla si guarda intorno per assicurarsi che non ci sia nessuno a sentirla.

GLORIA - Capisco che tu sia stupito. Ma, devi credermi, è davvero un’idea fantastica!

Dall’altra parte l’interlocutore parla concitatamente. Lo si capisce dal movimento nervoso con cui Gloria segue la telefonata. Scuote la testa in segno di diniego, si agita con impazienza tentando di interrompere il flusso di parole che sta ascoltando.

Massì massì! Hai afferrato in pieno la proposta e adesso non devi farti prendere dagli scrupoli. Non hai sempre guadagnato a palate quando hai finanziato i miei spettacoli? Qui saranno tutti contentissimi, te lo posso assicurare... E’ una favola meravigliosa!: un principe che per aiutare dei barboni si fa barbone anche lui! E’...

Cerca un paragone adeguato, che convinca l’interlocutore.

... è come “L’opera da tre soldi” al contrario!: non ci sono biechi sfruttatori di finti poveri, ma un vero principe che aiuta dei barboni autentici! Una storia talmente fuori dal comune, che supera l’immaginazione! Il pubblico rimarrà sbalordito!

Dall’altra parte l’interlocutore interviene calorosamente.
Gloria fa con il capo vigorosi cenni di consenso.

GLORIA – Questa tua idea è fantastica! Vedi? stai già entrando nel progetto! Certo certo certo certo.... Un musical! Prima facciamo un musical, e poi ne ricaviamo un film...
Eh! non ti sei dimenticato delle mie doti di ballerina e di cantante! Sarà ancora più divertente per il pubblico, adesso che ho i miei anni, vedermi danzare tra i barboni!

Ascolta l’interlocutore manifestando un crescente entusiasmo.

Grazie darling! Lo sai, mi piace fare dell’autoironia... Di ragazze che cantano e ballano ce ne sono a plotoni, ma una star che si prende in giro vestita da barbona, non la trovi facilmente...

Ancora un intervento dall’interlocutore.

Sì! Una storia in equilibrio fa realtà e fantasia, tra finzione e verità...
Questo è il suo fascino!

Altro intervento dell’interlocutore.

Ne parlo subito con Eddi... Non avevo dubbi, sei d’accordo, lo aiuteremo nel suo progetto di recupero... Non è facile crederci... ma è gente buona... i tempi duri li han portati a questa vita... E’ chiaro! ce ne sono di cattivi... altri sono fuori di testa... E noi mettiamo anche quelli... per dar risalto ai buoni ... Te ne dico qualcuno... Giovanni che tutti chiamano Internet: l’han licenziato a causa della crisii, e ha perso tutto giocando in Borsa... Babbonatale, un vecchietto che sembra uscito da una fiaba russa... Emma una ragazzina punk che stravede per un cane... e Pitt Bull che di notte incendia le capanne... e la Giannona che insegue un amore che chissà quando l’ha tradita... e la Gengia che le hanno incendiato la baracca... e Suor Palla...

Breve interruzione da parte dell’interlocutore.

...Chi è Suor Palla? Una monaca che fa delle polpette buonissime!
E soprattutto ti piacerà Eddi, che i barboni chiamano il Principe! Vedrai... vedrai...

Altra breve interruzione.

Ah! La musica a chi chiederla... Ma a Pluviani!... Lui ti può scrivere la canzone romantica e il pezzo politico impegnato... con Pluviani vai sul sicuro! Dovremo chiedergli anche qualche motivo da ballare...

Canticchia accennando qualche passo di danza qua e là.

Ah! Si può fare uno spettacolo fuori dal comune e nello stesso tempo aiutare della gente! non è magnifico? Già mi immagino la trama... All’inizio io appaio un po’ spaesata... perché arrivo conciata come una barbona... ma non so nulla dell’ambiente... Poi pian piano arrivano tutti i barboni... uno dopo l’altro... Mi vedono così indifesa... così bisognosa di aiuto... e mi portano da mangiare...

