SANTA MARIA DEI BATTUTI

rapporto sull’istituzione psichiatrica e sua negazione

in 15 misteri con introito e avvento finale

di Maricla Boggio e Franco Cuomo

Roma – settembre ottobre 1968
INDICE

Personaggi e Coro
Annotazioni per un apporto musicale

INTROITO

PRIMO MISTERO
L’internamento nello “spedale dei pazzi”

SECONDO MISTERO
L’elettroshock

TERZO MISTERO
La strozzina

QUARTO MISTERO
Luca

QUINTO MISTERO
Memento

SESTO MISTERO
L’assemblea

SETTIMO MISTERO
La “legge del male”

OTTAVO MISTERO
La conversione

NONO MISTERO
I padiglioni gabbia

DECIMO MISTERO
La rinascita

UNDICESIMO MISTERO
Ofelia

DODICESIMO MISTERO
L’incidente

TREDICESIMO MISTERO
La negazione

QUATTORDICESIMO MISTERO
La sopraffazione

QUINDICESIMO MISTERO
Maria o il sacrificio

AVVENTO – CRISI E VIGILIA

Nota bibliografica

PERSONAGGI E CORO

DIRETTORE Media età. Dirige l’ospedale psichiatrico della città. Non veste il camice bianco del medico.

MEGAPROFESSORE Età matura. Rappresenta l’autorità psichiatrica conservatrice. Indossa il camice bianco del medico sopra un elegante doppiopetto grigio.

PROFESSORI Due. Ripetono in tono minore di sottoposti le caratteristiche del Megaprofessore.

INFERMIERE-CAPO Rappresenta la realtà reificante dell’istituzione manicomiale. Indossa il camice chiuso da infermiere. E’ impersonato dallo stesso attore che interpreta Megaprofessore.

INFERMIERI Due. Ripetono in tono minore di esecutori gli atteggiamenti dell’Infermiere-Capo. Sono impersonati dagli stessi attori che interpretano i Professori.

CAPOSQUADRA Rappresenta la passività strumentalizzata del popolo prima della sua presa di coscienza. Veste una tuta da muratore, simile in un certo senso a una uniforme da internato. E’ impersonato dallo stesso attore che interpreta Megaprofessore e Infermiere-Capo.

LA SQUADRA Due operai costruttori. Ripetono in posizione di stretta interdipendenza le azioni del Caposquadra. Sono impersonati dagli stessi attori che interpretano i Professori e gli Infermieri.

IL POETA Giovane, Indossa la camicia di forza. La sua presenza in scena è la proiezione emblematica della violenza manicomiale. E’ presente in scena fin dall’inizio – elemento scenografico. Il momento e il modo della sua uscita non sono determinabili.

L’ATTORE Età indefinibile. Indossa l’uniforme grigia del manicomio tradizionale. Parla e si muove convulsamente. Incontra difficoltà a mettere insieme parole non essenziali al concetto. Si esprime per telegrammi, sforzandosi di ridurre al minimo il dispendio di parole.

FRANCESCO 24 anni, degente da un anno. Allegro, ingenuo, inconsapevole, veste un grosso maglione marrone, in cui l’esile collo affonda fino quasi ad incappucciarsi.

LUCA Età oltre i 70, degente da tempo immemorabile. Panni lisi e sovrapposti da contadino. Porta sempre con sé un bastone cui si appoggia per guidare i propri passi. E’ cieco.

CECILIA 37 anni, degente da 20. Abiti un po’ troppo grandi per lei, gonna lunga arricciata. Si muove sempre, in maniera irrequieta; saltella come un passero. Ha la schiena deformata dalla camicia di forza indossata per anni.

RITA Circa 50 anni, degente da 18. Veste con qualche povera ricercatezza; ha sempre in mano la borsetta. E’ stata prigioniera ad Auschwitz.

UNA DONNA Ex degente. Età intorno ai 40. Un caso di alcoolismo. Un esempio della difficoltà di integrazione nella realtà esterna a guarigione avvenuta.

ALTRI DEGENTI Partecipano all’assemblea generale dell’ospedale psichiatrico di Gorizia. Ciascuno è partecipe, su posizioni diverse e talvolta in contrasto con quelle della maggioranza, dell’elaborazione e del dibattito di una politica comune.

MARIA 17 anni. Assolve il suo ruolo di vittima sacrificale indossando una camicia da notte bianca. Capelli cortissimi biondi. Il pallore del viso sottolinea il contrasto, all’apparire in scena, tra la sua fragilità adolescente e l’enormità simbolica dell’azione che compie.

BANDITORE Assolve a una funzione didascalica che gli consente di restare estraneo all’azione anche quando il suo intervento risulta indispensabile perché questa possa svolgersi. Su di una base neutra simile a quella dei degenti, veste indumenti eterogenei, gradi e fregi ricavati da divise differenti per epoca e nazione. Ne deriva un insieme multicolore e irridente, risultato ultimo dell’autorità esaurata d’ogni frammento di uniforme indossata.

CORO Saranno Coro di volta in volta tutti gli attori disponibili sulla scena fuori dei ruoli impegnati all’esecuzione immediata della rappresentazione a quel punto. Il Coro è mobile e variabile quanto a numero e identità fisica degli elementi che lo compongono da uno a tutti.
In quanto testimone, il Coro è partecipe all’azione anche quando non agisce. La continuità della sua presenza si esprime soprattutto nell’esercizio di una funzione duplice, evocativa ( talvolta semplicemente rievocativa) e anticipatrice di determinati eventi ( anche rivolta in certi casi a porre le premesse, creare il pretesto, perché qualcosa di essenziale al racconto si verifichi), che gli consente di influenzare concretamente l’organizzazione di ciò che accade in scena – secondo una logica inerente all’economia del discorso, fuori da qualsiasi implicazione temporale o di spazio.
In determinati casi, anche da solo, chiunque potrà essere Coro e potrà, al limite, fare da coro a se stesso.

ANNOTAZIONI PER UN APPORTO MUSICALE

La rappresentazione non deve essere corredata da effetti distraenti. Alcuni punti richiedono invece, funzionalmente, l’apporto scarno di suoni atti a sottolineare un ritmo, il suo crescere, il suo affievolirsi. In taluni momenti, ciò è già indicato nel testo ( il suono della campana sul racconto della morte di Ofelia – XI mistero; i tamburi durante la preparazione dell’azione finale – L’avvento); in altri, pur non parlandosi precisamente di musiche, ma per la convizione che non esiste separazione netta fra musica e rumore, si richiama la necessità di un aumentare o di un attenuarsi di suoni ( i malati frustati dagli infermieri in un crescendo di grida e di imprecazioni – XIV mistero); in altri punti ancora potranno servire pochi e brevi suoni elettronici o di musica concreta, mai esorbitanti l’economia della loro funzione ( descrizione della strozzina – III mistero; l’elettroshock – II mistero; la costruzione del recinto manicomiale - III mistero; la costruzione della piramide finale – l’avvento).

INTROITO

Dove il Banditore illustra brevemente al pubblico la scena e si assiste al delirio, registrato dal vero del manicomio di Calstel Pulci, di un Poeta recentemente scomparso.

BANDITORE Per la scena
un mattino che sa d’ospedale

indica intorno

bianco sudicio – livori d’anima e d’alba
In trasparenza

indica il fondo

il lento moto perpetuo
di ombre malate – regolarità ossessiva
e disordine di reclusorio. A lato
immobile in camicia di forza
un poeta

POETA inginocchiato, restando immobile a capo chino sul petto,
così che il volto non si veda

Io facevo poesie – la mia vitalità
è completamente estinta
Suggestioni vitali mi ruppero la testa
Non posso neanche muovermi
cammino senz’ordine . non scrivo
Il buon ordine sociale
è in relazione allo sviluppo del credito
Riempiono l’Italia di storie inverosimili
per avere dilazioni sul credito
La suggestione regna largamente
e fa ottimi affari
Io sono un solitario – non mi piace ammetterlo

riualzando il capo con un moto improvviso mostra il volto

Ero seduto – leggevo il Don Chisciotte
Mi ruppero la testa – agenti speciali
mi danno molta tortura
Sono stato investito dalle onde elettriche
distrutto. Io facevo poesie
Attrassi l’attenzione della polizia
e mi ruppero la testa
con una scarica elettrica – rotta
una vena del cervello
Mi ruppero talmente la testa

china il capo nuovamente

che io perdei la vena poetica
Più morto che vivo
Io facevo poesie

PRIMO MISTERO – L’INTERNAMENTO NELLO “SPEDALE DEI PAZZI”
- dove il confronto tra gli antichi e i nuovi ordinamenti in materia di manicomio dimostra come nulla sia cambiato

BANDITORE Entrano i professori
guidati da un megaprofessore

dal Coro si staccano e vengono avanti tre elementi

MEGAPROFESSORE Ogni qual volta
nei luoghi compresi
nelle rispettive Cancellerie communitative
si scuoprisse alcuno attaccato da manìa
i Cancellieri lo dovranno far visitare
dai pubblici Professori

ìindica i professori con un grande gesto. Loro dignitosamente ringraziano con un lieve cenno del capo

per riconoscere se realmente
questi sia in grado
da dover essere recluso
nello Spedale dei Pazzi

PRIMO PROFESSORE In fede allo esame dei Medici
lo stesso maniaco sarà trasportato
nella maggior brevità e con le dovute cautele
allo Spedale dei Pazzi
ove sarà ristretto
a ordine del Soprintendente
in conformità dei recapiti a lui rimessi
di mano dei predetti cancellieri

SECONDO PROFESSORE Non solamente
i veri e propri maniaci furiosi
ma anche i fatui e gl’imbecilli
hanno a essere reclusi allo Spedale
o in casa di Deposito
coerentemente alla circolare
20 Maggio 1826
vista la circolare 24 Gennaio 1774
per la prevenzione delle gravi offese all’ordine pubblico
alla decenza et ai costumi
che avrebbero a derivare dalla loro libertà
qualora ESSI LIBERI
si facessero oggetto di scandalo et indiscreta curiosità

CORO La situazione
degli ospedali psichiatrici oggi
e la prassi
dell’esclusione definitiva del malato
dal contesto sociale che lo ha generato
risultano in tutto e per tutto
immutate

BANDITORE Dal Dizionario Medico Larousse

sfoglia il volume e legge

finito di stampare il 31 luglio 1963
a Torino. A pagina 792
definizione di
OSPEDALE PSICHIATRICO – vedi ISOLAMENTO

mostra la pagina intorno e sfoglia nuovamente il volume

a pagina 569

CORO --ISOLAMENTO - separazione dei malati
a scopo profilattio e terapeutico
Si ricorre all’Isolamento
nelle malattie contagiose
e nelle malattie nervose

BANDITORE Per l’ISOLAMENTO DEGLI ALIENATI
vedi INTERNAMENTO

MEGAPROFESSORE Quando sia riconosciuta l’appartenenza
alla classe dei miserabili
del fatuo o dell’imbecille da rinchiudere
a tutela della quiete sociale
e della pubblica decenza
l’Autorità governativa locale
inviterà la Comunità respettiva di detto fatuo o imbecille
a farsi carico del di lui trasporto e mantenimento
nella suddetta Casa di Deposito

BANDITORE leggendo ad alta voce
Per l’INTERNAMENTO
nell’interesse del malato e della società
la VIGENTE LEGGE numero 36
del 14 FEBBRAIO 1904
sancisce che sia presentata al Pretore
domanda vistata dal Sindaco
del Comune di residenza dell’alienato
con allegato certificato medico e

mettendo via il volume con sarcasmo

atto di notorietà – atto notorio

MEGAPROFESSORE In caso di vera urgenza
l’Autorità stessa proceder deve
all’arresto dell’infelice

PROFESSORI a una voce con Megaprofessore, rabbiosamente

E tenerlo momentaneamente in luogo di custodia
acché la Comunità sia
sollecitamente soddisfatta
et sicura dello stato detentivo
et condizione d’isolamento di esso

MEGAPROFESSORE In conformità degli ordini
circolati a seguito
del sovrano Biglietto della Segreteria di Stato
addì 7 ottobre 1791

