
Roma – settembre ottobre 1968
        
        INDICE
Personaggi e Coro 
        Annotazioni per un apporto musicale 
INTROITO
PRIMO MISTERO
        L’internamento nello “spedale dei pazzi” 
SECONDO MISTERO
        L’elettroshock 
TERZO MISTERO
        La strozzina 
QUARTO MISTERO
        Luca 
QUINTO MISTERO
        Memento 
SESTO MISTERO 
        L’assemblea 
SETTIMO MISTERO
        La “legge del male” 
OTTAVO MISTERO
        La conversione 
NONO MISTERO
        I padiglioni gabbia 
DECIMO MISTERO
        La rinascita 
UNDICESIMO MISTERO
        Ofelia 
DODICESIMO MISTERO
        L’incidente 
TREDICESIMO MISTERO
        La negazione 
QUATTORDICESIMO MISTERO
        La sopraffazione 
QUINDICESIMO MISTERO
        Maria o il sacrificio 
AVVENTO – CRISI E VIGILIA
Nota bibliografica 
        
        
        PERSONAGGI E CORO
DIRETTORE Media età. Dirige l’ospedale psichiatrico della città. Non veste il camice bianco del medico.
MEGAPROFESSORE Età matura. Rappresenta l’autorità psichiatrica conservatrice. Indossa il camice bianco del medico sopra un elegante doppiopetto grigio.
PROFESSORI Due. Ripetono in tono minore di sottoposti le caratteristiche del Megaprofessore.
INFERMIERE-CAPO Rappresenta la realtà reificante dell’istituzione manicomiale. Indossa il camice chiuso da infermiere. E’ impersonato dallo stesso attore che interpreta Megaprofessore.
INFERMIERI Due. Ripetono in tono minore di esecutori gli atteggiamenti dell’Infermiere-Capo. Sono impersonati dagli stessi attori che interpretano i Professori.
CAPOSQUADRA Rappresenta la passività strumentalizzata del popolo prima della sua presa di coscienza. Veste una tuta da muratore, simile in un certo senso a una uniforme da internato. E’ impersonato dallo stesso attore che interpreta Megaprofessore e Infermiere-Capo.
LA SQUADRA Due operai costruttori. Ripetono in posizione di stretta interdipendenza le azioni del Caposquadra. Sono impersonati dagli stessi attori che interpretano i Professori e gli Infermieri.
IL POETA Giovane, Indossa la camicia di forza. La sua presenza in scena è la proiezione emblematica della violenza manicomiale. E’ presente in scena fin dall’inizio – elemento scenografico. Il momento e il modo della sua uscita non sono determinabili.
L’ATTORE Età indefinibile. Indossa l’uniforme grigia del manicomio tradizionale. Parla e si muove convulsamente. Incontra difficoltà a mettere insieme parole non essenziali al concetto. Si esprime per telegrammi, sforzandosi di ridurre al minimo il dispendio di parole.
FRANCESCO 24 anni, degente da un anno. Allegro, ingenuo, inconsapevole, veste un grosso maglione marrone, in cui l’esile collo affonda fino quasi ad incappucciarsi.
LUCA Età oltre i 70, degente da tempo immemorabile. Panni lisi e sovrapposti da contadino. Porta sempre con sé un bastone cui si appoggia per guidare i propri passi. E’ cieco.
CECILIA 37 anni, degente da 20. Abiti un po’ troppo grandi per lei, gonna lunga arricciata. Si muove sempre, in maniera irrequieta; saltella come un passero. Ha la schiena deformata dalla camicia di forza indossata per anni.
RITA Circa 50 anni, degente da 18. Veste con qualche povera ricercatezza; ha sempre in mano la borsetta. E’ stata prigioniera ad Auschwitz.
UNA DONNA Ex degente. Età intorno ai 40. Un caso di alcoolismo. Un esempio della difficoltà di integrazione nella realtà esterna a guarigione avvenuta.
ALTRI DEGENTI Partecipano all’assemblea generale dell’ospedale psichiatrico di Gorizia. Ciascuno è partecipe, su posizioni diverse e talvolta in contrasto con quelle della maggioranza, dell’elaborazione e del dibattito di una politica comune.
MARIA 17 anni. Assolve il suo ruolo di vittima sacrificale indossando una camicia da notte bianca. Capelli cortissimi biondi. Il pallore del viso sottolinea il contrasto, all’apparire in scena, tra la sua fragilità adolescente e l’enormità simbolica dell’azione che compie.
BANDITORE Assolve a una funzione didascalica che gli consente di restare estraneo all’azione anche quando il suo intervento risulta indispensabile perché questa possa svolgersi. Su di una base neutra simile a quella dei degenti, veste indumenti eterogenei, gradi e fregi ricavati da divise differenti per epoca e nazione. Ne deriva un insieme multicolore e irridente, risultato ultimo dell’autorità esaurata d’ogni frammento di uniforme indossata.
CORO    Saranno Coro di volta in volta  tutti gli attori disponibili sulla scena fuori dei ruoli impegnati all’esecuzione immediata della rappresentazione a quel punto. Il Coro è mobile e variabile quanto a numero e identità fisica degli elementi che lo compongono da uno a tutti.
        In quanto testimone, il Coro è partecipe all’azione anche quando non agisce. La continuità della sua presenza si esprime soprattutto nell’esercizio di una funzione duplice, evocativa ( talvolta semplicemente rievocativa) e anticipatrice di determinati eventi ( anche rivolta in certi casi a porre le premesse, creare il pretesto, perché qualcosa di essenziale al racconto si verifichi), che gli consente di influenzare concretamente l’organizzazione di ciò che accade in scena – secondo una logica inerente all’economia del discorso, fuori da qualsiasi implicazione temporale o di spazio.
        In determinati casi, anche da solo, chiunque potrà essere Coro e potrà, al limite, fare da coro a se stesso.
ANNOTAZIONI PER UN APPORTO MUSICALE
La rappresentazione non deve essere corredata da effetti distraenti. Alcuni punti richiedono invece, funzionalmente, l’apporto scarno di suoni atti a sottolineare un ritmo, il suo crescere, il suo affievolirsi. In taluni momenti, ciò è già indicato nel testo ( il suono della campana sul racconto della morte di Ofelia – XI mistero; i tamburi durante la preparazione dell’azione finale – L’avvento); in altri, pur non parlandosi precisamente di musiche, ma per la convizione che non esiste separazione netta fra musica e rumore, si richiama la necessità di un aumentare o di un attenuarsi di suoni ( i malati frustati dagli infermieri in un crescendo di grida e di imprecazioni – XIV mistero); in altri punti ancora potranno servire pochi e brevi suoni elettronici o di musica concreta, mai esorbitanti l’economia della loro funzione ( descrizione della strozzina – III mistero; l’elettroshock – II mistero; la costruzione del recinto manicomiale - III mistero; la costruzione della piramide finale – l’avvento).
INTROITO
Dove il Banditore illustra brevemente al pubblico la scena e si assiste al delirio, registrato dal vero del manicomio di Calstel Pulci, di un Poeta recentemente scomparso.
BANDITORE    Per la scena
        un mattino che sa d’ospedale
indica intorno
bianco sudicio – livori d’anima e d’alba
        In trasparenza
indica il fondo
 il lento moto perpetuo
        di ombre malate – regolarità ossessiva
        e disordine di reclusorio. A lato
        immobile in camicia di forza
        un poeta
POETA   inginocchiato, restando immobile a capo chino sul petto,
        così che il volto non si veda
Io facevo poesie – la mia vitalità
        è completamente estinta
        Suggestioni vitali mi ruppero la testa
        Non posso neanche muovermi
        cammino senz’ordine . non scrivo
        Il buon ordine sociale
        è in relazione allo sviluppo del credito
        Riempiono l’Italia di storie inverosimili
        per avere dilazioni sul credito
        La suggestione regna largamente
        e fa ottimi affari
        Io sono un solitario – non mi piace ammetterlo
riualzando il capo con un moto improvviso mostra il volto
Ero seduto – leggevo il Don Chisciotte
        Mi ruppero la testa – agenti speciali
        mi danno molta tortura
        Sono stato investito dalle onde elettriche
        distrutto. Io facevo poesie
        Attrassi l’attenzione della polizia
        e mi ruppero la testa
        con una scarica elettrica – rotta
        una vena del cervello
        Mi ruppero talmente la testa
china il capo nuovamente
che io perdei la vena poetica
        Più morto che vivo
        Io facevo poesie
        
