D' Annunzio mondano
di Maricla Boggio

Nelle cronache apparse tra il 1884 e il 1888 sul "Capitan Fracassa" e sulla "Tribuna", firmate "Il Duca Minimo" oppure "Lila Biscuit", apparivano i personaggi della Roma umbertina da pochi anni animata da una classe superbamente rampante, formata di aristocrazia recente e di borghesia arricchita nelle professioni e nei commerci; vogliosa di imparentarsi con la nobilt‡ antica e languente di una Roma papale al tramonto, questa classe emergente ne imitava maldestramente i comportamenti, aggiungendovi di suo una vigorosa e spregiudicata volontà di affermazione e di godimento.
Sotto quei bizzarri pseudonimi si nascondeva D'Annunzio giovinetto; assetato di esperienze, il giovanissimo poeta prendeva parte con gioiosa avidit‡ alla vita mondana e si divertiva poi a descriverla con ironia, qualche punta di premeditata volgarit‡ e tavolta perfino con un malinconico rimpianto alla tramontata purezza dei costumi; gli articoli svelti subito diventavano "favole", quasi prove per pi˘ vasti disegni, in et‡ matura poi sviluppati nei romanzi.

I personaggi dei miei brevi atti sono balzati fuori dalle agili cronache mondane, a respirare con vita propria la vastit‡ liberatoria del teatro attraverso una strutturazione di mondi a ciascuna storia pertinente, nei quali rappresentare le loro vicende esistenziali con soluzioni talvolta pi˘ crudeli di quanto offrisse lo spunto della pagina letteraria, in una chiave critica e distanziata pur nella trattazione nostalgica o addirittura grottesca.

Messo al corrente di questo gioco di risvegli, D'Annunzio "Non obsto...non obsto..." direbbe nel suo linguaggio raffinato e un po' goliardico, e mi auguro che si divertirebbe a questo "teatrino", con qualche punta di meraviglia nel vedere rivelati in scena vezzi, pettegolezzi, tradimenti e sentimenti della sua Roma umbertina.

primo tempo

1 - IL SACRIFICIO DI BARBERINA

 

2 - LE SORPRESE DELL'AMORE

 

3 - IL SORRISO INDECIFRABILE

 

4 - UNA FESTA A SORPRESA

 

 

secondo tempo

1 - COMMEMORAZIONE

 

2 - UN AMORE EPISTOLARE

 

3 - UN AMORE A LUTTO

 

4 - PROVA GENERALE?

 

PRIMO TEMPO

____________

 

 

1 - IL SACRIFICIO DI BARBERINA

 

personaggi

 

BARBERINA, UNA BELLA SIGNORA.

 

DALOE', AVVOCATO, SUO MARITO.

 

IL MAGGIORDOMO.

 

 

 

UN SALOTTO ELEGANTE

 

_____________________

 

E' PIENO GIORNO.

BARBERINA STA PARLANDO AL TELEFONO CON UN'AMICA.

 

BARBERINA - Matilde!...Ma sei sicura?

Forse Ë il barone che si vanta...Gli piacerebbe, che Giglietti si prendesse sua figlia!

 

ASCOLTA LA SUA INTERLOCUTRICE, CHE STA RISPONDENDOLE DALL'ALTRA PARTE DEL FILO; SGHIGNAZZA, POI, TRASCURANDO LO STILE DEL SUO RANGO ARISTOCRATICO.

 

Ah! per me, figurati, cosa vuoi che me ne importi... Uno come Giglietti lo rimpiazzi subito....il medico nuovo, il direttore dei sali e tabacchi...il professore di tuo figlio.... tanto per dirti i primi che mi vengono in mente.

Ma non voglio dargliela vinta, a quel Giglietti di Villagiglietto, a quel capitano da strapazzo che crede di poter fare la corte a una come me, per poi voltarle le spalle!

 

TORNA AD ASCOLTARE LA SUA INTERLOCUTRICE, ASSUMENDO VIA VIA UN'ARIA SEMPRE PIU' BELLICOSA.

 

SÏ, il solito ragionamento dello scapolo che vuole sistemarsi! Prima le signore sposate che lo tengono in esercizio, poi la ragazza di buona famiglia, ingenua, carina e con una ricca dote.

Giglietti pensa di farla franca; certo!, una signora non si metter‡ a raccontare in giro che le dispiace perdere l'amante il quale ha deciso di sposarsi; la signora non puÚ rendere pubblica una situazione che la getterebbe in un mare di scandali facendola per di pi˘ affogare nel ridicolo. Basta. VedrÚ io cosa fare. E tu Matilde non dir niente a nessuno...

 

UN LAMPO LE BRILLA NEGLI OCCHI: CAMBIA DI COLPO INTONAZIONE ASSUMENDO UN TONO DI CONCITATA ECCITAZIONE.

 

Anzi no! Devi raccontare a tutti che Giglietti ha deciso di sposare quell'angelo di candore che Ë la figlia del barone Incarnato: pi˘ gente lo sapr‡, pi˘ diventer‡ impossibile per il Giglietti tirarsi indietro e rinunciare.

 

L'AMICA AL TELEFONO, DALL'ALTRO CAPO DEL FILO INTERVIENE, CHIEDENDO EVIDENTEMENTE SPIEGAZIONI.

 

Matilde fa come ti ho detto e non chiedermi il perchÈ, lo saprai prima di quanto te lo immagini!....

 

BARBERINA ABBASSA IL RICEVITORE E SIEDE ACCAVALLANDO LE BELLE GAMBE. PROTENDE LA BOCCA, COME AD OFFRIRLA IN UN BACIO. POI SBOTTA IN UNA RISATA.

 

Traditore! Credevi che sarei stata zitta per paura dello scandalo. Ma non mi conosci abbastanza, caro Giglietti! Forse il corpo, ma la mia testolina no, non la conosci ancora...

 

SUONA UN CAMPANELLO.

 

Se Uberto Ë tornato, tanto vale che cominci subito.

 

ENTRA IL MAGGIORDOMO.

 

MAGGIORDOMO - La signora desidera?

 

BARBERINA - E' arrivato l'avvocato?

 

MAGGIORDOMO - No, signora, non si Ë ancora veduto.

 

BARBERINA - Appena rientra, ditegli che ho urgenza di parlargli.

 

IL MAGGIORDOMO ESCE. BARBERINA PASSEGGIA INQUIETA.

 

SÏ sÏ, non c'Ë altro mezzo.

 

ENTRA L'AVVOCATO DALOE': MEZZ'ETA', L'ARIA RISPETTABILE, UN ALTO CONCETTO DI SE'.

 

DALOE' - Gi‡ in casa a quest'ora e mi cercavi...Stai male?

 

BARBERINA - Mai stata tanto bene. Ma, in certe situazioni bisogna agire subito.

 

SI TORCE LA MANI IN UN GESTO DI DOLOROSO IMBARAZZO.

 

DALOE' - E' venuto qualcuno....Una causa urgnte? Un delitto...un ferimento... Insomma parla!, ti vedo stralunata.

 

BARBERINA - Son cose dello spirito. Si tratta di salvare una povera creatura innocente...

 

SI NASCONDE IL VOLTO FRA LE MANI, COME SE LA VERGOGNA DI QUANTO STA PER DIRE LE IMPEDISSE DI GUARDARE IL MARITO.

 

DALOE' - Ma Ë successo qualcosa che ti riguarda, anima mia? Sai quanto ti amo, vi porremo rimedio...

 

LE TOGLIE LE MANI DAL VOLTO E LA TRASCINA FINO ALLA POLTRONA, FACENDOLA SEDERE SULLE SUE GINOCCHIA. BARBERINA NE APPROFITTA PER AFFASCINARLO CON IL CONTATTO FISICO.

 

BARBERINA - Quanto sto per dirti, sar‡ un grande dolore per te...Ma io devo parlare. E se non fosse che la mia coscienza me lo impone, di sicuro avrei taciuto per sempre.

 

DALOE' - Mi stai facendo crescere l'angoscia...Peggio che quando sono in tribunale. Parla, anima mia! Se tu stai bene e mi ami, qualunque cosa sia non devi temere di niente.

 

BARBERINA - Me lo giuri, Uberto...E' grave quello che sto per dirti....

 

DALOE' - Parla, non ne posso pi˘! Quello che saprÚ dalle tue labbra sar‡ certo meno tormentoso di un male oscuro, immenso perchÈ incerto...

 

TIRA FUORI DA UNA TASCA UN TACCUINO ED UNA MATITA, E ANNOTA VELOCEMENTE LA FRASE; POI MORMORA TRA SE'.

 

Bella frase! Fa effetto sui giudici popolari, soprattutto nei delitti passionali...

 

TORNA A RIVOLGERSI A BARBERINA, PERENTORIO, COME IN TRIBUNALE DI FRONTE AI TESTIMONI RETICENTI.

 

Avanti allora! E con chiarezza, per il trionfo della verit‡!

 

BARBERINA - Ti ho tradito.

 

DALOE' BALZA IN PIEDI COME PUNTO DA UNA VESPA.

BARBERINA VIENE SBALZATA LONTANO.

 

DALOE' - E me lo dici cosÏ?!

 

BARBERINA - Se te lo dico c'Ë un motivo.

 

DALOE' - Se non ci fosse un motivo non me lo diresti.

 

RISOLVE L'ACCESSO D'IRA IN UN'INVETTIVA ACCOMPAGNATA DA GESTI ORATORIALI.

 

Sarei rimasto becco per l'eternit‡ se non ci fosse stato "quel motivo"!

 

STA PER SCAGLIARSI CONTRO BARBERINA, MA QUESTA ALZA LA MANO DAVANTI A SE' CON UN GESTO DECISO E DALOE' SI FERMA COME DI FRONTE AL GESTO PERENTORIO DEL PRESIDENTE IN TRIBUNALE.

 

BARBERINA - Daloe' hai giurato! E poi, quando avrai conosciuta tutta quanta la faccenda, te ne importer‡ molto meno.

 

DALOE' - Ah! Tu hai la sfrontatezza di pensare che io possa alzare le spalle di fronte ad una situazione in cui va a farsi fottere il mio onore!...e non parliamo poi del tuo!

 

BARBERINA RIDACCHIA.

 

DALOE' - E ridi perfino! Disgraziata!

 

BARBERINA - Rido perchÈ non mi hai neppure chiesto con chi!

 

DALOE' - Questa tua sfrontatezza mi stupisce. Che differenza puÚ farmi di essere stato fatto becco da questo o da quell'altro?

 

SI PRENDE LA TESTA FRA LE MANI SCUOTENDOSELA VIGOROSAMENTE. SI RIALZA POI DI COLPO, CON MOSSE PROFESSIONALI, DA AVVOCATO CHE VUOL SORPRENDERE I GIUDICI.

 

Oh donne! Pazze anche le pi˘ sagge! Per fortuna vi Ë proibito entrare in tribunale. Se a voi fossero affidate le arringhe, ne vedremmo delle belle!

 

BARBERINA - Insomma, vuoi sapere o non vuoi sapere chi Ë stato questo tuo presunto rivale?

 

DALOE' - Hai detto "presunto" ? Ma se proprio tu, in termini inequivocabili, hai espresso il giudizio inappellabile del tuo tradimento con...quel tale...

 

SI INFURIA RENDENDOSI CONTO DI NON AVER ANCORA SAPUTO CHI SIA IL RIVALE.

 

Chi Ë?

 

BARBERINA - ( olimpicamente, scandendo le parole come se annunciasse l'entrata di un personaggio)

Il capitano Ademaro Giglietti di Villagiglietto.

 

DALOE' - ( con un singhiozzo da vittima)

Ademaro! Giglietti! Il Capitano! L'amico di casa! Giglietti di Villagiglietto!

Ademaro, tu farmi una cosa cosÏ!

 

SI TOCCA SULLA FRONTE COME SE ALL'IMPROVVISO GLI FOSSERO SPUNTATE LE CORNA.

 

BARBERINA - Su, adesso non farne una tragedia. Giglietti non ti ha poi fatto granchÈ!

 

DALOE' FA UNA PIROETTA.

 

DALOE' - Io passo di stupore in stupore! Mia moglie, che credevo un fiore di virt˘, mi rivela di avermi tradito. E invece di dimostrarsi pentita, e di chiedermi perdono sentendo tutta la vergogna del suo comportamento, minimizza come se si trattasse di un avvenimento di pochissimo conto!

 

SI ABBATTE SULLA POLTRONA DIMENANDOVISI FURIOSAMENTE.

 

BARBERINA - In quale conto dovrai tenere quell'"avvenimento" lo saprai, se mi lasci raccontare come sono andate realmente le cose.

 

ABITUATO AI PATTEGGIAMENTI GIUDIZIARI, DALOE' FA LA SUA PROPOSTA.

 

DALOE' - Se mi confessi ogni cosa, raccontandomi proprio tutto tutto, bËh, forse ti perdonerÚ.

 

CON UN SOSPIRO DI SODDISFAZIONE, BARBERINA INIZIA IL SUO RACCONTO.

 

BARBERINA - Un giorno - l'estate scorsa - , ero sola in casa. Faceva caldo, io stavo per addormentarmi sul canapÈ, quando si presentÚ il capitano. Ti cercava, come fa sempre, per quelle tante cose che vi legano nei gusti, nelle opinioni e nele scelte politiche...

 

DALOE' - Ti pare questo il momento per ricordarmi l'affinit‡ dei gusti tra me e Giglietti?

 

SI DA' DEI PUGNI IN TESTA.

 

L'affinit‡ pi˘ affine Ë quella di avere te in comune.

 

BARBERINA - Ti stavo soltanto raccontando il motivo per cui Giglietti era venuto a casa nostra. Non certo spinto da un indomabile desiderio di incontrare me, ma sempre sull'onda della tua invadente personalit‡.

 

DALOE', SUO MALGRADO, E' COMPIACIUTO. REALIZZA PERO' CHE LA PREDILEZIONE DELL'AMICO LO HA MESSO NELLA CONDIZIONE DEL CORNUTO.

 

DALOE' - In una franca amicizia tra uomini, uno dei due, il pi˘ forte, tende sempre a prevaricare l'altro.Vuoi che mi senta colpevole di aver influenzato i gusti del Giglietti?

 

BARBERINA - Voglio soltanto che tu mi ascolti fino in fondo.

 

DALOE' FA UN GESTO RASSEGNATO.

 

Dunque Giglietti entra, mi sorprende distesa sul canapÈ, e batte i tacchi per farmi notare la sua presenza; io mi risveglio dal torpore della calura estiva, meridiana, del giardino...Lui mi guarda, si protende per baciarmi la mano...Io gli allungo il braccio come di consueto...

 

BARBERINA FA CENNO AL MARITO DI METTERSI NELLA PARTE DEL CAPITANO GIGLIETTI PER DARLE MODO DI RIPRODURGLI LA SITUAZIONE. DALOE' OBBEDISCE, AFFASCINATO.

 

DALOE' - Lui ti bacia la mano...

 

ESEGUE, CON LO SGUARDO A BARBERINA, IN ATTESA DEL SEGUITO.

 

BARBERINA - Ha cercato di approfittare, ma non c'Ë riuscito! Io allora, per non farlo sentire in imbarazzo, mi sono tirata su...

 

ESEGUE DI SCATTO, METTENDOSI POI A PASSEGGIARE.

 

Gli ho detto che quel pomeriggio era tanto, tanto caldo, che bisognava starsene quieti quieti...e che tu eri al circolo.