Breve interruzione dall’altro telefono. Gloria ride.

....sì certo, le polpette di Suor Palla... E si comincia a chiacchierare... Certi raccontano storie tristi... altri sono personaggi buffi... A un certo punto arriva il Principe... che anche sotto l’aspetto da barbone è un uomo affascinante!... Arriva il Principe, mi vede...e allora...

scena settima

Di lato si profila Emma. Sta parlando al cellulare e non si accorge subito di Gloria che, vedendola, si affretta sottovoce a concludere la telefonata.

Devo lasciarti. Arriva gente ti chiamo più tardi.

Intasca il cellulare continuando ad accennare con noncuranza qualche passo di danza.
Emma conclude la telefonata e la guarda con ammirazione.

EMMA – Ma non ci posso credere! Chi se lo immaginava!... Tu! Una ballerina d’alta classe!

GLORIA - E non hai ancora visto niente!

Fa dei passi intrecciati, qualche movimento di effetto, poi si ferma davanti ad Emma.

Che ne dici?

EMMA – Sono senza parole!... Sembra che tu non abbia fatto nient’altro per tutta la vita!


GLORIA – Beh! In qualche modo è così ... Ma adesso non posso spiegarti, è una storia un po’ lunga...

EMMA – Povera Gloria! In te vedo ancora qualche piccola scintilla di un passato felice... Poi, si capisce... le avversità... Chissà quante ne hai passate per ridurti così!

Gloria è contrariata per la compassione che Emma le dimostra come se fosse davvero una povera barbona. Pur controllandosi perché deve mantenersi nella finzione, reagisce con una certa forza.

GLORIA – Ah! Ti sembro così giù?

EMMA rimediando, poco convinta - Non mi sembri per niente giù! Ma devi esserlo davvero, dal momento che vivi da barbona...

GLORIA sollevata – Ah! non ti preoccupare, sono gli alti e bassi della vita...

Cambiando discorso.

Mentre ballavo, mi guardavi con un certo interesse.

EMMA sospirando – Quando stavo a casa con i miei genitori, la danza era il sogno della mia vita!

Si toglie il giaccone e appare nella grazia sottile del suo corpicino da adolescente. Accenna a qualche passo di danza classica, impeccabilmente.

Poi ho lasciato, purtroppo!

GLORIA - Perché, hai lasciato?

EMMA torcendosi tutta, come se un ferro arroventato l’avesse sfiorata, urlando – Perché mio padre voleva che mi occupassi dell’azienda di famiglia! Non aveva figli maschi, e allora secondo lui toccava a me guidare quell’immenso patrimonio che aveva messo insieme!

GLORIA –Se adesso tu ritornassi a casa, tuo padre rinuncerebbe al suo progetto?

EMMA – E’ rimasto molto toccato dalla mia fuga. Purché torni, credo che a questo punto mi lascerebbe riprendere la danza...

GLORIA – E allora fai uno sforzo, chiamalo! Digli che sei disposta a ritornare a casa! Sono sicura che tutto si sistemerà.

EMMA – Non basta che mio padre mi lasci riprendere la danza! Sono i suoi affari che lui deve cambiare. Deve trattar meglio gli operai... pagarli di più... fare in modo che vivano senza l’angoscia di un licenziamento...

GLORIA – In questo campo non posso aiutarti. Ma se torni a casa, potrai parlare con tuo padre. Convincerlo con i tuoi ragionamenti...

Emma riflette.

EMMA – Sì, forse lo farò... Ma intanto, non ti va di darmi qualche lezione? Mi è piaciuto quel passo intrecciato... è più moderno che la danza classica...

Gloria sorride compiaciuta.

GLORIA – Allora guarda...

Esegue il passo. Emma cerca di imitarla.

Vieni qui...

La prende per mano e ripete il passo. Emma lo esegue con lei.

Ci vorrebbe un po’ di musica...

EMMA - Aspetta! ne ho tante nel computer...

