
Prima rappresentazione: TODI FESTIVAL ‘92
        25 agosto - 6 settembre
        regia di Adriana Martino 
        scene di Lorenzo Ghiglia
        costumi di Luciano Capozzi
      musiche di Benedetto Ghiglia
Interpreti ( in ordine di apparizione),
        Maria Grazia Grassini, Manuela Mandracchia, Marina Zanchi, 
        Piero Caretto, Nunzia Greco, Barbara Chiesa, Valentina Martino Ghiglia, 
        Giammaria Talamo, Fernando Cajati, Luciano Melchionna,
        Stefano Ricci, Stefano Tamburini
      
Personaggi
IL CORO 
        LA MADRE 
        MADDALENA
        MARTA 
        PIERLUCA 
        MARCO 
        SPEEDY 
        CECILIA 
        CORINNA 
        LA FIGLIA 
        IL FIGLIO 
        IL PADRE 
        QUINTO 
        GIGIO 
        GIORGIO 
        FLORA 
        CIRO 
        LUISETTA 
        COSTANZO 
        ALBERTONE 
        CARMEN MIRANDA 
        JOHANNES 
inoltre 
        UN MEDICO, UN DOTTORE, UNA DONNA 
      
Nell'oscurità un apparire evanescente che volteggia spostandosi qua e là; biancore di fumo, velo, come un sospiro che via via prende vigore e luce. A poco a poco si distinguono dei giovani biancovestiti che si muovono silenziosamente, come se scivolassero sull'acqua e tutti insieme, da una parte all'altra della scena. Poi cominciano a mormorare in maniera indistinta, fino a diventare gradualmente intelligibili.
CORO - Vieni Vieni ..
Vieni con noi Vieni ..
Dai! Vieni! Vieni! ... Vieni con noi!. ..
Si protendono verso il pubblico come se volessero ghermire qualcuno tra quanti sono seduti in platea. Si ritraggono, ogni volta cambiando direzione. Di nuovo silenziosi, cercando la persona designata. Si allontanano verso il fondo,facendo cerchio intorno a qualcuno. Si sciolgono infine dal cerchio e si dispongono in gruppo. Dal cerchio è emersa una giovane donna in abito da sposa, con un cesto bianco colmo di confetti e un mazzo di fiori di campo. Si rivolge al pubblico con una concitazione febbrile.
MADDALENA - Oggi mi sposo!
Per tutta la vita ho desiderato questo giorno, 
        lo immaginavo come un traguardo; ma 
        una catena di fatti che sfuggi ìvano alla mia 
        [volontà 
        impediva ad ogni occasione 
        il compimento felice di un incontro ... 
Volteggia ridendo. L'abito le si allarga intorno come una corolla di neve.
Ma finalmente questo giorno è arrivato. 
        E’ mio, non mi sfuggirà più! 
        Voglio che siano felici tutti, 
        parenti e amici, e la gente venuta a vedermi, 
        felici per la mia felicità, 
senza domande, pensieri, previsioni, 
        pieni di gioia insieme 
        a festeggiare il mio matrimonio. 
Dal cestino estrae dei sacchettini di confetti decorati di fiori d'arancio.
Confetti! Voglio che tutti 
        li riceviate dalle mie mani! 
Scende tra il pubblico, distribuendo qua e là isacchellini, accelerando il suo percorso fino a una corsa.
Anche a te i miei confetti! 
        Non conservarli ... Ogni cosa nel tempo 
        si corrompe, invecchia e muore ... Mangiali 
        [adesso! 
        Lo zucchero profumato di vaniglia, mia [
        madre 
        l'ha passato al setaccio; 
        mio padre ha raccolto le mandorle 
        sugli alberi della collina, com' è tradizione 
        da noi per tutte le spose ... 
        Li ho avuti in dono per augurio 
        di vita felice 
        e a voi li offro con lo stesso augurio! ... 
Maddalena scioglie il mazzo difiori di campo. Ne offre in giro, uno per ogni spettatore.
E i fiori ... Sono dei campi 
        intorno al mio paese. Le ragazze 
        più giovani li hanno raccolti 
        al chiaro di luna, chiusi 
        nel sonno. Margherite 
        per la costanza, ranuncoli 
        per l'allegria, asfodeli 
        per la fedeltà, ora si sono aperti 
        al sole del mattino, e ridono! 
Maddalena è arrivata in fondo alla sala. In palcoscenico il Coro si apre per far passare un suora bella, 
        di età indefinibile, pacata nei toni, altera nel portamento, semplice e nobile al tempo stesso. 
        Le figure del Coro scostandosi l'una dall' altra sussurrano alla volta della suora. 
CORO - Madre ... benvenuta!. .. Salve, Madre ... 
        Madre e sorella ... 
        Siamo venuti per te! 
La Madre fa dei piccoli cenni col capo e sorride mentre avanza verso il proscenio. 