 

DALOE' - Cara! Cara la mia Barberina che pensava a me!

 

BARBERINA - A te, e alla differenza che c'era tra lui e te!

 

DALOE '- Ma guarda che cosa puÚ farti un amico di cui ti fidi come di te stesso! Ha preso la fiducia talmente sul serio, che ha voluto mettersi al mio posto!

 

BARBERINA - Ma non c'Ë riuscito. NÈ allora nÈ dopo.

 

DALOE' RIMANE INTERDETTO.

 

DALOE' - NË dopo?!

 

BARBERINA - Ma certo! Neanche dopo Ë mai riuscito a niente.

 

IL SUO TONO SI FA CONFIDENZIALE, SEGRETO, CON UN ACCENTO DI COMMISERAZIONE CARITATEVOLE.

 

Ce ne sono, di questi infelici!...Credono di essere irresistibili con le donne eppoi, se non li fermi in tempo, fanno una figura! Certo, se lo avessi respinto, avrebbe avuto buon gioco a credersi dotato di una spaventosa virilit‡, che io non gli avevo concesso di mettere alla prova...Ma quel pomeriggio io non reagii perchÈ ero vinta dalla calura e dal torpore che ti prende dopo pranzo...Giglietti interpretÚ la mia sonnolenza per un cedimento amoroso, e a quel punto come avrei potuto, nei giorni successivi, dirgli di no e poi di no...dal momento che, tanto, avevo capito che era totalmente, assolutamente, magnificamente innocuo?

 

DALOE', ORMAI RASSICURATO, TIRA UN PROFONDO SOSPIRO.

 

DALOE' - Brava! Non hai voluto umiliare la tua coerenza: Giglietti era stato tratto in inganno dalle circostanze; ebbene, che continuasse a illudersi, e sprofondasse cosÏ sempre di pi˘ nell'umiliazione della sua impotenza!

 

SGHIGNAZZA SENZA RITEGNO.

 

BARBERINA - Come sempre, amore mio, hai colto in pieno il significato di un comportamento, le sue motivazioni e il suo fine.

 

DALOE ' - Il tribunale insegna, ed Ë una vita che ci vivo come a casa mia. La sintesi dei fatti mi Ë gi‡ chiara; ma vorrei che esemplificassi nei dettagli...il "tuo" comportamento, le "tue" motivazioni e il "tuo" fine.

 

BARBERINA - Ma certo, caro! Volevo che quel Giglietti, che aveva attentato al mio onore...

 

DALOE' - Edanche al mio!

 

BARBERINA - Anche al tuo, anche al tuo...certamente. Volevo che quel Giglietti...sÏ, insomma, non avesse appello!

 

DALOE ' - Non avesse appello?!

 

BARBERINA - Non potesse cioË, al momento opportuno, vantarsi di un'impresa che non gli era riuscita, raccontando invece di aver avuto un virilissimo successo!

 

DALOE' - E quindi tu...

 

BARBERINA - ...ho accettato un paio di appuntamenti. Uno a casa sua, per dargli il massimo delle possibilit‡...

 

DALOE' RIMANE INTERDETTO PER L'AUDACIA DELLA MOGLIE, DI CUI TUTTAVIA HA ORMAI SPOSATO LA CAUSA.

 

DALOE' - Ah sÏ? Non ti sembra un po' troppo?

 

BARBERINA - Ma che troppo! Non vuoi prenderti almeno una bella rivincita, con un infingardo come quello? E la rivincita - ecco il fine! - Ë anche un gesto di profonda umanit‡. Un atto doveroso nei confronti di una famiglia onorata, e di una fanciulla che potrebbe soffrire per tutta la vita a causa dell'incoscienza di un uomo, solo tale di nome!

 

DALOE' BATTE LE MANI FRENETICAMENTE.

 

DALOE' - Brava! Bravissima! Un avvocato non potrebbe dir meglio di cosÏ!

 

SI FERMA DUBBIOSO.

 

PerÚ...questo tuo piano comporta la diffusione della conoscenza dei fatti relativi all'incresciosa questione...Saremo sulla bocca di tutti!

 

BARBERINA - MacchÈ. Se siamo i primi a raccontare il misfatto di Giglietti, la sua colpa emerger‡ chiara come l'acqua!

 

DALOE' SI ANNOTA LA FRASE DI BARBERINA.

 

DALOE' - Bella frase ! La userÚ in un'arringa da infiorettare un po'.

 

SI RIVOLGE A BARBERINA CON IL TONO DI CHI DETTA UN PIANO DI GUERRA.

 

Ho gi‡ in mente la linea da seguire. Prima di tutto, a casa del barone Incarnato: ha impegnato la sua vita per allevare una figlia da collocare in una famiglia degna di perpetuarne la stirpe; dobbiamo impedire il sacrificio di una povera fanciulla innocente!

 

BARBERINA - Il barone Incarnato capir‡ tutto il valore di quanto gli rivelerai, il sacrificio costato a tutti noi...e non potr‡ far altro che lodarci e farci lodare da chiunque sar‡ messo al corrente dell'affare.

 

DALOE' - Io sono pronto. Vado. E tu, amor mio, riposati. Sei stata grande, buona e generosa come so che sei sempre stata.

 

BARBERINA SI ADAGIA LANGUIDAMENTE SUL DIVANO.

 

BARBERINA - A presto, dolcissimo. Mentre sei fuori, rimango qui a riposare.

 

DALOE' ESCE. BARBERINA SI ADDORMENTA. BUIO.

TORNA LA LUCE. E' IL TRAMONTO. SQUILLA IL TELEFONO. BARBERINA SUBITO SVEGLIA AFFERRA IL RICEVITORE.

 

BARBERINA - Cara!

 

SI AVVERTE DALL'ALTRO CAPO UNA VOCE DI DONNA CONCITATA CHE PARLA SENZA LASCIARE SPAZI A CHI ASCOLTA. OGNI TANTO BARBERINA GORGHEGGIA UNA RISATA, PROROMPE IN UN'ESCLAMAZIONE DI STUPORE, DI MERAVIGLIA E DI INCREDULITA'.

 

Ah cosÏ? Giglietti credeva che il barone l'avesse chiamato per rispondere alla sua richiesta... Ha fatto mandare una corbeille ... di fiori bianchi! Ah! Ah! Ah! Non potevano essere che bianchi, mandati da lui! E dal barone, poi? Negava! Ah! Perfino volgare, aveva perso la testa, poveretto! Son cose che se vengono fuori, sei finito per sempre! E lui...Al barone?!...Che soltanto la sua educazione di gentiluomo gli aveva impedito di mostrare a sua figlia la potenza dei suoi attributi!...Eh! sÏ cara Matilde! Sono frasi talmente imprevedibili, che voglio fissarmele in mente, per riportarle fedelmente a mio marito! Almeno la fedelt‡ nel riferire, dell'altra ormai gli viene tutta l'apparenza!... SÏ, tutto procede per il meglio. Confessando un piccolo peccato io mi sono messa la coscienza in pace, ho rinsaldato la fiducia nel cuore di mio marito, ho salvato il futuro di una ragazza ignara, e ho punito un ufficialetto di provincia presuntuoso: una colpa ce l'aveva, non quella che gli Ë stata attribuita, ma comunque un'altra, e tanto basta per rendere la pena meritata.

 

ENTRA IL MAGGIORDOMO CON UNA CORBEILLE DI ROSE ROSSE E UN BIGLIETTO, CHE PORGE A BARBERINA, POI ESCE. LEI LEGGE IL BIGLIETTO E SCOPPIA IN UNA RISATA. CONTINUA LA CONVERSAZIONE.

 

Sai, in questo momento mi Ë arrivata una corbeille di rose rosse...e un biglietto...Aspetta, te lo leggo: "Vi adoro, spasimo dal desiderio di vedervi...Sono ai vostri piedi. Vostro Ademaro"! Non sa, il poveraccio, che il tiro gliel'ho giocato io! Spiazzato in casa del barone, tenta di riguadagnare una posizione da me, in attesa di puntare su qualche altra fanciulla da sposare. Non immagina neppure, il disgraziato, che mio marito, deciso a impedire il sacrificio di qualsiasi nobile fanciulla, puntualmente infomer‡ ogni onesto genitore, ansioso di veder nascere un delizioso pargoletto dalla figlia accordata a un gentiluomo !

 

FA OSCILLARE LA CORBEILLE. GLI OCCHI SCINTILLANTI DI VENDETTA.

 

Vedessi la corbeille del Giglietti!, deve aver speso un patrimonio! PuÚ darsi che lo reintegri nel suo ruolo, dopo tutto Ë un uomo niente affatto spiacevole, nonostante quello che se ne dice in giro!...

 

RIDE, AFFASCINATA DAL SUO RISO. L'AMICA REPLICA QUALCOSA.

 

SÏ cara. In casa da noi, come sempre. Nessuno deve sapere.

E mio marito sa che adesso puÚ fidarsene; lo lascer‡ andare e venire ancor pi˘ tranquillamente...

 

FUORI DALLA STANZA LA VOCE DI DALOE' RIVOLTA AL MAGGIORDOMO.

 

VOCE DI DALOE' - La signora sta riposando? Date a me, porto io.

 

BARBERINA - Devo lasciarti, Ë arrivato Daloe'.

 

METTE GIU' IL RICEVITORE, NASCONDE LA CORBEILLE E IL BIGLIETTO SOTTO IL DIVANO. ENTRA DALOE'. PORTANDO UN VASSOIO CON UN BICCHIER D'ACQUA E UN CACHET.

 

DALOE' - Stai male? PerchË questa pillola?

 

BARBERINA - Sono ancora sconvolta. Giglietti ha tentato il suicidio, me lo hanno telefonato. Non vorrei che la sua improntitudine lo portasse a un gesto irreparabile. Dobbiamo fare qualche cosa per lui. In fondo non Ë che un infelice.

 

DALOE' - Com'Ë buona mia moglie! Com'Ë generosa! Ma sÏ, invitiamolo a cena.

 

BABERINA - Senza dirgli niente, perÚ! Come se non sapessimo.

 

DALOE' - Penserai poi tu a farlo sfogare. Io devo andare al circolo, dopo cena. Devo vedere certi industriali, per una causa molto delicata...

 

BARBERINA - Ma sÏ, invitiamolo a cena. Tanto, per quello che rischiamo...

 

RIDONO, CIASCUNO PER UN MOTIVO DIVERSO DA QUELLO DELL'ALTRO.

MENTRE I DUE ESCONO, ENTRA IL MAGGIORDOMO. SI INCHINA AL LORO PASSAGGIO, POI SI RIVOLGE AL PUBBLICO, CON IL TONO CONFIDENZIALE DI UN DEUS EX MACHINA BORGHESE.

 

MAGGIORDOMO - Si imbrogliano a vicenda. Barberina, perchÈ Giglietti potr‡ tornare ad essere il suo amante, nonostante l'infingarda defezione. Daloe' - come sovente quando dice "Vado al circolo" - Ë atteso da Matilde, l'amica del cuore di Barberina che le ha appena confidato le pi˘ segrete confidenze sul "caso" Ademaro Giglietti di Villagiglietto".

2 - LE SORPRESE DELL'AMORE

 

personaggi

 

IL CONTE GIOVANNI DI SAN PALLANO, UN BELL'UOMO

 

LA SIGNORA NORIAC, UNA BELLA VEDOVA

 

UN DOMESTICO.

 

 

UN ELEGANTE SALOTTO BORGHESE

_______________________________

 

 

scena prima

 

E' MATTINO. UN DOMESTICO STA SISTEMANDO IN UN VASO ALCUNE PIUME DI PAVONE.

ENTRA IL CONTE DI SAN PALLANO; PORGE UN BIGLIETTO DA VISITA AL DOMESTICO, CHE LO RIFIUTA CON UN INCHINO.

 

CONTE - Sono il conte di San Pallano. Portate il mio biglietto alla signora...

 

DOMESTICO - Desolato ma non posso.

 

CONTE - E perchÈ?

 

DOMESTICO - Cristina, la cameriera della signora, Ë andata gi˘ dalla merciaia.

 

CONTE - Che importa a me della cameriera? E' dalla signora che desidero essere ricevuto.

 

DOMESTICO - A quest'ora la signora non riceve. E io stesso, alle undici del mattino, non posso certo entrare nella sua camera.

 

CONTE - Mandateci la cameriera.

 

DOMESTICO - E' dalla merciaia!

 

CONTE - A un certo punto ritorner‡!

 

DOMESTICO - Quando sar‡ risalita, darete a lei il vostro biglietto. Io devo andare per la spesa. Se volete aspettare...

 

IL CONTE SI LASCIA ANDARE CON INSOFFERENZA SU DI UNA POLTRONA.

 

CONTE - E va bene, aspetterÚ!

 

IL DOMESTICO ESCE.

 

scena seconda

 

IL CONTE TIRA FUORI DA UNA TASCA UN PACCO DI LETTERE ANNODATE CON UN NASTRO. LE RIPONE POI DI NUOVO DENTRO LA GIACCA.

 

CONTE - Eh!...Un affare spinoso. Ma non sono stato capace di tirarmene indietro. Quando Gigi della Frattura mi chiede un favore, non riesco mai a dirgli di no. A meno che non si tratti di denaro. Ieri sera, al circolo, credevo proprio che volesse farsi prestare un po' di soldi. "San Pallano, mi vuoi fare un immenso favore?...", e io: "Frattura sono al verde! San Marzano mi deve duemila lire da pi˘ di quattro settimane; pare che non se ne ricordi, e io come vado a dirgli 'Ti sei scordato dal tuo debito?' No, un amico Ë un amico e io non posso, se lui non puÚ, esigere che mi restituisca il denaro...". Ma Frattura, subito: "Non si tratta di soldi", mi fa tutto trionfante. "Ah no?", dico io, e mi sento cosÏ sollevato dalla sua dichiarazione che mi lascio sfuggire una frase: "Allora chiedi! Qualunque cosa!...". Ero nelle sue mani. Frattura si mette a raccontarmi fitto fitto di una sua relazione con una bella vedova; di quanto all'inizio ne fosse preso, della sua famiglia che non vedeva quella storia di buon'occhio...mentre lui, anche per spirito di contraddizione, sempre pi˘ ci si gettava...Continuava a parlare senza che riuscissi a capire che cosa volesse chiedermi come "immenso favore". Furbo, il Frattura! Per mettermi nella curiosit‡, la tirava per le lunghe in modo da incastrarmi senza scampo! E finalmente arriva al punto: mantenersi al'altezza della bella vedova, con inviti a cena, regali e prestazioni adeguate l'avevano estenuato; quell'"affettuosa amicizia" non era poi mai sazia della sua virilit‡, e vigilava, in agguato perenne nel riempirgli ogni giorno festivo, ogni nottata...CosÏ, quando la famiglia al gran completo lo informa che gli ha trovato una moglie, sulle prime tentenna temendo che la scelta sia caduta su di una bruttina titolata; poi scopre che si tratta di una cuginetta ricchissima nel fiore dei suoi diciotto anni, ne ricorda l'aspetto delizioso ad una festa di qualche anno prima, e allora "SÏÏÏ - grida - sÏ sÏ sÏ!", e chiede quando si possa celebrare il matrimonio, e dove sarebbe andato ad abitare con quella cara mogliettina. In un lampo il Della Frattura aveva fatto un po' di conti, e non voleva lasciarsi scappare l'occasione, in un colpo solo, di liberarsi della donna che ormai sentiva come un peso e di saldare i debiti contratti fino a quel momento, mettendo le mani sul bottino della dote. Conoscendo il suo umore soggetto a mutamenti, i suoi avevano fissato immediatamente la data del matrimonio; mancava ormai una settimana, e lui mi scongiurava di trovare il modo per far sapere alla vedova che il suo amante stava per sposarsi; e giacchË c'era, che le portassi per favore anche le lettere, con preghiera di riavere indietro le sue...E mi ficca fra le mani un pacchetto con tutti quei foglietti profumati....Non potevo rifiutargli niente, avevo promesso. Ed eccomi qua. Pi˘ passa il tempo, pi˘ il coraggio mi abbandona...

