Recensioni de Il Volto Velato

FAMIGLIA CRISTIANA n. 50, 1999

Carlo Maria Pensa

Scende sul palcoscenico lo spirito del Giubileo

La vita di Teresa di Lisieux, morta appena ventiquattrenne nel 1897, che una sua consorella carmelitana d’oggi rievoca – identificandosi in lei – a un’immaginaria platea di compagne. Brevi scene, l’una all’altra legate da toccanti frasi musicali, che compongono uno spettacolo di serena drammaticità.
Il testo della Boggio, ispiratosi con squisita sensibilità all’autobiografia della santa-bambina, “Storia di un’anima”, e affidato all’innocente, commossa interpretazione di isabella Caserta, spazia – attraverso il gioco intelligente del teatro nel teatro – dal giorno in cui alla fanciulla Teresa appare, velato, il capo di suo padre lontano, all’incontro col Papa, al quale domanda di poter entrare nel Carmelo nonostante la troppo giovane età; dalla recita in cui essa, dinanzi alle compagne novizie, si fa Giovanna d’Arco fino alla pagina dolente e dolcissima dell’agonia come la descrisse sua sorella, anch’essa carmelitana ed è allora che Isabella Caserta esce dal personaggio per essere se stessa.
A lei, all’altra interprete Paola Compostella, all’autrice e al regista Walter Manfrè sono dovunque riservati i più caldi applausi.

 

 

IL TEMPO di Roma, 6 settembre 2000

Tiberia De Matteis

In 19 quadri Maricla Boggio ricostruisce la vicenda mistica e umana della religiosa più amata dai laici
Teresa Lisieux, la Santa Bambina che fu dottore della Chiesa

Indovinata ambientazione nell’Oratoria del Caravita, convincente interpretazione di Isabella Caserta

Ha trovato una collocazione di alta suggestione spirituale lo spettacolo “Il volto velato. Pia rappresentazione della Piccola Santa Teresa nel convento delle Carmelitane in occasione della vestizione di una novizia” di Maricla Boggio, diretto da Walter Manfrè e opportunamente ambientato nell’Oratorio del Caravita.
(...) Il totale rispetto degli eventi vissuti da Teresa di Lisieux ha consentito di ottenere il logo del Giubileo e di l’approvazione degli ecclesiastici nelle diverse cattedrali italiane in cui è stata allestita.
Proseguendo la sua ricerca drammaturgica sulle figure femminili che hanno saputo rivoluzionare i loro campi d’azione, l’autrice ha deciso di cimentarsi con la vicenda conventuale della Santa Bambina divenuta anche Dottore della Chiesa. In questa giovane donna vitale e spigliata l’esperienza mistica si fonde con la voglia di comunicare attraverso la scrittura e la trasposizione scenica. Pregevole l’idea drammatica di presentare il percorso esistenziale di una delle sante più amate dai laici, attraverso la funzione metateatrale in cui una novizia ripercorre le tappe fondamentali della vita di Teresa in 19 quadri successivi. Entrata al Carmelo ancora quindicenne con una dispensa papale per la tenera età, la futura santa si distingue per lo spirito caritatevole e l’esercizio della fratellanza fino a somatizzare la sua ascesi con uno sbocco di sangue che la avvia alla sofferenza pura. Teresa parla di sé anche con i suoi dramma dedicati a Giovanna d’Arco che testimoniano una passione pura e assoluta per la rappresentazione.
Al termine del gioco scenico, del resto, la novizia che ha incarnato Teresa si spoglia per sdoppiarsi nell’attrice reale, impersonata da Isabella Caserta, vestita in abiti moderni, per denunciare per denunciare le infinite possibilità del travestimento teatrale. Autrice, regista e attrice di pie rappresentazioni composte e recitate per le consorelle carmelitane, la piccola Teresa è evocata da Maricla Boggio proprio nella potenzialità artistica che esalta la sua profonda sensibilità umana e religiosa.