CORO Addì--- 1968 data della rappresentazione
è facoltà della Questura
o del Commissariato di PS
disporre dell’immediata restrizione dell’infermo
in manicomio
con semplice ordinanza d’autorità
e certificato medico allegato

BANDITORE Addì... ripete la data

PRIMO PROFESSORE 7 ottobre 1791 – spetterà ai Gonfalonieri
e ai Magistrati di concerto coi pubblici Notari
l’esame se davvero il recluso
sia tanto miserabile
e lo sieno del pari i parenti obbligati ai suoi alimenti
da giustificare ch’egli sia mantenuto a spese
della respettiva Comunità

MEGAPROFESSORE raccomandandosi appassionatamente
In tale caso
il maggiore scrupolo dovrà essere rivolto
all’osservanza dei sovrani Comandi
del 12 maggio 1826
per decidere in conformità del pubblico vantaggio
se convenga
assimilare fatui e imbecilli ai veri furiosi
per la custodia e l’oneroso trattamento
nello Spedale dei Pazzi
O NON CONVENGA INVECE
provvedere in altro loco meno costoso
con eguale sicurtà
e maggiore convenienza per la Comunità
quanto ai modi et alla dispendiosità
del mantenimento di questi

CORO Le spese per l’assistenza ai malati mentali
sono a carico dell’Amministrazione provinciale
la quale può tuttavia esercitare
un diritto di rivalsa
parziale o totale
sulle famiglie degli stessi
quando non versino in condizioni
di comprovata povertà

PRIMO PROFESSORE L’apprtenenza effettiva del mentecatto
alla classe infima dei miserabili
dovrà essere accertata per i consueti uffici
dall’Autorità vigilante – tuttavia
incontrandosi opposizione
da parte della Comunità
al mantenimento del recluso
l’affare sarà partecipato
per una confrua risoluzione
alla Segreteria di Sua Altezza Illustrissima Reverendissima
pel canale della Presidenza del Buon Governo
e respettivamente
dalla Camera di Soprintendenza Communitativa
le quali dovranno del pari
deputare il Luogotenente Generale
all’esame della reale imbecillità
o fatuità del mentecatto

SECONDO PROFESSORE Trattandosi di dementi mantenuti
negli Spedali di Bonifazio e Santa Maria dei Battuti
o in altra Casa
a carico della comunità
indipendentemente da giudizio civile o criminale

la luce va lentamente concnetrandosi sul Poeta in camicia di forza, tuttora inginocchiato con il capo reclinato sul petto

il Luogotenente Generale darà mandato al Governatore
o ai Provveditori della Camera commutativa
per la verifica del grado di qualità
della demenza di questi
ed essi Uffiziali Incaricat is’indirizzeranno ai Commissari o Rettori
di predetti spedali
i quali
inviteranno all’uopo due Professori

il Poeta si leva rabbiosamente con un grido e fa forza coi gomiti contro le tele del “corpetto” – gergo d’ospedale per camicia di forza – tentando di lacerarla

POETA Professori – pausa – le leggi e il costume
vi conferiscono il diritto
di misurare lo spirito. Questa sovrana giurisdizione
non vi spaventa – la esercitate a vostro criterio

ride

Lasciatemi ridere – la credulità dei sapienti
e dei governanti
e l’ottusità barbara dei popoli civilizzati
adornano la psichiatria
di un’aureola sovrannaturale
I procedimenti della vostra professisone
vengono accettati a priori – lasciatemi ridere
Non è che mi stupisca la vostra inferiorità

trascinando il suo riso in crescendo

la vostra inferiorità di fronte a un compito
esclusivamente riservato
a pochissimi predestinati
e rari iniziati – no

disperato, prossimo a urlare

no – non che mi stupisca. Io contesto

urla e si torce nel tentativo di strappare i lacci del corpetto

contesto il diritto di compiere ricerche
nell’universo dello spirito
a uomini che – limitati o no
non sanno trovare altra conferma ai dogmi
del loro credo pseudo-scientifico
che attraverso la sadica perversione dei loro sistemi
e la sepoltura irrimediabile
delle geniali vittime designate

ansimando, ormai sul punto di cedere

Ho visto le menti più grandi della mia generazione
distrutte dalle vostre mistificanti terapie
L’avete fatto per paura – voi
avete ucciso la luna
di coma insulinico
e strangolato il cielo
nei vostri lacci di contenzione – guardate

indica in alto con lo sguardo e un movimento della testa. Si sforza inutilmente di sollevare anche le braccia

guardatelo bene – sta per cadervi sulla testa

intorno il reclusorio in agitazione. Grida e colpi di cucchiai freneticamente battuti sulle gavette metalliche fatti scorrere lungo le inferriate

Ecco – cade. Ci cade sulla testa
E’ morto – è morto
Il cielo non c’è più
Voglio uscire . fuori fuori
Il cielo è morto. Ci cade sulla testa
Tutti fuori

BANDITORE Il cielo cade – finalmente ufficiale
la grande notizia
Sconvolte una volta per tutte
l’astronomia moderna e le religioni del passato
Il cataclisma è scientifico – ufficiale
la grande scoperta
Non c’è più firmamento – ufficiale
Il firmamento non c’è più
Non ci sono i Pirenei – niente
Il Mar Rosso è andato – quello Giallo
resiste. La stella Sirio si avvicina

MEGAPROFESSORE Calma - l’Autorità raccomanda la calma

PROFESSORI Ora basta – calma. Tutti a letto
Branco di visionari – a letto
L’Autorità impone la calma!

sibilano fruste. Gemiti e tramestio di passi che si disperdono lungo corridoi interminabili

POETA Voi non potete – no

ora calmo - di una sua calma dolente, stanca e al tempo stesso risoluta, disincantata e forte,
com’è di quella dei vecchi quando non è rassegnazione

non potete. La repressione degli impulsi antisociali
è per principio chimerica – inaccettabile
Tutti gli atti individuali sono antisociali
Ascoltatemi – quelli che voi chiamate pazzi

struggente, come implorando credito

sono le vittime maggiori
dei pregiudizi su cui si fonda
la vostra dittatura sociale. Quanta parte
ha ciascuno di voi
e la vostra società tutta insieme
nella loro cosiddetta pazzia? – al limite
dovreste venerarli
visto che ignorarli non vi riesce. Signori
IO PRETENDO CHE LI LIBERIATE

pausa. In un estremo tentativo di persuasione si guarda intorno in cerca di un cenno qualsiasi di consenso

Tralascio di precisarvi
la compiuta genialità
di certe loro manifestazioni
Via – sarebbe troppo facile. Del resto
conta poco
di fronte alla mia rivendicazione – io
RIVENDICO L’ASSOLUTA LEGITTIMITA’
della loro concezione della realtà
e di tutte le conseguenze
che ne potranno derivare

inascoltato e disfatto, il Poeta riassume la sua posiizone originaria, indifferente a tutto quanto gli è intorno. Megaprofessore gli si pianta davanti a gambe divaricate, le braccia conserte

MEGAPROFESSORE L’internamento definitivo
avviene ad opera del Tribunale
su istanza del Pubblico Ministero in base alla relazione del Direttore
dell’ospedale psichiatrico provinciale

indica ripetutamente se stesso con la punta del pollice irrigidita in direzione del proprio petto, le altre dita chiuse, muovendo su e giù la mano – come per una minaccia

dopo un periodo di 15 giorni

indica il numero con le dita, portando tre volte il palmo aperto sotto gli occhi del Poeta

15 giorni d’osservazione – poi
sono io che decido

POETA con un filo di voce, senza levare gli occhi da terra

Domattina
all’ora della visita – quando
senz’alcuna umanità

tenterete di comunicare con loro
possiate voi essere illuminati
e capire
riconoscere
ammettere almeno con voi stessi
che nei loro confronti
avete una sola superiorità – LA FORZA

il Poeta si ritrae tutto in se stesso riassumendo la perfetta immobilità originaria. Aiutato dai professori, Megaprofessore indossa un camice di infermiere. Gli altri due fanno altrettanto. Altrove viene avanti, come cercando intorno qualcosa, un altro internato

SECONDO MISTERO. L’ELETTROSHOCK – dov’è descritta la tortura elettrica di un internato

il nuovo venuto indossa l’uniforme grigia degli internati. l’infermiere capo e due infermieri lo seguono da presso

BANDITORE L’attore
parla e si muove convulsamente
Incontra difficoltà
a mettere insieme parole
non essenziali al concetto
Si esprime per telegrammi
sforzandosi di ridurre al minimo
il dispendio di parole

ATTORE gesticolando
Mi suggeriscono recitare strada – fuori
dicono. Che fare? – Polizia mi lascerà?
Ma sì – sì
polizia mi lascerà. Va bene
recitare strada

smarrito e concitato, si agita su e giù per la scena, come cercasse qualcuno da mettere a parte della sua struggente necessità d’essere attore. Inascoltato, si spinge fino al limitare della platea, ma è colto da malessere alla vista del pubblico e ricacciato indietro in preda a un tremito violento. Non osa scegliere una direzione nella quale muoversi. Ma da fermo non parla – com’è pur vero che in silenzio non cammina. Unità di moto e parola gli è vitale. Così ogni sua esitazione non ha mai più che la durata di un attimo e si risolve, di fatto, in una ininterrotta situazione di dubbio. Si sposta a scatti come ciò che dice; in fretta se dice in fretta, piano se piano. Gli infermieri ne sono infastiditi.

recitare strada – devo dire
ambiente strada moderna non è teatrale – no
ci corrono in troppi. Devo cercare ambiente
mio ambiente mio
ambiente intemperie – intemperie
teatro portatile. Comunque
non si prova strada – niente. Comunque
mondo
dove tutto base denaro
dove denaro o sua assenza
impedisce tutto – no no no
non ho bisogno denaro. Posso senza
posso – si deve poter significare

avverte una crescente difficoltà a proseguire. Vi si costringe

significare – significare che i materiali
non hanno prezzo – prezzo legna
tela
cibo
attori. Si deve significare che ancora
i materiali si possono avere
senza denaro – che si può
ripristinare il baratto – ancora

come sognasse

la Cooperazione delle Derrate. Insomma
che occorre? – una piazza
un hangar. Si può recitare su una piazza
se bel tempo

sul punto di piangere

perché ci vuole spazio per recitar
bel tempo per recitare piazza. Se no
hangar può bastare
un’officina in disuso
un garage. SPAZIO
ma bisogno provare strada – terra
TERRA. Il cataclisma è in cielo
Io sono pronto – sono pronto dimostrare
non mi serve denaro
Posso farne senza
per sempre – posso

crisi malinconica. Il gestire si attenua, le parole vengono meno. Si arresta. Più nessuna sincronia di parole e movimento

posso per sempre
farne senza. Mi si dia una casa...