 

NB - Questo monologo Ë stato sviluppato anche in dialogo, se si ha la possibilit‡ di interpretarlo da parte di due attori anzichÈ da uno solo; questa soluzione mi Ë stata chiesta dalla regista Vicky Frey per la rappresentazione da lei curata con la Compagnia "La caja ronca" per l'Universit‡ Cattolica di Quito, capitale dell'Ecuador.

 

Se la scena seconda Ë risolta in dialogo, diventa una specie di prologo, da recitare prima della prima scena, davanti al sipario chiuso oppure in una sorta di avanscena.

Dalla prima scena si passa allora alla terza, saltando il monologo gia‡ risolto attraverso il dialogo-prologo.

 

 

Riporto qui di seguito questa versione a dialogo.

 

 

IL CONTE DI SAN PALLANO E GIGI DELLA FRATTURA ARRIVANO DA PARTI OPPOSTE E QUASI SI SCONTRANO A META' SCENA.

DELLA FRATTURA - Oh! San Pallano! Cercavo proprio te!

 

SAN PALLANO - Se mi cercavi per farti prestare dei soldi, com'Ë tuo solito, questa volta non Ë proprio possibile!

 

DELLA FRATTURA - Vuoi farmi un favore?

 

MENTRE SAN PALLANO PARLA NON LASCIANDO ALL'AMICO LA POSSIBILITA' DI INTERROMPERLO, GIGI DELLA FRATTURA CERCHERA' DI INSERIRSI NEL SUO FRENETICO PARLARE FREMENDO E AGITANDOSI IN UN SUSSULTO DI IMPAZIENZA.

 

SAN PALLANO - Frattura! come devo dirtelo?! Sono al verde! San Marzano mi deve duemila lire da pi˘ di quattro settimane; pare che non se ne ricordi, e io come vado a dirgli 'Ti sei scordato del tuo debito?' No, un amico Ë un amico e io non posso, se lui non puÚ, esigere che mi restituisca il denaro...

 

FINALMENTE DELLA FRATTURA RIESCE AD INTERROMPERe L'AMICO; CI RIESCE PERCHE' SI INSERISCE NEL SUO MONOLOGARE QUANDO L'ALTRO DEVE PER FORZA FARE UNA PICCOLA PAUSA PER RESPIRARE.

 

DELLA FRATTURA - Non si tratta di soldi!

 

SAN PALLANO - ( stupito) Ah no?!

 

DELLA FRATTURA - ( categorico) No!

 

SAN PALLANO - E allora chiedi! Qualunque cosa!

 

DELLA FRATTURA - Devo prima spiegarti...

 

COMINCIA A RACCONTARE LA SUA STORIA IN UN CRESCENDO DI AGITAZIONE NEL RICORDARE LA VICENDA E TORNANDO AD IMMEDESIMARVISI.

 

Devi sapere che tempo fa, diciamo un anno, anzi no, saranno ormai due, sÏ perchÈ mi ero appena comperato quella giacca di velluto cremisi...

 

SAN PALLANO E' IMPAZIENTE DI SAPERE CHE COSA L'AMICO GLI CHIEDERA'; LO INTERROMPE CON FOGA.

 

SAN PALLANO - Non ha importanza! Vieni al dunque!

 

DELLA FRATTURA - Ha! importanza! PerchË insomma io da tempo avevo questa relazione...

 

SAN PALLANO - Quale relazione?

 

DELLA FRATTURA - Aspetta! Se non mi lasci raccontare!... Dunque saranno passati pi˘ o meno due anni da quando mi ero messo con una bella donna - oh! una vedova! che cosa credevi?, non una signorina -; una vedova giovane e stupenda, sai di quelle che rimangono private del marito quando sono ancora piene di passione...e invece, devono restar sole a piangere e a fare penitenza. Insomma, io ne ho approfittato! L'ho consolata di quella perdita terribile, e poi...ho fatto in modo che le venisse alleviata la mancanza; insomma, Ë diventata la mia amante!

 

SAN PALLANO - Ah! bene! Benissimo! Me ne compiaccio! Ma io, che c'entro in tutto questo?

 

DELLA FRATTURA - Aspetta!, che la storia Ë appena incominciata.

 

SAN PALLANO - Vai avanti! Ma sono di fretta, stavo andando ad un appuntamento.

 

DELLA FRATTURA - Dov'ero rimasto? Ah sÏ, era diventata la mia amante. ma la mia famiglia, pap‡ Ë generale, mamma religiosissima, sai come sono le famiglie, per non parlare poi della zia suora...

 

SAN PALLANO - Insomma, vuoi andare avanti?

 

DELLA FRATTURA - Ci sto arrivando, un poco di pazienza! Insomma, la mia famiglia non era per niente contenta di questa relazione.

 

SAN PALLANO - PerchË, tu gliene avevi parlato?

 

DELLA FRATTURA - (interdetto, tutto preso dal ricordo) Eh? A chi?

 

SAN PALLANO - (sempre pi˘ irrequieto e smanioso di andarsene)

A chi?! Alla tua famiglia! Ne avevi parlato con la tua famiglia? PerchË gliene avevi parlato?

 

DELLA FRATTURA - Come facevo a non dir niente? Mi si leggeva in faccia che ero innamorato pazzo. E non avevo pi˘ orari, non avevo pi˘ altri pensieri che lei lei lei lei lei!

 

SAN PALLANO - E cosÏ loro se ne sono accorti?

 

DELLA FRATTURA - (sempre ammaliato dal ricordo) Loro? Chi?

 

SAN PALLANO - Ma quelli della tua famiglia? Si sono accorti che eri innamorato pazzo.

 

DELLA FRATTURA - Certo! Non poteva avvenire diversamente. Anche perchÈ - tu sai come vanno queste cose - pi˘ loro si intestardivano a cercare di persuadermi che dovevo lasciarla, pi˘ io mi ci gettavo. Per spirito di contraddizione, capisci? Oltre che, naturalmente, per la passione che la vedova mi ispirava.

 

SAN PALLANO - Ti "ispirava"? E' dunque gi‡ acqua passata?

 

DELLA FRATTURA - Ecco il punto, caro amico! Io dovevo mantenermi all'altezza del tenore di vita a cui la ricca vedova era avvezza. Inviti a cena nei ristoranti pi˘ eleganti...Regali raffinati e originali, quindi oltremodo costosi ...E soprattutto, per quel che riguarda il rapporto, improntato alla passione pi˘ focosa, tu mi capisci...Insomma per mantenermi a quel livello, non potevo mica rischiare di morire! Tutte le notti, tutte! mi voleva! E tante volte dovevo fare anche gli extra, quando per non dar nell'occhio al vicinato o per eludere la sorveglianza dei miei, dovevo andar da lei nel pomeriggio, che continuava poi fino alla sera...Non ti voglio raccontare di pi˘, da gentiluomo quale sei ti basti immaginare.

 

SAN PALLANO - Oh povero Della Frattura! Consumato fino all'osso dalla bella vedovella! Ma avrai pur potuto usufruire di qualche giorno di permesso, la domenica, avendo come scusa la riunione conviviale presso i tuoi...

 

DELLA FRATTURA - Mi mandava dei biglietti dal maggiordomo o dalla cameriera! In cui mi si informava che un mio compagno di collegio era morente, oppure che un mio vecchio insegnante bisognoso di assistenza mi cercava, o che un collega mi chiedeva il favore di raggiungerlo per risolvere un progetto...Quella donna era diventata insostenibile. Mi sentivo sorvegliato e subivo ormai come un supplizio, doveroso per non perdere la faccia, quello che all'inizio mi era parso un piacere celestiale.

 

SAN PALLANO - BË, proprio celestiale non direi...Ma insomma, com'Ë andata a finire? E soprattutto, perchÈ chiedi il mio aiuto?

 

DELLA FRATTURA - Eccomi al dunque! La mia famiglia, che poi tanto sciocca non Ë - mi informa giorni fa che mi ha trovato moglie. Temo alla notizia che vogliano incastrarmi tanto per liquidare la faccenda della vedova. Scopro invece che si tratta di una bellissima ragazza, una cuginetta che ricordavo bambina e la ritrovo deliziosa, nel fiore degli anni - diciotto fra poco - e per di pi˘ ricca da morire! Quindi accetto di corsa e chiedo che si affretti il matrimonio il pi˘ possibile!

 

SAN PALLANO - Vai avanti. Comincio a intuire che cosa vuoi dirmi.

 

DELLA FRATTURA - Il matrimonio Ë fra una settimana. La vedova non sa ancora niente. Ti prego di andare a dirglielo tu. Liberami da questa infame incombenza! A te non costa niente, per me sarebbe una tragedia.

 

DELLA FRATTURA TIRA FUORI UN PACCHETTO DI LETTERE .

 

E riportale tutte quante le sue lettere, chiedendo in cambio, per favore, anche le mie!

 

SAN PALLANO - Ah! Che cosa mi fai fare! Ma pur di vederti sereno, ti accontento. In cambio perÚ voglio essere invitato al matrimonio!

 

DELLA FRATTURA - Sarai mio testimone. Questo Ë inteso!

 

DELLA FRATTURA SI ALLONTANA SALUTANDO FESTOSAMENTE L'AMICO.

 

 

scena terza

 

FUORI SCENA, LA SIGNORA STA CANTICCHIANDO.

 

VOCE DELLA SIGNORA - "L'amour est un oiseau rebelle

Que nul ne peut apprivoiser..."

 

CONTE - Ah! Bizet, la Habanera... Bella voce, la signora!

 

VOCE DELLA SIGNORA - "S'il lui convient de refuser

Rien n'yfait menace ou priËre,

L'un parle bien, l'autre se tait,

Et c'est l'autre que je prÈfËre.

Il n'a rien dit, mais il me plait.

L'amour! L'amour!

L'amour! L'amour!..."

TRASCINATO DALLA MELODIA, IL CONTE CANTICCHIA ANCHE LUI.

 

CONTE - "L'amour est un enfant de BohËme..."

Niente male anch'io...

 

ENTRA LA SIGNORA. SI CREDE SOLA. E' IN VESTAGLIA, A SUO AGIO NEL DESABILLE' CHE NE LASCIA INTRAVVEDERE LE FORME. APPENA SI ACCORGE DEL CONTE, EMETTE UN PICCOLO GRIDO E SI STRINGE AL SENO LE FALDE DELLA VESTAGLIA, COPRENDOLO ALLA MEGLIO.

 

SIGNORA - Ah! Ma chi siete?!

 

IL CONTE SI ALZA IN PIEDI DI SCATTO E FA UN INCHINO.

 

CONTE - Signora, le chiedo scusa, sono costretto a presentarmi da solo. ILl suo domestico Ë andato a fare la spesa e Cristina Ë dalla merciaia, stavo aspettandola per farmi annunciare, ma si vede che sta ancora gi˘...

 

RICONFORTATA, LA SIGNORA RIDE.

 

SIGNORA - Conoscete tutti i movimenti della mia servit˘!... Siete rimasto qui, abbandonato...Vi chiedo scusa anch'io. Con chi ho l'onore di parlare?

 

CONTE - Conte Giovanni di San Pallano.

 

IL CONTE FA UN PERFETTO INCHINO, LA SIGNORA GLI OFFRE LA MANO, CHE LUI BACIA CON STILE IMPECCABILE.

 

SIGNORA - San Pallano...Parente di Giulia di San Pallano?

 

CONTE - Giulia Ë mia sorella.

 

LA SIGNORA DA UN PICCOLO TRILLO DI DELIZIATA MERAVIGLIA.

 

SIGNORA - Eravamo in collegio insieme! Una ragazza deliziosa, un'amica dolcissima! Ah! Quanti anni che non la vedo!...Che cosa fa? Abita a Roma? Oh! Quanto mi piacerebbe rivederla!

 

CONTE - Ha sposato il marchese Paradilla, e fa la mamma, ha due bimbe e un maschietto.

 

SIGNORA - Ahi! Giulia Ë felice. Avrei voluto anch'io, ma il destino mi ha fatto restar sola, dopo appena tre anni dalle nozze...

 

LA SIGNORA SI ASCIUGA UNA LACRIMA, BADANDO A NON SCIUPARE IL TRUCCO.

 

CONTE - Oh! Senza volerlo ho rievocato momenti dolorosi...

 

SIGNORA - Anche il dolore piÚ farci sentir vivi...

 

LO SCRUTA E HA UN PICCOLO GRIDO DI TRIONFO.

 

Ma lei, non andava alle serate della baronessa Tremestieri?

 

CONTE - Ero spesso da lei, soprattutto ai concerti...E anch'io, vedendola, stavo pensando...

 

SIGNORA - Ma sÏ, ci siamo gi‡ incontrati! E allora, visto che siamo vecchi amici, mi dica subito perchÈ Ë venuto qui.

 

LA SIGNORA SIEDE INVITANDO IL CONTE A FARE ALTRETTANTO.

 

CONTE - ( a parte)

Questa non ci voleva. "Vecchi amici"... Affrontare il discorso Ë ancora pi˘ difficile.

 

SIGNORA - Mi dica, dunque. Spero si tratti di una lieta sorpresa.

 

CONTE - Mio dio, signora...non so come iniziare...Una sorpresa...bËh, credo proprio di sÏ.

 

SIGNORA - Ma parli, s˘; come posso indovinare? Avanti, sono qui per ascoltarla.

 

IL CONTE SPARA D'UN FIATO LA FRASE INTRODUTTIVA.

 

CONTE - Vengo da parte di lui.

 

SIGNORA - Ah! Dio mio! E' malato?

 

CONTE - No...

 

SIGNORA - Partito?

 

CONTE - No...

 

SIGNORA - Ferito in duello? Rovinato al gioco?

 

CONTE - Ma no, signora, no!... La cosa Ë pi˘ grave.

 

SIGNORA - Ah! E' morto Ë morto! Povero amore mio!

 

CONTE - Signora! Mi consente di parlare?

 

SIGNORA - Lei mi fa morire! Io "devo" sapere come sta!

 

CONTE - Sta benissimo.

 

SIGNORA - Allora non capisco pi˘ niente...

 

CONTE - Il mio compito Ë ingrato...Meglio arrivare al punto. Signora, il nostro amico si sposa. Tutto qui.

 

LA SIGNORA RIMANE IMMOBILE; PARE CHE NON RESPIRI. IL SIGNORE LE SOLLEVA LIEVEMENTE UNA MANO PER VEDERE SE E' SVENUTA; LEI A QUEL CONTATTO SI RISVEGLIA AGGRAPPANDOSI ALLA MANO DI LUI E TORMENTADOLA NELL'IMPETO DELLO SDEGNO E DEL DOLORE.

 

SIGNORA - Oh!...Ah!... Avrei preferito saperlo morto.

 

IL CONTE CERCA DI LIBERARSI DALLA STRETTA DELLA SIGNORA CON IL MAGGIOR GARBO POSSIBILE, MORMORANDO TRA SE' E SE'.