Estrae il computer dalla tasca del giaccone. Manovra con rapidità i comandi, facendo emergere via via alcune musiche dai ritmi e dalle melodie più disparate, finché Gloria non dice:

GLORIA - Alt! Questa va benissimo!

La musica si diffonde nell’aria. Gloria accenna ad una danza trascinandovi Emma. Sempre più infervorate le due ballano improvvisando dei passi.

scena ottava

Marcello con la borsa dei libri e il borsone delle provviste entra in scena arrivando dal lato da cui era uscito per andare all’Università. Si ferma a guardare le due donne che ballano. Tentato dal ritmo, si getta poi anche lui a ballare davanti alle due che con urletti di gioia lo inseriscono nella loro danza improvvisata.

EMMA - Uh! Marcello! Sei bravissimo!

GLORIA – Dai! Avanti!Vieni qui!

Improvvisano una danza via via affiatandosi sempre più.
Gloria guida il trio trascinandosi dietro gli altri due.

MARCELLO – Ballare mi piace un sacco! Ma non trovo mai il tempo!

GLORIA –Il tempo bisogna trovarlo! Ballare porta allegria!

Entra Eddi accompagnato da Internet e da Babbonatale che sul carrettino porta tutta la solita roba. L’abete invece non c’è più. In cima al carrettino spicca un cesto di giganteschi loti arancione.

EDDI – Ehi! ragazzi, ci volete con voi?

Si fa spazio fra i danzatori trascinando anche Internet che cerca di schermirsi, ma poi accenna anche lui qualche passo.
Babbonatale oscilla il capo seguendo la musica.
Gloria attira a sé Eddi, mentre gli altri si gettano in buffe variazioni.

GLORIA - Guardali Eddi! Sono bravissimi!

EDDI – Non potresti prenderli per il tuo musical? Aiuteresti il mio piano di recupero...

GLORIA – E’ proprio la proposta che pensavo di suggerirti...

EDDI – Magari per dargli la soddisfazione di diventare protagonisti almeno una volta...

GLORIA – Voglio metterti a parte di un’idea... Andiamo a prendere un tè?

EDDI – Ti va il bar di piazza Navona?

GLORIA – Mi va?! Mi va eccome!!!!

Si allontanano accennando ancora a dei passi di danza. Dopo qualche istante gli altri si fermano ansanti. La musica sfuma.

scena nona

INTERNET sedendo su di una panca –Era tanto che non sentivo così caldo! Sto proprio bene!

BABBONATALE – Anch’io sto bene.

Siede sventolandosi..

E il mio abete?

Si rivolge a Marcello.

Era un povero orfanello trovato in un cassonetto... Penso che adesso anche lui starà benissimo! L’abbiamo piantato nella terra in mezzo a tanti suoi fratelli... In poco tempo si riprenderà del tutto... Crescerà... Gli uccelli ci sistemeranno i nidi fra i rami... Ah! questa passeggiata mi ha fatto tornare indietro negli anni!

MARCELLO - Conoscevi quel posto?

BABBONATALE - Quando ero piccolo mio nonno mi portava lassù a camminare nel bosco... Raccoglievamo fragole, mirtilli... i funghi, d’autunno... Poi bisognava tornare in città... Dovevo aiutare papà a raccogliere i cartoni...

MARCELLO – Certo è più bello raccogliere fragole e mirtilli che dei cartoni...

BABBONATALE – Ti dirò. Non mi trovo male, in città, a vivere di questo lavoro. Ma prima di morire vorrei andare a stare in quel terreno di mio nonno... Coltivarlo... Portargli l’acqua...

Indica il cesto dei loti.

Questo è l’unico frutto che per ora puoi ricavare da quella terra... La pianta è robusta, non ha bisogno di nessuna cura...

INTERNET indicando i loti – Ne abbiamo mangiato di quei tanti!... Anche Eddi, goloso come un bambino... E poi, ci ha detto una cosa... una cosa che mi ha messo la febbre addosso.