POETA tuttora immobile. Senza muovere il capo né mostrare il viso; senza che quasi ci si renda conto che le parole sono sue

Una casa – per farci? – ormai
la luna cade – si stacca
Eccola – cade. SELENE
dì a tutti da dove vieni
racconta
da dove scende il mio amore

ATTORE senz’ascoltare il Poeta, continuando a seguire la logica delle sue immagini

Una casa da abitarci – e cibo
una casa che ci sia gente che lavora
taglia e cuce i vestiti
una società nella società

gli infermieri lo hanno circondato

uno stato nello stato – la mia casa
da abitarci
e cibo – gente che lavora

lo immobilizzano e lo costringono a indossare la camicia di forza. Poi gli fanno l’elettroshock. L’operazione viene minutamente descritta, durante il suo svolgimento, dal Banditore e dagli stessi suoi esecutori. Come da manuale. Azione al rallentatore – incubo e documentario scientifico

INFERMIERE-CAPO Controllate i denti

PRIMO INFERMIERE Tenetelo forte

fa forza per disserrare i denti con una leva

INFERMIERE-CAPO Sù presto

immobilizzandogli le braccia. Al secondo infermiere

Tu legagli i piedi

BANDITORE Per l’elettroshock – controllare i denti
controllare che l’infermo sia digiuno

l’attore viene stimolato a vomitare. Sta male senza riuscirci

INFERMIERE-CAPO Forza col tubo

PRIMO INFERMIERE A me – dài

l’attore ha una sorta di violento accesso convulsivo

INFERMIERE-CAPO Adesso. Giù – sbrigati

BANDITORE Prima dell’accesso convulsivo
introdurre trasversalmente il tubo
tra le arcate dentarie
In mancanza di tubo di gomma
usare un panno ripiegato
così da evitare al paziente
morsicature della lingua

gli infermieri eseguono. Dopo l’introduzione del tubo l’attore è scosso da violenti conati

CORO Inconvenienti dell’elettroshock
Infortuni ricorrenti – lussazione mandibola
frattura mascellare
avulsioni dentarie – lussazioni e
frattura colonna vertebrale
o degli arti – lacerazioni muscolari
ascessi ai polmoni per deglutizione
particelle settiche – e inoltre

gli infermieri, mentre continua la preparazione del malato all’elettroshock, ripetono in coro con gli altri

necrosi pancreatica
alterazioni ritmo cardiaco
dilatazione acuta del cuore
insufficienza
SINCOPE

INFERMIERE-CAPO Curaro

gli viene data una siringa. l’attore è tenuto fermo mentre gli fanno l’iniezione

BANDITORE Per prevenire lesioni gravi
una o più iniezioni di curaro
così da debilitare
o arrestare del tutto
la contrattilità muscolare

INFERMIERE-CAPO riponendo la siringa

Acqua agli elettrodi

BANDITORE Prima della scarica
inumidire gli elettrodi e le tempie
con pasta o acqua salta

gli infermieri eseguono

almeno acqua di fonte

INFERMIERI Pronti

INFERMIERE-CAPO Tenetelo fermo – via

la scarica

INFERMIERI Corrente alternata – permutatore
Permutatore in circuito
Tensione 80 – 120 volts
Ecco

BANDITORE La crisi

INFERMIERE-CAPO controllando l’orologio
Due – tre decimi di secondo
Quattro – ALT

gli infermieri trascinano via l’attore privo di sensi. Nel deliquio, mentre lo trascinano, l’attore è scosso da violenti sussulti

POETA Ero soltanto una creatura torturata
Seguivo la voce di un istinto
fondamentalmente buono
e ancora ero convinto
che l’umano valore
e lo spirito d’indipendenza
potessero salvarsi
nella vita d’ogni giorno
L’elettroshock precipitava
il mio efficiente cervello
in una inutile incoscienza

separatamente, a conclusione dei rispettivi ruoli, gli attori rifluiscono nel coro. Altri ne defluiscono. Indipendentemente dalle variazioni quantitative che ne conseguono, l’avvicendamento è praticamente costante


TERZO MISTERO. LA STROZZINA - dove Francesco predica agli uccelli e una squadra di moderni terapeuti gli costruisce intorno un manicomio e ce lo interna.

POETA Nove su dieci
tra i miei compagni di prigionia
non erano “pazzi”
secondo i criteri comuni
alle persone “normali”
I più avevano perduto la fiducia
nella propria capacità di sopravvivere
fuori
o le famiglie prese dal panico
li avevano scaricati
sulle spalle degli “esperti”
ma in verità nessuno li aiutava
a conquistare la maturità
l’indipendenza
la libertà

CORO teso – sottovoce

La vostra oscena
civiltà terapeutica
non ammette i santi
non ammette i poeti
Avete internato Artaud
poeta e oniroscriba
Francesco d’Assisi – pazzo di Dio
lo mettereste in contenzione

BANDITORE Pazzo di Dio–PERICOLOSO A SE’
E AGLI ALTRI

CORO ad alta voce – accusatore
Voi non gli avreste permesso
di andare a parlare col lupo

BANDITORE E DI PUBBLICO SCANDALO – predicava agli uccelli

dal Coro si stacca un ragazzo dall’aria trasandata e felice. intorno si fa silenzio

FRANCESCO Voi siete molto tenuti
allo vostro creatore
che v’ha dato libertà di volare
in ogni luogo

la predica è rivolta a uomini. Nessun gesto o intonazione deve indicarne l’intenzione originaria

e v’ha financo dato
il vestimento duplicato
e triplicato

mentre Francesco parla, una squadra di costruttori gli edifica intorno un manicomio. Il caposquadra e gli altri sono rispettivamente l’infermiere-capo e gli infermieri del mistero precedente

CAPOSQUADRA traccia per terra una linea. Gli altri ne seguono le disposizioni, montando grate ed altri elementi componibili

Asse mediano trasversale – qui
l’asse dei servizi. Lungo l’asse mediano
procedere
dall’ingresso principale all’interno
e sistemare prima
la portineria – poi
il fabbricato d’amministrazione
la cucina...

LA SQUADRA lavorano al ritmo degli ordini impartiti dal caposquadra, ripetendoli energicamente in coro

Portineria – fabbricato d’amministrazione
cucina – cappella
guardaroba
lavanderia
fabbricati della colonia

CAPOSQUADRA ... della colonia agricola. Ad opportuna distanza

FRANCESCO Voi non seminate e non mietete
e Dio vi pasce – vi dà fiumi e fonti
per vostro bere
e vi dà monti e valli
per vostri rifugio
et alberi alti
per fare vostro nido

CAPOSQUADRA tirando un asse trasversale al primo, mentre gli altri vanno praticamente chiudendo Francesco in un recinto senza uscite, in tutto simile a un lager

Asse longitudinale – sistemare
su ogni lato
i padiglioni dei malati. Procedere
dall’asse dei CONTACT _Con-3F770B5417 \c \s \l Servizio Assistenza Clienti verso l’esterno del recinto – così
avanti. Per ordine – all’esterno
i padiglioni di accettazione e osservazione
Poi l’infermeria – il padiglione tranquilli...

LA SQUADRA Accettazione e osservazione
infermeria – tranquilli
cronici
epilettici
semi-agitati
agitati e furiosi criminali

CAPOSQUADRA ... criminali e non
Per la distinzione dei sessi

morbosamente felice dell’autorità che gli è conferita

i maschi a destra
le femmine a sinistra
dell’asse trasversale dei servizi

traccia nuovi segni e controlla il lavoro degli altri ormai sul finire

FRANCESCO senza più scampo e ancora del tutto inconsapevole, sereno

Voi non sapete filare né cucire...

POETA ripetendo le parole dell’attore

Una casa che ci sia gente che lavora
taglia e cuce i vestiti – e cibo
Una società nella società

FRANCESCO E Dio vi veste – voi e vostri figlioli
perché molto vi ama
Lupi lupi
voi avete ucciso le creature di Dio
Voi siete degni della forca
come ladri e omicidi
Ci aspettavamo giustizia
e non ce n’è
Salvezza
ed è ancora più lontana
Ci aspettavamo la pace
e non si ha bene
Tempo per guarire
ed ecco l’ansia e il terrore
Ma voi
che permettete queste cose
guardatevi dall’indifferenza
e ringraziate sempre Dio
che vi ha dato libertà
vestimenti
fiumi
fonti
tutto....

ultimata la costruzione del manicomio, i componenti della squadra riassumono i precedenti ruoli d’infermieri e, dopo aver circondato Francesco, gli fanno la strozzina. L’azione si svolge al rallentatore, come quella dell’elettroshock, ma nel silenzio più assoluto

BANDITORE mentre l’operazione sta per concludersi e Francesco ancora si dibatte sotto il lenzuolo bagnato che gli è stato stretto intreno al capo

E’ d’uso corrente
negli ospedali psichiatrici
la pratica della cosiddetta strozzina
che consiste
nel far perdere coscienza al malato
per soffocamento
mediante il lancio sulla testa
di un lenzuolo bagnato
e l’avvolgimento dello stesso
intorno al collo
così che attraverso la stoffa imbevuta d’acqua
non passi l’aria
La perdita di conoscenza è generalmente immediata

gemiti e sussulti di Francesco sotto il lenzuolo vanno facendosi sempre più lievi

POETA interprete del dolore di Francesco

Mi mettono un lenzuolo bagnato
sulla faccia
me lo spingono in gola con le mani
e stringono forte
intorno al collo – spremono
e mi manca il fiato

CORO Talvolta
si forma intorno al capo della vittima
un’intercapedine
che le consente di respirare ancora
per diverse decine di secondi
e non di rado
più di un minuto – ritardando così il tempo dell’asfissia
e prolungando lo strazio

lo strazio di Francesco volge al termine

dibattendosi debolmente

Laudato si’ mi Signore – laudato
per nostra sora Morte
corporale... da la quale

in un rantolo, perdendo conoscenza

nullo homo vivente
po’ scappare

gli infermieri trascinano via nel lenzuolo bagnato il corpo di Francesco. Accanto al recinto del manicomio un vecchio degente

QUARTO MISTERO. LUCA – dove un internato racconta vecchi dolori d’ospedale e spiega agli altri ricoverati perché la malattia dei ricchi è diversa da quella dei poveri

LUCA il vecchio ha seguito in disparte la strozzina – senza emozione, come un ricordo immemoriale, qualcosa del suo passato che ormai ha smesso di apprtenergli. Luca è trai ricoverati più anziani dell’ospedale psichiatrico della Città

LUCA Perché prima
quelli ch’erano qui
pregavano di morire
Quando moriva uno qui
una volta
sonava sempre la campana
Adesso non usa più. Prima
quando sonava la campana
tutti dicevano
oh Dio – magari fossi morto io
dicevano
che sono tanto stanco
di fare questa vita
qua dentro. Quanti di loro
non sono morti – quanti
che potevano essere
vivi e sani – invece avviliti
perché non avevano
nessuna via d’uscita
non volevano più mangiare
Gli buttavano il mangiare
giù per il naso
con la gomma
ma non c’era niente da fare
perché si trovavano chiusi
qui dentro

indica il recinto

e non avevano
nessuna speranza di uscire
Come una pianta quando è arsa
perché non piove
e le foglie appassiscono – così
era qui la gente

Luca è cieco – guida i passi con la punta del bastone avanti a sé. Entra un infermiere e si aggira prendendo appunti tra i perimetri e le superfici delimitate dai costruttori

BANDITORE Luca – quasi tutta la sua vita
l’ha passata nel recinto
dell’ospedale psichiatrico – almeno trent’anni
in un reparto chiuso. Ha molti anni
non ricorda quanti. Luca
è tra i degenti più vecchi della comunità
E’ leader del gruppo degli anziani.

LUCA Fra la gente che ho conosciuto qua dentro
ci sono tanti che gli è capitato tutto
tanti che hanno avuto spavento in guerra
e tanti che sono rimasti invalidi
come me – tanti invece
sono nati proprio così
ma sono pochi. E’ il malessere che c’è fuori
diciamo nella società
che ci fa prima ammalare e poi
ci fa ricoverare – perché naturalmente

vengono dal Coro due donne. Rita e Cecilia – degenti

uno che ha benessere
naturalmente non si butta nel bere
né fa cose strane
stravaganze – è molto difficile
E’ la miseria
che porta
tutte queste cose

RITA Ma non soltanto i poveri – anche i ricchi
si buttano così

LUCA Sono pochi – hanno altri svaghi

CECILIA E’ una malattia – perché io conosco
persone che stanno bene
coi conforti – tutto. Hanno tutto
quello che vogliono
eppure bevono – è una malattia

LUCA Sì – però i ricchi milionari
vengono messi nelle cliniche
Si curano “alla privata”
loro
e non perdono i diritti civili
non vengono scritti da nessuna parte

BANDITORE A norma della legge numero 36
del 14 febbraio 1904
i periodi di ricovero manicomiale
sono iscritti
sulla scheda del casellario Giudiziario
del ricoverato. Cinque anni di ricovero
comportano la perdita dei diritti civili.

l’infermiere verifica le strutture e annota la tipologia dei degenti. A bassa voce – comprensibile solo a tratto. Le parole si perdono in un sottile crudelissimo bisbiglio.