 

CONTE - Un pensiero affettuoso!

 

SIGNORA - Com'Ë fragile l' esistenza di noi donne sole!...NÈ sposate nÈ ragazze, alla mercË di chiunque voglia prendersi gioco di noi...Ci illudiamo, dietro un sentimento che crediamo vero, crediamo ancora che la vita ci sorrida...e allora ci consacriamo anima e corpo all'uomo che ci ha fatto godere di nuovo le gioie dell'amore...dopo la solitudine del lutto...E invece lui ha voluto soltanto divertirsi, e quando trova una sistemazione comoda e vantaggiosa, per darci la notizia cerca un amico: tutto finisce qui, per lui. E per noi: neppure una scenata possiamo fare, non ne abbiamo il diritto, in questa societ‡!

 

CONTE - Ma signora, non dica cosÏ...

 

SIGNORA - Oh, conte, non cerchi di consolarmi. Il mondo Ë ignobile.Un uomo abbandona una ragazza: subito tutti quanti lo giudicano un corruttore, perde la stima della gente onesta e dovr‡ riparare con il matrimonio se non vuole essere cancellato dalla cerchia delle persone perbene. Se un uomo si mette con una puttana...

 

CONTE - Ma signora!...Non l'ha mai considerata in questo modo!...

 

SIGNORA - Conte, non facevo il caso mio; parlavo delle donne che si pagano: lasci, ma paghi, e la cosa finisce lÏ. Ma noi!, le vedove... La gente arriva a ridere delle vedove! E qualcuno dice perfino : "Ben le sta! Ha tradito suo marito che la voleva tutta per sÈ; dalla tomba lui si Ë vendicato facendola abbandonare da quell'altro!"...

 

CONTE - Signora, un gentiluomo non penser‡ mai in un modo cosÏ privo di umanit‡. Compianger‡, anzi, una signora che ha avuto la disgrazia di non veder considerati i propri sentimenti...

 

SIGNORA - Gran cosa questa del compianto! Le giuro, conte, che saprÚ impedire queste nozze! In tutti i modi!

 

CONTE - Eh no! Non lo far‡! Che lei abbia ragione sul piano dei sentimenti non impedisce poi che un uomo possa sposarsi se ha deciso di cambiare direzione alla sua vita!

 

SIGNORA - Io farÚ in modo che non ci riesca! ArriverÚ allo scandalo! Tanto, che possono farmi? Pi˘ che questo dolore...

 

SI TORCE LE MANI IN PREDA AD UNA CRISI ISTERICA.

 

CONTE - Signora, si calmi. E' addolorata, si capisce. La notizia che ho avuto l'ingrato compito di comunicarle, l'ha ferita...Le chiedo scusa per non aver trovato un modo meno doloroso per dargliela...Vedr‡ vedr‡...Trover‡ presto chi cercher‡ di renderle lontana questa pena, con altre gioie...

 

SIGNORA - Ma sa che lei Ë un bell'impertinente?

 

CONTE - Signora, se avessi saputo quant'era attraente la sua graziosa personcina, forse questo incarico non l'avrei accettato...

 

SIGNORA - Per carit‡, conte, non dica sciocchezze. Se sapesse cosa mi sento dentro il cuore...

 

LA SIGNORA AFFERRA UNA MANO DEL CONTE E SE LA APPOGGIA AL SENO, DALLA PARTE DEL CUORE.

 

Sente? Non batte pi˘...Poi corre, corre a precipizio...e poi...

 

CONTE - SÏ, Ë il turbamento. Capisco, e le sono vicino.

 

SIGNORA - Lei non puÚ neppure immaginare quante speranze avevo riposto in questo amore...

 

CONTE - Me l'immagino.

 

SIGNORA - Io non esco mai di casa. Dopo la morte del mio povero marito avevo cancellato ogni impegno mondano...Poche eccezioni, si capisce, per tenere i contatti necessari...Villa Borghese...le corse...qualche prima...cinque o sei balli che non posso disertare...il tË della beneficenza, le lotterie delle Dame della carit‡...un mese al mare - a Venezia, naturalmente -...un mese a Nizza...niente, non faccio niente se toglie queste cose, di dovere e non altro...Vivo come una monaca. E ricevo pochissimo. La mia vita soltanto per lui. E adesso? Sola. Completamente sola.

 

CONTE - Baster‡ che lei lo voglia, e avr‡ fin troppa gente intorno a sÈ.

 

SIGNORA - Se non morirÚ prima di dolore.

 

SI ASCIUGA UNA LACRIMA.

 

E con chi si sposa?

 

CONTE - Con una cugina...

 

SIGNORA - I nobili fanno spesso cosÏ. E' graziosa?

 

CONTE - Eh, sa...CosÏ cosÏ.

 

SIGNORA - Sar‡ ricca.

 

CONTE - Appunto. Altrimenti perchÈ?...

 

SIGNORA - Dunque lui non le vuole bene?!

 

CONTE - Ma no davvero!

 

SIGNORA - Allora Ë pi˘ spregevole di quanto avrei potuto immaginare. Se almeno l'amasse...Mi lascia per un po' di denaro!

 

CONTE - Signora, sono centocinquantamila scudi e una villa con tenuta!

 

SIGNORA - Che importa la quantit‡?

 

CONTE - Era pieno di debiti. Spendeva pi˘ di quanto potesse permettersi...

 

SIGNORA - Qui ha avuto sempre tutto quanto desiderava. Capirete, mio marito mi ha lasciata ricca e io non avevo che lui. Ma certo, adesso puÚ mettere le mani sulla dote della cugina, e il patrimonio resta dentro la famiglia. I suoi mi odiano, la mossa Ë stata sicuramente loro; per accontentare la loro avidit‡, il mio povero caro ha accondisceso a questo matrimonio, cosÏ umiliante per lui...che non la ama, come lei mi ha detto a chiare lettere.

 

CONTE - Mah!, signora, io poi non posso dire veramente...

 

LA SIGNORA LANCIA UN GRIDO .

 

SIGNORA - Allora la ama! Lei ha cercato di nascondermi una realt‡ cosÏ amara...La verit‡ Ë che lui la ama! Ah!, come sono disgraziata! Vorrei morire morire morire!!!

 

LA SIGNORA SINGHIOZZA. IL CONTE PASSEGGIA IMBARAZZATO, MORMORANDO TRA SE' E SE'.

 

CONTE - Uh! SChe idiota. Non dovevo accettare di venire qui. Della Frattura poteva sbrogliarsela da solo. In fondo Ë lui ad aver combinato tutto questo pasticcio, e invece se ne star‡ beatamente al circolo, ad annunciare a tutti quanti che sposer‡ la sua ricca e bella cugina!

 

TRA I SINGHIOZZI LA SIGNORA SI E' SBOTTONATA UN POCO LA VESTAGLIA APRENDOLA SUL SENO; AGITA NELL'ARIA UNA MANO INGIOIELLATA PER FARSI VENTO. IL CONTE AFFERRA QUELLA MANO, CONTINUANDO A PARLARE TRA SE' E SE'.

 

Mentre poi questa vedova non Ë nÈ vecchia nÈ brutta, e deve essere anche ricca, a giudicare dai gioielli che porta fin dalla mattina...

 

LA MANO DELLA SIGNORA PALPITA TRA QUELLE DEL CONTE.

 

SIGNORA - Vorrei morire morire morire!... Aria!...Le lacrime mi soffocano...Conte...Mi aiuti!...

 

IL CONTE LE BACIA LA MANO CHE HA CONTINUATO A TENERE FRA LE SUE; MENTRE LA SIGNORA SMANIA, PROSEGUE A PARLARE TRA SE'.

 

E che profumo...

 

FINALMENTE SI RIVOLGE ALLA SIGNORA.

 

Siete bellissima con questi occhi lucenti!...Il pianto vi fa ancora pi˘ bambina...

 

LA SIGNORA RIDE TRA LE LACRIME.

 

CONTE - Ecco, state un po' meglio..."Non ci son dolori eterni, non ci sono eterni amori...".

 

LA SIGNORA SI TIRA UN PO' SU E SORRIDE CON UN SOSPIRO.

 

SIGNORA - Eh!, la vita....Forse Ë vero. Niente Ë eterno, purtroppo.

 

CONTE - Purtroppo, o per fortuna. Mi perdoni se non sono stato cauto nel compiere quello che mi ero assunto come un dovere verso un amico, e che adesso considero un'occasione meravigliosa, perchÈ mi ha offerto la possibilit‡ di incontrarla...

 

SIGNORA - Oh!, lei sÏ che Ë un gentiluomo...Non ce l'ho affatto con lei...Anzi!

 

IL CONTE ESTRAE DALLA GIACCA IL PACCO DELLE LETTERE.

 

CONTE - Ancora per un attimo devo riaprire una ferita, che vorrei aiutare a chiudere. Queste sono le sue lettere.

 

LA SIGNORA AFFERRA IL PACCO CON UN BREVE GRIDO TRA IL RIMPIANTO E LA TRISTEZZA.

 

SIGNORA - Quante illusioni in queste parole!...E sogni, e progetti! Quanti dolci pensieri, sprecati...

 

I RICORDI SOFFOCANO LA SIGNORA, IN PIANTO. IL PACCO DELLE LETTERE FINISCE A TERRA, E LE LETTERE SI SPARPAGLIANO.

 

CONTE - Ma via signora, coraggio!

 

LA SIGNORA SINGHIOZZA.

 

SIGNORA - Sento che ne morrÚ...

 

CONTE - Ma no ma no, non dica cosÏ...Vedr‡...Vedr‡...

 

LA SIGNORA PARE SUL PUNTO DI SVENIRE. IL CONTE LA SORREGGE, LEI VI SI AGGRAPPA, LUI LA TIENE FRA LE BRACCIA, LEI GLI PIANGE SUL COLLO. CONQUISTATO DALLA POSIZIONE FAVOREVOLE, IL CONTE SUSSURRA ALLA SIGNORA PAROLE DI CONFORTO E FINISCE PER BACIARLA, DAPPRIMA CON DELICATI BACETTI, POI CON CRESCENTE INTENSITA'. LA SIGNORA PIANGE SEMPRE PIU' SOMMESSAMENTE. IL CONTE E' ORMAI PREDA DI UNA ATTRAZIONE SENSUALE.

 

SIGNORA - Conte, lei sta approfittando del mio dolore.

 

CONTE - E' in collera con me?

 

LA SIGNORA SOSPIRA E TACE.

 

CONTE - Tutte le sue lettere sono sparse a terra...

 

SIGNORA - Che m'importa ormai di averle?

 

IL CONTE NE RACCOGLIE QUALCUNA E GLIELE PORGE, MA LA SIGNORA LE RESPINGE.

 

Ingenuit‡ di una donna che si credeva amata...

 

CONTE - E che merita d'essere adorata.

 

SIGNORA - Lei crede che possa ancora sperare nell'amore?

 

CONTE - Quando ci rivediamo?

 

SIGNORA - Quando vuole...

 

CONTE - Allora posso annunciare un trattato di pace?

 

SIGNORA - No, un trattato d'oblÏo.

 

CONTE - CosÏ bisogna dire. I Della Frattura saranno felici.

 

SIGNORA - I Della Frattura? Chi sono i Della Frattura?

 

CONTE - I parenti di Gigi.

 

SIGNORA - Di quale Gigi?

 

CONTE - Ma benissimo! "Di quale Gigi?"

 

SIGNORA - Uhm! Gigi! E chi lo conosce?

 

CONTE - Questo Ë degno di una signora di spirito. Non soltanto dimentica il traditore, ma arriva ad ignorarlo, come se mai lo avesse incontrato! Credo anch'io che sia la miglior vendetta. E pensare che Gigi temeva una tragedia...lo farÚ morire di rabbia.

 

SIGNORA - Ma io non la capisco...

 

RACCOGLIE QUALCHE LETTERA DA TERRA, NE SCORRE LA SCRITTURA.

 

Queste lettere non sono mie...

 

CONTE - Non sono sue? Lei non Ë la signora Noriac?

 

SIGNORA - No, conte. Al piano di sopra!

3 - IL SORRISO INDECIFRABILE

 

personaggi

 

IL GIOVANE UFFICIALE, BELLO ED ELEGANTE

 

IL SIGNORE DISTINTO, CON GUANTI, BASTONE E CAPPELLO

 

LA BELLA SIGNORA CON LA VELETTA

 

 

 

UNO SCOMPARTIMENTO DI PRIMA CLASSE.

 

______________________________________

 

DOPO UN FISCHIO DI PARTENZA, IL RUMORE DEL TRENO IN MOVIMENTO FARA' DA SFONDO AL DIALOGO.

ENTRA UN GIOVANE UFFICIALE, BELLO ED ELEGANTE.

DIETRO DI LUI SI AFFACCIA UN SIGNORE DISTINTO, CON GUANTI, BASTONE E CAPPELLO.

 

UFFICIALE - Possiamo fermarci qui, lo scompartimento Ë tutto per noi.

 

SIGNORE DISTINTO - Speriamo che non venga pi˘ nessuno, potremo fare quattro chiacchiere in confidenza. Ne avrai da raccontarmi!, un ufficiale attira le donne molto pi˘ di un borghese.

 

UFFICIALE - Un borghese come te, le attira quanto e pi˘ di un ufficiale.

 

SIGNORE DISTINTO - Insomma, da raccontarci ne avremo tutti e due.

 

RIDONO PREGUSTANDO LO SCAMBIO DELLE PICCANTI CONFIDENZE.

UNA BELLA SIGNORA ELEGANTE, CON LA VELETTA, SI AFFACCIA ALLO SCOMPARTIMENTO. CON UN LEGGERO SORRISO SENZA SGUARDO SI RIVOLGE AI DUE, CHE NON POSSONO FARE A MENO DI INCHINARSI, POI APPOGGIA LA MANTELLA SUL SEDILE ACCANTO AL SIGNORE DISTINTO E SIEDE NEL SEDILE DISTANTE. L'UFFICIALE E' SEDUTO IN FACCIA AL SIGNORE DISTINTO; SOPRA LA MANTELLA APPOGGIA UN GIORNALE, IL "TIMES", DI CUI SI LEGGE BEN CHIARA L'INTESTAZIONE INGLESE.

L'UFFICIALE E IL SIGNORE DISTINTO SI SCAMBIANO UNO SGUARDO TRA IL RASSEGNATO E IL COMPIACIUTO.

 

UFFICIALE - Eh!, pazienza...

 

IL SIGNORE DISTINTO SI RIVOLGE ALL'UFFICIALE SOTTOVOCE PER NON FARSI SENTIRE DALLA SIGNORA, CHE STA SISTEMANDO MANTELLA E BORSA. IL DIALOGO TRA I DUE NON E' INTESO DALLA SIGNORA.

 

SIGNORE DISTINTO - Chiss‡ che non ne nasca qualche cosa...

 

UFFICIALE - Eh...Bella donnina!...Ma seria, a giudicare dal modo di vestire...

 

SIGNORE DISTINTO - E di guardare...

 

UFFICIALE - Occhi bassi...pudichi...Vedremo di farglieli rialzare...

 

NEL SITEMARE LA MANTELLA, LA SIGNORA FA CADERE UN GUANTO. L'UFFICIALE LO RACCOGLIE; PORGENDOGLIELO, SFIORA LA MANO DELLA SIGNORA; UN LEGGERO SORRISO SFIORA LA SUA BOCCA IN UN MUTO RINGRAZIAMENTO. LA SIGNORA RIPONE IL GUANTO E PRENDE IL TIMES.