MARCELLO – Che cosa vi ha detto?

BABBONATALE – Mentre lavoravamo a piantare l’albero... ci guardava.

INTERNET – Sì, scavavo anch’io. Era come... come se quel piccolo abete reclamasse di essere aiutato... Mentre lavoravo mi sono dimenticato di tutti i miei problemi... la borsa... la cacciata di casa... Contava lui e basta...

BABBONATALE - Ci importava soltanto dell’abete. Poi l’abbiamo messo nella buca. C’era un ruscello lì vicino... Eddi aveva un bicchiere di carta... e ha portato un po’ d’acqua...

INTERNET – Ci siamo seduti sull’erba. A contemplare l’abero. Se ne stava lì dritto in mezzo agli altri, nella sua piccola radura...

BABBONATALE – Sembrava che fosse lì da sempre... E’ stato allora che Eddi ci ha detto... Come ha detto?...

INTERNET – Ha detto vi piacerebbe lavorare con gli alberi?

BABBONATALE – Sì sì ha proprio detto così. E io ho risposto certo è meglio lavorare con gli alberi che con i cartoni, che sono alberi defunti...

INTERNET – Abbiamo riso un po’. E poi io ho chiesto a Eddi ma come si potrebbe?

BABBONATALE – Sì sì, Giovanni ha proprio risposto così. Perché senza soldi, come si fa a lavorare con gli alberi? Guadagnandoci, voglio dire.

INTERNET – E allora Eddi ha detto credo di potervi trovare una piccola somma di denaro... Ne potrete fare quello che volete...

BABBONATALE - ... fare quello che volete purché... purché... Che cosa, Giovanni?

INTERNET - ... purché poi, a vostra volta, aiutiate qualche altro come voi. Voleva dire quando non avrete più bisogno voi.

MARCELLO – E voi?

INTERNET – Noi siamo rimasti un po’ sconcertati. Ma Eddi dice sempre cose sagge. E dopo un momento di incertezza abbiamo detto...

BABBONATALE indicando Internet – lui ha detto, ma parlava anche per me. Perché Giovanni sa parlare.

INTERNET – Abbiamo detto va bene ci proviamo... siamo molto contenti della tua proposta.

MARCELLO – E poi, cosa è successo?

INTERNET – Niente, siamo tornati in città.
E vi abbiamo incontrato qui.

BABBONATALE indicando i loti - Voglio portarli a Suor Palla, saprà a chi darli. Voglio raccontarle della proposta di Eddi. Lei forse ci prenderà la frutta e la verdura del nostro terreno...

INTERNET – Sarà la nostra prima cliente, Suor Palla! Tutta roba biologica, genuina! Mica come i prodotti delle aziende che avvelenano!

Si avviano spingendo il carrettino.

BABBONATALE – Ci vediamo...

INTERNET – Ciao a tutti...

MARCELLO e EMMA – Arrivederci! Ciao!

Babbonatale e Internet se ne vanno.

scena decima

Marcello ed Emma rimangono per qualche istante a guardarsi.
Piacere e imbarazzo. Paura di rompere un momento felice dicendo qualcosa di sbagliato.
Emma prende in mano uno dei libri di Marcello.

EMMA – Filosofia... Ti piace?

MARCELLO – Mi aiuta.

EMMA - A che cosa?

MARCELLO – E’ difficile dirti a che cosa. Leggi, rifletti... e a poco a poco ti rendi conto... almeno te ne rendi conto un po’ di più...

EMMA – Di che cosa ti rendi conto?

MARCELLO – Degli altri. E di te. Che non sei la cosa più importante.

EMMA – Ah! Dovrei studiarla anch’io, la filosofia. In fondo, io penso sempre a me stessa. Anche quando accusavo mio padre, che era troppo duro con gli operai... facevo la ribelle... la rivoluzionaria... ma pensavo soprattutto a me... al mio ruolo di vendicatrice... Gli operai... nemmeno li conoscevo.