        
        PRIMO MISTERO – L’INTERNAMENTO NELLO “SPEDALE DEI PAZZI”
        - dove il confronto tra gli antichi e i nuovi ordinamenti in materia di manicomio dimostra come nulla sia cambiato
BANDITORE   Entrano i professori
        guidati da un megaprofessore
dal Coro si staccano e vengono avanti tre elementi
MEGAPROFESSORE    Ogni qual volta
        nei luoghi compresi
        nelle rispettive Cancellerie communitative
        si scuoprisse alcuno attaccato da manìa
        i Cancellieri lo dovranno far visitare
        dai pubblici Professori
ìindica i professori con un grande gesto. Loro dignitosamente ringraziano con un lieve cenno del capo
per riconoscere se realmente
        questi sia in grado
        da dover essere recluso 
        nello Spedale dei Pazzi
PRIMO PROFESSORE   In fede allo esame dei Medici
        lo stesso maniaco sarà trasportato
        nella maggior brevità e con le dovute cautele
        allo Spedale dei Pazzi
        ove sarà ristretto
        a ordine del Soprintendente
        in conformità dei recapiti a lui rimessi
        di mano dei predetti cancellieri
SECONDO PROFESSORE   Non solamente
        i veri e propri maniaci furiosi
        ma anche i fatui e gl’imbecilli
        hanno a essere reclusi allo Spedale
        o in casa di Deposito
        coerentemente alla circolare
        20 Maggio 1826
        vista la circolare 24 Gennaio 1774
        per la prevenzione delle gravi offese all’ordine pubblico
        alla decenza et ai costumi
        che avrebbero a derivare dalla loro libertà
        qualora ESSI LIBERI
        si facessero oggetto di scandalo et indiscreta curiosità
CORO   La situazione
        degli ospedali psichiatrici oggi
        e la prassi
        dell’esclusione definitiva del malato
        dal contesto sociale che lo ha generato
        risultano in tutto e per tutto
        immutate
BANDITORE Dal Dizionario Medico Larousse
sfoglia il volume e legge
finito di stampare il 31 luglio 1963
        a Torino. A pagina 792
        definizione di
        OSPEDALE PSICHIATRICO – vedi ISOLAMENTO
mostra la pagina intorno e sfoglia nuovamente il volume
a pagina 569
CORO  --ISOLAMENTO  - separazione dei malati
        a scopo profilattio e terapeutico
        Si ricorre all’Isolamento
        nelle malattie contagiose
        e nelle malattie nervose
BANDITORE   Per l’ISOLAMENTO DEGLI ALIENATI
        vedi INTERNAMENTO
MEGAPROFESSORE   Quando sia riconosciuta l’appartenenza
        alla classe dei miserabili
        del fatuo o dell’imbecille da rinchiudere
        a tutela della quiete sociale
        e della pubblica decenza
        l’Autorità governativa locale
        inviterà la Comunità respettiva di detto fatuo o imbecille
        a farsi carico del di lui trasporto e mantenimento
        nella suddetta Casa di Deposito
BANDITORE   leggendo ad alta voce
        Per l’INTERNAMENTO
        nell’interesse del malato e della società
        la VIGENTE LEGGE  numero 36
        del 14 FEBBRAIO 1904
        sancisce che sia presentata al Pretore
        domanda vistata dal Sindaco
        del Comune di residenza dell’alienato
        con allegato certificato medico e
mettendo via il volume con sarcasmo
atto di notorietà – atto notorio
MEGAPROFESSORE   In caso di vera urgenza
        l’Autorità stessa proceder deve
        all’arresto dell’infelice
PROFESSORI a una voce con Megaprofessore, rabbiosamente
E tenerlo momentaneamente in luogo di custodia
        acché la Comunità sia
        sollecitamente soddisfatta
        et sicura dello stato detentivo
        et condizione d’isolamento di esso
MEGAPROFESSORE   In conformità degli ordini
        circolati a seguito
        del sovrano Biglietto della Segreteria di Stato
        addì 7 ottobre 1791
CORO    Addì--- 1968 data della rappresentazione
        è facoltà della Questura
        o del Commissariato di PS
        disporre dell’immediata restrizione dell’infermo
        in manicomio
        con semplice ordinanza d’autorità
        e certificato medico allegato
BANDITORE Addì... ripete la data
PRIMO PROFESSORE   7 ottobre 1791 – spetterà ai Gonfalonieri
        e ai Magistrati di concerto coi pubblici Notari
        l’esame se davvero il recluso
        sia tanto miserabile
        e lo sieno del pari i parenti obbligati ai suoi alimenti
        da giustificare ch’egli sia mantenuto a spese
        della respettiva Comunità
MEGAPROFESSORE   raccomandandosi appassionatamente
        In tale caso
        il maggiore scrupolo dovrà essere rivolto
        all’osservanza dei sovrani Comandi
        del 12 maggio 1826
        per decidere in conformità del pubblico vantaggio
        se convenga
        assimilare fatui e imbecilli ai veri furiosi
        per la custodia e l’oneroso trattamento
        nello Spedale dei Pazzi
        O NON CONVENGA INVECE
        provvedere in altro loco meno costoso
        con eguale sicurtà
        e maggiore convenienza per la Comunità
        quanto ai modi et alla dispendiosità
        del mantenimento di questi
CORO   Le spese per l’assistenza ai malati mentali
        sono a carico dell’Amministrazione provinciale
        la quale può tuttavia esercitare
        un diritto di rivalsa
        parziale o totale
        sulle famiglie degli stessi
        quando non versino in condizioni
        di comprovata povertà
PRIMO PROFESSORE    L’apprtenenza effettiva del mentecatto
        alla classe infima dei miserabili
        dovrà essere accertata per i consueti uffici 
        dall’Autorità vigilante – tuttavia
        incontrandosi opposizione
        da parte  della Comunità
        al mantenimento del recluso
        l’affare sarà partecipato
        per una confrua risoluzione
        alla Segreteria di Sua Altezza Illustrissima Reverendissima
        pel canale della Presidenza del Buon Governo
        e respettivamente
        dalla Camera di Soprintendenza Communitativa
        le quali dovranno del pari
        deputare il Luogotenente Generale
        all’esame della reale imbecillità 
        o fatuità del mentecatto
SECONDO PROFESSORE   Trattandosi di dementi mantenuti
        negli Spedali di Bonifazio e Santa Maria dei Battuti
        o in altra Casa 
        a carico della comunità
        indipendentemente da giudizio civile o criminale
la luce va lentamente concnetrandosi sul Poeta in camicia di forza, tuttora inginocchiato con il capo reclinato sul petto
il Luogotenente Generale darà mandato al Governatore
        o ai Provveditori della Camera commutativa
        per la verifica del grado di qualità
        della demenza di questi
        ed essi Uffiziali Incaricat is’indirizzeranno ai Commissari o Rettori
        di predetti spedali
        i quali
        inviteranno all’uopo due Professori
il Poeta si leva rabbiosamente con un grido e fa forza coi gomiti contro le tele del “corpetto” – gergo d’ospedale per camicia di forza – tentando di lacerarla
POETA   Professori – pausa – le leggi e il costume
        vi conferiscono il diritto 
        di misurare lo spirito. Questa sovrana giurisdizione
        non vi spaventa – la esercitate a vostro criterio
ride
Lasciatemi ridere – la credulità dei sapienti
        e dei governanti
        e l’ottusità barbara dei popoli civilizzati
        adornano la psichiatria
        di un’aureola sovrannaturale
        I procedimenti della vostra professisone
        vengono accettati a priori – lasciatemi ridere
        Non è che mi stupisca la vostra inferiorità
trascinando il suo riso in crescendo
la vostra inferiorità di fronte a un compito
        esclusivamente riservato
        a pochissimi predestinati
        e rari iniziati – no
disperato, prossimo a urlare
no – non che mi stupisca. Io contesto
urla e si torce nel tentativo di strappare i lacci del corpetto
contesto il diritto di compiere ricerche
        nell’universo dello spirito
        a uomini che – limitati o no
        non sanno trovare altra conferma ai dogmi
        del loro credo pseudo-scientifico
        che attraverso la sadica perversione dei loro sistemi
        e la sepoltura irrimediabile
        delle geniali vittime designate
ansimando, ormai sul punto di cedere
Ho visto le menti più grandi della mia generazione
        distrutte dalle vostre mistificanti terapie
        L’avete fatto per paura – voi
        avete ucciso la luna
        di coma insulinico
        e strangolato il cielo
        nei vostri lacci di contenzione – guardate
indica in alto con lo sguardo e un movimento della testa. Si sforza inutilmente di sollevare anche le braccia
guardatelo bene – sta per cadervi sulla testa
intorno il reclusorio in agitazione. Grida e colpi di cucchiai freneticamente battuti sulle gavette metalliche fatti scorrere lungo le inferriate
Ecco – cade. Ci cade sulla testa
        E’ morto – è morto
        Il cielo non c’è più
        Voglio uscire . fuori fuori
        Il cielo è morto. Ci cade sulla testa
        Tutti fuori
BANDITORE    Il cielo cade – finalmente ufficiale
        la grande notizia
        Sconvolte una volta per tutte
        l’astronomia moderna e le religioni del passato
        Il cataclisma è scientifico – ufficiale
        la grande scoperta
        Non c’è più firmamento – ufficiale
        Il firmamento non c’è più
        Non ci sono i Pirenei – niente
        Il Mar Rosso è andato – quello Giallo
        resiste. La stella Sirio si avvicina
MEGAPROFESSORE Calma - l’Autorità raccomanda la calma
PROFESSORI   Ora basta – calma. Tutti a letto
        Branco di visionari – a letto
        L’Autorità impone la calma!
sibilano fruste. Gemiti e tramestio di passi che si disperdono lungo corridoi interminabili
POETA Voi non potete – no
ora calmo  - di una sua calma dolente, stanca e al tempo stesso risoluta, disincantata e forte,
        com’è di quella dei vecchi quando non è rassegnazione
non potete. La repressione degli impulsi antisociali
        è per principio chimerica – inaccettabile
        Tutti gli atti individuali sono antisociali
        Ascoltatemi – quelli che voi chiamate pazzi
struggente, come implorando credito
sono le vittime maggiori
        dei pregiudizi su cui si fonda
        la vostra dittatura sociale. Quanta parte
        ha ciascuno di voi
        e la vostra società tutta insieme
        nella loro cosiddetta pazzia? – al limite
        dovreste venerarli
        visto che ignorarli non vi riesce. Signori
        IO PRETENDO CHE LI LIBERIATE
pausa. In un estremo tentativo di persuasione si guarda intorno in cerca di un cenno qualsiasi di consenso
Tralascio di precisarvi
        la compiuta genialità
        di certe loro manifestazioni
        Via – sarebbe troppo facile. Del resto
        conta poco
        di fronte alla mia rivendicazione – io
        RIVENDICO L’ASSOLUTA LEGITTIMITA’
        della loro concezione della realtà
        e di tutte le conseguenze
        che ne potranno derivare
inascoltato e disfatto, il Poeta riassume la sua posiizone originaria, indifferente a tutto quanto gli è intorno. Megaprofessore gli si pianta davanti a gambe divaricate, le braccia conserte
MEGAPROFESSORE  L’internamento definitivo
        avviene ad opera del Tribunale
        su istanza del Pubblico Ministero in base alla relazione del Direttore
        dell’ospedale psichiatrico provinciale
indica ripetutamente se stesso con la punta del pollice irrigidita in direzione del proprio petto, le altre dita chiuse, muovendo su e giù la mano – come per una minaccia
dopo un periodo di 15 giorni
indica il numero con le dita, portando tre volte il palmo aperto sotto gli occhi del Poeta
15 giorni d’osservazione – poi
        sono io che decido
POETA con un filo di voce, senza levare gli occhi da terra
Domattina
        all’ora della visita – quando
        senz’alcuna umanità
tenterete di comunicare con loro
        possiate voi essere illuminati
        e capire
        riconoscere
        ammettere almeno con voi stessi
        che nei loro confronti
        avete una sola superiorità – LA FORZA
il Poeta si ritrae tutto in se stesso riassumendo la perfetta immobilità originaria. Aiutato dai professori, Megaprofessore indossa un camice di infermiere. Gli altri due fanno altrettanto. Altrove viene avanti, come cercando intorno qualcosa, un altro internato
        
      
SECONDO MISTERO. L’ELETTROSHOCK – dov’è descritta la tortura elettrica di un internato
il nuovo venuto indossa l’uniforme grigia degli internati. l’infermiere capo e due infermieri lo seguono da presso
BANDITORE    L’attore
        parla e si muove convulsamente
        Incontra difficoltà
        a mettere insieme parole
        non essenziali al concetto
        Si esprime per telegrammi
        sforzandosi di ridurre al minimo
        il dispendio di parole
ATTORE   gesticolando
        Mi suggeriscono recitare strada – fuori
        dicono. Che fare? – Polizia mi lascerà?
        Ma sì – sì
        polizia mi lascerà. Va bene
        recitare strada
smarrito e concitato, si agita su e giù per la scena, come cercasse qualcuno da mettere a parte della sua struggente necessità d’essere attore. Inascoltato, si spinge fino al limitare della platea, ma è colto da malessere alla vista del pubblico e ricacciato indietro in preda a un tremito violento. Non osa scegliere una direzione nella quale muoversi. Ma da fermo non parla – com’è pur vero che in silenzio non cammina. Unità di moto e parola gli è vitale. Così ogni sua esitazione non ha mai più che la durata di un attimo e si risolve, di fatto, in una ininterrotta situazione di dubbio. Si sposta a scatti come ciò che dice; in fretta se dice in fretta, piano se piano. Gli infermieri ne sono infastiditi.
recitare strada – devo dire
        ambiente strada moderna non è teatrale – no
        ci corrono in troppi. Devo cercare ambiente
        mio ambiente mio
        ambiente intemperie – intemperie
        teatro portatile. Comunque
        non si prova strada – niente. Comunque
        mondo
        dove tutto base denaro
        dove denaro o sua assenza
        impedisce tutto – no no no
        non ho bisogno denaro. Posso senza
        posso – si deve poter significare
avverte una crescente difficoltà a proseguire. Vi si costringe
significare – significare che i materiali
        non hanno prezzo – prezzo legna
        tela
        cibo
        attori.  Si deve significare che  ancora
        i materiali si possono avere
        senza denaro – che si può
        ripristinare il baratto – ancora
come sognasse
la Cooperazione delle Derrate. Insomma
        che occorre? – una piazza
        un hangar. Si può recitare su una piazza
        se bel tempo
sul punto di piangere
perché ci vuole spazio per recitar
        bel tempo per recitare piazza. Se no
        hangar può bastare
        un’officina in disuso
        un garage. SPAZIO
        ma bisogno provare strada – terra
        TERRA. Il cataclisma è in cielo
        Io sono pronto – sono pronto dimostrare
        non mi serve denaro
        Posso farne senza
        per sempre – posso
crisi malinconica. Il gestire si attenua, le parole vengono meno. Si arresta. Più nessuna sincronia di parole e movimento
posso per sempre
        farne senza. Mi si dia una casa...
POETA tuttora immobile. Senza muovere il capo né mostrare il viso; senza che quasi ci si renda conto che le parole sono sue
Una casa – per farci? – ormai
        la luna cade – si stacca
        Eccola – cade. SELENE
        dì a tutti da dove vieni
        racconta
        da dove scende il mio amore
ATTORE senz’ascoltare il Poeta, continuando a seguire la logica delle sue immagini
Una casa da abitarci – e cibo
        una casa che ci sia gente che lavora
        taglia e cuce i vestiti
        una società nella società
gli infermieri lo hanno circondato
uno stato nello stato – la mia casa
        da abitarci
        e cibo – gente che lavora
lo immobilizzano e lo costringono a indossare la camicia di forza. Poi gli fanno l’elettroshock. L’operazione viene minutamente descritta, durante il suo svolgimento, dal Banditore e dagli stessi suoi esecutori. Come da manuale. Azione al rallentatore – incubo e documentario scientifico
INFERMIERE-CAPO Controllate i denti
PRIMO INFERMIERE Tenetelo forte
fa forza per disserrare i denti con una leva
INFERMIERE-CAPO Sù presto
immobilizzandogli le braccia. Al secondo infermiere
Tu legagli i piedi
BANDITORE   Per l’elettroshock – controllare i denti
        controllare che l’infermo sia digiuno
l’attore viene stimolato a vomitare. Sta male senza riuscirci
INFERMIERE-CAPO Forza col tubo
PRIMO INFERMIERE A me – dài
l’attore ha una sorta di violento accesso convulsivo
INFERMIERE-CAPO Adesso. Giù – sbrigati
BANDITORE    Prima dell’accesso convulsivo
        introdurre trasversalmente il tubo
        tra le arcate dentarie
        In mancanza di tubo di gomma
        usare un panno ripiegato
        così da evitare al paziente
        morsicature della lingua
gli infermieri eseguono. Dopo l’introduzione del tubo l’attore è scosso da violenti conati
CORO    Inconvenienti dell’elettroshock
        Infortuni ricorrenti – lussazione mandibola
        frattura mascellare
        avulsioni dentarie – lussazioni e
        frattura colonna vertebrale
        o degli arti – lacerazioni muscolari
        ascessi ai polmoni per deglutizione
        particelle settiche – e inoltre
gli infermieri, mentre continua la preparazione del malato all’elettroshock, ripetono in coro con gli altri
necrosi pancreatica
        alterazioni ritmo cardiaco
        dilatazione acuta del cuore
        insufficienza
        SINCOPE
INFERMIERE-CAPO Curaro
gli viene data una siringa. l’attore è tenuto fermo mentre gli fanno l’iniezione
BANDITORE     Per prevenire lesioni gravi
        una o più iniezioni di curaro
        così da debilitare
        o arrestare del tutto
        la contrattilità muscolare
        