INFERMIERE Agitati 12 per cento
Sudici 12 virgola 50 per cento
Idioti 10 per cento
Epilettici 7 virgola 60 per cento
Tranquilli 57 virgola 90 per cento
.......

in margine alle cifre, effettua complicate operazioni sul taccuino
QUINTO MISTERO. MEMENTO – dove la speranza di Francesco rende allegro il ricordo delle passate torture

CORO Sui tronchi dei pini del parco
dell’ospedale psichiatrico della Città
resistono ancora i segni
delle corde con le quali
erano legati i malati
durante le ore di “aria”

CECILIA Quando erano belle giornate
che c’era il sole
ci legavano in giardini – io ero
tante volte legata
intorno alla panchina
tante volte all’albero
che c’è nel cortile
Mi legavano sempre lì

BANDITORE Perché vi legavano?

CECILIA Perché si vede che quella volta
non c’era ancora quella cura
com’è che c’è adesso

LUCA C’era – c’era

CECILIA Sì – c’era. Ma si vede
che il professore di prima
non la usava

BANDITORE - Come vi legavano?

CECILIA Col corpetto

LUCA Camicia di forza – anche i piedi ci legavano

agitazione fra i malati

CECILIA A me mi legavano i piedi
colle cinghie di cuoio
che se ti muovevi
ti segavano fino all’osso

BANDITORE Ma perché ti legavano?

CECILIA Perché saltavo – ero discola. Saltavo
saltavo – mi piaceva insomma

BANDITORE Cecilia è qui da dieci anni
Ce la portarono
quando uscì di collegio – direttamente
dalla scuola all’ospedale psichiatrico
Aveva diciassette anni allora. Più di metà
del tempo passato in ospedale
Cecilia l’ha trascorso
in un reparto chiuso. La schiena è tutta curva
per la camicia di forza
portata ininterrottamente
tanti anni

CECILIA Saltavo – mi piaceva. Io saltavo e loro
credevano così ch’ero ammalata
e mi legavano. Allora non si poteva
dire al medico
guardi che quell’infermiera là
mi maltratta- ch’era peggio
e dovevamo lasciare
che ci trattino
come vogliono loro
e stare zitte – che se no era peggio
e dopo
ci facevano pure la strozzina

rumore fra i degenti

RITA Stringevano forte il lenzuolo
e ci buttavano sopra altra acqua
e quello si spremeva
si spremeva – roba che restiamo morte

LUCA Sì – che una volta
che me l’hanno fatta con l’orina
e che dopo mi hanno portato nella gabbia
che non respiravo più
e credevano ch’ero morto
quando mi sono svegliato nella gabbia
mi sono dispiaciuto che non ero morto
e che ancora chissà quante
me ne dovevano fare

CECILIA Tutte le notti – tutte
dormivamo in gabbia. Tutte le notti

RITA Perché ogni letto era una gabbia
con la rete stretta intorno

CECILIA E c’erano i lucchetti
e i ferri parte per parte
che nemmeno ci potevamo muovere. Così
ci veniva il nervoso – per forza
che ci veniva il nervoso ci veniva. Io chiusa
in gabbia coi ferri – ero un animale io

CORO Che animale? – un animale come?
Come un uccello?
Come un leone un gatto una tigre?

CECILIA Come un animale – un animale

si stringe nelle spalle

un animale in gabbia – e allora pensavo
a tutti quelli
che non erano in gabbia
e me
che dovevo starci – e stavo male

BANDITORE Perché stavi male?

CORO Perché stavi male? Come? Che male?
Com’è che stavi – come ti sentivi?
Perché stavi male?

CECILIA Male – così. Male
perché vedevo tutta quella gente
libera
e io sola che stavo in gabbia
Male così

CORO Male come? – che male?

CECILIA Gridavo. Volevo rompere la rete – i ferri
e mi rompevo le unghie – i denti
tutta la faccia. Ma questo male qui
non lo sentivo - sentivo il male
che io ero chiusa
e gli altri erano liberi
e niente altro – perché questo
era così forte dentro
che tutti gli altri mali
non mi facevano più male

BANDITORE Ma non venivano gli infermieri?

LUCA Non sempre

CECILIA No – solo certe volte

RITA Qualche volta – sì
ma era meglio
che non venivano
perché quando vengono è peggio

BANDITORE Rita
E’ all’ospedale psichiatrico
da diciotto anni. In gioventù
è stata in campo di concentramento
ad Auschwtiz. Dopo la guerra
e la liberazione – la sua libertà è stata breve
L’hanno portata qui
i suoi parenti – e ce l’hanno lasciata
Anche la sua schiena
come quella di Cecilia
è irrimediabilmente deformata
dalla camicia di forza

CECILIA Intanto non era giusto – non è giusto
perché si capiva che
a trovarsi chiusa
una persona ci viene il nervoso
anche se non è nervosa – a trovarsi chiusa

durante il dialogo è rientrato inosservato Francesco, che lentamente ha raggiunto le grate del recinto e vi si è arrampicato, restandosene ad ascoltare dall’alto

FRANCESCO allegramente
Sì – perché una volta qui
eravamo chiusi con la rete
e non basta chiusi
eravamo anche
messi ottanta in una stanza
e non c’erano sedili
Dovevamo gettarci per terra

salta giù e raggiunge gli altri. La sua esuberanza contrasta con la realtà dei fatti di cui si parla

non potevamo neanche andare in cesso
Dopo c’era che
alle cinque della sera
cenare
e subito a letto
anche d’estate – piena estate
quando c’erano ancora tre ore di sole
e gli uccelli fuori
cantavano
e noi ci mettevano a letto
col boccone in bocca

BANDITORE Francesco – internato a 23 anni
su richiesta del padre
commerciante di tessuti
Era scappato di casa

FRANCESCO Uscivo fuori
subito dopo cenato
a prendere un po’ d’aria
nel cortile – e subito
veniva qualcuno a prendermi

LUCA Oggi le cose sono cambiate

FRANCESCO Dal giorno alla notte

l’allegria di Francesco va gradualmente trasmettendosi ai malati

RITA Hanno tolto le reti

CECILIA Ci hanno levato i corpetti

LUCA Hanno aperto i reparti
Il nostro reparto
è stato il primo. Dopo
abbiamo aperto l’assemblea
Io sono stato presidente
All’inizio nessuno parlava
nessuno apriva bocca

FRANCESCO Tutta la gente era come intimorita
spaventata. Nessuno aveva il coraggio
di parlare – questo
perché avevano paura
erano ancora intimoriti
dopo essere stati rinchiusi
tanti anni

si ritirano verso il fondo e si rinserrano compatti, facendo massa comune

CORO soffiato, come spegnendo una candela

Una volta
l’ospedale era triste
Noi
eravamo tristi
una volta - una volta
c’erano le sbarre
le porte chiuse
c’erano le reti
Oggi
le hanno strappate – le reti
le sbarre le hanno segate
le porte ch’erano chiuse
oggi
le tengono aperte
SESTO MISTERO. L’ASSEMBLEA - dove gli esclusi prendono coscienza della propria esclusione e ne discutono

il Direttore ossseerva i malati ritrarsi e scomparire in una sacca d’ombra

CORO Non era ammissibile
che centinaia di uomini
vivessero
in una condizione disumana
solo perché
erano malati

DIRETTORE Non era ammissibile
che noi ne fossimo complici
La realtà del manicomio
è tragica
perché oppressiva
Il malato mentale
è “malato”
soprattutto perché
è un escluso – un uomo senza diritti
Una riabilitazione oggi
è possibile
solo partendo dalla presa di coscienza
di questa realtà

CORO Il malato non ha diritti

DIRETTORE Noi discutiamo col malato
il suo essere senza diritti

CORO Il malato è un escluso

DIRETTORE Noi discutiamo con lui
la sua esclusione

i malati ricompaiono

Senta – signora Rita
vorrei chiederle perché
secondo lei
una persona viene ricoverata
in ospedale

RITA Perché gli altri ridono di noi

BANDITORE Assemblea generale dei degenti
dell’ospedale psichiatrico – presiede Rita

DIRETTORE Da quanti anni è qui?

RITA Nemmeno mi ricordo

CECILIA Io sono dieci anni
che giro per il manicomio
mica un mese o due – dieci anni

intervengono altri degenti

PRIMO DEGENTE A me mi accompagna sempre l’infermiere
Ho ammazzato qualcuno – forse?

SECONDO DEGENTE Anni e anni di fila
senza vedere il sole

TERZO DEGENTE Ancora pochi – ce ne vorrebbero altri
ce ne vorrebbero. Io ho malato il cuore
non la testa – ricordatevelo tutti
e se lo ricordi pure il direttore
Io ho malato il cuore – non la testa

DIRETTORE Che cosa intende per malato di cuore?

TERZO DEGENTE Io sono qua da un sacco di anni
Quando vado a casa?
Domani – per Pasqua?
Per Natale – per Ferragosto?
Ci vuole più serietà
qua dentro – è una schifferia
qua dentro – più serietà
e più severità

RITA Io credo che se tu avessi male al cuore
ti troveresti all’ospedale civile – non qui

TERZO DEGENTE Ma sono loro che vogliono tenermi qui
Non sono matto – ho mal di cuore
io – piango ogni giorno io
Lo sai che piango ogni giorno?

RITA Devi stare calmo – secondo il mio pensiero
dopo quello che ho sentito per radio
con la venuta della nuova legge
si avrà qualche miglioria – io credo
che verranno migliorati anche i CONTACT _Con-3F770B5417 \c \s \l Servizi e il trattamento degli infermieri

INFERMIERE Con la nuova legge
probabilmente
ci sarà anche un aumento di bilancio
e qualche miliardo – almeno cinquecento milioni
da devolvere agli ammalati
Sono convinto che la legge
porterà benessere nell’ospedale psichiatrico
sotto tutti gli aspetti
Allora potremo fare altre cose
per gli ammalati

DIRETTORE Perché – gli ammalati
dell’ospedale psichiatrico
sono differenti dagli altri?

INFERMIERe Differenti come?

DIRETTORE Sì – perché vengono considerati per ultimi?

TERZO DEGENTE Perché qua dentro siamo schiavi
non malati – ecco perché

LUCA C’è una legge per noi...

BANDITOR Assemblea generale dei degenti – presiede Luca

LUCA C’è una legge
e io non so se è giusta
ma non credo – e dice che
aquando noi veniamo dimessi
siamo sempre affidati a qualcuno
che deve mettere la firma per noi

CECILIA Questo perché non si è sicuri

TERZO DEGENTE Non si è mai sicuri di noi

CECILIA Anche quando entriamo
c’è qualcuno che deve firmare per noi
Mia zia
quando sono venuta qua dentro
ha firmato – firmato – firmato
non finiva mai di firmare

FRANCESCO Per me ha firmato mio padre

LUCA Io non credo che sia una buona legge
Per la legge
noi siamo come un pacco
e questo pacco
dev’essere custodito – guai
a chi lo apre
guai a chi lo sposta
guai se ci manca qualcosa

RITA Ecco – è questo. Anche quando va a casa
l’ammalato è come un bambino
e i parenti pensano per lui – ma dico
allora è inutile che io vado fuori

CECILIA Ma lo sai da quant’è che sto qui?
Da quanto ci sto io
Quand’è che andiamo fuori
noi? – lo sai quand’è
che andiamo fuori?

i malati si agitano – nervosismo generale

FRANCESCO E io allora? – quand’è che me ne vado?

CECILIA Stia zitto lei – ch’è appena dentro da un anno

FRANCESCO Ma io non sono pazzo – è mio padre
che mi ha fatto chiudere. io sto bene

RITA Non era questa la questione
che io volevo dire

LUCA ristabilendo la calma
Non era questa la questione

RITA Dicevo che allora è inutile andare fuori
che poi succede
che tutti mi guardano
e se uno mi fa un gesto
io reagisco – e incomincio a reagire con aquesto
con quello – a reagire con aquell’altro
e i parenti che mi custodiscono
alla fine dicono
questa qua ci combina guai – la portiamo dentro
un’altra volta

SETTIMO MISTERO.” LA LEGGE DEL MALE” – dove la coscienza dell’esclusione diventa coscienza della miseria che l’ha determinata

dopo l’impulso iniziale del Direttore, l’assemblea prosegue con la partecipazione ormai esclusiva dei ricoverati. il Direttore si allontana inosservato

LUCA Io sto qua da troppo tempo – non so bene
quello che c’è fuori
ma ho sentito dire che in tutta la società
c’è la legge del male
Anche nei grandi ministeri
e negli uffici pubblici

CECILIA Perché dite che fuori
c’è la legge del male?
Che succede fuori?

