“Abelardo ed Eloisa, frammenti di un antico discorso amoroso”

L’opera al Festival del teatro medievale e rinascimentale

Dante Cappelletti

Anagni – Nell’ambito del Festival del Teatro Medievale e Rinascimentale, di cui il professor Federo Doglio cura con estrema competenza la direzione artistica, è andato in scena “Abelardo ed Eloisa”, su testo teatrale di Maricla Boggio. L’autrice ha ripercorso, con grande sensibilità, due fondamentali direzioni legate alla vicenda dei due famosi personaggi del dodicesimo secolo.Da un lato ci ha indicato il dibattito culturale dell’epoca, sintetizzandolo felicemente nel rapporto tra Ragione e Fede; dall’altro lato ecco il primo piano del rapporto amoroso, giustamente sottolineato negli aspetti di grande attualità.Attualità, si badi bene, intesa come modernità, non come mera attualizzazione. La Boggio, così, ci fa vedere una Eloisa il cui femminismo ci colpisce e incanta; inoltre pone la donna nell’orizzonte di una dignità forte auanto trascinante.Sono i giovani d’oggi, comunaque, che introducono e chiudono la storia.Giovani studenti di una qualunque Università, colti nello stupore della lettura di brani poetici scritti da Abelardo. Oscillando fra versi sciolti e prosa culta, l’autrice struttura il dramma in venticinque “stazioni”, quasi momenti che da soli racchiudono l’assoluto di una sacra rappresentazione. Ecco l’incontro fra la colta Eloisa e il Maestro Abelardo, lo zio Fulberto che concede alla giovane donna le lezioni di un famoso filosofo dell’epoca. E poi, intervallate fra il confronto Bernardo- Abelardo e tra Fede e Ragione a guisa di Coro allegorico, assistiamo alla nascita della passione amorosa tra i due protagonisti. Passione che si fa Amore, grandee sentimento alimentato dal gusto della Conoscenza. In controluce, così, le “lettere”, e cioè il tracciato delle emozioni, delle riflessioni, dell’accettazione di un destino. Eloisa diviene amante di Abelardo, da cui ebbe un figlio, e lotta per mantenere la proprio indipendenza.Il matrimonio, non scelto dalla donna, anzi da lei rifiutato, sarà risolto nella formula segreta come atto d’amore, più che di sottomissione.E così il convento, dove Eloisa trascorre la seconda parte della sua vita.Abelardo, che subirà l’evirazione per volontà dello zio della giovane, finirà per imporre alla sua donna il silenzio sulle passioni: di un passato cui Eloisa mostra di non voler rinunciare mai. Nelle ultime lettere, poi, l’Amore si trasforma in speculazione mistica, fino alla solitudine della figura femminile, resistita alla morte di Abelardo. Arnaldo Ninchi, anche regista, ha connotato il personaggio di Abelardo soprattutto sul versante razionale. Mirella Bordoni, una sensibilissima eloisa, ha mantenuto l’eroina sul piano di sentimenti di oggi: intensi, ragionevoli pur se irrinunciabili, dignitosi per quanto forieri del peccato. Renzo Rinaldi, incisivo nell’apprezzabilissima prova scenica, ha dato vita a quattro ruoli: quello di un professore di oggi, quello dello zio Fulberto, fino a Bernardo e Pietro il Venerabile. Completavano il cast Gianluca Barbieri e Marina De Luca. Molti gli applausi.

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