        INFERMIERE-CAPO  riponendo la siringa
Acqua agli elettrodi
BANDITORE    Prima della scarica
        inumidire gli elettrodi e le tempie
        con pasta o acqua salta
gli infermieri eseguono
almeno acqua di fonte
INFERMIERI Pronti
INFERMIERE-CAPO Tenetelo fermo – via
la scarica
INFERMIERI    Corrente alternata – permutatore
        Permutatore in circuito
        Tensione 80 – 120 volts
        Ecco
BANDITORE La crisi
INFERMIERE-CAPO    controllando l’orologio
        Due – tre decimi di secondo
        Quattro – ALT
gli infermieri trascinano via l’attore privo di sensi. Nel deliquio, mentre lo trascinano, l’attore è scosso da violenti sussulti
POETA   Ero soltanto una creatura torturata
        Seguivo la voce di un istinto
        fondamentalmente buono
        e ancora ero convinto
        che l’umano valore
        e lo spirito d’indipendenza
        potessero salvarsi
        nella vita d’ogni giorno
        L’elettroshock precipitava
        il mio efficiente cervello
        in una inutile incoscienza
separatamente, a conclusione dei rispettivi ruoli, gli attori rifluiscono nel coro. Altri ne defluiscono. Indipendentemente dalle variazioni quantitative che ne conseguono, l’avvicendamento è praticamente costante
        TERZO MISTERO. LA STROZZINA  - dove Francesco predica agli uccelli e una squadra di moderni terapeuti gli costruisce intorno un manicomio e ce lo interna.  
POETA    Nove su dieci
        tra i miei compagni di prigionia
        non erano “pazzi”
        secondo i criteri comuni
        alle persone “normali”
        I più avevano perduto la fiducia
        nella propria capacità di sopravvivere
        fuori
        o le famiglie prese dal panico
        li avevano scaricati
        sulle spalle degli “esperti”
        ma in verità nessuno li aiutava
        a conquistare la maturità
        l’indipendenza
        la libertà
CORO teso – sottovoce
La vostra oscena
        civiltà terapeutica
        non ammette i santi
        non ammette i poeti
        Avete internato Artaud
        poeta e oniroscriba
        Francesco d’Assisi – pazzo di Dio
        lo mettereste in contenzione
BANDITORE  Pazzo di Dio–PERICOLOSO A SE’ 
        E AGLI ALTRI
CORO     ad alta voce – accusatore
        Voi non gli avreste permesso
        di andare a parlare col lupo
BANDITORE E DI PUBBLICO SCANDALO – predicava agli uccelli
dal Coro si stacca un ragazzo dall’aria trasandata e felice. intorno si fa silenzio
FRANCESCO   Voi siete molto tenuti
        allo vostro creatore
        che v’ha dato libertà di volare 
        in ogni luogo
la predica è rivolta a uomini. Nessun gesto o intonazione deve indicarne l’intenzione originaria
e v’ha financo dato
        il vestimento duplicato
        e triplicato
mentre Francesco parla, una squadra di costruttori gli edifica intorno un manicomio. Il caposquadra e gli altri sono rispettivamente l’infermiere-capo e gli infermieri del mistero precedente
CAPOSQUADRA traccia per terra una linea. Gli altri ne seguono le disposizioni, montando grate ed altri elementi componibili
Asse mediano trasversale – qui
        l’asse dei servizi. Lungo l’asse mediano
        procedere
        dall’ingresso principale all’interno
        e sistemare prima
        la portineria – poi
        il fabbricato d’amministrazione
        la cucina...
LA SQUADRA lavorano al ritmo degli ordini impartiti dal caposquadra, ripetendoli energicamente in coro
Portineria – fabbricato d’amministrazione
        cucina – cappella
        guardaroba
        lavanderia
        fabbricati della colonia
CAPOSQUADRA ... della colonia agricola. Ad opportuna distanza
FRANCESCO    Voi non seminate e non mietete
        e Dio vi pasce – vi dà fiumi e fonti
        per vostro bere
        e vi dà monti e valli
        per vostri rifugio
        et alberi alti
        per fare vostro nido
CAPOSQUADRA tirando un asse trasversale al primo, mentre gli altri vanno praticamente chiudendo Francesco in un recinto senza uscite, in tutto simile a un lager
Asse longitudinale – sistemare
        su ogni lato
        i padiglioni dei malati. Procedere
        dall’asse dei  CONTACT _Con-3F770B5417 \c \s \l Servizio Assistenza Clienti verso l’esterno del recinto – così
        avanti. Per ordine – all’esterno
        i padiglioni di accettazione e osservazione
        Poi l’infermeria – il padiglione tranquilli...
LA SQUADRA   Accettazione e osservazione
        infermeria – tranquilli
        cronici
        epilettici
        semi-agitati
        agitati e furiosi criminali
CAPOSQUADRA   ... criminali e non
        Per la distinzione dei sessi
morbosamente felice dell’autorità che gli è conferita
i maschi a destra
        le femmine a sinistra
        dell’asse trasversale dei servizi
traccia nuovi segni e controlla il lavoro degli altri ormai sul finire
FRANCESCO senza più scampo e ancora del tutto inconsapevole, sereno
Voi non sapete filare né cucire...
POETA ripetendo le parole dell’attore
Una casa che ci sia gente che lavora
        taglia e cuce i vestiti – e cibo
        Una società nella società
FRANCESCO    E Dio vi veste – voi e vostri figlioli
        perché molto vi ama
        Lupi lupi
        voi avete ucciso le creature di Dio
        Voi siete degni della forca
        come ladri e omicidi
        Ci aspettavamo giustizia
        e non ce n’è
        Salvezza
        ed è ancora più lontana
        Ci aspettavamo la pace
        e non si ha bene
        Tempo per guarire
        ed ecco l’ansia e il terrore
        Ma voi
        che permettete queste cose
        guardatevi dall’indifferenza
        e ringraziate sempre Dio
        che vi ha dato libertà
        vestimenti
        fiumi
        fonti
        tutto....
ultimata la costruzione del manicomio, i componenti della squadra riassumono i precedenti ruoli d’infermieri e, dopo aver circondato Francesco, gli fanno la strozzina. L’azione si svolge al rallentatore, come quella dell’elettroshock, ma nel silenzio più assoluto
BANDITORE mentre l’operazione sta per concludersi e Francesco ancora si dibatte sotto il lenzuolo bagnato che gli è stato stretto intreno al capo
E’ d’uso corrente
        negli ospedali psichiatrici
        la pratica della cosiddetta strozzina
        che consiste
        nel far perdere coscienza al malato
        per soffocamento
        mediante il lancio sulla testa
        di un lenzuolo bagnato
        e l’avvolgimento dello stesso
        intorno al collo
        così che attraverso la stoffa imbevuta d’acqua
        non passi l’aria
        La perdita di conoscenza è generalmente immediata
gemiti e sussulti di Francesco sotto il lenzuolo vanno facendosi sempre più lievi
POETA interprete del dolore di Francesco
Mi mettono un lenzuolo bagnato 
        sulla faccia
        me lo spingono in gola con le mani
        e stringono forte
        intorno al collo – spremono
        e mi manca il fiato
CORO   Talvolta
        si forma intorno al capo della vittima
        un’intercapedine
        che le consente di respirare ancora
        per diverse decine di secondi
        e non di rado
        più di un minuto – ritardando così il tempo dell’asfissia
        e prolungando lo strazio
lo strazio di Francesco volge al termine
dibattendosi debolmente
Laudato si’ mi Signore – laudato
        per nostra sora Morte
        corporale... da la quale
in un rantolo, perdendo conoscenza
nullo homo vivente
        po’ scappare
gli infermieri trascinano via nel lenzuolo bagnato il corpo di Francesco. Accanto al recinto del manicomio un vecchio degente
        
        
        QUARTO MISTERO.  LUCA – dove un internato racconta vecchi dolori d’ospedale e spiega agli altri ricoverati perché la malattia dei ricchi è diversa da quella dei poveri
LUCA il vecchio ha seguito in disparte la strozzina – senza emozione, come un ricordo immemoriale, qualcosa del suo passato che ormai ha smesso di apprtenergli. Luca è trai ricoverati più anziani dell’ospedale psichiatrico della Città
LUCA    Perché prima
        quelli ch’erano qui
        pregavano di morire
        Quando moriva uno qui
        una volta
        sonava sempre la campana
        Adesso non usa più. Prima
        quando sonava la campana
        tutti dicevano
        oh Dio – magari fossi morto io
        dicevano
        che sono tanto stanco
        di fare questa vita
        qua dentro. Quanti di loro
        non sono morti – quanti
        che potevano essere
        vivi e sani – invece avviliti
        perché non avevano
        nessuna via d’uscita
        non volevano più mangiare
        Gli buttavano il mangiare
        giù per il naso
        con la gomma
        ma non c’era niente da fare
        perché si trovavano chiusi
        qui dentro
indica il recinto
e non avevano
        nessuna speranza di uscire
        Come una pianta quando è arsa
        perché non piove
        e le foglie appassiscono – così
        era qui la gente
Luca è cieco – guida i passi con la punta del bastone avanti a sé. Entra un infermiere e si aggira prendendo appunti tra i perimetri e le superfici delimitate dai costruttori
BANDITORE   Luca – quasi tutta la sua vita
        l’ha passata nel recinto
        dell’ospedale psichiatrico – almeno trent’anni
        in un reparto chiuso. Ha molti anni
        non ricorda quanti. Luca
        è tra i degenti più vecchi della comunità
        E’ leader del gruppo degli anziani.
LUCA    Fra la gente che ho conosciuto qua dentro
        ci sono tanti che gli è capitato tutto
        tanti che hanno avuto spavento in guerra
        e tanti che sono rimasti invalidi
        come me – tanti invece
        sono nati proprio così
        ma sono pochi. E’ il malessere che c’è fuori
        diciamo nella società
        che ci fa prima ammalare e poi
        ci fa ricoverare – perché naturalmente
vengono dal Coro due donne. Rita e Cecilia – degenti
uno che ha benessere
        naturalmente non si butta nel bere
        né fa cose strane
        stravaganze – è molto difficile
        E’ la miseria
        che porta
        tutte queste cose
RITA   Ma non soltanto i poveri – anche i ricchi
        si buttano così
LUCA Sono pochi – hanno altri svaghi
CECILIA    E’ una malattia – perché io conosco
        persone che stanno bene
        coi conforti – tutto. Hanno tutto
        quello che vogliono
        eppure bevono – è una malattia
LUCA   Sì – però i ricchi milionari
        vengono messi nelle cliniche
        Si curano “alla privata”
        loro
        e non perdono i diritti civili
        non vengono scritti da nessuna parte
BANDITORE   A norma della legge numero 36
        del 14 febbraio 1904
        i periodi di ricovero manicomiale
        sono iscritti
        sulla scheda del casellario Giudiziario
        del ricoverato. Cinque anni di ricovero
        comportano la perdita dei diritti civili.
l’infermiere verifica le strutture e annota la tipologia dei degenti. A bassa voce – comprensibile solo a tratto. Le parole si perdono in un sottile crudelissimo bisbiglio.
INFERMIERE       Agitati 12 per cento
        Sudici 12 virgola 50 per cento
        Idioti 10 per cento
        Epilettici 7 virgola 60 per cento
        Tranquilli 57 virgola 90 per cento
        .......
in margine alle cifre, effettua complicate operazioni sul taccuino
        