FRANCESCO Che il pesce grande
mangia il pesce piccolo
e il pesce piccolo
deve lasciarsi mangiare

BANDITORE Assemblea generale dei degenti – presiede Francesco

RITA Noi però
ci devono proteggere
perché siamo ammalati – ammettiamo che siamo ammalati
allora qualcuno
ci deve guardare – magari per un pericolo
che noi da soli
non ce ne accorgiamo – magari al principio
per un periodo
che ne abbiamo bisogno. Dopo cambia
come i bambini all’inizio

TERZO DEGENTE Noi non siamo bambini – i bambini
stanno bene negli asili
Noi siamo persone grandi
che non possono farsi proteggere come bambini
quand’è che vanno fuori dall’ospedale

CECILIA Siamo come i bambini – la signora Rita ha ragione

TERZO DEGENTE Non è vero – abbiamo un’età
e un nostro diritto
I bambini d’asilo
non ce l’hanno – è tutto diverso da noi

LUCA Io vi dico che noi non abbiamo diritti
Quella legge che c’è per noi
non ce ne lascia
Quando uno è stato
nell’ospedale psichiatrico cinque anni
non ha diritti civili – la sua libertà
non la può avere più
Soltanto chi è ricco può – chi è milionario
che può pagarsi la clinica
dove non lo scrivono
e non ci mettono i timbri

RITA Ma questo non è vero
perché oggi nell’ospedale
c’è ricoverata gente di tutte le condizioni
e non soltanto i poveri

FRANCESCO Gente di tutte le condizioni
lei dice – ma chi sta bene
su seicento ricoverati
saranno sì e no una cinquantina
Ammettiamo cinquanta – sarà il 5 per cento
e gli altri? tutta povera gente

LUCA E’ tutta povera gente
portata qui dalla miseria
Io vedo
quando un povero disgraziato
ha solo cento lire in tasca
e non arriva nemmeno
a comprarsi un panino imbottito
con cento lire – niente
non arriva a niente
Cosa fa? – va a prendersi un quarto di vino
e senza mangiare naturalmente. Così
dài oggi – dài domani
finisce qui. Invece
se uno avesse da mangiare
uno cosa o l’altra
non gli passa neanche per la testa
di bere. Sì – berrà un bicchiere
e buonanotte. Ma mangia

RITA Ma se ha i soldi
per comprarsi un bicchiere
ha i soldi
per comprarsi anche da mangiare

LUCA Non c’entra. Quando i soldi sono stretti
uno alla fine dice
cosa faccio adesso? – un pasto non arrivo
un panino nemmeno ci arrivo. Allora
con cento lire vado a bere un quarto di vino
che ci arrivo – e si accontenta

RITA Ma poi è debole – si ubriaca e cade

CECILIA Cade sempre – i nervi si indeboliscono

LUCA S’indebolisce la mente – tutto
ma finalmente
uno non pensa più alla miseria
non pensa più a niente. Tanto
anche se non beve
le disgrazie e i dispiaceri
lo fanno ammalare lo stesso
Così è la vita fuori
se non si è ricchi

FRANCESCO Ogni faccenda è come la nostra
dell’ospedale – che chi è povero
ci deve stare dentro tutta la vita
e chi è ricco si paga la sua libertà
I ricchi se ne approfittano dei poveri
e li sfruttano – loro
chiedono di essere sfruttati
perché altrimenti
non ce la fanno a vivere
Il pesce piccolo deve lasciarsi mangiare
Così va il mondo
OTTAVO MISTERO. LA CONVERSIONE – dove gli infermieri raccontano di quando aprirono per la prima volta i cancelli e si misero a parlare coi malati

CORO Il reparto B maschile
dell’ospedale psichiatrico della Città
è stato il primo
ad essere aperto
e condotto in modo comunitario

vengono avanti due infermieri e l’infermiere-capo

INFERMIERE-CAPO Prima
la responsabilità era più limitata
perché uno chiudeva con le chiavi
stava attento che gli ammalati non si picchiassero
gli dava quelle quattro pastiglie
e via – la terapia l’ordinava il medico
e quando uno aveva seguito bene gli ordini
era a posto con la coscienza
e tutto – anche se il malato crepava

BANDITORE La liberalizzazione del reparto B
è stata resa possibile anche
dalla volontà comune degli infermieri – membri
non più guardiani
della comunità

PRIMO INFERMIERE Una volta noi
facevamo scattare i catenacci

SECONDO INFERMIERE Eravamo i carcerieri del reparto
una volta

INFERMIERE-CAPO Qualcuno ha nostalgia dei tempi andati

BANDITORE Gli infermieri del reparto B – riunione di reparto

INFERMIERE-CAPO Per conto mio – l’importante
non è tanto assisterli
quanto infondergli fiducia

PRIMO INFERMIERE Dipende da come reagiscono

INFERMIERE-CAPO Reagiscono bene
se sono avvicinati in modo adeguato
L’approccio dev’essere libero

SECONDO INFERMIERE Dipende dalla fiducia che ci viene data
Tanto più l’infermiere si sente libero
tanto più è libero il rapporto con l’ammalato

PRIMO INFERMIERE Il problema sono i nuovi – arrivano prevenuti

SECONDO INFERMIERE Sì – ma si ambientano subito con noi
e con i compagni
se i primi approcci sono aperti

INFERMIERE-CAPO Basta che l’ammalato si guardi intorno e capisca
che non sarà trattato come pensava
e poi è proprio questo il punto – la prevenzione
della società esterna
verso il malato di mente. Il malato
proviene dalla società esterna
e quindi è prevenuto come tutti
perché ancora non sa che qui
sarà tenuto libero
e potrà aiutarsi da solo. Il progresso
è visibile su tutti gli ammalati

CORO Una volta – non appena ricoverato
il malato veniva spogliato
e gettato in una vasca
veniva raso
e rivestito con l’uniforme manicomiale
di tela grigia. Poi
veniva messo in cella – se agitato
con la camicia di forza
immobilizzato e legato al letto
E’ così
che ancora si fa dappertutto
nei manicomi oggi. Qui
non appena ricoverato il malato è invitato in ambulatorio
e il medico lo visita
Molti arrivano legati
e qui vengono sciolti

INFERMIERE-CAPO Gli si chiede di dov’è – che lavoro fa
se ha famiglia
e così piano piano
si supera la prima diffidenza. Subito dopo
lo si porta a passeggio nel parco
o al bar
dove incontra gli altri
e si rende conto
che sono loro stessi a gestirlo. Si cerca di rassicurarlo
come si può – mostrandogli il suo alloggio
che non ha nulla della prigione
che lui credeva di trovare – presentandogli i degenti
del suo reparto – tutte cose così. La sera
lo si conduce alla prima assemblea di reparto
e – se fa in tempo
a quella generale della comunità
nel primo pomeriggio

CORO Quando abbiamo aperto il primo reparto
non è successo niente di tutto quello che si temeva

PRIMO INFERMIERE Temevamo che potessero fuggire tutti
in massa- superare i cancelli
aperti per la prima volta
e disperdersi

SECONDO INFERMIERE Invece
la frequenza delle fughe
non è aumentata
con l’apertura dei cancelli – anzi
è diminuita

INFERMIERE-CAPO Tutto quello ch’è successo
è stato il malcontento della maggior parte
degli infermieri
che non credevano nell’esperimento
e si aspettavano un disastro

PRIMO INFERMIERE Il problema più grosso
è stato quello di smuovere i malati
dalla loro apatia – erano apatici
perché erano rimasti chiusi
abbandonati a se stessi

SECONDO INFERMIERE Erano apatici come se già
fossero morti – l’abbandono totale
li aveva ridotti a un’esistenza
vegetale. Ormai
non si aspettavano niente

BANDITORE Erano stati condannati alla clausura
per troppi anni – sepolti nei reparti chiusi
segregati nelle celle
avviliti dalla contenzione
terrorizzati – stretti nei corpetti
tanto a lungo da restare deformati nel dorso
atrofizzati nei muscoli – alla fine
l’ozio e l’assoluta impossibilità
di prendere qualsiasi iniziativa personale
avevano fatto il resto
e precipitato nell’apatia
quello che rimaneva
della loro dignità di uomini
in una personalità disgregata
NONO MISTERO. I PADIGLIONI GABBIA – dove l’intera comunità avverte il disagio degli ultimi reparti chiusi e l’assemblea decide in ventiquattr’ore di aprirli

BANDITORE Nella primavera del 1967
i reparti C uomini e donne
ultimi reparti chiusi
dell’ospedale psichiatrico della Città
erano la colpa della comunità
l’immagine della vecchia istituzione
residuo di manicomio
in un ospedale senza sbarre
I reparti C
mettevano in colpa medici e infermieri
che sentivano l’urgenza
della totale apertura
e a disagio i malati liberi
che malvolentieri passavano nei viali
davanti ai padiglioni gabbia

CORO soffiato in sovrapposizione di voci e crescendo
Padiglioni gabbia – reparti chiusi
L’odore del manicomio
è odore di reparto chiuso – bolgia
La bolgia delle voci – bava
e saliva – camice grigio
capelli a zero
Vecchi degenti bavosi – sporchi
pazzi sporchi vocianti – silenzio di pietra
reparti pietrificati
silenzio e bolgia
Immagini sedimentate – sedimento
e bava – vecchi ammalati bavosi
giovani perplessi – disperazione
d’esequie premature...

CECILIA A passare davanti al C
faceva tristezza

FRANCESCO Li sentivamo gridare

RITA Quand’erano zitti faceva male lo stesso
a saperli chiusi

DIRETTORE L’apertura degli ultimi reparti chiusi
era subordinata alla totale adesione
e alla consapevolezza
di tutti i membri della comunità
Il momento in cui ciò sarebbe avvenuto
era vissuto da tutti con impazienza
e nelle riunioni era il tema
maggiormente discusso

CORO Nei reparti C
vivevano i più vecchi
i più regrediti
dei malati – esseri
abbandonati dalla società esterna
vittime in molti casi
di un fallimento terapeutico
ch’era il fallimento
dell’istituzione psichiatrica

DIRETTORE Alcuni di loro non parlavano
ma credo che chiunque
non riuscirebbe più a parlare
dopo essere stato recluso
per venti anni – senza che mai nessuno
gli rivolgesse la parola
Non erano muti. Il silenzio era il limite
cui l’istituzione
li aveva ridotti

CORO Al C donne tutto era permesso
C’era chi mangiava con le mani
e gettava i resti per terra
chi faceva gesti osceni
chi approfittava
della minima distrazione delle infermiere
per esibirsi dietro le grate
Nessuno si scandalizzava
Congelate sotto uno sguardo
che non le vedeva
le malate del reparto C
erano diventate sconvenienti
sudice
oscene

DIRETTORE L’oscenità non è il gesto sconcio provocatorio
ma la distanza a cui si colloca
chi lo tollera
togliendogli ogni signficato – anzi
utilizzandolo per oggettivare
chi lo compie. Al reparto C donne
i gesti erano stati spogliati
del loro contenuto provocatorio

FRANCESCO C’era molta emozione in assemblea
gli ultimi giorni prima
dell’apertura dei reparti

CECILIA Si discuteva solo di quello
in assemblea – intanto
si rimandava sempre

FRANCESCO Nessun giorno sembrava buono

DIRETTORE La collaborazione dei malati
degli altri reparti già aperti
è stata determinante
Se anche loro
non si fossero impegnati
al pari dei medici e degli infermieri
noi da soli forse
non avremmo potuto ottenere
gli stessi risultati

RITA In una delle ultime riunioni
decidemmo tutti d’accordo
di tassarci di un tanto
a beneficio dei compagni
degli ultimi reparti chiusi

FRANCESCO Intanto – nessun giorno sembrava buono

CECILIA Poi ci fu quella riunione di luglio
che venne il direttore
e disse – perché non domani?