MARCELLO – Volevi dare una lezione a tuo padre... Così ti sentivi superiore a lui... più umana...

EMMA – Per favore, non dire più niente! Io... mi sento così stupida...

Si chiude tutta quanta, quasi a non volersi far sentire. Poi, un soffio dice:

Ho bisogno di te!

MARCELLO – L’hai mai detto a qualcuno?

EMMA - Mai.

MARCELLO – E adesso, perché lo dici a me?

EMMA – Non lo so.

MARCELLO – E io, sai che cosa ti rispondo?

EMMA – Vorrei saperlo, ma ho paura di sbagliare.

Marcello prende Emma fra le braccia.
La bacia e ne è ricambiato con passione.

MARCELLO – Ecco. E’ questo che ti aspettavi?

EMMA – Non ho capito bene...

Si baciano di nuovo con rinnovata passione. Poi Emma si rivolge a Marcello come se continuasse una conversazione iniziata da tempo.

Gloria ha promesso di darmi qualche lezione di danza. Sono sicura che è stata una grande ballerina. Io me ne intendo, di queste cose.

Con il tono di continuare una conversazione da tempo iniziata con Emma.

MARCELLO – Eravate molto affiatate, voi due.... E’ una donna misteriosa, Gloria. Deve esserci qualche segreto, in questa sua apparizione qui.

EMMA – Ha capito al volo la mia storia. Come se mi avesse seguito in tutte le mie evoluzioni... Deve avere una grande esperienza della vita. Mi ha consigliato di tornare a casa. Io gliel’ho promesso, a patto che mio padre mi permetta di riprendere la danza.

MARCELLO – Posso aiutarti a convincerlo. Se me lo presenti...

EMMA - Gli piacerai senz’altro! Certo non potrà contare su di te per dirigere l’azienda...

MARCELLO – Un filosofo, l’azienda la farebbe fallire!...

Ridono rimanendo abbracciati.
Marcello la contempla compiaciuto.

MARCELLO – Eccola lì, la contestatrice punk! Il terrore delle famiglie!

La bacia. Lei risponde con fervore.

EMMA – Gli manderò un esseemmeesse. Che tornino, lui e la mamma, e mi portino Poldo! Tanto ormai non fa più freddo!

MARCELLO – Attenta a non fare di nuovo la dittatrice...

scena undicesima

Entrano Eddi e Gloria.

GLORIA – Ancora qui, voi due? C’è qualcosa che mi pare di capire...

Marcello ed Emma ridono e prendendosi per mano fanno un piccola riverenza.

EMMA - Gloria, anche Marcello approva che io torni dai miei. Ma io non voglio che questa parte della mia vita si cancelli, e che noi non ci vediamo più. Qui ho trovato dei veri amici. E tu hai promesso di aiutarmi nella danza.

GLORIA – Ho promesso, manterrò. E c’è una bellissima notizia. Eddi, diglielo tu.

EDDI – Faremo un ballo! Un fantastico ballo a palazzo!

MARCELLO e EMMA – A palazzo?!

EMMA - Nel palazzo di chi?

GLORIA – Vedrete... Non chiedetegli di più...

EDDI – Al momento giusto vi faremo sapere i dettagli...

MARCELLO – Eddi, sei pieno di misteri, ma quello che prometti mantieni. Io devo andare... Mi aspettano i barboni... Devo passare da Suor Palla a prendere le provviste per la sera, polpette, termos caldi... Voi ormai... non mi pare ne abbiate più bisogno!

EDDI – Vai vai! Io e Gloria per stasera non abbiamo problemi.

Marcello si avvia. Emma lo trattiene per la mano.

EMMA - Vengo con te! Posso aiutarti...

MARCELLO – Portami dai tuoi amici metallari. Hanno un’aria piuttosto bellicosa. Sembra sempre che vogliano aggredirti...

EMMA – Tutta apparenza.... li conosco bene. Vedessi come trattano i cani! Prima di tutto pensano a loro. Gli danno da mangiare... li sistemano al riparo dal freddo... gli parlano...