        Poi si rivolge a Maddalena con un tono dolce ma fermo. 
MADRE - Per ora basta, Maddalena. 
        Hai rivissuto 
        il tuo momento più bello. 
        Adesso ci aspetta un dovere 
        che con amore dobbiamo compiere per 
        [questa gente ... 
Guarda verso il pubblico.
... anche se loro non lo sanno.
Maddalena si avvicina alla Madre pian piano dal fondo della sala, 
        fino a rifugiarsi fra le braccia di lei. 
MADRE - Le strade per capire sono tante. 
        A teatro si può dire e non dire. 
        Tutto può accadere e niente avviene. 
        Si vive e si sogna, 
        si pensa e si dimentica, 
        si ricorda e forse ciò che prima 
era oscuro, finalmente si rivela.
MADDALENA - Posso stare con te, 
        durante la rappresentazione? 
MADRE - Togliti però l'abito bianco. 
        Non devono essere turbati 
        quelli che poi verranno ... 
Maddalena si toglie l'abito, rimanendo con un vestitino colorato.
MADDALENA - Alla fine ho avuto la mia 
        [gioia! 
        Ma le pene, quante! Anch'io, tu lo sai ... 
MADRE - Dirai tutto, tutto rivivrai quando sarà venuto il tuo momento.
Il Coro si agita lievemente, come se una forza lo attirasse. 
        Oscilla, come cercando un contatto. Comincia a mormorare, 
        fino a che le voci si fanno nette e le parole chiare. 
CORO - Noi siamo stati e siamo ... 
        Siamo stati ... Siamo ... 
        Viene con noi ... 
        Chi lascia il mondo ... Chi ha concluso ... 
        Chi deve abbandonare . 
        Chi ha pace finalmente .. 
        E chi ancora si tormenta .. 
Le figure si muovono in un vortice. 
        La Madre a voce alta, con tono deciso, si rivolge al Coro. 
MADRE - Marta! Deve presentarsi Marta!
Il Coro si muove con velocità crescente, girando in vortice strette per mano le figure, 
        fino ad aprirsi facendo uscire dal cerchio una giovane donna. 
CORO - Vieni! Vieni Marta! Devi tornare! 
        Ti vuole la Madre! 
Dal Coro esce Marta, mite nella voce e dimessa di aspetto.
MARTA - Madre, sono tornata per 
        [ringraziarti ... 
        Perché ho ritrovato Pierluca, il mio 
        [bambino ... 
Si volta a guardare il Coro, aspettando. Se ne stacca un ragazzo.
... cresciuto, come l'ho immaginato 
        nel mio amore, via via mentre passavano gli 
        [anni,
        da quando mi aveva lasciato ... 
Tende le braccia al ragazzo che le si avvicina.
        I due rimangono per un momento abbracciati. 
MADRE - Ora tu devi raccontare, Marta.
        Per questo ti ho chiamata. 
Marta si scioglie dall'abbraccio. Il ragazzo le si accoccola ai piedi. Il Coro rimane sul fondo. 
        Marta guarda la Madre che le indica il pubblico; inizia a parlare rivolgendosi ad esso. 
        Ogni tanto guarderà la Madre, come per riceverne incoraggiamento, quando il racconto le si farà difficile. 
MARTA - Eravamo una famiglia felice. 
        [Una piccola 
        piccola famiglia, un uomo 
e una donna che aspettavano un bambino. 
        Stavamo insieme da anni, 
        io e Marco. Quasi 
        per prova ali 'inizio, 
        senza crederci tanto. 
        lo con il mio lavoro 
        nella scuola, orari sempre uguali 
        e una gran voglia di cose a posto. 
        Sognavo di una casa mia; allora stavo 
        insieme ai miei, con tutti quei fratelli!. .. 
        Lui, un ciclone: sì, 
        uno di quei ragazzi che, chi li tiene? .. 
        forse l'amore io pensavo ... e ci ho provato. 
        Una stanzetta, il cucinino, un bagnetto 
        con la doccia e una finestra sulla scala ... 
        Marco andava e veniva ... Rappresentante, 
        vendeva giacconi e monclair. .. Le ragazze 
        impazzivano per lui, ma io non ero gelosa - stava con me! -, ne ero fiera. 
        AlI' inizio pareva una scommessa, poi ci siamo 
        [affezionati 
a quella vita, lui rimaneva fuori 
        settimane, qualche volta dei mesi; 
        ma poi tornava, tornava da me. 
        Volevamo un bambino. 
        Per quel bambino ci siamo sposati ... 
        Marta si rivolge al bambino. 
MARTA - Noi ti volevamo, Pierluca.
PIERLUCA - Me lo dicevi sempre. Tu 
        e papà mi volevate prima che nascessi. 
MARTA - E poi sei nato! Era una favola 
        [come stavamo bene. 
        Tu crescevi vivace. 