DIRETTORE Dopo tantev incertezza
la decisione fu presa da un giorno all’altro
D’accordo tutti
malati medici infermieri
aprimmo l’ultimo reparto

BANDITORE Il 14 luglio
DECIMO MISTERO. LA RINASCITA – dove l’esperienza dell’ospedale aperto dimostra come sia possibile spezzare il cerchio dell’esclusione sociale.

LUCA Alla gente pareva d’essere resuscitati
quel giorno – quando è venuto il dottore
e ha detto avanti
prendete dieci quindici compagni
e andate a spasso – alla gente
pareva d’essere resuscitati

CECILIA C’era subito un altro spirito – un altro andamento

RITA Anche per la malattia è stato meglio
Si capisce – ci sono tanti
qui dentro
che non vogliono più andare a casa
adesso. Stanno bene qui

FRANCESCO Prima invece
tutti condannati a pregare
signor dottore mi mandi a casa
Ma il dottore
passava via senza badare

una donna viene avanti dal Coro – è una ex degente

DONNA Io stavo bene qui – come una gran signora
Non sono stata mai così bene
e credo che mai più lo sarò
Neanche se prendo una sisal

DIRETTORE Lei è stata dimessa
signora – è fuori adesso
Perché ritorna?

RITA precedendo la risposta della donna
Perché non può stare senza venire qua
Si sente bene qua. E’ giusto? – si sente sicura

DONNA Io trovo qui la pace – il conforto
e qui mi sento fuori pericolo
Ieri era il mio compleanno
e io sono venuta qui
e so che quando ho voglia vado fuori
Invece se sto fuori e dopo sbaglio
mi portano dentro per forza
Invece sono venuta prima io
per essere sicura di non sbagliare
e così dopo
posso andare fuori. Ieri
si faceva festa in casa
per il mio compleanno – e dopo
sono venuta qui

CECILIA Allora è inutile
dimettere la gente se tornano tutti qui
dopo

DONNA Non è vero – qui si viene
in un momento di sconforto

CECILIA Ma fuori
la libertà è bella

RITA a Cecilia
Lei è tornata qua
perché fuori può bere
e lei ha paura di bere

DONNA Sì – ho paura di bere
perché mi fa male
Mi basta poco per farmi male
Io non sopporto l’alcool

DIRETTORE Chiunque può venire
e visitare gli ammalati
e intrattenersi con loro
quando e come vuole

CORO Superati i cancelli
che sono sempre aperti
chiunque può spingersi
dove vuole
lungo i viali del parco
fino al bar
e ai padiglioni successivi
fin dentro ai padiglioni

BANDITORE L’ospedale psichiatrico della Città
comprende nove padiglioni a due piani
i servizi
la chiesa
un bar gestito dai malati
e una fattoria agricola
che occupano una vasta zona verde
Cinquecento malati – centocinquanta infermieri
nove medici e una sociologa
un prete – alcune suore
assistenti sociali
e volontari. Volontari senza qualifica
né mansioni determinate
all’interno dell’ospedale
sono la via attraverso cui
la realtà esterna ritorna
e il cerchio dell’esclusione
per la prima volta dopo tanti anni
si spezza

LUCA Ne fuggivano di più
quando l’ospedale era chiuso
oggi no . – oggi
se uno se ne va
lo si considera un allontanamento
Chi si allontana
oggi
generalmente ritorna. Nessuno è sorvegliato
Non c’è tendenza a scappare
quano i cancelli sono aperti.

CORO Subito al di là dei cancelli
nei viali del parco
s’incontrano uomini seduti
o che passeggiano – donne
uomini che giocano a bocce
donne che lavorano a maglia

BANDITORE Gli ammalati non vestono il camice grigio
dei malati
ancora d’uso negli altro ospedali italiani
Medici e infermieri
non vestono i loro camici bianchi. Così uguali
è difficile distinguerli
quando s’incontrano nei viali del parco

FRANCESCO Il parco dell’ospedale
è bello

BANDITORE La Città è un’eccezione – Su centomila ricoverati
negli ospedali psichiatrici italiani
soltanto i cinquecento della Città non vivono un’esistenza di reclusi – per gli altri
c’è ancora la contenzione
e la camicia di forza

FRANCESCO Dalla mattina presto al tramonto
il bar è in centro di ritrovo
più frequentato
della comunità – molti lavorano

BANDITORE Chi viene per la prima volta in ospedale
si chiede dove sono i pericolosi

DIRETTORE I pericolosi non ci sono – quelli che urlano
si agitano – tentano di assalire il medico
o il compagno l’infermiere il visitatore
non ci sono
perché non ci sono cancelli chiusi
non ci sono camicie di forza – mezzi di contenzione
non c’è violenza. Così
non si avverte quel clima di costrizione
quell’angoscia propria
dell’istituzione chiusa
Se la violenza isituzionale scompare
scompare anche la violenza
del malato di mente

Il rischio dell’incidente
in rapporto alle azioni del malato
sussiste
come sussiste fuori
nella società esterna
in rapporto alle azioni dell’individuo
cosiddetto normale. Non si può
per prevenirlo
ridurre il malato a un ruolo
esclusivamente passivo
UNDICESIMO MISTERO. OFELIA – dove l’annegamento di una ricoverata solleva il problema delle responsabilità istituzionali in rapporto alle azioni dei degenti

BANDITORE Disgrazia o suicidio
aggressione
delitto
ribellione
ubriachezza
fuga – qualsiasi incidente...

DIRETTORE Qualsiasi incidente
nell’istituzione psichiatrica
è imputato alla malattia
come unico responsabile
del comportamento del malato
La scienza definisce incomprensibile
il malato – l’incomprensibilità di un atto
libera tutti
da ogni responsabilità. Nell’istituzione aperta
la malattia è comprensibile

il Direttore esce. In lontananza i rintocchi ddi una campana

CORO come un’orazione – pianto in morte di Ofelia
C’è un salice che cresce
proteso sul ruscello
a specchiare
nella corrente diafana
le foglie. Qui nel verde
sbiancato dalla luce
venne Ofelia
ornata delle sue
meravigliose ghirlande
di fiore di ranuncolo
e d’ortica
di margherite
ciclamini – fiori pallidi
che le ragazze di quassù
sorridenti di nebbia
chiamano
dita di morto. Qui sul greto
lei sciolse
i suoi capelli di rugiada
e li disperse a splendere
biondi di sole
sulle spalle – Ofelia
qui ridendo depose
su giovani verdi rami oscillanti
una ghirlanda
e un ramo
ne fu invidioso – si spezzò. Qui
dove cresce il salice – dal greto
lei cadde...

BANDITORE Ofelia T. 73 anni – degente da trenta
nell’ospedale psichiatrico della Città
è morta in un torrente sulle colline
durante una gita con altri malati
del secondo turno
di villeggiatura. Sulle cause
dell’incidente
sono in corso indagini

vengono fuori dal Coro Rita e Cecilia, Luca e Francesco

CORO Qui – dove cresce il salice
lei cadde
con i suoi giochi erbosi
trascinando
nel pianto del ruscello
i fiori

CECILIA Per me è stata una disgrazia – Ofelia
poveretta
è rimasta indietro
e si è perduta

FRANCESCO Invece di tornare alla strada per il paese
ha preso quella
che porta giù al torrente

CECILIA Si è persa

RITA E’ caduta e ha battuto la testa – se no
non annegava così
nell’acqua bassa – sulla riva
ci sono alberi e radici
ho visto io che radici
Ofelia è inciampata
e ha battuto. Una disgrazia

CECILIA La corrente l’ha trascinata
fino a quel tronco – dove l’hanno trovata

RITA L’acqua
le ha tirato la gonna sulla faccia

BANDITORE Disgrazia o suicidio
aggressione
delitto
ribellione
ubriachezza
fuga

CORO Le sue vesti s’aprirono
d’una corolla acquatica
e Ofelia
rimase ancora un poco
a levitare sull’onda
ancora un poco
l’onda la trascinò
nella fioritura delle sottane
a valle – intanto
lei cantava vecchie canzoni
a pezzi – Ofelia inconsapevole
cantava...

RITA La gonna bagnata sulla faccia
le ha tolto il respiro – così è morta
la povera Ofelia
come ci avessero fatto la strozzina

CORO Imbevute d’acqua – mentre ancora
lei cantava nella corrente
le vesti la trascinarono giù
a fondo – dal suo canto assolato
a una fredda morte fangosa
senza sole - povera Ofelia
che intanto
credeva forse ancora
di cantare
annegando

BANDITORE In trent’anni di ricovero
era la prima volta che Ofelia T.
lasciava l’ospedale. I turni
per la vacanza estiva dei malati
lontano dall’aria e dall’ambiente
della sede istituzionale
hanno durata da sette a dieci giorni
Ofelia era in vacanza da tre giorni

CECILIA Ofelia T. stava bene – non era malata

RITA Non c’era nessun parente che la volesse
fuori – non aveva pensione
niente – i figli s’erano mangiato tutto
e se n’erano scordati. Fuori
Ofelia non aveva un posto dove andare
Per questo era rimasta in ospedale

CECILIA Non era malata

RITA E’ normale questo
non c’è niente di strano
Per molti che guariscono
l’ospedale diventa l’ospizio
Ci rimangono finché campano
perché nessuno li vuole più
fuori – e non hanno
più niente da fare
fuori
per vivere

BANDITORE Per quanto le condizioni di Ofelia T.
fossero quelle di una paziente ormai guarita
non esisteva per lei
una sola possibilità d’inserimento
e sopravvivenza
nell’ambiente che
trent’anni prima
l’aveva esclusa
DODICESIMO MISTERO. L’INCIDENTE – dov’è spiegata l’abnormità di una regola istituzionale che costringe il malato a vivere la propria libertà come conseguenza di un atto negato

DIRETTORE Lo scienza libera lo psichiatra
dalla sua responsabilità
per trasferirla sulla malattia – ma chi
onestamente
può attribuire alla malattia soltanto
le ragioni dell’incidente
quando essa coinvolga un malato
che può essere dimesso
e si trovga invece rifiutato dalla famiglia
dal posto di lavoro
dagli amici
da una realtà che lo respinge violentemente
come uomo di troppo? – che cosa
può fare quest’uomo
se non uccidersi
e uccidere chiunque abbia per lui
la faccia della violenza
di cui è oggetto?

MEGAPROFESSORE Il compito dello psichiatra
è quello di prevedere l’imprevedibile
col minimo rischio – cioè
ridurre al minimo la possibilità di azione
del malato

DIRETTORE E’ l’istituzione chiusa
che attribuisce al malato
un ruolo esclusivamente passivo
e lo costringe a vivere
la propria libertà
come atto proibito
in una realtà
che esiste solo per prevenirlo

MEGAPROFESSORE Ogni azione del malato
dev’essere prevista e prevenuta

DIRETTORE Dove tutto è previsto in funzione
di ciò che non deve accadere
il momento della libertà è quello
dell’autodistruzione. Dove
non ci sono alternative
l’unico futuro possibile
è la morte – come rifiuto
di una condizione di vita invivibile.