        QUINTO MISTERO. MEMENTO – dove la speranza di Francesco rende allegro il ricordo delle passate torture
CORO      Sui tronchi dei pini del parco
        dell’ospedale psichiatrico della Città
        resistono ancora i segni
        delle corde con le quali
        erano legati i malati
        durante le ore di “aria”
CECILIA    Quando erano belle giornate
        che c’era il sole
        ci legavano in giardini – io ero
        tante volte legata
        intorno alla panchina
        tante volte all’albero
        che c’è nel cortile
        Mi legavano sempre lì
BANDITORE Perché vi legavano?
CECILIA   Perché si vede che quella volta
        non c’era ancora quella cura
        com’è che c’è adesso
LUCA C’era – c’era
CECILIA    Sì – c’era. Ma si vede
        che il professore di prima
        non la usava
      
BANDITORE - Come vi legavano?
CECILIA Col corpetto
LUCA Camicia di forza – anche i piedi ci legavano
agitazione fra i malati
CECILIA   A me mi legavano i piedi
        colle cinghie di cuoio
        che se ti muovevi
        ti segavano fino all’osso
BANDITORE Ma perché ti legavano?
CECILIA   Perché saltavo – ero discola. Saltavo
        saltavo – mi piaceva insomma
BANDITORE    Cecilia è qui da dieci anni
        Ce la portarono
        quando uscì di collegio – direttamente
        dalla scuola all’ospedale psichiatrico
        Aveva diciassette anni allora. Più di metà
        del tempo passato in ospedale
        Cecilia l’ha trascorso
        in un reparto chiuso. La schiena è tutta curva
        per la camicia di forza
        portata ininterrottamente
        tanti anni
CECILIA   Saltavo – mi piaceva. Io saltavo e loro
        credevano così ch’ero ammalata
        e mi legavano. Allora non si poteva
        dire al medico
        guardi che quell’infermiera là
        mi maltratta- ch’era peggio
        e dovevamo lasciare
        che ci trattino
        come vogliono loro
        e stare zitte – che se no era peggio
        e dopo
        ci facevano pure la strozzina
rumore fra i degenti
RITA    Stringevano forte il lenzuolo
        e ci buttavano sopra altra acqua
        e quello si spremeva
        si spremeva – roba che restiamo morte
LUCA   Sì – che una volta
        che me l’hanno fatta con l’orina
        e che dopo mi hanno portato nella gabbia
        che non respiravo più
        e credevano ch’ero morto
        quando mi sono svegliato nella gabbia
        mi sono dispiaciuto che non ero morto
        e che ancora chissà quante
        me ne dovevano fare
CECILIA   Tutte le notti – tutte
        dormivamo in gabbia. Tutte le notti
RITA   Perché ogni letto era una gabbia
        con la rete stretta intorno
CECILIA   E c’erano i lucchetti
        e i ferri parte per parte
        che nemmeno ci potevamo muovere. Così
        ci veniva il nervoso – per forza
        che ci veniva il nervoso ci veniva. Io chiusa
        in gabbia coi ferri – ero un animale io
CORO    Che animale? – un animale come?
        Come un uccello?
        Come un leone un gatto una tigre?
CECILIA Come un animale – un animale
si stringe nelle spalle
un animale in gabbia – e allora pensavo
        a tutti quelli 
        che non erano in gabbia
        e me
        che dovevo starci – e stavo male
BANDITORE Perché stavi male?
CORO   Perché stavi male? Come? Che male?
        Com’è che stavi – come ti sentivi?
        Perché stavi male?
CECILIA   Male – così. Male
        perché vedevo tutta quella gente
        libera
        e io sola che stavo in gabbia
        Male così
CORO Male come? – che male?
CECILIA   Gridavo. Volevo rompere la rete – i ferri
        e mi rompevo le unghie – i denti
        tutta la faccia. Ma questo male qui
        non lo sentivo - sentivo il male
        che io ero chiusa
        e gli altri erano liberi
        e niente altro – perché questo
        era così forte dentro
        che tutti gli altri mali
        non mi facevano più male
BANDITORE Ma non venivano gli infermieri?
LUCA Non sempre
CECILIA No – solo certe volte
RITA    Qualche volta – sì
        ma era meglio
        che non venivano
        perché quando vengono è peggio
BANDITORE   Rita
        E’ all’ospedale psichiatrico 
        da diciotto anni. In gioventù
        è stata in campo di concentramento
        ad Auschwtiz. Dopo la guerra
        e la liberazione – la sua libertà è stata breve
        L’hanno portata qui
        i suoi parenti – e ce l’hanno lasciata
        Anche la sua schiena
        come quella di Cecilia
        è irrimediabilmente deformata
        dalla camicia di forza
CECILIA   Intanto non era giusto – non è giusto
        perché si capiva che
        a trovarsi chiusa 
        una persona ci viene il nervoso
        anche se non è nervosa – a trovarsi chiusa
durante il dialogo è rientrato inosservato Francesco, che lentamente ha raggiunto le grate del recinto e vi si è arrampicato, restandosene ad ascoltare dall’alto
FRANCESCO    allegramente
        Sì – perché una volta qui
        eravamo chiusi con la rete
        e non basta chiusi
        eravamo anche
        messi ottanta in una stanza
        e non c’erano sedili
        Dovevamo gettarci per terra
salta giù e raggiunge gli altri. La sua esuberanza contrasta con la realtà dei fatti di cui si parla
non potevamo neanche andare in cesso
        Dopo c’era che
        alle cinque della sera
        cenare
        e subito a letto
        anche d’estate – piena estate
        quando c’erano ancora tre ore di sole
        e gli uccelli fuori
        cantavano
        e noi ci mettevano a letto 
        col boccone in bocca
BANDITORE   Francesco – internato a 23 anni
        su richiesta del padre
        commerciante di tessuti
        Era scappato di casa
FRANCESCO   Uscivo fuori
        subito dopo cenato
        a prendere un po’ d’aria
        nel cortile – e subito
        veniva qualcuno a prendermi
LUCA Oggi le cose sono cambiate
FRANCESCO Dal giorno alla notte
l’allegria di Francesco va gradualmente trasmettendosi ai malati
RITA Hanno tolto le reti
CECILIA Ci hanno levato i corpetti
LUCA   Hanno aperto i reparti
        Il nostro reparto
        è stato il primo. Dopo
        abbiamo aperto l’assemblea
        Io sono stato presidente
        All’inizio nessuno parlava
        nessuno apriva bocca
FRANCESCO   Tutta la gente era come intimorita
        spaventata. Nessuno aveva il coraggio
        di parlare – questo
        perché avevano paura
        erano ancora intimoriti
        dopo essere stati rinchiusi
        tanti anni
si ritirano verso il fondo e si rinserrano compatti, facendo massa comune
CORO soffiato, come spegnendo una candela
Una volta
        l’ospedale era triste
        Noi
        eravamo tristi
        una volta - una volta
        c’erano le sbarre
        le porte chiuse
        c’erano le reti
        Oggi
        le hanno strappate – le reti
        le sbarre le hanno segate
        le porte ch’erano chiuse
        oggi
        le tengono aperte
        
        SESTO MISTERO. L’ASSEMBLEA - dove gli esclusi prendono coscienza della propria esclusione e ne discutono
il Direttore ossseerva i malati ritrarsi e scomparire in una sacca d’ombra
CORO   Non era ammissibile 
        che centinaia di uomini 
        vivessero
        in una condizione disumana
        solo perché
        erano malati
DIRETTORE   Non era ammissibile
        che noi ne fossimo complici
        La realtà del manicomio
        è tragica
        perché oppressiva
        Il malato mentale 
        è “malato”
        soprattutto perché
        è un escluso – un uomo senza diritti
        Una riabilitazione oggi
        è possibile
        solo partendo dalla presa di coscienza
        di questa realtà
CORO Il malato non ha diritti
DIRETTORE   Noi discutiamo col malato
        il suo essere senza diritti
CORO Il malato è un escluso
DIRETTORE   Noi discutiamo con lui
        la sua esclusione
i malati ricompaiono
Senta – signora Rita
        vorrei chiederle perché
        secondo lei
        una persona viene ricoverata
        in ospedale
RITA Perché gli altri ridono di noi
BANDITORE  Assemblea generale dei degenti
        dell’ospedale psichiatrico – presiede Rita
DIRETTORE Da quanti anni è qui?
RITA Nemmeno mi ricordo
CECILIA   Io sono dieci anni
        che giro per il manicomio
        mica un mese o due – dieci anni
intervengono altri degenti
PRIMO DEGENTE   A me mi accompagna sempre l’infermiere
        Ho ammazzato qualcuno – forse?
SECONDO DEGENTE  Anni e anni di fila
        senza vedere il sole
TERZO DEGENTE   Ancora pochi – ce ne vorrebbero altri
        ce ne vorrebbero. Io ho malato il cuore
        non la testa – ricordatevelo tutti
        e se lo ricordi pure il direttore
        Io ho malato il cuore – non la testa
DIRETTORE Che cosa intende per malato di cuore?
TERZO DEGENTE  Io sono qua da un sacco di anni
        Quando vado a casa?
        Domani – per Pasqua?
        Per Natale – per Ferragosto?
        Ci vuole più serietà
        qua dentro – è una schifferia
        qua dentro – più serietà
        e più severità
RITA   Io credo che se tu avessi male al cuore
        ti troveresti all’ospedale civile – non qui
TERZO DEGENTE   Ma sono loro che vogliono tenermi qui
        Non sono matto – ho mal di cuore
        io – piango ogni giorno io
        Lo sai che piango ogni giorno?
RITA   Devi stare calmo – secondo il mio pensiero
        dopo quello che ho sentito per radio
        con la venuta della nuova legge
        si avrà qualche miglioria – io credo
        che verranno migliorati anche i  CONTACT _Con-3F770B5417 \c \s \l Servizi e il trattamento degli infermieri
INFERMIERE   Con la nuova legge
        probabilmente
        ci sarà anche un aumento di bilancio
        e qualche miliardo – almeno cinquecento milioni
        da devolvere agli ammalati
        Sono convinto che la legge
        porterà benessere nell’ospedale psichiatrico
        sotto tutti gli aspetti
        Allora potremo fare altre cose
        per gli ammalati
DIRETTORE   Perché – gli ammalati
        dell’ospedale psichiatrico
        sono differenti dagli altri?
INFERMIERe Differenti come?
DIRETTORE Sì – perché vengono considerati per ultimi?
TERZO DEGENTE  Perché qua dentro siamo schiavi
        non malati – ecco perché
LUCA C’è una legge per noi...
BANDITOR Assemblea generale dei degenti – presiede Luca
LUCA  C’è una legge
        e io non so se è giusta
        ma non credo – e dice che
        aquando noi veniamo dimessi
        siamo sempre affidati a qualcuno
        che deve mettere la firma per noi
CECILIA Questo perché non si è sicuri
TERZO DEGENTE Non si è mai sicuri di noi
CECILIA   Anche quando entriamo
        c’è qualcuno che deve firmare per noi
        Mia zia
        quando sono venuta qua dentro
        ha firmato – firmato – firmato
        non finiva mai di firmare
FRANCESCO Per me ha firmato mio padre
LUCA  Io non credo che sia una buona legge
        Per la legge
        noi siamo come un pacco
        e questo pacco
        dev’essere custodito – guai
        a chi lo apre
        guai a chi lo sposta
        guai se ci manca qualcosa
RITA   Ecco – è questo. Anche quando va a casa
        l’ammalato è come un bambino
        e i parenti pensano per lui – ma dico
        allora è inutile che io vado fuori
CECILIA  Ma lo sai da quant’è che sto qui?
        Da quanto ci sto io
        Quand’è che andiamo fuori
        noi? – lo sai quand’è
        che andiamo fuori?
i malati si agitano – nervosismo generale
FRANCESCO E io allora? – quand’è che me ne vado?
CECILIA Stia zitto lei – ch’è appena dentro da un anno
FRANCESCO   Ma io non sono pazzo – è mio padre
        che mi ha fatto chiudere. io sto bene
RITA   Non era questa la questione
        che io volevo dire
LUCA   ristabilendo la calma
        Non era questa la questione
RITA  Dicevo che allora è inutile andare fuori
        che poi succede
        che tutti mi guardano
        e se uno mi fa un gesto
        io reagisco – e incomincio a reagire con aquesto
        con quello – a reagire con aquell’altro
        e i parenti che mi custodiscono
        alla fine dicono
        questa qua ci combina guai – la portiamo dentro
        un’altra volta
      