 

UFFICIALE - Hai visto! C'Ë gi‡ stata un'occasione...

 

SIGNORE DISTINTO - ...insperata, e tu subito ne hai approfittato. Hai visto, legge il Times...Ho un'idea!

 

UFFICIALE - Presto, dimmela!

 

SIGNORE DISTINTO - Parliamo inglese tra noi! Potremo dire quello che ci piacer‡, facendo finta di non sapere che lei capisce...e lei a sua volta potr‡ fingere di non intendere...

 

UFFICIALE - Vedremo se ci sta! Spero che lascerai a me di sperimentare la tua idea...

 

SIGNORE - E' nelle tue corde naturali...

 

UFFICIALE - E poi, tu sai che ho una nuova "garÁonniËre...

 

L'UFFICIALE SI RIVOLGE AL PUBBLICO.

 

Da questo momento il mio amico ed io parleremo inglese. Siccome non capireste tutti, voi del pubblico, faremo soltanto finta di parlare inglese...

 

LA BELLA SIGNORA A SUA VOLTA SI RIVOLGE AL PUBBLICO.

 

SIGNORA - E a mia volta io fingerÚ di ascoltare la loro conversazione, in inglese.

 

SIGNORE DISTINTO - Quanto tempo rimarrai nella guarnigione in cui ti trovi adesso?

 

SIGNORE DISTINTO - Due anni!

 

UFFICIALE - Ma farai delle scappate! Non posso immaginarti lontano dalle donne.

 

UFFICIALE - SÏ, ne ho avute... Ma sempre troppo frivole, troppo libere e sfrenate. E' di una vera donna che adesso vorrei innamorarmi. CosÏ mi sono organizzato un appartamentino che piacerebbe molto a una signora...

 

FA UNA PAUSA. LA SIGNORA ALZA GLI OCCHI DAL GIORNALE E GLI SORRIDE. L'UFFICIALE SI RIVOLGE AL PUBBLICO.

 

UFFICIALE - Ogni tanto mi verr‡ qualche pensiero che non esprimerei a parole; ma per farmi intendere da voi, pubblico, userÚ le parole.

"E' veramente adorabile, quando sorride. Che denti! Che labbra! E il sorriso, non c'Ë dubbio, era rivolto proprio a me!".

 

SIGNORE DISTINTO - Un appartamentino, hai detto.

 

UFFICIALE - SÏ, e davanti un bel giardino...Fiori, piante, e una cert'aria antica, molto romantica. Una bella donna potrebbe venirci senza dar nell'occhio...

 

SIGNORE DISTINTO - Capisco. E, ci vai spesso, in questo paradiso?

 

UFFICIALE - Ci vado per contemplare un paradiso vuoto. Sperando di riempirlo con una voce argentina, appena incontrerÚ la bella dama che il destino mi far‡ incontrare, se non l'ho gi‡ incontrata...

 

ALZA IL TONO NEL PRONUNCIARE LE ULTIME PAROLE, E FA UNA PAUSA. LA SIGNORA ALZA GLI OCCHI DAL GIORNALE E TROVANDOSI DI FRONTE IL VISO DELL'UFFICIALE CHE SORRIDE, LO RICAMBIA LIEVMENTE; POI SI IMMERGE DI NUOVO NEL GIORNALE, DI CUI VA VOLTANDO LE PAGINE.

 

UFFICIALE - " Anche adesso mi ha sorriso. InsisterÚ nella descrizione della garÁonniËre; Ë una creatura timida, devo rassicurarla per tutto quanto trover‡".

 

SIGNORE DISTINTO - Descrivimi questo tuo "paradiso vuoto".

 

UFFICIALE - Mi darai il tuo giudizio, di queste cose tu te ne intendi...

 

IL SIGNORE DISTINTO FA UNA RISATINA COMPIACIUTA.

 

La mia camera Ë moderna, piena di comodit‡ e di cosucce carine. Intorno al letto ho fatto mettere delle cortine di velluto; quando sono chiuse ti senti come dentro una fortezza, ma dentro Ë tutto di seta rosata, puoi rialzare le tende di lato con un cordone dorato, se vuoi sporgerti di nuovo nel mondo...

 

SIGNORE DISTINTO - Prima della camera da letto ci sar‡ qualche altra stanzetta...L'entrata al paradiso non sar‡ cosÏ brusca!

 

UFFICIALE - Dal giardino si entra nel "boudoir", tutto di seta a fiori...come se le piante vive diventassero quel luccicchÏo sulle pareti...La parete di fondo Ë uno specchio, e davanti c'Ë un divano ampio, morbido, accogliente...una vera delizia. Ci passeresti ore a sussurrare cosine tenere a una donna, per vincerla a poco a poco...

 

L'UFFICIALE ALZA IL TONO SULLE ULTIME PAROLE E FA UNA PAUSA. LA SIGNORASOLLEVA IL CAPO E INCONTRA LO SGUARDO DELL'UFFICIALE CHE SUBITO LE SORRIDE; LA SIGNORA RICAMBIA APPENA IL SORRISO E SI IMMERGE DI NUOVO NEL GIORNALE.

 

UFFICIALE - "Non c'Ë dubbio: sta innamorandosi di me; le descrizioni della garÁonniËre la attraggono; non osa mostrarlo apertamente; ma il suo sorriso Ë il segno indecifrabile dell'inizio della nostra passione".

 

SIGNORE DISTINTO - Mi sta venendo la tentazione di vederlo, questo tuo paradiso.

 

UFFICIALE - Ti inviterÚ senz'altro. Ora poi che Ë cosÏ vuoto, che il suo angelo non Ë ancora entrato a prenderne possesso...puoi venire quando vuoi.

 

SIGNORE DISTINTO- Da un momento all'altro il miracolo puÚ verificarsi.

 

UFFICIALE - L‡, ci si sente lontani dal mondo. Ti stendi sulle pelli d'orso del divano...Le piante ondeggiano, scosse da una brezza leggera...In due, l'oblÏo sarebbe dolcissimo...

 

LA SIGNOR ALZA GLI OCCHI SULL' UFFICIALE TENENDOLI FISSI IN QUELLI DI LUI MENTRE DA' PAROLE AL SUO PENSIERO.

 

UFFICIALE - "Mi guarda!...Non perde una sillaba delle mie parole...Oh! E' bellissima!".

 

IL VOLTO DELL'UFFICIALE E' ILLUMINATO DALLA PASSIONE. LA SIGNORA LO INTUISCE E RIABBASSA GLI OCCHI AL GIORNALE SFOGLIANDO VELOCEMENTE PARECCHIE PAGINE.

 

SIGNORE DISTINTO - Che altro c'Ë nel tuo appartamento?

 

UFFICIALE - Un gran salone, ma ci sto di rado. Sarebbe adatto per un ballo, una bella festa...Ma se la casa Ë vuota, come pensare ad un ricevimento? Mancava invece il gabinetto dal "toilette", ed io l'ho fatto mettere. Le nostre nonne avevano ben poca cura della loro persona, almeno a giudicare da quelle catinelle a forma di barchetta... che servivano per ogni necessit‡...La "toilette" l'ho fatta sistemare nella serra; sulla finestretta c'Ë una tenda leggera, di seta, rosso baccar‡...Sfiorando un corpo femminile, la luce riverbera dandogli una trasparenza alabastrina, come di neve baciata dall'aurora...

 

SIGNORE DISTINTO - Tutto per la donna, nella tua casetta!

 

UFFICIALE - Tutto!

 

LANCIA UNO SGUARDO ARDENTE ALLA SIGNORA CHE VOLTANDO UNA PAGINA LO COGLIE E RICAMBIA CON UN LEGGERO CENNO DEL CAPO.

 

UFFICIALE - " Mi ha mandato un "sÏ"! Un "sÏ" attraverso quel moto impercettibile del capo!...Ma io l'ho afferrato, e come non avrei potuto?!"

 

SIGNORE DISTINTO- Con le tue descrizioni mi stai mettendo un tale desiderio...

 

UFFICIALE - Poi c'Ë una piccola "duchesse", perchÈ una donna possa ripettinarsi, quando ne avesse bisogno...

 

SIGNORE DISTINTO- "Dopo"...

 

UFFICIALE - "Dopo". E lÏ, allineati sopra il marmo rosato, pieno di delicate venature come il braccio ardente di chi ama, ci sono tutti i pettinini, le spazzole, le scatole di tartaruga bionda, per la cipria, il talco, le fiale di cristallo e d'argento... i flaconi con i profumi pi˘ esotici ed eccitanti, se mai la bella dama volesse bagnarsi le dolcissime membra...

 

SIGNORE DISTINTO - Ma tu, una donna, sai pettinarla?

 

UFFICIALE - No. Soltanto baciarla sulle spalle, sul collo, sulla nuca, mentre sta pettinandosi lei...

 

ECCITATO DAL SUO RACCONTO, L'UFFICIALE NON PERDE DI VISTA LA SIGNORA, CHE APPARE INCURIOSITA DA QUEI TONI APPASSIONATI.

 

UFFICIALE - "Non mi pare per niente scandalizzata; continua a guardarmi! Senza dubbio l'appartamento la seduce. E la seduce soprattutto che sia io ad esserne il padrone...Bisogna assolutamente che io ce la conduca. Ma come fare per.."

 

UN LUNGO FISCHIO DEL TRENO, CHE SI FERMA CON LO STRIDIO DEI FRENI. LA SIGNORA SI ALZA DAL SUO POSTO, INDOSSA LA MANTELLA E PRENDE BORSA E GIORNALE, POI CON UN GARBATO E MUTO CENNO DI SALUTO ESCE DALLO SCOMPARTIMENTO. L'UFFICIALE FA PER SEGUIRLA, MA DOPO POCHI PASSI SI BLOCCA, TRATTENUTO DALLA FRASE PRONUNCIATA DALLA SIGNORA FUORI SCENA.

 

VOCE DELLA SIGNORA FUORI SCENA - SÏ caro, tutto bene. Ma che idea mandarmi il Times! PerchË hai scelto proprio un giornale inglese? Lo sai che di inglese io non capisco una parola!

 

 

 

4 - UNA FESTA A SORPRESA

 

personaggi

 

LA MARCHESA ELENA SEGNI-CONDORELLI, UN BELLA SIGNORA

 

CLORINDA, SUA FIGLIA, UNA RAGAZZA ANCORA ACERBA

 

LA BARONESSA DI COLLEMAGGIO, UNA PADRONA DI CASA MISTERIOSA.

 

 

 

UN ELEGANTE SALOTTO BORGHESE.

 

_______________________________

 

 

scena prima

 

LA MARCHESA ELENA SEGNI-CONDORELLI TIENE IN MANO UNA BUSTA; LA ANNUSA.

 

MARCHESA - Uhm! Profumo forte...troppo, per una vera signora. E che dimensioni! Un manifesto, ci sar‡ dentro...a giudicare dalla busta...

 

RIGIRA LA BUSTA FRA LE MANI.

 

Una moglie deve rispettare il segreto delle lettere indirizzate al marito...Ma questa Ë una busta aperta...

 

CON UN GRIDO DI SODDISFAZIONE ESTRAE UN CARTONCINO.

 

....con un cartoncino d'invito! Nessun segreto quindi. Sar‡ un rinfresco...una serata con un concertino...da una di queste nuove arrivate...magari dal Piemonte...

 

ANNUSA IL CARTONCINO.

 

Deve averci gettato sopra il bottiglione di colonia per il bagno!...Eh!, nobilt‡ nuova, nobilt‡ buzzurra. Mio marito si diverte a frequentare quegli ambienti. Le padrone, dame che fino a ieri erano delle bottegaie: e lui si eccita! Il Re "buono" d‡ titoli a tutti, purchÈ gli portino soldi; gente padrona di industrie, di vigneti, fonti di ricchezza molto pi˘ di noi, nobili antichi... Lo invitano; lui ci va, ma a queste feste non mi porta; pensa che non siano all'altezza del nostro rango. " Anche stasera devo andarci, Elena!", ripete sospirando, poveretto. "Ma abbiamo una figlia da sposare - rispondo tante volte -, non voglio darla a un nobile spiantato!". E poi, se i genitori sono gente volgare, i figli si saranno gi‡ affinati....

 

LEGGE IL CARTONCINO.

 

"La baronessa Olga di Collemaggio ha l'onore di invitare il signor marchese Condorelli..."

 

RIDE SARCASTICA.

 

Cafona, la baronessa: "il signor marchese", scrive!... "il signor marchese Condorelli a passare in casa sua la serata di martedÏ 15 giugno. Nove nove, nove nove, via Milazzo".

 

RIPONE CON CURA IL BIGLIETTO NELLA BUSTA, FACENDOVELO RIENTRARE PERFETTAMENTE, COME SE NON NE FOSSE MAI USCITO.

 

Uhm! Mai sentite, baronesse di Collemaggio; sar‡ una pariolina piemontese, o fiorentina... Comunque voglio vedere se questa donna puÚ servire ai miei scopi; e muovermi di nascosto, mio marito non sarebbe d'accordo.

 

CHIAMA.

 

Clorinda! Vieni dalla mamma!

 

ENTRA CLORINDA, JEUNE "FILLE EN FLEUR".

 

Dobbiamo preparare una bella sorpresa!

 

CLORINDA - Una sorpresa? E per chi?

 

MARCHESA - Una sorpresa "a chi", devi dire. La risposta Ë "A tuo padre". Stasera andremo ad una festa...

 

CLORINDA LANCIA UN GRIDO SELVAGGIO DI GIOIA E IMPROVVISA UNA DANZA PRIMITIVA, ABBRACCIANDOSI DA SOLA.

 

CLORINDA - Una festa! SÏ sÏ che bello! Voglio ballare! Abbracciare un bel ragazzo!...

 

MARCHESA - Proprio per questo ti ci voglio portare. Se aspettiamo tuo padre, mi diventi zitella. I padri sono sempre innamorati delle figlie e vorrebbero che non si sposassero mai...

 

CLORINDA - Invece la mia mammina buona vuole che mi trovi un maritino bello, ricco e titolato!

 

MARCHESA - SÏ, figlia mia, proprio cosÏ. E quando sarai sposata ce ne andremo in giro per negozi a comperare tante cose belle, e poi alle prime, ai concerti, alle mostre...Insomma, ci divertiremo.

 

CLORINDA - Ci sar‡ poi anche lui...

 

MARCHESA - Lui chi?

 

CLORINDA - Mio marito. Vorr‡ vedermi, qualche volta.

 

MARCHESA - Ti vedr‡ ti vedr‡, starete insieme finchË non ti sar‡ venuto a noia. Poi tornerai dalla tua mamma; perÚ sarai diventata una signora, libera di andare e venire!... Ma non corriamo troppo. Per adesso fermiamoci alla festa. E' arrivato un invito per tuo padre. E ci andremo anche noi.

 

CLORINDA - Senza dirglielo?

 

MARCHESA - Senza dirglielo. In questo consiste la sorpresa. Prima di andare in studio, stamattina, mi ha detto che andr‡ a cena con dei colleghi, naturalmente al suo circolo per soli uomini.

 

CLORINDA - Metto l'abito a fiori?

 

MARCHESA - Benissimo. E' il pi˘ adatto.

 

CLORINDA ESCE DI SCENA MENTRE LA MADRE LE GRIDA DIETRO.

 

Prendi il mio ultimo da sera! Dobbiamo fare la massima figura!