CORO Un coltello dimenticato
una finestra socchiusa
una stanza incustodita
lo spiraglio di una porta aperta
diventano
per il malato controllato
dall’istituzione chiusa
richiami alla libertà
del compimento di quel gesto
per la repressione del quale
l’istituzione vive

DIRETTORE L’istituzione
vive per prevenire il gesto
che essa stessa haprovocato
L’ABNORMITA’ E’ NELLA NORMA

nell’istituzione aperta
la libertà è norma
e il malato si abitua a usarla
L’incidente non è più
il tragico risultato
di una mancanza di sorveglianza La porta aperta
è una indicazione
per una presa di coscienza – il simbolo
oltre il quale
il malato si riconosce
non “pericoloso a sé
e agli altri”
TREDICESIMO MISTERO. LA NEGAZIONE - dove il mandato sociale dello psichiatra è messo in discussione

CORO Qui si nega
la disumanizzazione del malato
come risultato ultimo
della malattia
si contesta la violenza
dell’istituto
le sue mortificazioni
prevaricazioni - che sono la violenza
le mortificazioni
le prevaricazioni
le imposizioni
su cui si fonda il sistema

DIRETTORE Noi neghiamo il malato
come malato irrecuperabile
neghiamo il nostro ruolo
di semplici carcerieri
Negando il malato come irrecuperabile
e quindi la sua condizione psichiatrica
neghiamo la sua malattia come definizione scientifica
Negando la sua malattia
neghiamo il nostro ruolo di psichiatri tutori
della quiete della società

MEGAPROFESSORE Voi negate il vostro ruolo di psichiatri

DIRETTORE Noi neghiamo il nostro mandato sociale
Siamo giunti a un momento che giustifica
la messa in crisi della situazione
La realtà manicomiale
è stata superata
con tutte le sue implicazioni pratico-scientifiche
Non si sa quale potrà essere
il passo successivo

MEGAPROFESSORE Come medici
noi non ammettiamo
che si prescinda dalla malattia. Voi
prescindete dalla malattia – è come
se la malattia per voi non esistesse

DIRETTORE Non prescindiamo dalla malattia
ma riteniamo che per avere rapporti con un uomo
sia necessario impostarli diversamente
da quanto saremmo portati a fare in funzione
dell’etichetta che lo definisce
Io ho rapporti con un uomo
non per il nome che porta
ma per quello che lui è

MEGAPROFESSORE Giusto. Uno schizofrenico è uno schizofrenico
Non importa il suo nome. Importa ciò che è

DIRETTORE No. Nel momento in cui un medico dice
quest’uomo è uno schizofrenico
stabilisce con lui un rapporto viziato in partenza
dalla conoscenza che ha della schizofrenia
come malattia per la quale
non c’è nulla da fare. Il suo rapporto allora
sarà quello di chi si aspetta
soltanto della “schizofrenicità”
dal suo interlocutore

MEGAPROFESSORE Che altro ci si può aspettare da un malato
se non la manifestazione dei sintomi
che sono propri della sua malattia?

DIRETTORE La diagnosi ha il valore di una DISCRIMINAZIONE
Si capisce quindi come la vecchia psichiatria
abbia finora relegato – imprigionato
escluso quei malati per i quali ritiene
che non ci sia mezzo di cura

MEGAPROFESSORE E la “nuova” psichiatria?

DIRETTORE La condizione dello psichiatra implica
il contatto diretto con una realtà inaccettabile
Di fronte alla prassi della violenza
e alle sopraffazioni su cui si fonda il sistema
o si è complici
o si agisce
L’azione comporta una violenza contraria
ma è la durezza della realtà in cui si agisce
che la rende necessaria
e comporta nello stesso tempo
l’analisi
di tutta una serie di problemi
non più esclusivamente psichiatrici
che allargano gli obbiettivi dell’azione
alla violenza globale
del nostro sistema sociale

MEGAPROFESSORE Questa è politica – voi cercate
una soluzione politica
a problemi d’ordine esclusivamente scientifico

DIRETTORE Voi parlate
di problemi d’ordine scientifico
per costruire scientificamente
un nuovo alibi
che converta in patologia
qualsiasi forma di dissenso
verso una società inammissibile
Voi non siete psichiatri – siete strumenti
di controllo sociale
al servizio del sistema che vi determina

Megaprofessore esce

E’ possibile
a queste condizioni
parlare di scienza
se non si chiarisce prima
che cos’è la politica
di questa scienza?

QUATTORDICESIMO MISTERO. LA SOPRAFFAZIONE - dove si dimostra come la violenza dell’istituzione sia strettamente collegata strettamente e in molti casi provocata dalla violenza del sistema

BANDITORE Politica è violenza
esercitata
da chi ha il coltello
dalla parte del manico
nei confronti di chi
è irrimediabilmente succube

CORO Politica è suddivisione dei ruoli
come rapporto di sopraffazione
tra potere e non potere – esclusione
da parte del potere
del non potere

il Coro si divide in due semicori

Primo semicoro In una scuola media
il professore di disegno
mette faccia al muro un bambino
che ha disegnato un cigno con le zampe
dicendo che a lui i cigni
piacciono sull’acqua

Secondo semicoro Nella corsia di un reparto chiuso
l’infermiere di turno
lega alla spalliera del letto il malato
che ha dato segni di nervosismo

BANDITORE Regolamento speciale dell’ospedale psichiatrico
Articolo 68 – l’infermiere non può
per nessun motivo
applicare ai ricoverati mezzi coercitivi
senza l’autorizzazione del medico

RITA come elemento del Coro
Eravamo tutti legati col giubbetto
alcuni attorno agli alberi
altri attorno alla panca – e fino alla sera
non ci slegavano più. Alla sera ci slegavano
e ci legavano al letto
polsi e caviglie. Eravamo tutti sporchi addosso

BANDITORE Regolamento speciale dell’ospedale psichiatrico
Articolo 62 – il capo-infermiere cura
che sia sempre mantenuta
la pulizia personale
e del vestiario dei ricoverati
denunciando ai superiori con solerzia
qualsiasi irregolarità
o necessità dei malati

Primo semicoro In un asilo
la maestra costringe i bambini
a sedere sui banchi senza parlare
mentre si dedica a piccoli lavori a maglia
e li minaccia di farli stare ore
con le braccia alzate
se si muovono o chiacchierano tra loro
o fanno altri che disturbi lei
o il suo lavoro

Secondo semicoro In un ospedale psichiatrico
un infermiere di turno notturno
costringe un malato
a dividere il tabacco di una sigaretta dalle briciole di pane
che gli ha mescolato. Al termine
il malato dovrà svegliarlo
per dargli modo di timbrare
la sua scheda di presenza
come è suo obbligo ogni mezz’ora
Per questo lavoro di smistamento
infatti
occorre mezz’ora. Al termine
l’infermeire timbra la sua scheda
e riprende a dormire
incaricando un altri malato
o lo stesso
di ricominciare il suo lavoro

BANDITORE Regolamento speciale dell’ospedale psichiatrico
Articolo 59- l’infermiere di guardia notturna
è tenuto ad alzarsi e ritirarsi in letto
secondo l’orario stabilito
e a timbrare ogni mezz’ora
la sua scheda di presenza – durante tale CONTACT _Con-3F770B5417 \c \s \l Servizio Assistenza Clienti non deve sotto nessun pretesto coricarsi
né tanto meno
abbandonarsi al sonno

CECILIA come elemento del Coro
Quando non ci tenevano svegli
per farsi svegliare loro ogni mezz’ora
ci tenevano legati al letto tutta notte
i piedi le spalle – tutto
come il Signore in croce

BANDITORE Regolamento speciale dell’ospedale psichiatrico
Articolo 98 – ogni infermiere
deve usare coi malati pazienza
amorevolezza
e benignità di maniere

Primo semicoro Dal diario di un maestro elementare
l’elenco dei mezzi pedagogici adottati
per l’educazione dei suoi allievi
124 mila frustate
911 mila 257 colpi di bastone
10 mila 235 manrovesci
7 mila 905 schiaffi
300 mila 225 colpi di righello sulle orecchie
un milione circa di “nocchini” sul capo
e punizioni varie
come fare inginocchiare i ragazzi sui ceci
o bersagliarli con oggetti vari
come bibbie e grammatiche

Secondo semicoro Dal registro di reparto
di un ospedale psichiatrico
compilato dal capo infermiere. Al ricoverato C R
che in una crisi di forte agitazione psicomotoria
tentava di mordere l’infermiere di turno
sono stati cavati per precauzione
i denti incisivi
canini e premolari
e la parte centrale
dell’arcata dentaria inferiore

BANDITORE Regolamento speciale dell’ospedale psichiatrico
Articolo 105 – gli infermieri devono
con attenzione e sagacia
prevenire ogni disordine
ed evitare ogni disgrazia
tanto ai malati che a se stessi

gli infermieri cominciano a frustare i malati in un crescendo di ferocia

Articolo 100 – ogni infermiere deve procurare
di affezionarsi ai suoi malati
e di abituarli alla disciplina
alla pulizia alla decenza al rispetto
impedire che prendano
abitudini dannose

Articolo 101 – gli infermieri
devono sempre dar buon esempio ai malati
col contegno corretto
i modi educati
e il linguaggio civile

alle frustate si aggiungono imprecazioni ed invettive all’indirizzo dei malati. Ciascun articolo segna un accrescimento di violenza

Articolo 102 – le parole matto stupido pellagroso
pazzia e simili
devono essere evitate dagli infermieri
che avranno pure cura
di non usare soprannomi
titoli o atti
di dileggio di spregio di malevolenza

Articolo 103 – ogni atto di villania
d’impazienza d’iracondia
di malintesa rigidezza
ogni ingiuria o maltrattamento verso i malati
sarà immediatamente
e rigorosamente punito

i malati si disperdono inseguiti dagli infermieri. La scena rimane vuota
QUINDICESIMO MISTERO. MARIA O IL SACRIFICIO - dove la prassi della violenza è politica e il rifiuto della violenza è pazzia

Entra una ragazza che regge per i manici una grande pentola da cui esce del vapore. Pausa d’attesa. Entra il Coro e si pone in semicerchio. Seggono tutti accovacciati a gambe incrociate. La ragazza depone la pentola al centro del semicerchio. Pausa di attesa. La ragazza immerge le braccia fino ai gomiti e urla. Tutti intorno rimangono impassibili, come bonzi tsstimoni dell’abbruciamento volontario di un loro compagno. All’urlo entrano due infermieri e si precipitano sulla ragazza costringendola a estrarre le braccia dalla pentola. La ragazza smette a questo punto di urlare e cade in ginocchio trattenuta dagli infermieri, che iniziano a bendarla.

BANDITORE Maria C – 17 anni
ricoverata per la terza volta
all’ospedale psichiatrico
Complesso di colpa e autolesionismo
Ha immerso le mani
in una pentola d’acqua bollente
ritenendosi colpevole
dei fatti dell’Angola

il Coro si leva in piedi e circonda Maria. Religiosamente. Gli infermieri sono riassorbiti nel Coro

Aveva già tentato il suicidio
alla notizia
del conflitto arabo-istraeliano
e un’altra volta
per i bombardamenti nel Vietnam

tutti sollevano in alto il corpo di Maria ed escono
AVVENTO - CRISI E VIGILIA

DIRETTORE L’esperimento della Città dimostra
se non altro
che un manicomio dei più tradizionali
può essere radicalmente cambiato
nella sua struttura
senza nessuna collaborazione amministrativa
o aiuto finanziario
e senza attendere variazioni di legge
senza che le condizioni sociali
e quelle dell’ambiente
siano sostanzialmente diverse da quelle
della maggior parte delle altre provincie italiane

BANDITORE da strillone
Roma . Sevizie ai malati
di Santa Maria della Pietà

CORO facendogli eco a più voci separate, distanti tra loro
Sotto inchiesta medici e infermieri
del manicomio provinciale

Già pronti i mandati di cattura

Le indagini del magistrato

La denuncia di un malato – altre testimonianze
Parlano i ricoverati dell’ospedale psichiatrico

Violenza a Santa Maria della Pietà

Le accuse dei ricoverati
confermate dall’inchiesta
del procuratore della repubblica

Le ammissioni dei medici

BANDITORE Medioevo – medioevo oggi
Persone legate
a letti di contenzione
Le camicie di forza
per giorni e nottate intere
fino a perdere conoscenza
morire....

il Banditore è accompagnato dal Coro in litania

CORO Kyrie eleison
Christe eleison
Kyrie eleison
Christe audi nos
Christe exaudi nos
Miserere nobis
Miserere nobis
Miserere....