SETTIMO MISTERO.” LA LEGGE DEL MALE” – dove la coscienza dell’esclusione diventa coscienza della miseria che l’ha determinata
dopo l’impulso iniziale del Direttore, l’assemblea prosegue con la partecipazione ormai esclusiva dei ricoverati. il Direttore si allontana inosservato
LUCA  Io sto qua da troppo tempo – non so bene
        quello che c’è fuori
        ma ho sentito dire che in tutta la società
        c’è la legge del male
        Anche nei grandi ministeri
        e negli uffici pubblici
CECILIA  Perché dite che fuori
        c’è la legge del male?
        Che succede fuori?
FRANCESCO   Che il pesce grande
        mangia il pesce piccolo
        e il pesce piccolo
        deve lasciarsi mangiare
BANDITORE Assemblea generale dei degenti – presiede Francesco
RITA   Noi però
        ci devono proteggere
        perché siamo ammalati – ammettiamo che siamo ammalati
        allora qualcuno
        ci deve guardare – magari per un pericolo
        che noi da soli
        non ce ne accorgiamo – magari al principio
        per un periodo
        che ne abbiamo bisogno. Dopo cambia
        come i bambini all’inizio
TERZO DEGENTE   Noi non siamo bambini – i bambini
        stanno bene negli asili
        Noi siamo persone grandi
        che non possono farsi proteggere come bambini
        quand’è che vanno fuori dall’ospedale
CECILIA Siamo come i bambini – la signora Rita ha ragione
TERZO DEGENTE   Non è vero – abbiamo un’età
        e un nostro diritto
        I bambini d’asilo
        non ce l’hanno – è tutto diverso da noi
LUCA   Io vi dico che noi non abbiamo diritti
        Quella legge che c’è per noi
        non ce ne lascia
        Quando uno è stato
        nell’ospedale psichiatrico cinque anni
        non ha diritti civili – la sua libertà
        non la può avere più
        Soltanto chi è ricco può – chi è milionario
        che può pagarsi la clinica
        dove non lo scrivono
        e non ci mettono i timbri
RITA   Ma questo non è vero
        perché oggi nell’ospedale
        c’è ricoverata gente di tutte le condizioni
        e non soltanto i poveri
FRANCESCO   Gente di tutte le condizioni
        lei dice – ma chi sta bene
        su seicento ricoverati
        saranno sì e no una cinquantina
        Ammettiamo cinquanta – sarà il 5 per cento
        e gli altri? tutta povera gente
LUCA   E’ tutta povera gente 
        portata qui dalla miseria
        Io vedo
        quando un povero disgraziato
        ha solo cento lire in tasca
        e non arriva nemmeno
        a comprarsi un panino imbottito
        con cento lire – niente
        non arriva a niente
        Cosa fa? – va a prendersi un quarto di vino
        e senza mangiare naturalmente. Così
        dài oggi – dài domani
        finisce qui. Invece
        se uno avesse da mangiare
        uno cosa o l’altra
        non gli passa neanche per la testa
        di bere. Sì – berrà un bicchiere
        e buonanotte. Ma mangia
RITA   Ma se ha i soldi
        per comprarsi un bicchiere
        ha i soldi
        per comprarsi anche da mangiare
LUCA  Non c’entra. Quando i soldi sono stretti
        uno alla fine dice
        cosa faccio adesso? – un pasto non arrivo
        un panino nemmeno ci arrivo. Allora
        con cento lire vado a bere un quarto di vino
        che ci arrivo – e si accontenta
RITA Ma poi è debole – si ubriaca e cade
CECILIA Cade sempre – i nervi si indeboliscono
LUCA   S’indebolisce la mente – tutto
        ma finalmente
        uno non pensa più alla miseria
        non pensa più a niente. Tanto
        anche se non beve
        le disgrazie e i dispiaceri
        lo fanno ammalare lo stesso
        Così è la vita fuori
        se non si è ricchi
FRANCESCO   Ogni faccenda è come la nostra
        dell’ospedale – che chi è povero
        ci deve stare dentro tutta la vita
        e chi è ricco si paga la sua libertà
        I ricchi se ne approfittano dei poveri
        e li sfruttano – loro
        chiedono di essere sfruttati
        perché altrimenti
        non ce la fanno a vivere
        Il pesce piccolo deve lasciarsi mangiare
        Così va il mondo
        
        OTTAVO MISTERO. LA CONVERSIONE – dove gli infermieri raccontano di quando aprirono per la prima volta i cancelli e si misero a parlare coi malati
CORO   Il reparto B maschile
        dell’ospedale psichiatrico della Città
        è stato il primo 
        ad essere aperto
        e condotto in modo comunitario
vengono avanti due infermieri e l’infermiere-capo
INFERMIERE-CAPO   Prima
        la responsabilità era più limitata
        perché uno chiudeva con le chiavi
        stava attento che gli ammalati non si picchiassero
        gli dava quelle quattro pastiglie
        e via – la terapia l’ordinava il medico
        e quando uno aveva seguito bene gli ordini
        era a posto con la coscienza
        e tutto – anche se il malato crepava
BANDITORE   La liberalizzazione del reparto B
        è stata resa possibile anche
        dalla volontà comune degli infermieri – membri
        non più guardiani
        della comunità
PRIMO INFERMIERE   Una volta noi
        facevamo scattare i catenacci
SECONDO INFERMIERE   Eravamo i carcerieri del reparto
        una volta
INFERMIERE-CAPO Qualcuno ha nostalgia dei tempi andati
BANDITORE Gli infermieri del reparto B – riunione di reparto
INFERMIERE-CAPO   Per conto mio – l’importante
        non è tanto assisterli
        quanto infondergli fiducia
PRIMO INFERMIERE Dipende da come reagiscono
INFERMIERE-CAPO  Reagiscono bene
        se sono avvicinati in modo adeguato
        L’approccio dev’essere libero
SECONDO INFERMIERE Dipende dalla fiducia che ci viene data
        Tanto più l’infermiere si sente libero
        tanto più è libero il rapporto con l’ammalato
PRIMO INFERMIERE Il problema sono i nuovi – arrivano prevenuti
SECONDO INFERMIERE  Sì – ma si ambientano subito con noi
        e con i compagni
        se i primi approcci sono aperti
INFERMIERE-CAPO   Basta che l’ammalato si guardi intorno e capisca
        che non sarà trattato come pensava
        e poi è proprio questo il punto – la prevenzione
        della società esterna
        verso il malato di mente. Il malato
        proviene dalla società esterna
        e quindi è prevenuto come tutti
        perché ancora non sa che qui
        sarà tenuto libero
        e potrà aiutarsi da solo. Il progresso
        è visibile su tutti gli ammalati
CORO   Una volta – non appena ricoverato
        il malato veniva spogliato
        e gettato in una vasca
        veniva raso
        e rivestito con l’uniforme manicomiale
        di tela grigia. Poi
        veniva messo in cella – se agitato
        con la camicia di forza
        immobilizzato e legato al letto
        E’ così
        che ancora si fa dappertutto
        nei manicomi oggi. Qui
        non appena ricoverato il malato è invitato in ambulatorio
        e il medico lo visita
        Molti arrivano legati
        e qui vengono sciolti
INFERMIERE-CAPO    Gli si chiede di dov’è – che lavoro fa
        se ha famiglia
        e così piano piano
        si supera la prima diffidenza. Subito dopo
        lo si porta a passeggio nel parco
        o al bar
        dove incontra gli altri
        e si rende conto
        che sono loro stessi a gestirlo. Si cerca di rassicurarlo
        come si può – mostrandogli il suo alloggio
        che non ha nulla della prigione
        che  lui credeva di trovare – presentandogli i degenti
        del suo reparto – tutte cose così. La sera
        lo si conduce alla prima assemblea di reparto
        e – se fa in tempo
        a quella generale della comunità
        nel primo pomeriggio
CORO    Quando abbiamo aperto il primo reparto
        non è successo niente di tutto quello che si temeva
PRIMO INFERMIERE  Temevamo che potessero fuggire tutti
        in massa- superare i cancelli
        aperti per la prima volta
        e disperdersi
SECONDO INFERMIERE   Invece
        la frequenza delle fughe
        non è aumentata
        con l’apertura dei cancelli – anzi
        è diminuita
INFERMIERE-CAPO   Tutto quello ch’è successo
        è stato il malcontento della maggior parte
        degli infermieri
        che non credevano nell’esperimento
        e si aspettavano un disastro
PRIMO INFERMIERE   Il problema più grosso
        è stato quello di smuovere i malati
        dalla loro apatia – erano apatici
        perché erano rimasti chiusi
        abbandonati a se stessi
SECONDO INFERMIERE   Erano apatici come se già
        fossero morti – l’abbandono totale
        li aveva ridotti a un’esistenza
        vegetale. Ormai
        non si aspettavano niente
BANDITORE  Erano stati condannati alla clausura
        per troppi anni – sepolti nei reparti chiusi
        segregati nelle celle
        avviliti dalla contenzione
        terrorizzati – stretti nei corpetti
        tanto a lungo da restare deformati nel dorso
        atrofizzati nei muscoli – alla fine
        l’ozio e l’assoluta impossibilità
        di prendere qualsiasi iniziativa personale
        avevano fatto il resto
        e precipitato nell’apatia
        quello che rimaneva
        della loro dignità di uomini
        in una personalità disgregata
        
        NONO MISTERO. I PADIGLIONI GABBIA – dove l’intera comunità avverte il disagio degli ultimi reparti chiusi e l’assemblea decide in ventiquattr’ore di aprirli
      
BANDITORE    Nella primavera del 1967
        i reparti C uomini e donne
        ultimi reparti chiusi
        dell’ospedale psichiatrico della Città
        erano la colpa della comunità
        l’immagine della vecchia istituzione
        residuo di manicomio
        in un ospedale senza sbarre
        I reparti C
        mettevano in colpa medici e infermieri
        che sentivano l’urgenza
        della totale apertura
        e a disagio i malati liberi
        che malvolentieri passavano nei viali
        davanti ai padiglioni gabbia
CORO   soffiato in sovrapposizione di voci e crescendo
        Padiglioni gabbia – reparti chiusi
        L’odore del manicomio
        è odore di reparto chiuso – bolgia
        La bolgia delle voci – bava
        e saliva – camice grigio
        capelli a zero
        Vecchi degenti bavosi – sporchi
        pazzi sporchi vocianti – silenzio di pietra
        reparti pietrificati
        silenzio e bolgia
        Immagini sedimentate – sedimento
        e bava – vecchi ammalati bavosi
        giovani perplessi – disperazione
        d’esequie premature...
CECILIA  A passare davanti al C
        faceva tristezza
FRANCESCO Li sentivamo gridare
RITA   Quand’erano zitti faceva male lo stesso
        a saperli chiusi
DIRETTORE   L’apertura degli ultimi reparti chiusi
        era subordinata alla totale adesione
        e alla consapevolezza
        di tutti i membri della comunità
        Il momento in cui ciò sarebbe avvenuto
        era vissuto da tutti con impazienza
        e nelle riunioni era il tema
        maggiormente discusso
CORO   Nei reparti C
        vivevano i più vecchi
        i più regrediti
        dei malati – esseri
        abbandonati dalla società esterna
        vittime in molti casi
        di un fallimento terapeutico
        ch’era il fallimento 
        dell’istituzione psichiatrica
DIRETTORE   Alcuni di loro non parlavano
        ma credo che chiunque
        non riuscirebbe più a parlare
        dopo essere stato recluso
        per venti anni – senza che mai nessuno
        gli rivolgesse la parola
        Non erano muti. Il silenzio era il limite
        cui l’istituzione 
        li aveva ridotti
CORO   Al C donne tutto era permesso
        C’era chi mangiava con le mani
        e gettava i resti per terra
        chi faceva gesti osceni
        chi approfittava
        della minima distrazione delle infermiere
        per esibirsi dietro le grate
        Nessuno si scandalizzava
        Congelate sotto uno sguardo
        che non le vedeva
        le malate del reparto C
        erano diventate sconvenienti
        sudice
        oscene
DIRETTORE  L’oscenità non è il gesto sconcio provocatorio
        ma la distanza a cui si colloca
        chi lo tollera
        togliendogli ogni signficato – anzi
        utilizzandolo per oggettivare
        chi lo compie. Al reparto C donne
        i gesti erano stati spogliati
        del loro contenuto provocatorio
FRANCESCO   C’era molta emozione in assemblea
        gli ultimi giorni prima
        dell’apertura dei reparti
CECILIA  Si discuteva solo di quello
        in assemblea – intanto
        si rimandava sempre
FRANCESCO Nessun giorno sembrava buono
DIRETTORE   La collaborazione dei malati
        degli altri reparti già aperti
        è stata determinante
        Se anche loro
        non si fossero impegnati
        al pari dei medici e degli infermieri
        noi da soli forse
        non avremmo potuto ottenere
        gli stessi risultati
RITA   In una delle ultime riunioni
        decidemmo tutti d’accordo
        di tassarci di un tanto
        a beneficio dei compagni
        degli ultimi reparti chiusi
FRANCESCO Intanto – nessun giorno sembrava buono
CECILIA   Poi ci fu quella riunione di luglio
        che venne il direttore
        e disse – perché non domani?
DIRETTORE   Dopo tantev incertezza
        la decisione fu presa da un giorno all’altro
        D’accordo tutti
        malati medici infermieri
        aprimmo l’ultimo reparto
BANDITORE   Il 14 luglio
        