 

CLORINDA TORNA CON L'ABITO A FIORI E CON UN ABITO PER LA MADRE. LE DUE DONNE SI VESTONO MENTRE CONTINUANO A PARLARE.

 

Mi par giusto mettermi un po' su. Sono una madre, ma anche una donna. E il casato, non deve sfigurare. E poi, non mi dispiace farmi corteggiare...

 

LE DUE DONNE ORMAI VESTITE DA SERA ESCONO DI SCENA.

 

scena seconda

 

LA MARCHESA E CLORINDA ESCONO DAVANTI AL SIPARIO.

 

MARCHESA - Bel palazzo, anche se un po' volgare. Pomposo, da gente ricca, senza tradizioni. Tutto nuovo, insomma.

 

FUORI SCENA, ALCUNE RISATE FEMMINILI PIUTTOSTO CARICATE.

 

La festa Ë gi‡ iniziata... Chiss‡ perchÈ la cameriera ci ha fatto entrare qui, invece di annunciarci....

 

CLORINDA - Sar‡ un'usanza nuova.

 

MARCHESA - Speriamo che si sbrighino. Sono curiosa di vedere com'Ë, questa "baronessa di Collemaggio".

 

ENTRA UNA SIGNORA MOLTO TRUCCATA, VESTITA IN MODO VISTOSO.

 

BARONESSA - Desiderava parlare con me, signora?

 

MARCHESA - La baronessa di Collemaggio?

 

LA BARONESSA ESPLODE IN UNA RISATA ECCESSIVA.

 

BARONESSA - Sono io!

 

LA MARCHESA INDICA LA FIGLIA .

 

MARCHESA - Sono venuta con mia figlia...

 

CLORINDA FA UN LEGGERO INCHINO. LA BARONESSA RIDACCHIA CON UN'INTONAZIONE DI INVADENTE CONFIDENZA.

 

BARONESSA - Molto graziosa. CosÏ giovane, poi...

 

MARCHESA - E' la prima volta, si puÚ dire, che si affaccia "nel mondo"...

 

BARONESSA - Oh! Povera piccina! Purtroppo ormai dovr‡ affrontarlo...

 

MARCHESA - Certo, anche lei. Come sua madre...ai miei tempi, Ë chiaro. Come la baronessa, certamente.

 

BARONESSA - Eh! BËh; sono tanti anni ormai. Mi fa piacere che anche lei, signora...insomma...non sia nuova del "mondo".

 

LA MARCHESA RIDE SIGNORILMENTE.

 

MARCHESA - Il "mondo" Ë sempre stato la mia vita. Mi son tirata da parte per qualche anno, giusto quando Clorinda era bambina...

 

BARONESSA - Si chiama Clorinda questa bella piccina?

 

MARCHESA - Certo, come la nonna.

 

BARONESSA - Bisogner‡ cambiarle nome. Qualcosa di pi˘ esotico, un po' conturbante...Fucsia! E' perfetto.

 

CLORINDA RIDE FACENDO UNA PIROETTA E BATTENDO LE MANI.

 

CLORINDA - Fucsia! Che buffo!

 

CONTRAFFA' LA VOCE CON TONO BARITONALE.

 

"Come vi chiamate?"

 

RIPRENDE LA VOCE FEMMINILE, SOTTILE E INGENUA.

 

"Oh! Mi chiamo Fucsia, signore!" Ah! Ah! Ah!

 

LA MARCHESA LE SI RIVOLGE CON TONO IMPERIOSO.

 

MARCHESA - Zitta un momento, "Clorinda"!

 

CON UN TONO GLACIALMENTE CORTESE, VENATO DI UN CERTO NERVOSISMO, SI RIVOLGE POI ALLA BARONESSA.

 

Nella nostra casata "Fucsia" non appare. PerchË "Fucsia" ?

 

LA BARONESSA NON SI E' RESA CONTO DEL CAMBIAMENTO DI TONO DELLA MARCHESA, PRESA NEL VALUTARE L'ASPETTO DI CLORINDA.

 

BARONESSA - E' l'uso. Ma per ora ha poca importanza. Piuttosto, pensiamo a come presentarla.

 

LA MARCHESA RASSICURATA RIPRENDE UN TONO DI CORDIALITA'.

 

MARCHESA - Volentieri. Il salone dov'Ë?

 

BARONESSA - Piano! Non si entra mica cosÏ, subito!... Ci sono delle formalit‡...

 

MARCHESA - Che formalit‡?

 

LA BARONESSA OSSERVA CON PIU' ATTENZIONE LA MARCHESA E SUA FIGLIA; UN DUBBIO LE ATTRAVERSA LA MENTE.

 

BARONESSA - Ma, signora, mi dica: come Ë arrivata qui?

 

MARCHESA - Con il mio landau.

 

LA BARONESSA TRASALE.

 

BARONESSA - Il "suo landau"? Ma chi, chi le ha dato questo indirizzo?

 

MARCHESA - Dio mio! Ho trovato un invito per mio marito...un invito a questa "soirÈe", e volevo fargli una sorpresa, venendo anch'io, con la piccola Clorinda...

 

LA BARONESSA SI TORCE LE MANI IN PREDA A FORTE AGITAZIONE. LE PAROLE LE ESCONO IN UN TONO DI CRESCENTE IMBARAZZO.

 

BARONESSA - Esca! Esca subito, per carit‡! Salga subito in carrozza e non si faccia vedere da nessuno!

 

SOSPINGE LE DUE DONNE FUORI, CON VIOLENZA.

 

E copra il viso alla signorina!...che qualche signore cliente della casa non debba magari riconoscervi!...

 

 

SECONDO TEMPO

 

 

1 - COMMEMORAZIONE

 

personaggi

 

ANDREA CALCARIOLA, AUTORE DI TEATRO

 

GIULIA TUSSIO, UN TEMPO SUA AMANTE

 

 

 

UNA STRADA DI CITTA'

 

_____________________

 

 

PROVENENDO L'UNO DA UNA PARTE E L'ALTRA DALL'ALTRA DEL PALCOSCENICO, COME ANDANDO PER UNA STRADA DAVANTI AL SIPARIO, I DUE SI INCROCIANO, CONTINUANDO POI AD ANDARE CIASCUNO NELLA SUA DIREZIONE. MA DOPO ESSERSI SORPASSATI E GUARDATI SENZA RICONOSCERSI, SI RIVOLTANO E SI CORRONO INCONTRO. GIULIA TIENE FRA LE MANI UN MAZZO DI FIORI.

 

ANDREA - Giulia! Tu!

 

GIULIA - Andrea! Da quanto tempo!...

 

SI ABBRACCIANO.

 

ANDREA - Sei sempre bella. Ma...ti vedo a lutto...

 

GIULIA - Oh...Stavo andando in una mia cameretta...Ci incontravo un ragazzo, un giovane attore di teatro...

 

ANDREA - Forse lo conosco...

 

GIULIA - Certo, tu scrivi commedie...Ma Ë morto, inutile dirti chi era....

 

ANDREA - Oh!...Non sapevo...

 

GIULIA - Lui mi raccontava delle sue tournÈes...Partiva, tornava, io correvo da lui...Le mie giornate si riempivano dei suoi racconti...Applausi, ricevimenti...viaggi...e le parti...le prove...i debutti...gli amici e i nemici in compagnia...Oh!, era un giovane tanto caro!

 

ANDREA - Mi dispiace davvero, Giulia. Non dirmi niente, se questi ricordi ti addolorano.

 

GIULIA - Ogni tanto ritorno in quella cameretta...

 

GLI MOSTRA IL MAZZO DI FIORI.

 

Oggi andavo da lui...Questo abito a lutto io lo indosso quando vado l‡...

 

IL SIPARIO SI APRE PARZIALMENTE, MOSTRANDO UNO SPAZIO NEL QUALE E' POSTO UN LETTINO.

 

...e porto dei fiori...

 

GETTA I FIORI SUL LETTO.

 

....Qui siamo stati felici!...

 

GIULIA TRATTIENE A STENTO LE LACRIME E SI APPOGGIA LANGUIDAMENTE AD ANDREA, CHE LA SORREGGE AFFETTUOSAMENTE.

 

ANDREA - S˘...s˘...non piangere...Hai avuto molto, se lo hai amato e lui ti ha amato...

 

GIULIA - SÏ, ma adesso sono sola!...

Aveva dovuto rinunciare alla tournÈe...Non se la sentiva...Era diventato cosÏ fragile...Tossiva, tossiva...E io lo confortavo...

 

ANDREA - Ha avuto molto, perchÈ ha avuto te vicino, Giulia cara.

 

GIULIA - Andavamo a passeggio fino al Pincio...

 

SINGHIOZZA

 

Si appoggiava a me...Tossiva...Era tutto sudato...

 

SINGHIOZZA

 

ANDREA - Tu l'hai amato, Giulia cara. Hai fatto tutto quanto potevi...

 

GIULIA - Non abbastanza, Andrea, non abbastanza!

 

ANDREA - PerchË dici cosÏ?

 

GIULIA - PerchË sono viva, capisci? Sono viva! E lui non Ë pi˘ qui! Posso soltanto portargli questi fiori...

 

AFFERRA I FIORI SUL LETTO, LI STRAPPA IN UN IMPETO DI FRENESIA, APPOGGIANDOSI AD ANDREA MENTRE CONTINUA A PIANGERE.

 

...ma non posso fare nient'altro per lui!

 

ABBRACCIA ANDREA NELL'IMPETO DELLO SCONFORTO.

 

ANDREA - S˘, s˘, non devi disperarti. Se lui ti amava, ora ti guarder‡!...

 

GIULIA - Oh!, negli ultimi giorni era cosÏ triste! Era disperato - diceva - di dovermi lasciare. E tossiva...tossiva...Andavamo passeggiando per il Pincio...Era autunno...sparito l'incanto dei fiori... Tossiva...si appoggiava al mio braccio...Ma non pi˘ con quella passione - capisci Andrea? - che prima sentivo in lui...non con quella passione...

 

GIULIA SI APPOGGIA SEMPRE PIU' LANGUIDAMENTE AD ANDREA, RIVIVNDO LA PASSIONE CON IL GIOVANE ATTORE MORIBONDO.

 

...che tante volte avevamo provato insieme...

 

STRINGE IL VOLTO DI ANDREA FRA LE MANI, COME A CHIEDERGLI RISPOSTA AL SUO DOLORE. ANDREA NE E' SOGGIOGATO.

 

ANDREA - Eravate felici?

 

GIULIA - Felici? Forse...Ma negli ultimi tempi, lui tossiva, tossiva...e ce ne andavamo tristi...per quei vialetti del Pincio ricoperti di foglie ingiallite...

 

ANDREA STRINGE A SE' GIULIA PER CONFORTARLA. GIULIA GA UN BRIVIDO, COME UNA SALUTARE SFERZATA.

 

Ah!, ma ti ricordi invece le nostre passeggiate? Com'erano allegre!...E che risate, insieme, per quelle strade!...

 

ANDREA - Erano giornate meravigliose, quando ci amavamo!...

 

GIULIA - Ti ricordi... Io mi mettevo accanto alle statue delle ninfe, e tu stavi al gioco...e mi scambiavi per quelle dee?

 

ANDREA - Eri proprio una bambina!...Ridevi...ridevi...Ogni cosa per te diventava pretesto per un piccolo gioco...

 

GIULIA - Poi ce ne andavamo in quel tuo studio segreto...

 

ANDREA - Dimenticavamo ogni cosa!...E le ore passavano felici...

 

ABBRACCIA GIULIA

 

Oh! Giulia, quanto ci siamo amati!

 

GIULIA - Tu eri uno scrittore sconosciuto, senza soldi e pieno di fiducia nella vita!

 

ANDREA - PerchË c'eri tu. Io non ricordo perchÈ a un certo punto non ci siamo pi˘ incontrati...

 

GIULIA - Hai dovuto partire! Con una compagnia in tournÈe...Oh! Il teatro, l'ho odiato perchÈ mi toglieva chi amavo...

 

ANDREA - Ne Ë passato del tempo! Adesso mi chiedono commedie, una dietro l'altra...Ormai io ho capito lo stile, scrivo quello che vogliono ma non mi diverto pi˘.

 

ALLARGA LE BRACCIA, IN UN GESTO DI RASSEGNAZIONE.

 

Mi pagano...Ma tu, mia dolce Giulia?...

 

GIULIA - Io? Tu mi hai dimenticato...

 

ANDREA LA ABBRACCIA.

 

ANDREA - E invece no.

 

GIULIA RICAMBIA L'ABBRACCIO.

 

GIULIA - Sei come allora...

 

ANDREA - Non Ë passato poi tanto tempo...

 

GIULIA - Ma tanti i fatti della vita...

 

SI BACIANO.

 

ANDREA - Eppure...sembra ieri...

 

SI BACIANO CON CRESCENTE PASSIONE.

 

GIULIA - E' tardi. Devo andare. Mio marito mi aspetta.

 

SI RICOMPONE TUTTA.

 

Io vengo qui soltanto per quel poco che serve a dare al cuore un ricordo dell'amore svanito...Non c'Ë tempo per altro. Domani o dopo...chiss‡!...

 

STRINGE ANDREA CON TRASPORTO E LO GUARDA INTENSAMENTE.

 

Spero di rivederti. Per ora, addio.

 

2 - UN AMORE EPISTOLARE

 

 

LA MARCHESA ORTENSIA GIUSTINIANI-BANDINI, VEDOVA E SOGNATRICE, CHE SI FIRMA "GINEVRA"

 

IL CONTE LUIGI MARIA PONTANI, GENTILUOMO DI CAMPAGNA, SCAPOLO ANNOIATO, CHE SI FIRMA "LANCELLOTTO".

 

 

 

UN ELEGANTE SALOTTO ARISTOCRATICO

 

____________________________________

 

 

ORTENSIA STA SCRIVENDO UNA LETTERA. PORTA UN GRAZIOSO CAPPELLINO PARIGINO. SUL TAVOLINO, BOCCETTE DI PROFUMO, GUANTI DA SERA, PROGRAMMI DI TEATRO, CARNETS DI BALLO.

 

ORTENSIA - Caro sconosciuto...

 

IL CONTE LUIGI MARIA PONTANI SI PROFILA ALL'ALTRO CAPO DELLA SCENA; PORTA UN CAPPELLO DA PASSEGGIO; PER TUTTA LA DURATA DELLA SUA PRESENZA RIMARRA' DI SCHIENA, O IN CONTROLUCE, IN MODO DA NON ESSERE RICONOSCIUTO, PER LA SORPRESA FINALE.

 

...Per uno strano caso io sono stata, durante una mezz'ora, vicino a lei; e quella mezz'ora Ë bastata per eccitare la mia curiosit‡ in un modo che non le so dire.

Venivo dalla Riviera di Ponente, ospite della contessa Gadda-Condorelli, mia grande amica. Ed ero scesa, a Firenze, all'Hotel de la Paix, nella mia solita "suite" al primo piano, quando ho sentito il suono di una voce che mi ha colpito prima ancora che per le parole. Lei affermava, rivolto a un amico, che un uomo ed una donna possono amarsi senza essersi mai visti. L'amico negava questa ipotesi, io invece ci credo, come lei. Vogliamo tentare questo esperimento, insieme?