BANDITORE Morire – medioevo – malati frustati
alla presenza dei medici
Nessun segno di pietà
ha accerato il magistrato
niente di umano – nessuna pietà
al manicomio di Santa Maria della Pietà

CORO Sancta Maria – ora pro nobis
Sancta Dei Genitrix – ora pro nobis
Sancta Virgo virginum - ora pro nobis
mater Christi...

sovrapposizione di voci e dissolvenza. Silenzio. Luce piena sul pubblico e sulla scena – come per un dibattito

BANDITORE E’ solo in scena – al pubblico
L’indignazione per l’inumanità
dell’istituzione chiusa – del manicomio tradizionale
rischia di proporre riforme
che sono prigioniere delle stesse strutture
che l’hanno generata
La proposta di riformare empiricamente
l’ospedale psichiatrico
conduce a una ideologia
della comunità terapeutica
E NON FA CHE RINVIARE
IL PROBLEMA DI FONDO
Psichiatri talvolta in buona fede
ritengono
di non poter far niente
per cambiare davvero
la loro istituzione
e si trincerano
dietro le colpe dei politici
e degli amministratori

mentre il Direttore parla entrano in scena poco per volta tutti. Alcuni indossano divise manicomiali e recano palette da cantonieri riproducenti in tondo a grandezza ben visibile i timbri dell’istituzione psichiatrica tipo REPARTO-AGITATI ALTA SORVEGLIANZA, REPARTO CRONICI, DECRETO DI RICOVERO DEFINITIVO, ASSOCIATO ALL’OSPEDALE PSICHIATRICO e PERICOLOSO A SE’ E AGLI ALTRI E DI PUBBLICO SCANDALO; alcuni recano simboli della società costituita tipo lucerna da gendarme, copricapi accademici, dischi e fotoromanzi, una parrucca bionda da diva, strisioni elettorali, fucili ed elmetti, elettrodomestici, panettoni ed altri simboli della civiltà dei consumi. Per il trasporto di tutti gli oggetti si genera un via vai silenzioso che procede finché il materiale non è tutto accatastato al centro della scena. Alcuni degli attori in camicia di forza, che hanno assistito attoniti al traffico degli altri senza potervi partecipare, vengono liberati. L’azione è commentata da un lontanissimo rullo di tamburi

Il problema vero
è quello della funzione costitutiva
dei manicomi
che non è prevalentemente terapeutica
ma repressiva. Il manicomio
esiste soprattutto
per difendere i cittadini
da quella minoranza d’individui
che per il loro comportamento diverso
non sono graditi – l’esclusione
inevitabilmente
già presuppone una violenza
insituzionalmente approvata – così lo psichiatra
è libero di operare
nel suo manicomio
al di fuori di ogni controllo sociale
investito anzi di un potere
che la società è ben lieta di assegnargli
una volta per tutte. Il malato di mente
viene così schiacciato
perché è l’unico
a uscire totalmente dalle regole del gioco
L’istituzione è violenta
perché il suo solo scopo
è quello di difendere
la violenza della società esterna
La società esterna
genera con la sua violenza il malato
e lo esclude
in quanto non più produttivo – non più sfruttabile
ai suoi fini. Come escluso
il malato diventa il capro espiatorio
della organizzazione coercitiva esterna
l’ultima vittima della violenza sociale
che nell’espellerlo
dall’universo dei suoi eventuali contestatori
lo affida per una sepoltura definitva
alla violenza istituzionale

terminato l’accatastamento dei materiali, tutti smontano le grate e le altre parti scomponibili di cui è costituito l’impianto manicomiale precedentemente costruito. Altri nel frattempo portano in scena brande semismontate con ancora i lacci di garza legati alle strutture metalliche, lenzuola, strumenti terapeutici, registri ed altri materiali d’uso nell’istituzione chiusa. Insieme con le strutture smontate in scena, i nuovi materiali vengono accatastati su quelli precedenti, fino a formare un’approssimativa piramide. Lacci delle camicie di forza e garza vengono usati per tenere insieme la struttura. Lontano i tamburi rullano.

La libertà non esiste neppure all’esterno
L’istituzione chiusa
ha per lo meno il pregio
di rendere evidente
una oppressione generale

In ogni società si vive
ci si ammala
si diventa vecchi
si è soli – ma una società fondata
sull’ideologia del benessere
per ignorare il malessere
salva soltanto ciò che rientra
nei suoi scopi – il resto viene negato
attraverso l’ideologia
dell’incurabilità
dell’incomprensibilità
della natura umana
su cui si costruisce il castello
del pregiudizio

intorno alla piramide, a lavoro ultimato, tutti ammassano fascine

nella società del benessere
o si sta bene
o si è fuori. Ma chi è fuori
non può manifestarsi brutalmente
per ciò che è – egli
dev’essere escluso
catalogato
attraverso le ideologie ufficiali
che definiranno di volta in volta
il suo stato come
vizio
malattia
razza
colpa

ammassate le fascine, si schierano tutti ordinatamente ai lati della piramide – come in attesa di un segnale per il rogo. Tamburi

La nostra società
preferisce definire malattia
ogni sua contraddizione
anziché riconoscere
nelle proprie contraddizioni
il prodotto
del sistema su cui si fonda
Una società così

i tamburi rullano più forte – crescendo

va messa in crisi. per farlo
è necessaria
una prassi rivoluzionaria

il rullare dei tamburi si arresta di colpo. Il Direttore si volta a guardare la piramide lateralmente alle sue spalle, gli attori che l’hanno costruita, le fascine ammassate

TUTTI Q U A N D O ?

l’attore che impersonava il direttore si stringe nelle spalle con un gesto d’impotenza ed esce in silenzio. Gli altri rimangono fermi nelle loro posizioni. Il sipario non cala fino a quando il pubblico da solo non dà segno di avere capito che l’azione è finita

 

F I N E

Nota bibliografica

 

Autori . opere – documenti

ARTAUD Antonin – da UNA PANTOMIMA. UN SOGGETTO PER LA SCENA. 1935 ca – da IL TEATRO E IL SUO DOPPIO. 1938

BASAGLIA Franco – LE ISTITUZIONI DELLA VIOLENZA E PRESENTAZIONE DE l’istituzione negata. 1968

intervista di G. A. Gilli a F. B. sul tema LA NEGAZIONE SOCIOLOGICA. 1967

IL PROBLEMA DELL’INCIDENTE , in appendice a L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968

CHE COS’E’ LAS PSICHIATRIA? . 1967

LA LIBERTA’ COMUNITARIA COME ALTERNATIVA a L’ISTITUZIONE NEGATA e dibattito. 1967

e Franca Basaglia Ongaro – introduzione a ASYLUMS di Erving Goffman. 1968

BASAGLIA ONGARO Franca – ROVESCIAMENTO ISTITUZIONALE E FINALITA’ COMUNE , da L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968

Commento a LA CARRIERA MORALE DEL MALATO MENTALE di E. Goffman. 1968

BRETON André e i poeti della “Rivoluzione surrealista” – LETTERA AI DIRETTORI DEI MANICOMI. 1925

CAMPANA Dino – una testimonianza del manicomio di castel Pulci - registrazione. 1930

CASAGRANDE Domenico – UNA CONTRADDIZIONE ISTITUZIONALE, da L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968

DELFINI Antonio – POESIE DELLA FINE DEL MONDO. 1961

FRANCESCO d’Assisi – CANTICO DELLE CREATURE. 1220 ca
GOFFMAN Erving – ASYLUMS. LE ISTITUZIONI TOTALI: I MECCANISMI DELL’ESCLUSIONE E DELLA VIOLENZA. 1961

JERVIS giovanni – CRISI DELLA PSICHIATRIA E CONTRADDIZIONI ISTITUZIONALI, da L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968

e Lucio SCHITTAR – STORIA E POLITICA IN PSICHIATRIA: ALCUNE PROPOSTE DI STUDIO, da CHE COS’E? LA PSICHIATRIA?. 1968

JERVIS COMBA Letizia – C DONNE: L’ULTIMO REPARTO CHIUSO, da L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968

KRIM Seymour – QUESTA STORIA DELLA PAZZIA, da I BEATS. 1960

MARIOTTI Luigi ( allora ministro dlela sanità) – introduzione a CHE COS’E’ LA PSICHIATRIA ?. 1967

PIRELLA Agostino LA NEGAZIONE DELL’OSPEDALE PSICHIATRICO TRADIZIONALE, da L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968

e Domenico CASAGRANDE – JOHN CONOLLY, DALLA FILANTROPIA ALLA PSICHIATRIA SOCIALE, da CHE COS’E’ LA PSICHIATRIA?. 1967

SCHITTAR Lucio – L’IDEOLOGIA DELLA COMUNITA’ TERAPEUTICA, da L’istituzione negata. 1968

SHAKESPEARE William – AMLETO. 1601

SLAVICH Antonio – MITO E REALTA’ DELL’AUTOGOVERNO, da L’ISITUZIONE NEGATA. 1968

e Letizia JERVIS COMBA – IL LAVORO RENDE LIBERI? commento a due assemblee di comunità dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia. 1967

UGOLINO da Monteregio – dai FIORETTI DI SAN FRANCESCO , volgarizzamento dagli ATTI DEL BEATO FRANCESCO E SUOI COMPAGNI. 1330 ca.

VASCON Nino – introduzione documentaria a L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968

 

altri materiali

Amministrazione provinciale di Parma - progetto per la costruzione di un nuovo reparto dell’Ospedale Psichiatrico, di un centro di socioterapia e di un certo psicogeriatricdo. 1967

Assemblea generale di comunità dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia del 9 gennaio 1967 – registrazione

del 7 febbraio 1967 – registrazione
del 17 maggio 1967 – registrazione

Legge n. 36 del 14 febbraio 1904 (vigente) sull’ordinamentoi psichiatrico

Legislazione del Granducato di Toscana e altri stati italiani prerisorgimentali ( Codici di Parma, Codici sardi, Codice penale siciliano, Codice penale esternse, regolamenti pontifici – con riferimento al Codice penale francese e al Codice penale austriaco, vigenti in alcune regioni italiane) in mateira di trattamento e diritti degli internati nei manicomi

Legislazione italiana vigente (Codici e legge del 1904)

Lezioni di medicina legale del Professore orfina – edizione fiorentina del 1841 ( con particolare riferimento alla elzione DELLE MALATTIE INTELLETTUALI – DELLA PAZZIA O ALIENAZIONE MENTALE)

Incontro dibattito tra medici e assistenti sociali degli Ospedali Psichiatrici di Gorizia e Varese il 1° ottobre 1966 – registrazione

tra una delegazione di amministratori e infermieri dell’Ospedale Psichiatrico di Colorno (Parma) e una di degenti e infermieri dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia il 30 dicembre 1966

Incontri e interviste – conversazioni eccetera con medici e personale dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia, degenti, assistenti sociali e volontari. Settembre-ottobre 1968

Manuale di edilizia ospedaliera ( con particolare riferimento alla costruzione degli ospedali psichiatrici) – 1932

Manuale per l’addestramento degli infermieri di ospedale psichiatrico del professore De Giacomo. 1956

Manuale teorico-pratico di medicina legale del dottore Francesco Freschi colle annesse disposizioni in materia civile e criminale portate dai vigenti codici ( 1846) di Parma, Austria, Francia, Piemonte, Napoli, Toscana, Roma e Modena – edizione milanese del 1846 ( con particolare riferimento al capitolo sulla LEGISLAZIONE CIVILE E PENALE RELATIVAMENTE AI PAZZI, AI FURIOSI E AGLI IMBECILLI)

Dizionario medico Larousse. 1963

Regolamento speciale dell’Ospedale Psichiatrico della Provincia di Gorizia (1932) e di altre provincie italiane

Trattato di medicina legale secondo lo spirito delle leggi pel Regno delle Due Sicilie messe in confronto colle leggi di Francia di Austria e degli altri stati italiani del dottore Pietro Perrone – edizione napoletana del 1858 ( con particolare riferimento ai capitoli DELLE MALATTIE MENTALI O DELLA PSICOLOGIA FORENSE, DEI DISORDINI DEGLI ATTI INTELLETTUALI, DELL’ESALTAMENTO MENTALE, DELLE DIVERSE SPECIE DI FOLLIA).


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