        DECIMO MISTERO. LA RINASCITA – dove l’esperienza dell’ospedale aperto dimostra come sia possibile spezzare il cerchio dell’esclusione sociale.
LUCA   Alla gente pareva d’essere resuscitati
        quel giorno – quando è venuto il dottore
        e ha detto avanti
        prendete dieci quindici compagni
        e andate a spasso – alla gente
        pareva d’essere resuscitati
CECILIA C’era subito un altro spirito – un altro andamento
RITA   Anche per la malattia è stato meglio
        Si capisce – ci sono tanti
        qui dentro
        che non vogliono più andare a casa
        adesso. Stanno bene qui
FRANCESCO   Prima invece
        tutti condannati a pregare
        signor dottore mi mandi a casa
        Ma il dottore
        passava via senza badare
una donna viene avanti dal Coro – è una ex degente
DONNA   Io stavo bene qui – come una gran signora
        Non sono stata mai così bene
        e credo che mai più lo sarò
        Neanche se prendo una sisal
DIRETTORE   Lei è stata dimessa
        signora – è fuori adesso
        Perché ritorna?
RITA    precedendo la risposta della donna
        Perché non può stare senza venire qua
        Si sente bene qua. E’ giusto? – si sente sicura
DONNA    Io trovo qui la pace – il conforto
        e qui mi sento fuori pericolo
        Ieri era il mio compleanno
        e io sono venuta qui
        e so che quando ho voglia vado fuori
        Invece se sto fuori e dopo sbaglio
        mi portano dentro per forza
        Invece sono venuta prima io
        per essere sicura di non sbagliare
        e così dopo
        posso andare fuori. Ieri
        si faceva festa in casa
        per il mio compleanno – e dopo
        sono venuta qui
CECILIA   Allora è inutile
        dimettere la gente se tornano tutti qui
        dopo
DONNA  Non è vero – qui si viene
        in un momento di sconforto
CECILIA   Ma fuori
        la libertà è bella
RITA    a Cecilia
        Lei è tornata qua
        perché fuori può bere
        e lei ha paura di bere
DONNA   Sì – ho paura di bere
        perché mi fa male
        Mi basta poco per farmi male
        Io non sopporto l’alcool
DIRETTORE   Chiunque può venire
        e visitare gli ammalati
        e intrattenersi con loro
        quando e come vuole
CORO  Superati i cancelli
        che sono sempre aperti
        chiunque può spingersi
        dove vuole
        lungo i viali del parco
        fino al bar
        e ai padiglioni successivi
        fin dentro ai padiglioni
BANDITORE   L’ospedale psichiatrico della Città
        comprende nove padiglioni a due piani
        i servizi
        la chiesa
        un bar gestito dai malati
        e una fattoria agricola
        che occupano una vasta zona verde
        Cinquecento malati – centocinquanta infermieri
        nove medici e una sociologa
        un prete – alcune suore
        assistenti sociali
        e volontari. Volontari senza qualifica
        né mansioni determinate
        all’interno dell’ospedale
        sono la via attraverso cui
        la realtà esterna ritorna
        e il cerchio dell’esclusione
        per la prima volta dopo tanti anni
        si spezza
LUCA    Ne fuggivano di più
        quando l’ospedale era chiuso
        oggi no . – oggi
        se uno se ne va
        lo si considera un allontanamento
        Chi si allontana
        oggi
        generalmente ritorna. Nessuno è sorvegliato
        Non c’è tendenza a scappare
        quano i cancelli sono aperti.
CORO   Subito al  di là dei cancelli
        nei viali del parco
        s’incontrano uomini seduti
        o che passeggiano – donne 
        uomini che giocano a bocce
        donne che lavorano a maglia
BANDITORE   Gli ammalati non vestono il camice grigio
        dei malati
        ancora d’uso negli altro ospedali italiani
        Medici e infermieri
        non vestono i loro camici bianchi. Così uguali
        è difficile distinguerli
        quando s’incontrano nei viali del parco
FRANCESCO     Il parco dell’ospedale 
        è bello
BANDITORE   La Città è un’eccezione – Su centomila ricoverati
        negli ospedali psichiatrici italiani
        soltanto i cinquecento della Città non vivono un’esistenza di reclusi – per gli altri
        c’è ancora la contenzione
        e la camicia di forza
FRANCESCO   Dalla mattina presto al tramonto
        il bar è in centro di ritrovo
        più frequentato
        della comunità – molti lavorano
BANDITORE   Chi viene per la prima volta in ospedale
        si chiede dove sono i pericolosi
DIRETTORE   I pericolosi non ci sono – quelli che urlano
        si agitano – tentano di assalire il medico
        o il compagno l’infermiere il visitatore
        non ci sono
        perché non ci sono cancelli chiusi
        non ci sono camicie di forza – mezzi di contenzione
        non c’è violenza. Così
        non si avverte quel clima di costrizione
        quell’angoscia propria
        dell’istituzione chiusa
        Se la violenza isituzionale scompare
        scompare anche la violenza
        del malato di mente
Il rischio dell’incidente
        in rapporto alle azioni del malato
        sussiste
        come sussiste fuori
        nella società esterna
        in rapporto alle azioni dell’individuo
        cosiddetto normale. Non si può
        per prevenirlo
        ridurre il malato a un ruolo
        esclusivamente passivo
        
        UNDICESIMO MISTERO. OFELIA – dove l’annegamento di una ricoverata solleva il problema delle responsabilità istituzionali in rapporto alle azioni dei degenti
      
BANDITORE    Disgrazia o suicidio 
        aggressione
        delitto 
        ribellione
        ubriachezza
        fuga – qualsiasi incidente...
DIRETTORE  Qualsiasi incidente
        nell’istituzione psichiatrica
        è imputato alla malattia
        come unico responsabile
        del comportamento del malato
        La scienza definisce incomprensibile
        il malato – l’incomprensibilità di un atto
        libera tutti
        da ogni responsabilità. Nell’istituzione aperta
        la malattia è comprensibile
il Direttore esce. In lontananza i rintocchi ddi una campana
CORO   come un’orazione – pianto in morte di Ofelia
        C’è un salice che cresce
        proteso sul ruscello
        a specchiare
        nella corrente diafana
        le foglie. Qui nel verde
        sbiancato dalla luce
        venne Ofelia
        ornata delle sue
        meravigliose ghirlande
        di fiore di ranuncolo
        e d’ortica
        di margherite
        ciclamini – fiori pallidi
        che le ragazze di quassù
        sorridenti di nebbia
        chiamano 
        dita di morto. Qui sul greto
        lei sciolse
        i suoi capelli di rugiada
        e li disperse  a splendere
        biondi di sole
        sulle spalle – Ofelia
        qui ridendo depose
        su giovani verdi rami oscillanti
        una ghirlanda
        e un ramo
        ne fu invidioso – si spezzò. Qui
        dove cresce il salice – dal greto
        lei cadde...
BANDITORE    Ofelia T. 73 anni – degente da trenta
        nell’ospedale psichiatrico della Città
        è morta in un torrente sulle colline
        durante una gita con altri malati
        del secondo turno
        di villeggiatura. Sulle cause
        dell’incidente
        sono in corso indagini
vengono fuori dal Coro Rita e Cecilia, Luca e Francesco
CORO    Qui – dove cresce il salice 
        lei cadde
        con i suoi giochi erbosi
        trascinando
        nel pianto del ruscello
        i fiori
CECILIA   Per me è stata una disgrazia – Ofelia
        poveretta
        è rimasta indietro
        e si è perduta
FRANCESCO  Invece di tornare alla strada per il paese
        ha preso quella
        che porta giù al torrente
CECILIA Si è persa
RITA    E’ caduta e ha battuto la testa – se no
        non annegava così
        nell’acqua bassa – sulla riva
        ci sono alberi e radici
        ho visto io che radici
        Ofelia è inciampata
        e ha battuto. Una disgrazia
CECILIA   La corrente l’ha trascinata
        fino a quel tronco – dove l’hanno trovata
RITA    L’acqua
        le ha tirato la gonna sulla faccia
BANDITORE   Disgrazia o suicidio
        aggressione
        delitto
        ribellione
        ubriachezza
        fuga
CORO    Le sue vesti s’aprirono
        d’una corolla acquatica
        e Ofelia
        rimase ancora un poco
        a levitare sull’onda
        ancora un poco
        l’onda la trascinò
        nella fioritura delle sottane
        a valle – intanto
        lei cantava vecchie canzoni
        a pezzi – Ofelia inconsapevole
        cantava...
RITA  La gonna bagnata sulla faccia
        le ha tolto il respiro – così è morta
        la povera Ofelia
        come ci avessero fatto la strozzina
CORO   Imbevute d’acqua – mentre ancora
        lei cantava nella corrente
        le vesti la trascinarono giù
        a fondo – dal suo canto assolato
        a una fredda morte fangosa
        senza sole  - povera Ofelia
        che intanto
        credeva forse ancora
        di cantare
        annegando
      
BANDITORE    In trent’anni di ricovero
        era la prima volta che Ofelia T. 
        lasciava l’ospedale. I turni
        per la vacanza estiva  dei malati
        lontano dall’aria e dall’ambiente
        della sede istituzionale
        hanno durata da sette a dieci giorni
        Ofelia era in vacanza da tre giorni
CECILIA Ofelia T. stava bene – non era malata
RITA    Non c’era nessun parente che la volesse
        fuori – non aveva pensione
        niente – i figli s’erano mangiato tutto
        e se n’erano scordati. Fuori
        Ofelia non aveva un posto dove andare
        Per questo era rimasta in ospedale
CECILIA Non era malata
RITA   E’ normale questo
        non c’è niente di strano
        Per molti che guariscono
        l’ospedale diventa l’ospizio
        Ci rimangono finché campano
        perché nessuno li vuole più
        fuori – e non hanno
        più niente da fare
        fuori
        per vivere
BANDITORE    Per quanto le condizioni di Ofelia T.
        fossero quelle di una paziente ormai guarita
        non esisteva per lei
        una sola possibilità d’inserimento
        e sopravvivenza
        nell’ambiente che
        trent’anni prima
        l’aveva esclusa
        
        DODICESIMO MISTERO. L’INCIDENTE – dov’è spiegata l’abnormità di una regola istituzionale che costringe il malato a vivere la propria libertà come conseguenza di un atto negato
      
DIRETTORE   Lo scienza libera lo psichiatra
        dalla sua responsabilità
        per trasferirla sulla malattia – ma chi
        onestamente
        può attribuire alla malattia soltanto
        le ragioni dell’incidente
        quando essa coinvolga un malato
        che può essere dimesso
        e si trovga invece rifiutato dalla famiglia
        dal posto di lavoro
        dagli amici
        da una realtà che lo respinge violentemente
        come uomo di troppo? – che cosa
        può fare quest’uomo
        se non uccidersi
        e uccidere chiunque abbia per lui
        la faccia della violenza
        di cui è oggetto?
MEGAPROFESSORE   Il compito dello psichiatra
        è quello di prevedere l’imprevedibile
        col minimo rischio – cioè
        ridurre al minimo la possibilità di azione
        del malato
DIRETTORE   E’ l’istituzione chiusa
        che attribuisce al malato
        un ruolo esclusivamente passivo
        e lo costringe a vivere
        la propria libertà
        come atto proibito
        in una realtà
        che esiste solo per prevenirlo
MEGAPROFESSORE   Ogni azione del malato
        dev’essere prevista e prevenuta
DIRETTORE   Dove tutto è previsto in funzione
        di ciò che non deve accadere
        il momento della libertà è quello
        dell’autodistruzione. Dove
        non ci sono alternative
        l’unico futuro possibile
        è la morte – come rifiuto
        di una condizione di vita invivibile.
CORO   Un coltello dimenticato
        una finestra socchiusa
        una stanza incustodita
        lo spiraglio di una porta aperta
        diventano
        per il malato controllato
        dall’istituzione chiusa
        richiami alla libertà
        del compimento di quel gesto
        per la repressione del quale
        l’istituzione vive
DIRETTORE   L’istituzione
        vive per prevenire il gesto
        che essa stessa haprovocato
        L’ABNORMITA’ E’ NELLA NORMA
nell’istituzione aperta
        la libertà è norma
        e il malato si abitua a usarla
        L’incidente non è più
        il tragico risultato
        di una mancanza di sorveglianza La porta aperta
        è una indicazione
        per una presa di coscienza – il simbolo
        oltre il quale
        il malato si riconosce
        non “pericoloso a sé
        e agli altri”
        