        Tuo padre ti portava a giocare lontano; 
        diceva che era sporco 
        [da noi, 
        potevi farti male, aveva paura di tutto 
        per te ... E andavate nei giardini 
        dei quartieri più ricchi; la domenica prendevate 
        [l'autobus, 
        io rimanevo a casa a preparare il pranzo ... 
        [Tornavate 
        affamati, tu avevi le guance rosse 
        e i segni dell'erba sui tuoi piccoli jeans; 
        appena mangiato ti coglieva il sonno 
        pesante dei bambini stanchi di corse 
        [al sole ... 
        Allora io e tuo padre facevamo l'amore ...
Si interrompe. Riprende sottovoce a se stessa.
Ogni volta che ripenso a quei momenti, 
        mi riaffiorano alla memoria frasi, gesti ... 
        [emozioni. 
        Risento nel mio corpo il gioco e 
        [l'abbandono, 
        la fiducia in quel fondersi con lui ... 
Tace, sopraffatta dalla commozione.
MADRE - E pesante per te tornare indietro. 
        Ma devi farlo, Marta. Ti viene chiesto. 
        Tutto si è concluso, ormai. 
CORO - Sei con noi, Marta. 
        Ma loro devono sapere ... 
PIERLUCA - Che t'importa più? Siamo 
        [insieme. 
MARTA - Va bene.
Abbraccia Pierluca come sefosse un bambino. Torna a rivolgersi al pubblico.
Lui era piccolo, ma qualche volta se ne 
        [andava 
        da solo, in bicicletta. Appena sotto casa, per 
        [muovere 
        un po' quelle sue gambette impazienti, 
        [mentre il padre 
        era fuori. Un giorno è caduto, come succede 
        [ai bambini. 
PIERLUCA - Ho battuto un po' la testa, 
        ma sul cemento, e sulla fronte 
        si è fatta una macchia di sangue ... 
MARTA - lo sono corsa, Dio! che paura !. .. 
        Sono corsa all'ospedale! Un trauma 
        [cranico ... 
        o gli occhi!, a vederlo era tutto 
        [sanguinante ... 
        Poi, «niente, niente signora», mi hanno 
        [detto, 
        una caduta come tutti i bambini; 
        <<Non s'è fatto un bel niente ... ». Benda, 
        [cerotto 
        e siamo andati a casa. 
Accarezza Pierluca come tastando la ferita di allora.
Ma la ferita non si chiudeva. S
        otto sotto sgorgava, si riapriva ...
        e il bambino aveva la febbre. 
        Marco non riusciva a darsi pace ... 
Dal Coro avanza un uomo giovane dali' aria spavalda, incerto se mostrarsi, ma 
        al tempo stesso desideroso di prendere parte al racconto. Marta abbassa gli occhi, 
        come se non volesse prendere atto che è lì. 
        Si vince e poi lo guarda con un debole sorriso. 
Sì, non ti davi pace. Era anche la tua vita, Pierluca ...
Marco guarda la madre.
MADRE - Marco. 
        Hai sofferto anche tu, perciò puoi parlare. 
MARCO - Tutto è cominciato da quella 
        [caduta. 
        La nostra gioia, 
        lo scorrere dei giorni come 
        [fossimo 
        eterni ... Quell' incidente banale 
        [all'apparenza 
        ci ha fatti scendere dal cielo sulla terra. 
        Il dubbio ha preso a farsi strada ... 
        Ipotesi irreale all'inizio, poi di colpo 
        [certezza. 
MADRE - La tua colpa, Marco, ti impedisce 
        [di parlare 
        con chiarezza. Marta, prosegui tu. 
MARTA - Gli fecero ogni sorta di esami. 
        Non capivano. Alla fine provarono 
        con quello che sembrava - ci dissero
        [un'assurda 
        perdita di tempo. Ma allora si trovò la 
        [risposta. 
        Pierluca era ... segnato. Da chi, 
        se non da noi, 
        il bambino poteva aver contratto il male? 
        Ci fecero fare le analisi: madre e padre, 
        tutti e due, ci scoprimmo col virus ... 
        Serpeggiava dentro di noi senza farsi 
        [sentire, 
        guardingo, in attesa del momento per 
        [scoppiare. 
        Perchè quel male? 
        lo, che non mi ero mai bucata, io che l'unico uomo 
        che avevo conosciuto era stato il mio Marco. 
        In ospedale mi spiavano; volevano 
        [indovinare 
        che razza di donna fossi, bugiarda 
        o vittima ... lo ero sconvolta. Una minaccia 
        [oscura 
        si era abbattuta su di noi; la gravità 
        non la capivo ancora 
        e a Marco 
        domandavo che ci stava succedendo ...
Marta si rivolge a Marco come se si stesse ripetendo la situazione evocata.
MARCO - Non lo so, Marta. lo 
        non mi sono mai bucato, 
        se è questo che pensi di me ... 
