Titolo: “Farsi uomo oltre la droga"
Regia, soggetto e sceneggiatura: Maricla Boggio
consulenza: Luigi Maria Lombardi Sartriani
Fotografia: Maurizio Dell’Orco (16mm, colori)
Musica: Stefano Marcucci
Suono (presa diretta): Alessandro Zanon
Montaggio: Antonio Fusco
Missaggio: Adriano Taloni
Organizzazione generale: Albatros Cinematografica.
Direttore di produzione: Giorgia Onofri
Produzione: RAI, Ricerca e Sperimentazione Programmi TV
Hanno partecipato alle riprese come contributo a una concreta utilità sociale Don Mario Picchi, Juan Corelli, Letizia Pappalardo, Vittorio Soana, Lucio Soave, Giovanni Casarosa e gli operatori, i ragazzi, le famiglie del programma terapeutico “Progetto Uomo” del Ce.I.S. Centro Italiano di Solidarietà di Roma.
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Diviso in due puntate (“L’accoglienza” e “L’arrivo in comunità terapeutica”), il film descrive il difficile processo di reinserimento di giovani tossicodipendenti attraverso il programma terapeutico “Progetto Uomo” del Centro Italiano di Solidarietà di Roma. Credo di essere stata l’unica persona accolta in una comunità, a Roma e a Castel Gandolfo, non essendo né tossicomane né operatore. Mi hanno accettata come una di loro. Insieme abbiamo deciso, prima di scrivere un libro Farsi uomo. Oltre la droga (BuIzoni Editore, 1981) , poi di girare questo film e i modi per affrontare le modalità espressive. Il “programma”, che fa capo a don Mario Picchi, Presidente del Ce.I.S., non pretende di essere la sola possibilità per raggiungere dei risultati di riscatto dalla droga, ma il traguardo che si pone è al di là dell’obbiettivo di liberare dalla tossicodipendenza. L’identificazione del ragazzo ancora prigioniero della droga nel ragazzo che se ne è liberato e che aiuta il compagno a conoscersi durante il lavoro di gruppo e il processo di maturazione della personalità che ne deriva, la sua ricostruzione attraverso la conoscenza di se stessi e delle proprie difficoltà nel dialogo con gli altri, arrivano a liberare dalla solitudine e dall’angoscia, cause primarie della schiavitù del “buco”. Perché poi il discorso è soprattutto da riferirsi alla mancanza di amore, all’isolamento frequente nella società attuale, che impediscono alla persona di sentirsi veramente viva e realizzata. La droga permette l’illusione effimera della fuga dai problemi, ma è presto il nulla ad invadere la mente e il cuore e a distruggere l’uomo. Se ci si rispecchia negli occhi di un altro ci si salva. Il cammino è lungo, duro e complesso, “nessuno ti regala niente”, dice un ragazzo a un altro durante un “gruppo di lavoro sui sentimenti”. Ma riuscire è una vittoria stupenda, è il trionfo della vita. Questo abbiamo cercato di raccontare, seguendo per molto tempo l’esistenza dei ragazzi nel “programma”, nel corso delle varie fasi. Nessuno ha avuto paura di mostrarsi anche nei momenti più difficili, quando è stato necessario, qualcuno ha perfino proposto di rivivere situazioni emozionalmente scabrose ma didascalicamente essenziali alla completezza della descrizione, “per offrire un contributo agli altri che ancora sono in difficoltà”. Ne è venuto fuori un discorso di espressività diretta, senza mediazioni di esperti o semplificazioni enunciative. Un discorso sulla pelle. Ma niente di rubato a tradimento, ogni scena calcolata, discussa, scelta. Per questo Farsi uomo. Oltre la droga, può essere una forma filmica oltre che una urgenza sociale, e la televisione il mezzo più adatto alla conoscenza della sua duplice finalità.

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