        TREDICESIMO MISTERO. LA NEGAZIONE  - dove il mandato sociale dello psichiatra è messo in discussione
      
CORO   Qui si nega
        la disumanizzazione del malato
        come risultato ultimo
        della malattia
        si contesta la violenza
        dell’istituto
        le sue mortificazioni
        prevaricazioni  - che sono la violenza
        le mortificazioni
        le prevaricazioni
        le imposizioni
        su cui si fonda il sistema
DIRETTORE   Noi neghiamo il malato
        come malato irrecuperabile
        neghiamo il nostro ruolo
        di semplici carcerieri
        Negando il malato come irrecuperabile
        e quindi la sua condizione psichiatrica
        neghiamo la sua malattia come definizione scientifica
        Negando la sua malattia
        neghiamo il nostro ruolo di psichiatri tutori
        della quiete della società
MEGAPROFESSORE Voi negate il vostro ruolo di psichiatri
DIRETTORE   Noi neghiamo il nostro mandato sociale
        Siamo giunti a un momento che giustifica
        la messa in crisi della situazione
        La realtà manicomiale
        è stata superata
        con tutte le sue implicazioni pratico-scientifiche
        Non si sa quale potrà essere
        il passo successivo
MEGAPROFESSORE  Come medici
        noi non ammettiamo
        che si prescinda dalla malattia. Voi
        prescindete dalla malattia – è come
        se la malattia per voi non esistesse
DIRETTORE   Non prescindiamo dalla malattia
        ma riteniamo che per avere rapporti con un uomo
        sia necessario impostarli diversamente
        da quanto saremmo portati a fare in funzione
        dell’etichetta che lo definisce
        Io ho rapporti con un uomo
        non per il nome che porta
        ma per quello che lui è
MEGAPROFESSORE  Giusto. Uno schizofrenico è uno schizofrenico
        Non importa il suo nome. Importa ciò che è
DIRETTORE   No. Nel momento in cui un medico dice 
        quest’uomo è uno schizofrenico
        stabilisce con lui un rapporto viziato in partenza
        dalla conoscenza che ha della schizofrenia
        come malattia per la quale
        non c’è nulla da fare. Il suo rapporto allora
        sarà quello di chi si aspetta
        soltanto della “schizofrenicità”
        dal suo interlocutore
MEGAPROFESSORE   Che altro ci si può aspettare da un malato
        se non la manifestazione dei sintomi
        che sono propri della sua malattia?
DIRETTORE  La diagnosi ha il valore di una 						DISCRIMINAZIONE
        Si capisce quindi come la vecchia psichiatria
        abbia finora relegato – imprigionato
        escluso quei malati per i quali ritiene
        che non ci sia mezzo di cura
MEGAPROFESSORE E la “nuova” psichiatria?
DIRETTORE    La condizione dello psichiatra implica
        il contatto diretto con una realtà inaccettabile
        Di fronte alla prassi della violenza
        e alle sopraffazioni su cui si fonda il sistema
        o si è complici
        o si agisce
        L’azione comporta una violenza contraria
        ma è la durezza della realtà in cui si agisce
        che la rende necessaria
        e comporta nello stesso tempo
        l’analisi
        di tutta una serie di problemi
        non più esclusivamente psichiatrici
        che allargano gli obbiettivi dell’azione
        alla violenza globale
        del nostro sistema sociale
MEGAPROFESSORE   Questa è politica – voi cercate
        una soluzione politica
        a problemi d’ordine esclusivamente scientifico
DIRETTORE   Voi parlate
        di problemi d’ordine scientifico
        per costruire scientificamente
        un nuovo alibi
        che converta in patologia
        qualsiasi forma di dissenso
        verso una società inammissibile
        Voi non siete psichiatri – siete strumenti
        di controllo sociale
        al servizio del sistema che vi determina
Megaprofessore esce
E’ possibile
        a queste condizioni
        parlare di scienza
        se non si chiarisce prima
        che cos’è la politica
        di questa scienza?
        
      
QUATTORDICESIMO MISTERO. LA SOPRAFFAZIONE - dove si dimostra come la violenza dell’istituzione sia strettamente collegata strettamente e in molti casi provocata dalla violenza del sistema
BANDITORE   Politica è violenza
        esercitata
        da chi ha il coltello
        dalla parte del manico
        nei confronti di chi
        è irrimediabilmente succube
CORO   Politica è suddivisione dei ruoli
        come rapporto di sopraffazione
        tra potere e non potere – esclusione
        da parte del potere
        del non potere
il Coro si divide in due semicori
Primo semicoro   In una scuola media
        il professore di disegno
        mette faccia al muro un bambino
        che ha disegnato un cigno con le zampe
        dicendo che a lui i cigni 
        piacciono sull’acqua
Secondo semicoro   Nella corsia di un reparto chiuso
        l’infermiere di turno
        lega alla spalliera del letto il malato
        che ha dato segni di nervosismo
BANDITORE   Regolamento speciale dell’ospedale psichiatrico
        Articolo 68 – l’infermiere non può
        per nessun motivo
        applicare ai ricoverati mezzi coercitivi
        senza l’autorizzazione del medico
RITA    come elemento del Coro
        Eravamo tutti legati col giubbetto
        alcuni attorno agli alberi
        altri attorno alla panca – e fino alla sera
        non ci slegavano più. Alla sera ci slegavano
        e ci legavano al letto
        polsi e caviglie. Eravamo tutti sporchi addosso
BANDITORE  Regolamento speciale dell’ospedale psichiatrico
        Articolo 62 – il capo-infermiere cura
        che sia sempre mantenuta
        la pulizia personale
        e del vestiario dei ricoverati
        denunciando ai superiori con solerzia
        qualsiasi irregolarità
        o necessità dei malati
Primo semicoro    In un asilo 
        la maestra costringe i bambini
        a sedere sui banchi senza parlare
        mentre si dedica a piccoli lavori a maglia
        e li minaccia di farli stare ore
        con le braccia alzate
        se si muovono o chiacchierano tra loro
        o fanno altri che disturbi lei
        o il suo lavoro
Secondo semicoro   In un ospedale psichiatrico
        un infermiere di turno notturno
        costringe un malato
        a dividere il tabacco di una sigaretta dalle briciole di pane
        che gli ha mescolato. Al termine
        il malato dovrà svegliarlo
        per dargli modo di timbrare
        la sua scheda di presenza
        come è suo obbligo ogni mezz’ora
        Per questo lavoro di smistamento 
        infatti
        occorre mezz’ora. Al termine
        l’infermeire timbra la sua scheda
        e riprende a dormire
        incaricando un altri malato
        o lo stesso
        di ricominciare il suo lavoro
 BANDITORE    Regolamento speciale dell’ospedale psichiatrico
        Articolo 59- l’infermiere di guardia notturna
        è tenuto ad alzarsi e ritirarsi in letto
        secondo l’orario stabilito
        e a timbrare ogni mezz’ora
        la sua scheda di presenza – durante tale  CONTACT _Con-3F770B5417 \c \s \l Servizio Assistenza Clienti non deve sotto nessun pretesto coricarsi
        né tanto meno
        abbandonarsi al sonno
CECILIA   come elemento del Coro
        Quando non ci tenevano svegli
        per farsi svegliare loro ogni mezz’ora
        ci tenevano legati al letto tutta notte
        i piedi le spalle – tutto
        come il Signore in croce
BANDITORE  Regolamento speciale dell’ospedale psichiatrico
        Articolo 98 – ogni infermiere
        deve usare coi malati pazienza
        amorevolezza
        e benignità di maniere
Primo semicoro   Dal diario di un maestro elementare
        l’elenco dei mezzi pedagogici adottati
        per l’educazione dei suoi allievi
        124 mila frustate
        911 mila 257 colpi di bastone
        10 mila 235 manrovesci
        7 mila 905 schiaffi
        300 mila 225 colpi di righello sulle orecchie
        un milione circa di “nocchini” sul capo
        e punizioni varie
        come fare inginocchiare i ragazzi sui ceci
        o bersagliarli con oggetti vari
        come bibbie e grammatiche
      
Secondo semicoro    Dal registro di reparto
        di un ospedale psichiatrico
        compilato dal capo infermiere. Al ricoverato C R
        che in una crisi di forte agitazione psicomotoria
        tentava di mordere l’infermiere di turno
        sono stati cavati per precauzione
        i denti incisivi
        canini e premolari
        e la parte centrale
        dell’arcata dentaria inferiore
BANDITORE   Regolamento speciale dell’ospedale psichiatrico
        Articolo 105 – gli infermieri devono
        con attenzione e sagacia
        prevenire ogni disordine
        ed evitare ogni disgrazia
        tanto ai malati che a se stessi
gli infermieri cominciano a frustare i malati in un crescendo di ferocia
Articolo 100 – ogni infermiere deve procurare
        di affezionarsi ai suoi malati
        e di abituarli alla disciplina
        alla pulizia alla decenza al rispetto
        impedire che prendano
        abitudini dannose
Articolo 101 – gli infermieri
        devono sempre dar buon esempio ai malati
        col contegno corretto
        i modi educati
        e il linguaggio civile
alle frustate si aggiungono imprecazioni ed invettive all’indirizzo dei malati. Ciascun articolo segna un accrescimento di violenza
Articolo 102 – le parole matto stupido pellagroso
        pazzia e simili
        devono essere evitate dagli infermieri
        che avranno pure cura
        di non usare soprannomi
        titoli o atti
        di dileggio di spregio di malevolenza
Articolo 103 – ogni atto di villania
        d’impazienza d’iracondia
        di malintesa rigidezza
        ogni ingiuria o maltrattamento verso i malati
        sarà immediatamente
        e rigorosamente punito
i malati si disperdono inseguiti dagli infermieri. La scena rimane vuota
        
        QUINDICESIMO MISTERO. MARIA O IL SACRIFICIO  - dove la prassi della violenza è politica e il rifiuto della violenza è pazzia
      
Entra una ragazza che regge per i manici una grande pentola da cui esce del vapore. Pausa d’attesa. Entra il Coro e si pone in semicerchio. Seggono tutti accovacciati a gambe incrociate. La ragazza depone la pentola al centro del semicerchio. Pausa di attesa. La ragazza immerge le braccia fino ai gomiti e urla. Tutti intorno rimangono impassibili, come bonzi tsstimoni dell’abbruciamento volontario di un loro compagno. All’urlo entrano due infermieri e si precipitano sulla ragazza costringendola a estrarre le braccia dalla pentola. La ragazza smette a questo punto di urlare e cade in ginocchio trattenuta dagli infermieri, che iniziano a bendarla.
BANDITORE   Maria C – 17 anni
        ricoverata per la terza volta
        all’ospedale psichiatrico
        Complesso di colpa e autolesionismo
        Ha immerso le mani
        in una pentola d’acqua bollente 
        ritenendosi colpevole
        dei fatti dell’Angola
il Coro si leva in piedi e circonda Maria. Religiosamente. Gli infermieri sono riassorbiti nel Coro
Aveva già tentato il suicidio
        alla notizia
        del conflitto arabo-istraeliano
        e un’altra volta
        per i bombardamenti nel Vietnam
tutti sollevano in alto il corpo di Maria ed escono
        
        AVVENTO  -  CRISI E VIGILIA
DIRETTORE    L’esperimento della Città dimostra
        se non altro
        che un manicomio dei più tradizionali
        può essere radicalmente cambiato
        nella sua struttura
        senza nessuna collaborazione amministrativa
        o aiuto finanziario
        e senza attendere variazioni di legge
        senza che le condizioni sociali
        e quelle dell’ambiente
        siano sostanzialmente diverse da quelle
        della maggior parte delle altre provincie italiane
BANDITORE    da strillone
        Roma . Sevizie ai malati
        di Santa Maria della Pietà
CORO   facendogli eco a più voci separate, distanti tra loro
        Sotto inchiesta medici e infermieri
        del manicomio provinciale
Già pronti i mandati di cattura
Le indagini del magistrato
La denuncia di un malato – altre testimonianze
        Parlano i ricoverati dell’ospedale psichiatrico
Violenza a Santa Maria della Pietà
Le accuse dei ricoverati
        confermate dall’inchiesta
        del procuratore della repubblica
Le ammissioni dei medici
BANDITORE   Medioevo – medioevo oggi
        Persone legate
        a letti di contenzione
        Le camicie di forza
        per giorni e nottate intere
        fino a perdere conoscenza
        morire....
il Banditore è accompagnato dal Coro in litania
CORO   Kyrie eleison
        Christe eleison
        Kyrie eleison
        Christe audi nos
        Christe exaudi nos
        Miserere nobis
        Miserere nobis
        Miserere....
BANDITORE   Morire – medioevo – malati frustati
        alla presenza dei medici
        Nessun segno di pietà
        ha accerato il magistrato
        niente di umano – nessuna pietà
        al manicomio di Santa Maria della Pietà
      