Si avviano abbracciati.

scena dodicesima

Gloria ed Eddi li guardano allontanarsi. Gloria sospira.

GLORIA – Beati loro!...

EDDI – Stanno bene insieme...

GLORIA –Sono giovani, hanno il mondo davanti.

EDDI – Anche da meno giovani, si può avere davanti parecchio...

GLORIA – Sì! Per quanto riguarda progetti di lavoro... Il successo... Dei soldi... io ne sono addirittura travolta. Ma l’amore... è tardi.

EDDI – Quand’era il momento giusto, l’amore tu lo hai rifiutato. Non hai voluto sacrificare la tua carriera.

GLORIA – Bèh! Di storie ne ho avute, se è per questo. E a tempo debito marito, figli.... Poi, ognuno per la sua strada.... Cose lontane ormai.

Eddi le si pone davanti guardandola negli occhi con intenzione inquisitoria.

EDDI – Fai riaffiorare dal tuo cuore i ricordi che hai voluto cancellare come se non fossero mai esistiti.

Gloria chiude gli occhi e sospira.

C’è stato un momento in cui avresti potuto cogliere al volo un’occasione. Qualcosa di meno doveroso nei confronti della tua vita “riproduttiva”.

Gloria parla come in trance.

GLORIA – Sì. Quel momento si è presentato... Ma non ho saputo individuarlo. O forse non ci ho creduto... Mi è sembrato una mia illusione.

EDDI – Sono stato io, forse, a non ho saputo insistere abbastanza, allora. Eri così emozionata dall’accoglienza della Regina!... Ogni persona intorno scompariva...

Gloria tornando polemica, spalanca gli occhi.

GLORIA – Credi che io non ti abbia notato, al ricevimento di Elisabetta? Sei proprio certo che non abbia saputo interpretare i tuoi sguardi? Le tue labbra sulla mia mano...

Eddi le prende la mano, vi imprime le labbra, insistendovi a lungo, mentre lei continua a parlare.

... un bacio che non si limitava all’omaggio di un gentiluomo verso una signora... ma diventava un messaggio erotico... un invito a ben altro...

EDDI – Ah! lo ammetti! Te ne eri accorta! Mi ero dato da fare in mille modi per farti accorgere che ero innamorato di te!

GLORIA – Credevo che te ne fossi dimenticato...

Gli prende la mano con trasporto.

... e invece, mi pare, te ne sei ricordato... Quando ti ho visto qui, la prima volta, ho avuto un sussulto. Eri tu o non eri tu? Mi pareva impossibile che quell’Edoardo...

EDDI con perfetta pronuncia inglese – Edward, darling...

GLORIA - ...che quell’Edward, un principe romano imparentato con la Regina Elisabetta, fosse caduto tanto in basso da diventare un barbone. C’era sotto un mistero! Ho cercato di indagare...

EDDI – ... e mi hai buttato là una battuta...

GLORIA – “Una faccia così non si dimentica facilmente” o qualcosa del genere...

EDDI – Bene, ora finalmente si stanno rimettendo insieme i pezzi di un discorso iniziato tanto tempo fa. E stiamo cominciando ad occuparci di noi due. Per me, è come se non fosse passato che un giorno. E tu...

Le bacia la mano risalendo al gomito, eroticamente.

... sei affascinate, come allora.

GLORIA – Nonostante gli anni?

EDDI – A dispetto degli anni. E forse, anche a causa degli anni!

GLORIA – Vorrei crederti! Come si fa a vivere soltanto di lavoro e di successi? Ma tu, vuoi restare ancora barbone?

EDDI – Quando si è fatta un’esperienza, non occorre portarla avanti per sempre.

GLORIA – Questa esperienza, perché?

EDDI - Ero disgustato da quelli che dovevo frequentare nell’ambito del mio rango. Stavo chiudendomi sempre di più nel mio palazzo, per vedere gente il meno possibile. Tranne la Regina, che ho amato fin da ragazzino, quando è salita al trono. Sai, siamo parenti, io e lei.