MARTA - Lo pensi tu di me, allora ...
MARCO - Quando avresti potuto, così presa 
        [dalle cure per noi? 
        Tu trascuri perfino te stessa pur di arrivare a [tutto ... 
MARTA - Rimane un'altra ipotesi: ma mi 
        [sconvolge, 
        distrugge la fiducia 
        che credevo ci tenesse uniti ... 
MARCO - Non è come tu pensi, Marta!
MARTA - Che cosa penso? Dimmelo! 
        Non mi far rimanere in quest'angoscia! 
        E’ un'altra donna? Oppure uomini ... 
        Qualunque risposta mi darai, per me sarà la 
        [morte. 
MARCO - Morti siamo già tutti, e mi 
        [sembra uno scherzo. 
        Te lo dirò quale è stato 
        l'inizio di questa tragedia che colpisce 
        insieme a me chi ho scelto per compagna
        promettendo di restarle fedele: 
        non l'ho fatto! Ma per uno di quei moti 
        che insorgono in un attimo quasi per 
        [scommessa 
        e tentazione sciocca, come prova di un 
        [fascino 
        a cui l'uomo non rinuncia mai, 
        fosse anche il più innamorato dei compagni. 
        Un giorno incontro una ragazzetta. Piccola, 
        [bruttina, 
        vestita male: provocava guardandomi, 
        era come dicesse: «Prendimi, se vuoi 
        puoi disprezzarmi, non valgo nulla, tu sì!». 
        Mi attirava perchè era tutto l'opposto 
        di quello che avevo sempre amato: 
        senza casa senza cura di sè 
        senza famiglia nè affetti o progetti di vita ... 
        era tutto il contrario di te ... 
        E si bucava. Per sfida a quel suo corpo 
        [fragile, 
        magro più del dovuto, le vene non c'erano 
        [più 
        tanto parevano trafitte dai buchi. 
        Andai con lei, la sfidai perché mi sfidava. 
        Provai soltanto pena. Sapeva di sudore 
        e di fumo, il suo viso era freddo, 
        solamente ribrezzo in quel rapporto frettoloso; 
        mi chiese dei soldi, perchè gli servivano 
        «subito» per la dose. Ci tornai 
        ancora. Sentimenti in contrasto si agitavano 
        [in me; 
        ero deluso per quella storia che non esisteva; 
        pensavo a te che ogni sera mi accoglievi 
        con un sorriso fiducioso; mai come allora 
        ti ho voluto bene, mai sono stato così preso 
        [di te. 
        Eppure non potevo lasciarla. Ci sono stato
        [ancora 
        per rabbia di scoprire che cosa mi atti rasse di 
        [lei. 
        Forse quel suo buttarsi via, 
        farsi usare come una cosa qualunque ... 
        Ma era anche una sorta di scommessa 
        di tirarla fuori dalla droga 
        e convincerla che poteva cambiare. 
        Mi beavo di questi buoni sentimenti, 
        incapace di metterli in pratica. 
        Per una settimana intera rimasi insieme a lei, 
        tu non c'eri ... 
MARTA - Ero andata a casa di mia madre; 
        si era operata, e io le preparavo 
        da mangiare, le sistemavo il Ietto ... 
MARCO - E’ stato in quella settimana. 
        Volevo togliermi il gusto fino in fondo. 
        Ma a quel punto lei diventò sfrontata. 
        Arrivò perfino a cercarmi a casa nostra. 
        Temevo la notassero i vicini; le diedi dei 
        [soldi 
        perché se ne andasse; la minacciai, 
        era stato un fallimento, non l'avevo salvata 
        e scaricavo invece su di lei i miei fallimenti 
        [personali. 
        Provavo un bisogno pazzesco di rivedere te, 
        di far tornare tutto come prima ... 
        Sono andato a cercarti ... 
MARTA - Sei venuto fino a casa di mamma. 
        Le avevo fatto una puntura, lei si era 
        [assopita; 
        io ero alla finestra, e pensavo a te.
        Tu sei entrato, una furia; 
        mi hai portato sul divano nell'entrata, 
        - casa di mamma è piccola -; io ti dicevo 
        [ «Piano, 
        che se mamma ci sente» ... Ma poi, non 
        [eravamo 
        marito e moglie?, e ti ho lasciato fare. 
        Ci siamo amati ... 
MARCO - Facendo l'amore con te mi sono 
        [illuso 
        di cancellare quella storia: 
        non era successo proprio niente,
        la ragazza nemmeno esistita. 
        E poco tempo dopo, aspettavi Pierluca ... 
MARTA - Gioia della mia vita! Quanti anni 
        [erano passati 
        da quando ci eravamo messi insieme? 
        [Finalmente 
        si era deciso ad arrivare! Ne ridevamo, 
        sono stati dei mesi bellissimi, poi è nato: 
        era così bellino, gli occhi rotondi, il testone 
        [pelato,
        guardava tutti ridendo come a dire: 
        «Sono qua!» ...