CORO   Sancta Maria – ora pro nobis
        Sancta Dei Genitrix – ora pro nobis
        Sancta Virgo virginum  - ora pro nobis
        mater Christi...
sovrapposizione di voci e dissolvenza. Silenzio. Luce piena sul pubblico e sulla scena – come per un dibattito
BANDITORE    E’ solo in scena – al pubblico
        L’indignazione per l’inumanità
        dell’istituzione chiusa – del manicomio tradizionale
        rischia di proporre riforme
        che sono prigioniere delle stesse strutture
        che l’hanno generata
        La proposta di riformare empiricamente
        l’ospedale psichiatrico
        conduce a una ideologia
        della comunità terapeutica
        E NON FA CHE RINVIARE
        IL PROBLEMA DI FONDO
        Psichiatri talvolta in buona fede 
        ritengono
        di non poter far niente
        per cambiare davvero
        la loro istituzione
        e si trincerano
        dietro le colpe dei politici
        e degli amministratori
mentre il Direttore parla entrano in scena poco per volta tutti. Alcuni indossano divise manicomiali e recano palette da cantonieri riproducenti in tondo a grandezza ben visibile i timbri dell’istituzione psichiatrica tipo REPARTO-AGITATI ALTA SORVEGLIANZA, REPARTO CRONICI, DECRETO DI RICOVERO DEFINITIVO, ASSOCIATO ALL’OSPEDALE PSICHIATRICO e PERICOLOSO A SE’ E AGLI ALTRI E DI PUBBLICO SCANDALO; alcuni recano simboli della società costituita tipo lucerna da gendarme, copricapi accademici, dischi e fotoromanzi, una parrucca bionda da diva, strisioni elettorali, fucili ed elmetti, elettrodomestici, panettoni ed altri simboli della civiltà dei consumi. Per il trasporto di tutti gli oggetti si genera un via vai silenzioso che procede finché il materiale non è tutto accatastato al centro della scena. Alcuni degli attori in camicia di forza, che hanno assistito attoniti al traffico degli altri senza potervi partecipare, vengono liberati. L’azione è commentata da un lontanissimo rullo di tamburi
Il problema vero 
        è quello della funzione costitutiva
        dei manicomi
        che non è prevalentemente terapeutica
        ma repressiva. Il manicomio
        esiste soprattutto
        per difendere i cittadini
        da quella minoranza d’individui
        che per il loro comportamento diverso
        non sono graditi – l’esclusione
        inevitabilmente
        già presuppone una violenza
        insituzionalmente approvata – così lo psichiatra
        è libero di operare
        nel suo manicomio
        al di fuori di ogni controllo sociale
        investito anzi di un potere
        che la società è ben lieta di assegnargli
        una volta per tutte. Il malato di mente
        viene così schiacciato
        perché è l’unico
        a uscire totalmente dalle regole del gioco
        L’istituzione è violenta
        perché il suo solo scopo
        è quello di difendere
        la violenza della società esterna
        La società esterna
        genera con la sua violenza il malato
        e lo esclude
        in quanto non più produttivo – non più sfruttabile
        ai suoi fini. Come escluso
        il malato diventa il capro espiatorio
        della organizzazione coercitiva esterna
        l’ultima vittima della violenza sociale
        che nell’espellerlo
        dall’universo dei suoi eventuali contestatori
        lo affida per una sepoltura definitva
        alla violenza istituzionale
terminato l’accatastamento dei materiali, tutti smontano le grate e le altre parti scomponibili di cui è costituito l’impianto manicomiale precedentemente costruito. Altri nel frattempo portano in scena brande semismontate con ancora i lacci di garza legati alle strutture metalliche, lenzuola, strumenti terapeutici, registri ed altri materiali d’uso nell’istituzione chiusa. Insieme con le strutture smontate in scena, i nuovi materiali vengono accatastati su quelli precedenti, fino a formare un’approssimativa piramide. Lacci delle camicie di forza e garza vengono usati per tenere insieme la struttura. Lontano i tamburi rullano.
La libertà non esiste neppure all’esterno
        L’istituzione chiusa
        ha per lo meno il pregio
        di rendere evidente
        una oppressione generale
In ogni società si vive
        ci si ammala
        si diventa vecchi
        si è soli – ma una società fondata
        sull’ideologia del benessere
        per ignorare il malessere
        salva soltanto ciò che rientra
        nei suoi scopi – il resto viene negato
        attraverso l’ideologia
        dell’incurabilità
        dell’incomprensibilità
        della natura umana
        su cui si costruisce il castello
        del pregiudizio
intorno alla piramide, a lavoro ultimato, tutti ammassano fascine
nella società del benessere
        o si sta bene
        o si è fuori. Ma chi è fuori
        non può manifestarsi brutalmente
        per ciò che è – egli
        dev’essere escluso
        catalogato
        attraverso le ideologie ufficiali
        che definiranno di volta in volta
        il suo stato come
        vizio
        malattia
        razza
        colpa
ammassate le fascine, si schierano tutti ordinatamente ai lati della piramide – come in attesa di un segnale per il rogo. Tamburi
La nostra società
        preferisce definire malattia
        ogni sua contraddizione
        anziché riconoscere
        nelle proprie contraddizioni
        il prodotto
        del sistema su cui si fonda
        Una società così
i tamburi rullano più forte – crescendo
va messa in crisi. per farlo
        è necessaria
        una prassi rivoluzionaria
il rullare dei tamburi si arresta di colpo. Il Direttore si volta a guardare la piramide lateralmente alle sue spalle, gli attori che l’hanno costruita, le fascine ammassate
TUTTI Q U A N D O ?
l’attore che impersonava il direttore si stringe nelle spalle con un gesto d’impotenza ed esce in silenzio. Gli altri rimangono fermi nelle loro posizioni. Il sipario non cala fino a quando il pubblico da solo non dà segno di avere capito che l’azione è finita
 F I N E
      
Nota bibliografica
Autori . opere – documenti
      
ARTAUD Antonin – da UNA PANTOMIMA. UN SOGGETTO PER LA SCENA. 1935 ca – da IL TEATRO E IL SUO DOPPIO. 1938
BASAGLIA Franco – LE ISTITUZIONI DELLA VIOLENZA E PRESENTAZIONE DE l’istituzione negata. 1968
intervista di G. A. Gilli a F. B. sul tema LA NEGAZIONE SOCIOLOGICA. 1967
IL PROBLEMA DELL’INCIDENTE , in appendice a L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968
CHE COS’E’ LAS PSICHIATRIA? . 1967
LA LIBERTA’ COMUNITARIA COME ALTERNATIVA a L’ISTITUZIONE NEGATA e dibattito. 1967
e Franca Basaglia Ongaro – introduzione a ASYLUMS di Erving Goffman. 1968
BASAGLIA ONGARO Franca – ROVESCIAMENTO ISTITUZIONALE E FINALITA’ COMUNE , da L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968
Commento a LA CARRIERA MORALE DEL MALATO MENTALE di E. Goffman. 1968
BRETON André e i poeti della “Rivoluzione surrealista” – LETTERA AI DIRETTORI DEI MANICOMI. 1925
CAMPANA Dino – una testimonianza del manicomio di castel Pulci - registrazione. 1930
CASAGRANDE Domenico – UNA CONTRADDIZIONE ISTITUZIONALE, da L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968
DELFINI Antonio – POESIE DELLA FINE DEL MONDO. 1961
FRANCESCO d’Assisi – CANTICO DELLE CREATURE. 1220 ca
        GOFFMAN Erving – ASYLUMS. LE ISTITUZIONI TOTALI: I MECCANISMI DELL’ESCLUSIONE E DELLA VIOLENZA. 1961
JERVIS giovanni – CRISI DELLA PSICHIATRIA E CONTRADDIZIONI ISTITUZIONALI, da L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968
e Lucio SCHITTAR – STORIA E POLITICA IN PSICHIATRIA: ALCUNE PROPOSTE DI STUDIO, da CHE COS’E? LA PSICHIATRIA?. 1968
JERVIS COMBA Letizia – C DONNE: L’ULTIMO REPARTO CHIUSO, da L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968
KRIM Seymour – QUESTA STORIA DELLA PAZZIA, da I BEATS. 1960
MARIOTTI Luigi ( allora ministro dlela sanità) – introduzione a CHE COS’E’ LA PSICHIATRIA ?. 1967
PIRELLA Agostino LA NEGAZIONE DELL’OSPEDALE PSICHIATRICO TRADIZIONALE, da L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968
e Domenico CASAGRANDE – JOHN CONOLLY, DALLA FILANTROPIA ALLA PSICHIATRIA SOCIALE, da CHE COS’E’ LA PSICHIATRIA?. 1967
SCHITTAR Lucio – L’IDEOLOGIA DELLA COMUNITA’ TERAPEUTICA, da L’istituzione negata. 1968
SHAKESPEARE William – AMLETO. 1601
SLAVICH Antonio – MITO E REALTA’ DELL’AUTOGOVERNO, da L’ISITUZIONE NEGATA. 1968
e Letizia JERVIS COMBA – IL LAVORO RENDE LIBERI? commento a due assemblee di comunità dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia. 1967
UGOLINO da Monteregio – dai FIORETTI DI SAN FRANCESCO , volgarizzamento dagli ATTI DEL BEATO FRANCESCO E SUOI COMPAGNI. 1330 ca.
VASCON Nino – introduzione documentaria a L’ISTITUZIONE NEGATA. 1968
altri materiali 
      
Amministrazione provinciale di Parma - progetto per la costruzione di un nuovo reparto dell’Ospedale Psichiatrico, di un centro di socioterapia e di un certo psicogeriatricdo. 1967
Assemblea generale di comunità dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia del 9 gennaio 1967 – registrazione
del 7 febbraio 1967 – registrazione
        del 17 maggio 1967 – registrazione
Legge n. 36 del 14 febbraio 1904 (vigente) sull’ordinamentoi psichiatrico 
      
Legislazione del Granducato di Toscana e altri stati italiani prerisorgimentali ( Codici di Parma, Codici sardi, Codice penale siciliano, Codice penale esternse, regolamenti pontifici – con riferimento al Codice penale francese e al Codice penale austriaco, vigenti in alcune regioni italiane) in mateira di trattamento e diritti degli internati nei manicomi
Legislazione italiana vigente (Codici e legge del 1904)
Lezioni di medicina legale del Professore orfina – edizione fiorentina del 1841 ( con particolare riferimento alla elzione DELLE MALATTIE INTELLETTUALI – DELLA PAZZIA O ALIENAZIONE MENTALE)
Incontro dibattito tra medici e assistenti sociali degli Ospedali Psichiatrici di Gorizia e Varese il 1° ottobre 1966 – registrazione
tra una delegazione di amministratori e infermieri dell’Ospedale Psichiatrico di Colorno (Parma) e una di degenti e infermieri dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia il 30 dicembre 1966
Incontri e interviste – conversazioni eccetera con medici e personale dell’Ospedale Psichiatrico di Gorizia, degenti, assistenti sociali e volontari. Settembre-ottobre 1968
Manuale di edilizia ospedaliera ( con particolare riferimento alla costruzione degli ospedali psichiatrici) – 1932
Manuale per l’addestramento degli infermieri di ospedale psichiatrico del professore De Giacomo. 1956
Manuale teorico-pratico di medicina legale del dottore Francesco Freschi colle annesse disposizioni in materia civile e criminale portate dai vigenti codici ( 1846) di Parma, Austria, Francia, Piemonte, Napoli, Toscana, Roma e Modena – edizione milanese del 1846 ( con particolare riferimento al capitolo sulla LEGISLAZIONE CIVILE E PENALE RELATIVAMENTE AI PAZZI, AI FURIOSI E AGLI IMBECILLI)
Dizionario medico Larousse. 1963
Regolamento speciale dell’Ospedale Psichiatrico della Provincia di Gorizia (1932) e di altre provincie italiane
Trattato di medicina legale secondo lo spirito delle leggi pel Regno delle Due Sicilie messe in confronto colle leggi di Francia di Austria e degli altri stati italiani del dottore Pietro Perrone – edizione napoletana del 1858 ( con particolare riferimento ai capitoli DELLE MALATTIE MENTALI O DELLA PSICOLOGIA FORENSE, DEI DISORDINI DEGLI ATTI INTELLETTUALI, DELL’ESALTAMENTO MENTALE, DELLE DIVERSE SPECIE DI FOLLIA).