Ho ventisette anni, dicono ch'io sia bella. Alta, slanciata, scrivono le cronache mondane...E poi - cito quelle, come potrei parlare di me? - azzurri gli occhi, d'un azzurro perfido, ed i capelli biondi, "del colore del tË che si raffredda in fondo ad una tazza rosea della Cina", trascrivo le frasi galanti del Duca Minimo, che cosÏ mi ha descritto in un articolo apparso quest'inverno dopo una festa di beneficenza. E la bocca, piccola,

"Si petite vraiment qu'on ne saurait poser,

MÍme quand'elle rit, que le quart d'un baiser",

la citazione Ë ancora del Duca. Di mio posso aggiungere che, quando mi eccito, sulla destra della bocca mi appare una piccola ruga che vibra seguendo i battiti del mio cuore esaltato.

Ma non voglio descrivermi oltre. Qualcosa appena, che lei sappia come sono, Ë giusto, d'altra parte io almeno conosco la sua voce. Se accetter‡ la mia proposta, ci sar‡ tempo, nelle lettere, per una pi˘ approfondita conoscenza. Ah!, mi sembra comunque doveroso dirle che sono vedova, dopo appena tre mesi dal matrimonio, con un nobile ricco, ma troppo vecchio ormai per tener dietro all'amore che provava per me.

Da un anno quasi sono rimasta sola, e consolo i miei giorni con quelle feste e quegli svaghi che sono soltanto un palliativo al vuoto dell'amore. Vorr‡ rispondermi? Mi scriva e si confessi. Mi racconti le cose che ama e quelle che detesta. Forse diventeremo amici. Ma per ora, nient'altro intendo scriverle di me.

 

Ginevra, Frascati, Fermo posta.

 

IL CONTE LANCIA UNA LETTERA A GINEVRA, CHE LA RACCOGLIE.

SI SENTE LA VOCE DEL CONTE, MENTRE ORTENSIA LEGGE MENTALMENTE E REAGISCE A QUANTO E' SCRITTO, CON FRASI ED ESCLAMAZIONI, DI CUI LA LETTURA DELLA LETTERA RISULTA INTERCALATA.

AL POSTO DEL CAPPELLO CITTADINO, IL CONTE INDOSSA UN CAP.

 

CONTE - Cara Sconosciuta, la sua proposta mi ha sorpreso perchÈ per una donna Ë molto audace.

 

ORTENSIA - Ecco che gi‡ si difende...Messo al prova, ha subito paura.

 

CONTE - Quando al mio amico dissi che una donna ed un uomo, secondo me, potevano avvampare di passione senza essersi mai visti, senz'essersi incontrati mai, lo dissi per una sorta di attrazione che mi trascina verso le donne e al tempo stesso me ne tiene lontano con paura.

 

ORTENSIA - Adesso si confessa...

 

CONTE - PerciÚ sono rimasto scapolo...

 

ORTENSIA - Ah! Dunque Ë libero!

 

BATTE LE MANI, MA SI FERMA PER QUANTO DOPO SCRIVE IL CONTE.

 

CONTE - ...nonostante i miei trentasei anni, e vivo con mia madre per molti mesi all'anno...

 

ORTENSIA - Oh! Mio dio, dovevo immaginarlo...

 

CONTE - ...soprattutto d'estate, in campagna, dove mi trovo adesso. Mio fratello, capitano d'artiglieria, Ë morto nella guarnigione di Massaua, alcuni mesi fa; cosÏ resterÚ per qualche tempo ancora in villa, per consolare mia madre.

 

ORTENSIA - PerchË vuol farmi pena? Forse per suscitarmi sentimenti materni...

 

CONTE - Qui tutto Ë calmo, verde, genuino e senza feste mondane...

 

ORTENSIA - Questo Ë gi‡ un velato rimprovero...

 

CONTE - Il prete e il medico sono tra i pochi amici che assieme al farmacista ed al notaio interrompono, ciascuno a suo modo, la mia noia di esiliato volontario. Unico svago...

 

AGITA IN ARIA CON REPENTINA VIOLENZA UNA "CRAVACHE".

 

...il cavallo.

 

ORTENSIA - Ah! Meno male! Dovr‡ per forza avere un fisico scattante!...

 

CONTE - Scapolo indurito, non mi sento attratto dalle piccole contadine, bianche e rosse come mele, che allieterebbero volentieri le mie giornate.; rispettoso dei contadini di mia madre, le vezzeggio come graziose caprette e le lascio intatte per i loro robusti ragazzi.

 

ORTENSIA - Anche casto? PerÚ!

 

CONTE - Ma sarei un ipocrita se le facessi credere di non avere esperienza d'amore.

 

ORTENSIA - Ah! Per fortuna! Finalmente sta per rivelarsi...

 

CONTE - Certo, quel sentimento non l'ho provato mai...

 

ORTENSIA - Forse allora con me...

 

CONTE - ...ma cinque o sei donne di teatro mi hanno insegnato quanto lei deve avere almeno appreso nel suo sfortunato "mariage"...

 

ORTENSIA - BË, questo mi sembra un po' impudente! PerÚ, meglio un audace che un pappamolla.

 

CONTE - Accetto quindi, misteriosa Ginevra, la sua proposta. Mi scriva ancora! Le risponderÚ.

 

ORTENSIA - Lo farÚ senz'altro.

 

SI TOGLIE IL CAPPELLO PARIGINO E LO SOSTITUISCE CON UN CAP.

ACCENDE UNA SIGARETTA, MENTRE IL CONTE ACCENDE UN SIGARO. ENTRAMBI GUARDANO IL RISPETTIVO FUMO CHE SI ALZA NELL'ARIA.

 

ORTENSIA - " Al conte Luigi Maria Pontani. Il tono della vostra lettera non m'Ë piaciuto affatto. Mi avete dato l'impressione che voi crediate che io sia una donna in cerca di avventure. Io cerco invece un dialogo, una comunicazione sul piano culturale...

 

IL CONTE SCOPPIA IN UNA RISATA BREVE, POI LANCIA UNO SBUFFO DI FUMO AGITANDO IL SIGARO IN ARIA.

LA VOCE DI ORTENSIA SI FA DECISA, IL TONO ALTO.

 

ORTENSIA - E non amo essere presa in giro! Vi ho proposto questo scambio epistolare solamente per curiosit‡ e non intendo che vi sia qualche altra passionale conseguenza. Pi˘ che il rifiuto delle vostre contadinotte, mi ha colpito il richiamo alle vostre "donne di teatro", certo non attrici altrimenti cosÏ le avreste chiamate; non fatemi consapevole delle vostre piccole avventure dongiovannesche, consentitemi invece, se avete delle qualit‡, di conoscerle per potervi apprezzare. Nella vostra villa c'Ë una biblioteca? Amate la lettura? Scrivete forse? Come passate il tempo? Io adoro Baudelaire. E se siete di spirito, mandatemi presto un'altra lettera.

Ginevra

 

CONTE - "Fleur du mal" naturalmente...Anch'io lo amo, Baudelaire. Ho una vasta biblioteca, leggo molto, non scrivo, tranne che a voi. Il mio tempo? Passa talvolta cosÏ lentamente; il dovere e la noia si danno il braccio, nella mia vita, e cosÏ mi accompagnano con qualche pausa, piccola, dal mattino alla sera. All'alba, quando tutti dormono, sfuggo alla sorveglianza di mia madre, vado a cavallo, Ë l'unico momento di vera gioia...Poi c'Ë una buona colazione e quattro chiacchiere sul tempo e sul mÈnu, con mia madre, e la lettura del giornale. Dopo pranzo mi addormento in giardino, dentro un'amaca, e mi lascio dondolare nel sole. La sera a cena qualche volta c'Ë un ospite, il farmacista, il dottore, ve li ho gi‡ presentati. Qualche discorso di politica, un sigaro tra uomini in salotto; se non ci sono invitati, una corsa in paese a parlare con qualche amico. E alle undici me ne vado a letto, tranquillamente.

 

ORTENSIA - Oh! Che angioletto! "Tranquillamente" mi pare quasi che l'abbia scritto per lanciarmi una provocazione: lui, insomma, al sesso non ci pensa proprio! E nemmeno io, con voi almeno caro conte! Ma mi sono fatta una scommessa, vedremo come va a finire...

 

IL CONTE FA VOLTEGGIARE UN CERCHIO, DI QUELLI CHE USANO SOPRATTUTTO LE RAGAZZINE PER GIOCARE.

 

CONTE - Ho anche una piccola cugina. Mariettina, uscita quest'anno dal collegio delle monache di Poggio Imperiale. Tanti capelli messi a treccia, biondi...

 

IL CONTE LANCIA IL CERCHIO FUORI SCENA; SI SENTE UNA RISATA FANCIULLESCA.

 

...le piace ancora giocare, come una bambina...

 

ACCORDI DI PIANOFORTE, SCALE INCERTE, UN TENTATIVO DI CHOPIN.

 

...ma studia anche il pianoforte, per me!; sÏ, fa questo sacrificio per quattro o cinque ore al giorno; poi mi guarda, con i suoi grandi occhi imbambolati, tra il pianto e il riso...e io le faccio un complimento. E' graziosa, sÏ, ma il guaio Ë che mia madre pretenderebbe da farmela sposare. Capite? Uno scapolo incallito come me!...

 

ORTENSIA - Di sorpresa in sorpresa! La piccola innocente e la madre dittatrice contro il povero conte! FarÚ di tutto per interessarlo a me. Sta per iniziare la stagione dei teatri...

 

SOSTITUISCE IL CAP CON UN CAPPELLO DA GRAN SERA; AGITA UN VENTAGLIO. VIA VIA DIRA' FRASI CHE SI INTRECCERANNO A QUELLE, ALTRETTANTO BREVI, DEL CONTE. UNA SERIE DI OGGETTINI E NINNOLI PASSERANNO FRA LE SUE MANI IN UNA FRENESIA DI MONDANITA'.

ANCHE IL CONTE CAMBIERA' PIU' VOLTE CAPPELLO, AGGIUNGENDOVI GUANTI, BASTONI DA PASSEGGIO E DA SERA, PROGRAMMI TEATRALI.

 

ORTENSIA - Mai cosÏ divertente il Carnevale...Piume piume piume...e straaassssss!... L'orchestra..da Pietroburgo...

 

CONTE - Niente di niente...una buona cucina...La cuoca era dai Principi di Parigi...Mariettina...sempre il pianoforte...

 

ORTENSIA - Tanti cavalieri...e valzer valzer valzer...Champagne a fiumi...

E voi e voi e voi...

 

CONTE - Qualche festicciola...per Carnevale...ma noi soltanto...una cosa in famiglia..I dolci della cuoca.....Cappelli colorati...

 

METTE UN CAPPELLO VARIOPINTO. RISATE SU CUI PREVALE QUELLA DI UNA RAGAZZA. ORTENSIA ASCOLTA QUANTO IL CONTE SCRIVE.

 

Letture come sempre. I vostri resoconti li trovo affascinanti, Ë la vita di fuori che si avvicina a me attraverso di voi. Incontrarci? Chiss‡...Mia madre Ë ancora triste per la scomparsa di mio fratello. Sento la voglia che avete di divertirvi, vorrei essere con voi e vi invidio...

 

ORTENSIA - Venite allora in citt‡! Amici di Parigi mi hanno detto di voi: com'Ë piccolo il mondo!, sono gli stessi che avevano a servizio la cuoca che avete assunto! In Francia si ricordano ancora del vostro fascino italiano...di quella certa "nonchalance" tutta latina con cui trattate sempre le belle signore che si invaghiscono di voi...

 

CONTE - Gli amici di Parigi sono troppo generosi...E semmai qualche cosa di vero ci sia stato, oggi son qui tutto proteso ad alleviare il dolore di mamm‡...Marietta si Ë fatta pi˘ dolce nel suonare...Oggi ha tentato un difficile Chopin..non so se Ë perchÈ Ë brava, o per quei suoi capelli cosÏ splendenti al chiarore della lampada, io mi sono commosso, ed il pensiero Ë corso a Ortensia lontana...

 

ORTENSIA - Oh sÏ, mio conte, finalmente una frase come io mi aspettavo da tempo...Ma attenzione, la cuginetta bionda vi sta troppo dappresso, tante volte tra nobili si fanno dei ricchi matrimoni tra cugini o parenti, non sacrificate, vi prego, il vostro cuore, alle necessit‡ patrimoniali!

 

CONTE - Ho qualche impegno in questi giorni, ma tra poco vi farÚ un bell'invito, una sorpresa; penso che vi divertirete.

 

ORTENSIA RIMANE CON UNA CAMICETTA SCOLLATA ED UN GIOIELLO SCINTILLANTE AL COLLO. STA RIFLETTENDO SUL DA FARSI.

 

ORTENSIA - Sono certa che arriver‡. Deve trovarmi pronta, non posso comparirgli davanti senza tutti gli aiuti possibili per sembrargli al massimo della bellezza!

 

IL CONTE SCOMPARE. ENTRA IN SCENA UN GIOVANE CHE SI BUTTA AI PIEDI DI ORTENSIA.

 

GIOVANE - Sono io!

 

ORTENSIA - Voi chi?

 

GIOVANE - Il vostro Lancellotto!

 

ORTENSIA - Voi Lancellotto? Voi, il conte Luigi Maria Pontani?

 

GIOVANE - Io io io, Luigi Maria che vi ama...vi adora...

 

IL GIOVANE AFFERRA LE MANI DI ORTENSIA E GLIELE BACIA APPASSIONATAMENTE, TENTANDO DI ARRIVARE ALLA BOCCA DI LEI CHE LO CONTEMPLA AFFASCINATA ED INCREDULA.

 

ORTENSIA - Voi, Luigi? Ma avrete appena...poco pi˘ di vent'anni...

 

GIOVANE - Perdonatemi...Mi sono fatto pi˘ vecchio per ispirarvi fiducia!

 

ORTENSIA - Oh che sciocchino! E che bugiardino!...Ma io, Luigi, rispondo all'idea che vi eravate fatta di me?

 

GIOVANE - Avrei dovuto raggiungervi pi˘ presto! La campagna e mia madre...il medico e la cuoca...mi avevano impigrito...

 

ORTENSIA - E poi la cuginetta...con Chopin e i capelli biondi...

 

GIOVANE - Non parliamone pi˘! Devo riguadagnare il tempo perduto.

 

ABBRACCIA ORTENSIA CHE GLI CEDE FREMENTE.

 

ORTENSIA - Devo riguadagnarlo anch'io...mio dolcisssimo amore epistolare...

 

I DUE SCOMPAIONO ABBRACCIATI. RITORNA ORTENSIA DA SOLA, LEGGENDO UNA BUSTA. ROSA.

 

ORTENSIA - " A Ginevra". Nessuno, tranne il conte, sa di questo nome... Eppure, non Ë una busta mascolina...

 

APRE LA BUSTA CON IMPAZIENZA. NE TRAE UN FOGLIO ROSATO.

 

"Cara signora...l'esperimento Ë fatto...Mio cugino Luigi chiudeva la sue lettere in fondo allo scrittoio...che si apre con la stessa chiave del mio armadietto, dove ripongo gli esercizi e Chopin...

Non potevo permettermi di ignorare chi fosse quella misteriosa signora che con le sue frasette maliziose rischiava di far rimandare all'infinito il mio matrimonio con il mio adorabile cuginetto.

Ho letto scrupolosamente le sue lettere, cara signora, e ho imparato tantissime cose che non sapevo, e che mi saranno utili nella vita: devo a lei di aver completato con tanta raffinatezza mondana la mia educazione.