PIERLUCA - Sono qua! Sì, ridevo perché 
        [il mondo 
        per me era una favola; 
        un po' alla volta lo scoprivo e mi piaceva;
        sì, mi piaceva la gente intorno
        che si faceva in quattro per me. 
        Ero il più piccolo di tutti, 
        ogni giorno del futuro era mio. 
MARTA - Poi hai cominciato a deperire ... 
        [Perché ,
        questo bambino è così pallido? 
        Appena si fa un piccolo graffietto, 
        la sua ferita non si chiude mai ... 
Si rivolge a Marco.
Io non so più che cosa fare ...
MARCO - E’ soltanto delicato. 
        Con l'estate riprenderà i suoi bei colori; 
        lo porteremo al mare ... 
MARTA - Invece un giorno ... era in 
        [bicicletta, 
        è caduto e si è fatto un taglio qui, sulla fronte ... 
Marta continua il racconto ripetendo in parte quello di prima dell'entrata di Marco, 
        come un tormento che ogni volta rivive. 
        Tocca la fronte del ragazzo, a cercare l'antico taglio. 
E’ quel taglio non si chiudeva, ma gonfiava; la ferita marciva ...
Interviene Marco, raccontando senza più ricorrere a frasi vaghe, 
        come poco prima. 
MARCO - Da allora è cominciata la mia 
        [angoscia. 
        Come un incubo ripensavo all'avventura 
        con quella ragazzetta. 
        Pierluca peggiorava e si faceva strada in me un sospetto, 
        che non mi aveva mai sfiorato prima, 
        di un contagio, una catena maledetta 
        da lei a me in quella settimana di pazzia, 
        poi a Marta dolcissima e a nostro figlio 
        venuto al mondo pochi mesi dopo. 
        [Il risultato 
        degli esami portò la certezza del male. 
        Mi sentivo morire, e non tanto per me; 
        la mia donna, il mio bambino non avevano 
        [colpe, eppure per loro era segnato lo stesso mio 
        [destino. 
        A quanti - pensavo - sarebbe toccata 
        [quella sorte? 
        La ragazzetta che si dava a tutti 
        pur di trovare i soldi per la droga 
        sapeva di essere ammalata, di contagiare gli 
        [altri? 
      
Avanza dal Coro una ragazza trasandata in jeans e giubbotto. 
        È’ Speedy, la tossicomane prostituta. 
      
SPEEDY - Soltanto adesso me ne rendo 
        [conto. 
        Me l'avevano detto: «Hai quel male; 
        ti pare di star bene, ma dopo un certo tempo
        è inevitabile, tu te ne accorgerai ... ». 
        Io non volevo crederci, mi pareva soltanto 
        [una minaccia, 
        stavo bene, e con la droga mi illudevo 
        [perfino 
        di aver fermato la felicità. 
        Perché allora mettere paura a chi voleva fare l'amore con 
        [me? 
Marco urla.
MARCO - Ti rendi conto di quello che hai 
        [fatto? 
        Hai contagiato me e tutti i disgraziati 
        con cui sei stata prima e dopo ... 
        e le loro compagne e i figli ... Marta
        e il nostro bambino!. .. 
        Non siamo morti solo noi! 
        È’ il futuro che con lui non c'è più! 
Speedy si torce le mani in preda a disperazione.
SPEEDY - lo non sapevo! Ma la mia 
        [ignoranza 
        era per leggerezza, e non mi solleva dalla [colpa! 
        Non sapevo perché non volevo sapere! 
        Tu non eri un incontro qualunque - mi 
        [dicevo-, 
        potevi essere una storia vera. 
        Sapevo invece che tutto era falso, 
        e continuavo a sbattermi per strada 
        a cercare la roba ... 
Speedy piange.
Tutto falso! Ma io 
        avevo bisogno di illudermi. 
Marta è rimasta ad ascoltare, tenendo PierLuca abbracciato. 
        Si avvicina a Speedy.
 MARTA - Da viva ti ho maledetta senza 
        [conoscerti. 
        Adesso mi fai pietà, non sei stata capace 
        di prendere niente dalla vita. 
        La tua pena ti salva. Ormai noi siamo 
        [uguali ... 
Tende le braccia a Speedy. Le due si abbracciano.
MADRE - Andate adesso.
Il Coro si scuote aprendosi per lasciar entrare Marco, Marta e Pierluca. 
        Marta si volta e fa un cenno a Speedy, tutta accartocciata in se stessa. 
        Speedy raggiunge i tre e tutti quanti scompaiono dentro il Coro. 
        Dal fondo della scena avanza una prostituta dall'aria miserevole e altera,
        che incute sgomento e pietà. Si avvicina sottomessa alla Madre. 
MADRE - Cecilia, non hai ancora trovato un
        [po' di sollievo? 