 

 

AVVENIRE, 6 settembre 2000

Toni Colotta

A Roma “Il volto velato” di Maricla Boggio ripercorre con delicatezza la vita della carmelitana

IN PALCOSCENICO SULLE TRACCE DI SANTA TERESA

Lo spunto dello spettacolo è la vestizione di una novizia

La pubblicistica su santa Teresa del Bambino Gesù non è tutta agiografica. Gli scritti lasciatici da lei stessa, pur nelle peripezie sulla autenticità, hanno lampi spirituali della potenza di un Pascal: possono esaltare, o sconcertare ma non al punto da smantellarne la santità, come fece anni fa Ida Magli in un saggio. Diverso è l’approccio, questa volta in forma teatrale, di Maricla boggio con “Il volto velato”.
(...) La Boggio si accosta alla “piccola” santa di Lisieux con la delicatezza, quasi devoto pudore, di una lettrice profondamente coinvolta nel disvelamento che Teresa Martin, nel chiuso del Carmelo, riversò in quelle pagine di quaderno della “Storia di un’anima”. E scherma, per così dire, la figura fisica e storica della Santa, sotto gli abiti candidi di una novizia, la quale “recita” Teresa con le sue parole nell’atto di consacrarsi alla clausura.
Non è espediente peregrino, anche se lo spettatore stenta a non identificare direttamente la Santa. La sublime carmelitana fu eccezionale anche in una drammaturgia tutta sua, e ci ha lasciato testi, da lei medesima inscenati e interpretati in convento, dove sotto il velo di un’angelica ingenuità, scolpisce sentimenti e lotte interiori. Di uno, dedicato a Giovanna d’Arco, ci è rimasta l’immagine colta dalla fotografia, allora, fine Ottocento, appena inventata. Fedelmente Maricla Boggio colloca la scena fra le diciannove lungo le quali si sviluppa ne “Il volto velato” la sua felice intuizione teatrale. Tanto più fedele nel sottotitolare “Pia rappresentazione della Piccola Santa Teresa nel Convento delle Carmelitane in occasione della Vestizione di una Novizia”, che arieggia appunto la denominazione conferita da Thérèse ai suoi componimenti recitati. Da non valutare solo come fervide opere d’occasione devozionale; Von Balthasar le giudicava “luminose”. Il taglio delle scene di questo “Volto velato” risponde all’idea di una santità che assurge alla gioia suprema delle “nozze” con Cristo – un passaggio fra i più toccanti – ma si inebria o barcolla abbacinata nella contemplazione del Mistero e, tratto modernissimo, si dona intimamente al peccatore, all’ateo, per riscattarlo presso il Signore.
Diciannove “stazioni” di un arco di vita di 24 anni in ascesi continua. Il copione trova nello spettacolo allestito brillantemente al Caravita dal regista Walter Manfrè un punto di forza straordinario, l’interpretazione molto partecipata di Isabella Caserta, novizia-Teresa e poi attrice in prima persona, affiancata da Paola Compostella. Con il contrappunto delle musiche originali di Roberto Frattini. Lo spettacolo ha ottenuto avalli importanti di studiosi teresiani e agostiniani, e farà tappa a Ivrea per rivivere dinanzi alle reliquie della “piccola” grande Santa.

 

 

LA REPUBBLICA, 4 settembre 2000

Rodolfo Di Giammarco

LA STORIA DI TERESA PICCOLA ANIMA SANTA

(...) Lo spettacolo trae spunto dall’autobiografia postuma “Storia di un’anima” e con meccanismi di teatro nel teatro ( la stessa Teresa amava recitare vestita da Giovanna D’Arco) ricostruisce la personalità, la sensibilità e la creatività di una figura singolare nel panorama religioso alle soglie del ‘900.
”Aveva in sé una grande gioia di vivere, e una notevole capacità di amare, oltre a una profonda arditezza di intelletto” la descrive l’autrice Maricla Boggio. E il regista Manfrè ne sottolinea l contemporaneità. “Semplice, convinta, non necessariamente sofferente. Il suo stesso desiderio di scrivere e fare teatro la rende attuale ai nostri occhi”.


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