Mio fratello Gustavo - donnaiolo anche se giovanissimo, e senza scrupoli - l'ho incaricato di andare a vedere di persona la signora che era cosÏ appassionatamente legata al nostro cuginetto mediante tante lettere; Gustavo, che Ë un pessimo soggetto, ha commesso l'indelicatezza di assumere il nome di Luigi e naturalmente quello di Lancellotto. Con quest'astuzia Ë subito entrato nelle grazie della signora. Se le far‡ piacere di ricominciare, gentilissima Ginevra, mio fratello Ë a sua disposizione.

Io poi, fra pochi giorni avrÚ il piacere di firmarmi

Contessa Maria de' Cerchi Pontani

 

ORTENSIA RIMANE FULMINATA NEL PRONUNCIARE IL NOME DELLA RIVALE.

3 - UN AMORE A LUTTO

 

LA PRINCIPESSA CAMILLA, UNA BELLA DONNA INTELLIGENTE

 

IL MAGGIORDOMO DELLA PRINCIPESSA

 

IL MAGGIORDOMO DEL DUCA

 

IL DUCA, UN GENTILUOMO CHE PUO' DIRE ORMAI LA VERITA'

 

 

UN ELEGANTE SALOTTO PRINCIPESCO

 

_________________________________

 

 

LA PRINCIPESSA CAMILLA E' SDRAIATA SU DI UN CANAPE'. PACCHETTI LUCENTI E SCATOLE PREZIOSAMENTE INCARTATE, APPENA APERTI, SUL PAVIMENTO; MAZZI DI FIORI.

ELEGANTISSIMA, UN BOCCHINO FRA LE DITA E IL VASSOIO DEL TE' ACCANTO, CAMILLA STA LEGGENDO DEI BIGLIETTI.

 

CAMILLA - Sempre le stesse frasi..."Pronto ad un vostro cenno"...e firma "sapete chi"..."Il rispetto che vi porto non mi impedisce di pensarvi mentre vi stringo fra le braccia"...Questo invece Ë Alfredo: "Senza speranze ormai, continuo a dirmi vostro", e il solito mazzo di gigli rossi. Che noia!

 

ASPIRA UNA BOCCATA. GUARDA IL FUMO LEVARSI, MEDITANDO. SUONA UN CAMPANELLO. ENTRA IL MAGGIORDOMO.

 

MAGGIORDOMO - Principessa...

 

CAMILLA - Portate via. I cioccolatini alla servit˘ e i fiori alla cappella.

 

MAGGIORDOMO - Subito.

 

RACCOGLIE PACCHI, SCATOLE E MAZZI.

 

CAMILLA - Se viene qualcuno, dite che sto riposando, che non mi sento bene...Insomma non voglio vedere nessuno.

 

MAGGIORDOMO - Come comanda la principessa.

 

CAMILLA - E il principe? Non ha mandato a dire niente?

 

MAGGIORDOMO - No, principessa. Se dovesse venire?...

 

CAMILLA - Fatelo entrare, certamente. Ma solo mio marito.

 

IL MAGGIORDOMO SI INCHINA ED ESCE CARICO DI QUANTO HA RACCOLTO IN GIRO. CAMILLA SI PRENDE IL CAPO FRA LE MANI.

 

CAMILLA - L'uomo che ho scelto, l'unico che ho accettato come sposo, a me preferisce qualunque altra donna.

 

PASSEGGIA FUMANDO.

 

Tanti vorrebbero essere al suo posto...e mi fanno una corte appassionata. Ma a me non me ne importa niente. E mi ripugna tradire Giorgio soltanto perchÈ lui mi tradisce...

 

ENTRA IL MAGGIORDOMO.

 

MAGGIORDOMO - La principessa vorr‡ scusarmi... Il principe...

 

CAMILLA - SÏ?...

 

MAGGIORDOMO - Il principe ha mandato a dire che stasera non torner‡ per cena. E' profondamente desolato, ma "urgenti e prolungati impegni lo trattengono lontano da casa", il segretario ha detto esattamente cosÏ.

 

CAMILLA - Neppure un biglietto?...

 

IL MAGGIORDOMO ALLARGA LE BRACCIA IN ATTEGGIAMENTO DI DINIEGO. CAMILLA SI TORCE LE MANI, POI RIPRENDE UN CONTEGNO IMPASSIBILE.

 

CAMILLA - Certo, sar‡ impegnato...Andate pure. Portate via il tË.

 

IL MAGGIORDOMO SI CHINA A PRENDERE IL VASSOIO.

 

MAGGIORDOMO - La principessa non ha neppure bevuto il suo tË...

 

CAMILLA - Non preoccuparti. Sto bene cosÏ.

 

IL MAGGIORDOMO SOSPIRANDO ESCE.

 

CAMILLA - Andr‡ dalla ballerina. Quella biondona dai piedi grossi. SÏ, ho voluto vederla, per cercare di capire che cosa avesse, lei, pi˘ di me: solo una gran voglia di sopravvivere. Alla povert‡, a un'esistenza meschina. A me non serve niente. Solo l'amore. Per questo forse mi Ë mancato.

 

ENTRA IL MAGGIORDOMO CON UN VASSOIO SUL QUALE C'E' UNA LETTERA.

 

MAGGIORDOMO - Principessa...Una lettera.

 

CAMILLA PRENDE LA BUSTA.

 

CAMILLA - Un'altra ancora.

 

MAGGIORDOMO - L'ha portata un cameriere che non conosco.

 

ESCE. CAMILLA LEGGE L'INTESTAZIONE SULLA BUSTA.

 

CAMILLA - Una calligrafia nobile...

 

RIVOLTA LA BUSTA E LEGGE IL RETRO.

 

Lui! Ancora in vita!... L'ho incontrato a qualche festa, tanti anni fa....

 

APRE LA BUSTA CON GESTI IMPAZIENTI.

 

Chiss‡ perchÈ mi scrive...Non ci hanno mai neppure presentati...

"Per i vostri poveri, principessa".

 

ALL'INTERNO DEL FOGLIO TROVA UN ASSEGNO.

 

E' una somma pazzesca! Un'intera fortuna....PerchË?

 

SUONA IL CAMPANELLO, PASSEGIANDO POI IMPETUOSAMENTE.

 

E' un uomo di antica nobilt‡. E' stato un eroe, tanti...tanti anni fa...Parlano di lui come di un essere leggendario. Voglio andare a chiedergli perchÈ ha voluto mandarmi una somma cosÏ grande.

 

ENTRA IL MAGGIORDOMO.

 

MAGGIORDOMO - Principessa...

 

CAMILLA - La carrozza. Presto.

 

MAGGIORDOMO - Subito.

 

ESCE.

 

CAMILLA INDOSSA UNA MANTELLA ED UN CAPPELLO. IL SIPARIO SI RICHIUDE DIETRO DI LEI CHE RIMANE IN PROSCENIO, SUONA UN CAMPANELLO IN RIBALTA. IL SIPARIO SI RIAPRE, MOSTRANDO UN SALOTTO PRINCIPESCO. UN MAGGIORDOMO SI INCHINA.

 

CAMILLA - Annunciatemi al duca.

 

GLI PORGE UN BIGLIETTO DA VISITA.

 

MAGGIORDOMO - Non sa la signora, che il duca sta morendo?

 

CAMILLA - Il duca....

 

HA UN MOTO DI SORPRESA.

 

PuÚ... ancora leggere?

 

MAGIORDOMO - Ha conservato le sue facolt‡.

 

CAMILLA RIPRENDE IL SUO BIGLIETTO AL MAGGIORDOMO, VI SCRIVE DI FURIA QUALCHE COSA E GLIELO PORGE NUOVAMENTE. IL MAGGIORDOMO ESCE. CAMILLA SI TOGLIE LA MANTELLA.

 

CAMILLA - Ancora pi˘ profondo il mistero...Non era un gesto di nascosta galanteria. Un uomo che sta per morire mi sveler‡ il suo animo.

 

ENTRA IL DUCA APPOGGIANDOSI AD UNA ALABARDA. IL SUO VOLTO E' PALLIDISSIMO. SI INCHINA A CAMILLA.

 

CAMILLA - Vengo a ringraziarvi, signore, del magnifico dono che mi avete mandato per i miei poveri. Se avessi avuto il tempo di riunirli, ve li avrei condotti per dar loro la gioia di vedere l'uomo che consoler‡ tante miserie.

 

DUCA - Non dovete ringraziarmi, principessa. Io non vi ho fatto nessun dono, perchÈ nell'altro mondo non si puÚ portare niente con sÈ, e in questo mondo io non lascio eredi. Riunire i vostri poveri e condurmeli...mancherebbe il tempo. Domani sarÚ gi‡ partito.

 

CAMILLA - Ma perchÈ... una somma cosÏ enorme, mandarla a me?!

 

DUCA - Della mia giovinezza non restava che l'amore di cui ardo per voi, ridicolo alla mia et‡. Della mia fortuna dispersa in un'esistenza di uomo prodigo, senza utilit‡ e senza piacere, non restava nulla, oltre quella somma. Offrirvi l'amore, non potevo. So quanto siete amata dal vostro principe, e mai avrei osato turbare, anche soltanto con il pensiero, l'armonia che vi unisce. Ho avuto l'ardimento di offrirvi quanto potevo disporre di me prima di scomparire dal mondo, senza offendervi...Degnatevi di spartire quel denaro fra i tanti poveri che le vostre mani sollevano, perchÈ una scintilla del mio amore possa scaldare almeno i loro cuori...

 

CAMILLA - Duca, il vostro sentimento Ë quello di un vero gentiluomo...

 

DUCA - Di un innamorato che ha avuto il coraggio di rivelarsi, perchÈ il sentimento di un morente non puÚ che essere puro. Mi avete fatto un dono grande, venendo qui. Avete dato un senso alla mia vita, e gioia alla mia morte. Addio, principessa...

 

CAMILLA NON RIESCE A PRONUNCIARE NEANCHE UNA PAROLA. RIENTRA IL MAGGIORDOMO CHE SOSTIENE LIEVEMENTE IL DUCA PORTANDOLO VIA. CAMILLA RIMETTE LA MANTELLA. VIENE AVANTI MENTRE IL SIPARIO SI RICHIUDE. UN RUMORE DI CARROZZA.

 

CAMILLA - Mio marito, a me preferisce le ballerine. E il duca crede che mi ami. Tanti mi fanno una corte volgare, sapendo che mio marito mi trascura, e si aspettano che io mi prenda una rivalsa; nessuno di loro mi ama veramente. Soltanto il duca mi ama, ma Ë vecchio e sta per morire: non Ë una beffa del destino? Maledetto l'amore! Stasera, per la festa di gala, mi vestirÚ a lutto.

4 - PROVA GENERALE?

 

personaggi

 

LA BELLA VENERE

 

L'AFFASCINANTE MARTE

 

IL FOCOSO VULCANO

 

 

UN SALOTTO ELEGANTE

 

 

______________________

 

LA BELLA VENERE GIACE A TERRA LANGUIDAMENTE DISTESA SU DI UNA PELLE DI TIGRE, I CAPELLI SCIOLTI; CON LE BRACCIA NUDE SPORGENTI DA UN ESIGUO CORSETTO CIRCONDA UN BELL'UOMO IN CORAZZA E BORCHIONI, SEMIAVVOLTO NELLE AMPIE VESTI DI LEI.

 

LA BELLA VENERE - CosÏ, ecco! Io ti abbraccio appassionatamente!...

 

L'APPASSIONATO MARTE - Oh! Mia dolcissima Venere!

 

DI COLPO, APPARE IL MARITO DELLA SIGNORA. CONTEMPLA LA SCENA ATTONITO; POI LANCIA UNA SORTA DI RUGGITO ED ALZA LE BRACCIA AL CIELO. ALL'URLO LA BELLA VENERE SI E' VOLTATA E HA VISTO IL MARITO, MENTRE L'APPASSIONATO MARTE NON SE NE E' POTUTO RENDERE CONTO, PERCHE' STA DI SPALLE RISPETTO AL NUOVO VENUTO.

CON TONO ILARE, SBRIGATIVO E IMPERATIVO, SI RIVOLGE AL MARITO.

 

LA BELLA VENERE - Un po' pi˘ minacciosi quei pugni, Leone! CosÏ mi sembri un grosso gatto che vuol spaventare un cagnolino!

 

LEONE SI SCIOGLIE DALLA POSIZIONE; LE BRACCIA GLI RICADONO INERTI; UN SUONO INARTICOLATO GLI ESCE DALLA BOCCA.

 

LEONE - Eh?....

 

LA BELLA VENERE - Come vuoi che Arturo si spaventi se tutto quello che riesci a dire Ë "Eh?...". Fai un passo pi˘ avanti...

 

IPNOTIZZATO, LEONE ESEGUE QUANTO LA MOGLIE VA INDICANDOGLI.

 

No! Solo una gamba, avanti...la destra. Ecco! Il braccio invece dev'essere il sinistro...CosÏ, col pugno chiuso: protendilo, minacciosamente!.... Non c'Ë male, un certo effetto lo farai.. Dovresti scompigliarti un po' i capelli...

 

SI RIALZA, SI RICOMPONE CON DISINVOLTURA E RAGGIUNGE IL MARITO - RIMASTO NELLA POSIZIONE STATUARIA - E GLI SCOMPIGLIA I CAPELLI. POI GLI DA' UN BUFFETTO SULLA GUANCIA E RIDE.

 

LA BELLA VENERE - CosÏ!...E dovresti diventare paonazzo per la rabbia, per la gelosia...come credo abbia fatto il dio Vulcano quando sorprese Venere abbracciata, e con molta passione, al suo bel Marte...

 

MARTE SI STA SOLLEVANDO DAL PAVIMENTO; E' CON UN GINOCCHIO A TERRA, INCERTO SE ALZARSI DEL TUTTO O TENERSI A DISTANZA.

 

LA BELLA VENERE - E lei, Arturo, non rimanga lÏ come uno sciocco. Per stasera la prova Ë finita. E' cosÏ raro che Leone rincasi a quest'ora dalle riunioni del suo caro circolo!, approfittiamone per mettere a punto la sua entrata...

 

LEONE - La mia entrata?!...

 

LA BELLA VENERE - Ma sÏ, caro! Non dirmi che te ne sei dimenticato. Hai promesso di prendere parte alla rappresentazione dei "tableaux vivants" che faremo un'altra settimana a casa della principessa di Teano! Proprio per te abbiamo scelto il quadro di Venere e di Marte sorpresi dal'ira di Vulcano!, sei cosÏ bello quando ti arrabbi! Non ci sono battute da imparare. Devi soltanto apparire, digrignare i denti, tendere i pugni e lanciare un grido pieno di ferocia.

 

LEONE, RASSICURATO, RIDE.ANCHE ARTURO RIDE, RINFRANCATO.

 

ARTURO - SÏ, come Vulcano sei perfetto. Naturalmente i costumi, il trucco e le luci aiuteranno a creare l'illusione. Credo che il nostro "tableau vivant" avr‡ successo.

 

LEONE - Lo credo anch'io. PerÚ, caro Arturo, tu devi essere pi˘ "dentro" nella parte. Ti ho visto freddo, imbarazzato...

 

RIDACCHIA, CONTENTO DI SE'.

 

Sembravi...un amante colto in flagrante! Un Marte appassionato che sta per rendere cornuto il dio Vulcano, bË...dev'essere senz'altro pi˘ focoso!

D'ANNUNZIO MONDANO

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vezzi e pettegolezzi, tradimenti e sentimenti della Roma umbertina ispirati al Duca Minimo e a Lola Biscuit


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