CECILIA - No. Per questo ti chiedo il [permesso di parlare.
MADRE - Mi dà tristezza questo tuo 
        [accanirti. 
        Ma sei libera, è nel tuo diritto. 
CECILIA - Diritto?!
Ride volgare.
Diritto, dici? 
        Finalmente anch'io ho diritto a qualcosa?! 
        E allora, grazie! Grazie Madre, 
        parlerò. 
Si guarda intorno con aria di sfida.
Voi non sapete cosa sono. 
        Una battona, questo lo si vede ... 
        Chi andrebbe in giro vestita così? 
        E poi come cammino, come guardo ... 
        'sta vociaccia stonata, perché tutta la notte sto per strada ... 
        Ma cos'altro conoscete di me, 
        che ne sapete cos'è la vita mia, 
        quello che è stata prima, questa mia vita marcia, disgraziata? 
        Giro da anni a battere, 
        di clienti ne ho avuti d'ogni specie ... 
        Chi me l'ha data questa malattia? lo non lo 
        [so: 
        si son presi il piacere e buonanotte; 
        tanto loro, la morte 
        ce l'avevano addosso. E adesso 
        la dò io: di questo son padrona. 
        Perché mai dovrei fare attenzione e avvertire il cliente, 
        quando a me nessuno me l' ha detto 
        che mi sarei presa questa malattia? 
        Preoccuparmi per lui, che stia attento 
        perché la sua cara mogliettina 
        non prenda l'infezione, 
        lei che ha casa, marito, figli e soldi? 
        Provi la sua signora lo stesso rischio 
        che è toccato a me senza nient'altro in cambio 
        che qualche sporco biglietto da mille. 
        Che cosa ho avuto dalla vita? 
        Una strada bagnata di pioggia, 
        ombre che premono per usarti come bestia, 
        e per finire pochi mesi dannati 
        tra un ricovero e l'altro, poi più niente. 
        Tutto è già avvenuto, torna tutto 
        ad avvenire nel mio spirito in pena, 
        ripetizione eterna ed ossessione. 
Cecilia urla.
Preoccuparmi degli altri?! 
        Per me vale solo la vendetta! 
MADRE - L'ingiustizia degli altri
        consente spiragli alla propria pietà. 
        Tu cominci a soffrire, Cecilia; 
        qualche sensazione di dolore 
        attraverso la tua rabbia di granito. 
Cecilia si accuccia accanto alla Madre.
 CECILIA - Sento la rabbia come sangue 
        [dentro la testa 
        fino agli occhi; poi gelo dal cuore 
        alla faccia, e una vampata se maledico. 
        Oh! Non è il tempo del perdono, 
        Non è il tempo della pace per me! 
        E? l'abbandono e la disperazione, 
        il gusto di ferire, l'angoscia informe 
        di notti passate non so con chi, 
        e soffrire nel corpo piagato, 
        ridere fuori come se godessi, 
        dentro ospedale, iniezioni, flebo e analisi;
        di nuovo per la strada, forse 
        per una volta ancora solamente ... 
        Davanti a me come un film ripetuto,
        ininterrotta catena di traumi ... 
MADRE - Verrà il momento 
        in cui ti sentirai cambiare. 
Indica il Coro.
Vai con loro. Ti aiuteranno ...
Il Coro sussulta. Sussurri e poi parole dalle figure, che si protendono verso Cecilia.
CORO - Dai, vieni ... Vieni con noi!. .. 
        Vieni ... Vieni! ... 
        Pace! Insieme a noi ...
        serenità! ... Vieni, Cecilia! 
        Vieni! ... Vieni! ... 
CECILIA - L'ira non consente la pietà. 
        Per me c'è soltanto tormento ... 
CORO - Pace! Pace! 
        Cecilia, noi ti auguriamo pace! 
Il Coro si ritrae verso il fondo, mentre una donna bellissima, di mezza età, 
        avanza fino alla ribalta. Corinna tiene fra le mani un mazzo violetto di orchidee. 
        Elegantissima, gli occhi senza sguardo. 
CORO - Corinna non parlò mai ... finché rimase là, 
        in quella stanza d'ospedale ... 
MADRE - Veniva il marito. Tutti i giorni. Gentilissimo 
        con le infermiere; sempre regali 
        e fiori per la cappella, 
        le suore gli sorridevano incantate ... 
        La voce non l'alzava mai: «Per piacere» 
        e «grazie, grazie tante ... », con un tono 
        [sommesso 
        come a chiedere scusa. Un signore, 
        quello che si dice veramente un «signore» ... 
Il Coro si agita. Una ad una le figure si avvicinano a Corinna.
CORO - Corinna! Come stai? Oggi non hai mangiato ... 
        Tuo marito ha portato una torta ...
        Una torta per le infermiere ... 
        E una meringa per te! 
Corinna si muove lentamente, oscillando. 