GLORIA – Comunque, non potevi vivere sempre alla corte d’Inghilterra. E se ci fossi rimasto più a lungo, avresti forse scoperto anche lassù le cose storte che ti saltavano agli occhi qui da te.

EDDI – Ad un certo punto mi sono svegliato da quella depressione che mi impediva di vivere. E sono uscito dal palazzo! Mi sono lasciato alle spalle i pranzi ufficiali, le cerimonie altolocate... i riti asfissianti della gente che conta! C’era altra gente, fuori. Gente non del mio rango. Poveri. Derelitti. Abbattuti dalle disgrazie. Buttati fuori dalla cosiddetta società civile... Li ho scoperti, ho sentito che a contatto con loro potevo vivere una vita anche varia, magari piena di pericoli e di elementi negativi, ma certo meno noiosa di quella che avevo vissuto fino ad allora... E via via che ho cominciato a conoscerli, ho scoperto un’umanità più ricca – come posso farti capire quello che ho provato? –, un’umanità più degna di essere aiutata che tutti quelli che riuscivano ad avere posti di comando attraverso raccomandazioni... appoggi di famiglia... mercificazione di se stessi...

GLORIA – Hai davvero fatto una riflessione esistenziale, Eddi!

EDDI – Sì, l’ho fatta. Nella mia condizione privilegiata, l’ho fatta e ho deciso di aiutare chi se lo meritava. E li ho spiati... ne ho pesato le loro azioni... ho valutato i sentimenti che ognuno tirava fuori per un altro disgraziato come lui...

GLORIA – E adesso, che cosa intendi fare?

EDDI – Continuerò ad aiutare i barboni. Ma devo pensare anche a me stesso.

GLORIA – Lo farai sul serio, Eddi?

EDDI – Adesso ti ho incontrato. Dopo tanti anni... Lo stesso fascino di allora... Lo stesso vulcano di progetti... Ah! Con te non ci si annoia davvero!

GLORIA – Credi che oggi sia possibile recuperare quello che abbiamo rifiutato tanto tempo fa...io per la mia carriera...

EDDI – ... io per orgoglio, forse per timidezza.

GLORIA – Allora prepariamo questa festa con i barboni! Sarà una scena da usare poi per il mio musical “Barboni – favola metropolitana” !

EDDI – E chi sono i Signori della Festa?

La prende per mano con galanteria accennando ad un inchino.

GLORIA - Una celebre Star d’antan e un Principe Barbone!

EDDI –Ho dato ordine ai miei camerieri di preparare a palazzo il ricevimento che ogni tanto, per capriccio, io offro a chi mi pare. Questa volta gli invitati più importanti saranno i nostri amici barboni. E poi... verrà fuori una sorpresa!

GLORIA – Una sorpresa! Che bellezza! Adoro le sorprese! Voglio essere splendida! E soprattutto, mi sento felice!

Escono velocemente di scena.

scena tredicesima

Una vivace musica da ballo si fa sentire sempre più forte.
Si apre il portone a due battenti al centro del portico.
Appare una splendida sala riccamente illuminata con candelieri d’argento. A destra e a sinistra, vestiti riccamente, sporgono Michele ed Emma che ha con sé anche il cane Poldo, e Internet e Babbonatale.
Eddi e Gloria vestiti sontuosamente appaiono dai due lati dall’interno della sala, si fermano al centro e guardano compiaciuti gli amici schierati da entrambe le parti.

Mentre sfuma la musica da ballo si alza fino a diventare ben alto nell’aria l’inno reale inglese.
Tutti ascoltano attoniti.

VOCE DELLA REGINA ELISABETTA – My dear Eddi, my lovely Gloria, I am very happy to be with you and with your frends!..

Tutti applaudono e poi si mettono a ballare allegramente scendendo fino alla platea.

FINE

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