        Protende il mazzo di orchidee davanti a sé, poi chiude gli occhi 
        distogliendo il volto dal mazzo, con uno scatto di rifiuto. 
CORO - Ogni giorno lui le porta
        [un'orchidea ... 
        Ogni suo gesto è quello di un signore ... 
        Quante cure che attenzioni!
        Ma lei ... Corinna ... lei non parla. 
        Lo guarda muta. 
        C'è un mistero in quello sguardo ... 
Corinna, come in dormiveglia, lotta con il mazzo di orchidee
        che le si sono tenacemente intrecciate alle mani.
        Gli occhi guardano all'infinito. Azioni rivissute
        passano davanti a lei, che geme. 
        Maddalena è affascinata. Si rivolge alla Madre, in un sussurro. 
MADDALENA - Sembra un mazzo da 
        [sposa ... 
ma come diverso dal mio! ... 
        Orchidee, mi fanno paura. 
CORO - Orchidee, orchidee ad ogni visita ... 
        Ma lei non parla. 
      
Lo guarda muta. 
      
Muta lo guarda Corinna . 
      
e tace ... C'è un mistero . 
      
C'è un mistero in quello sguardo ...
MADRE - Chi è vittima tace, 
        se è stato offeso da chi ama. 
Corinna geme lottando con il mazzo di orchidee.
MADDALENA - Soffre ancora.
        Non possiamo aiutarla, 
        Madre? 
MADRE - Il suo dolore è rimasto un 
        [segreto. 
        Corinna ne è ancora prigioniera. 
La Madre guarda verso il pubblico 
        scrutando i volti come a cercare qualcuno. 
Qualcuno si sente di parlare per questa 
      
[donna?
Nessuno accoglie l'invito. La Madre avanza 
        verso la ribalta. 
Qualcuno, che voglia liberarsi dal peso di una responsabilità ...
Dalla platea si sente un mormorio. 
        Tre persone discutono tra loro a bassa voce. 
        La Madre si rivolge verso il punto da dove proviene il bisbiglio. 
MADRE - Qualcuno, della famiglia ...
Corinna geme pianissimo. Dal pubblico si alzano tre persone. 
        Una ragazza dall'aspetto deciso, un giovane dall'aria mite, 
        e un uomo dall'atteggiamento molto raffinato.
        L'uomo pare in difficoltà a mostrarsi, mentre la ragazza,
        che ha preso quella decisione, trascina sulla scena l'indeciso fratello e il padre. 
FIGLIA - La famiglia siamo noi. 
        Se così si può chiamare questo insieme 
        di persone ... 
Indica il fratello e il padre.
Il vincolo di sangue, insomma. 
        Ma poi, ben altro c'è stato! ... 
        E di che vincoli si tratti, ora dobbiamo 
        [parlare. 
Il padre fa un gesto per far tacere la figlia, 
        che reagisce alzando la voce con aggressività. 
Tu non puoi più impedirmelo adesso!
Si avvicina a Corinna e le libera le mani dal viluppo delle orchidee.
Le mandava orchidee! 
        Per mostrarle nel modo più costoso un amore 
        che non esisteva. Da quando erano stati fidanzati 
        -lei ricca ereditiera, lui 
        uno spiantato -le mandava orchidee; 
        [povera mamma, 
        ne era rimasta conquistata e l'aveva 
        [sposato! 
Getta via il mazzo. Corinna si porta le mani a coprire il volto, 
        gemendo piano. Rimarrà così per tutto il tempo del racconto. 
PADRE - lo ero innamorato di tua madre! 
        [Tu non puoi giudicare, 
        non conosci i motivi, le cause del nostro mutamento ... 
FIGLIA - Ricordo quello che vedevo, 
        [appena 
        ho avuto l'età per capire da sola, 
        perché la mamma ... 
Indica la madre.
non mi ha mai detto niente; 
        sopportava da sola il fallimento del suo matrimonio ... 
        e dedicava a noi tutto il suo tempo, 
        a me e a questo qui. 
Indica ilfratello, che è rimasto in disparte 
        in un atteggiamento impacciato e scontroso. 
. .. che anni e anni dopo, a tutti i costi, 
        il marito le aveva fatto fare, come prova lampante 
        di un normale e felice matrimonio! 
FIGLIO - Ma lei, la mamma ... lei mi voleva!
FIGLIA - Sì, lei ti voleva. Ma da questo suo 
        [amore materno, 
        che cercava poi di sostituirsi 
        all' assenza del padre, tu sei stato fregato 
        [fratellino mio! 
La figlia si rivolge al pubblico.
Immaginatevi una famiglia in cui 
        il padre non c'è mai; non si sa dove va, 
        non si sa che cosa fa, nessuno osa chiedergli 
        [niente; 
        e i figli si attaccano alla madre: 
        la ragazza diventa un 'amica prepotente e [dispotica,
        nella mente della donna il bambino, 
        per lei, abbandonata dal marito, 
        prende il posto del padre ... 
La Madre si è avvicinata alla ragazza.
MADRE - Hai rabbia ancora, ricordando; 
        [per tuo fratello, 
        ma anche per te, e provi un desiderio di 
        [vendetta 
        nei confronti del padre. Per tua madre 
        [soprattutto 
        hai sofferto e soffri ancora. Ma adesso 
        devi aprire il tuo cuore, se vuoi che l'ira 
        [sfumi 
        e tutte e due, lei morta 
        e tu nel mondo, possiate trovare la pace. 
FIGLIA - lo ero come una bestia morsicata 
        [da un serpente. 
        Una bambina è curiosa di tutto 
        e, gelosa del padre, vorrebbe 
        indagare ogni suo gesto al di fuori di lei ... 
        lo ragazzina avevo scoperto, 
        a un certo punto, 
        come occupava il suo tempo quest'uomo: 
        di sera, dopo l'ufficio, 
        quando tutti tornano a casa 
        impazienti di stare coi figli e con le mogli,
        e la famiglia si ritrova 
        per mangiare insieme allegramente, 
        questo mio padre bello che regalava 
        [orchidee 
        a mia madre per dirle quanto l'amava! 
        preferiva alla nostra compagnia 
        degli sconosciuti da pagare, 
        sostituiva alla dolcezza della sua compagna 
        le passioni sfrontate di omosessuali. 
Il padre è rimasto in disparte. Dopo quel diluvio
        di parole gridate. agita una mano come a scacciare 
        l'immagine che la figlia vuole mostrare di lui, 
        al tempo stesso a voler significare che avrebbe 
        tante cose da ribattere. La madre implora con lo sguardo 
        la figlia e l'uomo, perché 
        non continuino quel gioco al massacro. 
PADRE - Sì, l'apparenza è questa. E nella 
        [sostanza, 
        anche la realtà. Ma tra l'apparenza 
        e la realtà una fessura profonda 
        e sottile frantuma la visione 
        e induce il giudizio ad arrestarsi. 
La figlia gli si avventa contro.
FIGLIA - Sempre le tue belle frasi! E noi, 
        [muti 
        per anni. La logica dei tuoi ragionamenti 
        ci chiudeva la bocca. Le nostre domande 
        erano semplici; chiedevamo la tua 
        [compagnia; 
        invece tu sfuggivi in nome di teorie 
        che giustificavano ogni trasgressione, 
        e alla fine non ti aspettavamo più. 
        Solo la mamma continuava 
        a vagheggiare il suo fantasma; 
        le orchidee la commuovevano ancora, 
        sostituivano la tua presenza, 
        la evocavano, la preannunciavano o forse 
        fingeva per continuare a vivere; certo però 
        non sapeva che prima di congiungersi con 
        [Iei -
        poche volte, solo per non destare sospetti - 
        magari tornavi dai tuoi consueti 
        giri alla stazione, oppure non avevi trovato 
        il ragazzo che veramente ti piacesse. 
        Quei contatti trasferivano subdolamente il 
        [contagio 
        a nostra madre attraverso di te. 
PADRE - Questo è un massacro. lo non volevo salire qui. 
        Almeno difendermi, però. 
MADRE - E’ nel tuo diritto. Non temere, 
        nessuno è qui per giudicarti. 
PADRE - Quando ho sposato Corinna, 
        [l'amavo 
        veramente. Ma lei, subito dopo, 
        ha cominciato a smaniare: 
        voleva un figlio, senza un figlio non si sentiva realizzata! 
        Facemmo un viaggio, in giro per l'Europa. 
        La portavo a cena nei ristoranti più lussuosi; 
        le mattinate nei musei a scoprire opere 
        [d'arte. 
        Lei accettava tutto nell' attesa della sera, 
        quando ritornavamo al nostro albergo. In un 
        [Ietto 
        ogni volta differente, Corinna era 
        [impaziente 
        di unirsi a me; ma non per il gusto del sesso, 
        con una passione che mi avrebbe attratto 
        e conquistato, ma per farsi mettere incinta. 
        La sua smania spegneva in me il desiderio; 
        per non deluderla l'assecondavo, senza 
        [gioia. 
        E quando finalmente mi disse che aspettava 
        [un bambino, 
        mi sentii sollevato da un debito e decisi 
        di non doverle più quelle attenzioni 
        che fino ad allora le avevo prodigato. 
        Poi nacque lei ... 
Accenna alla ragazza.
e sua madre non ebbe più che quello scopo, 
        tutte le cure per la bambina! Mi trattava 
        come un estraneo ingombrante e fastidioso 
        che voleva distrarla dal suo compito. 
FIGLIA - Eri ben contento che ti avesse 
        [messo da parte ... 
        Te la cavavi con le orchidee, 
        perché gli altri non dubitassero del tuo 
        [affetto 
        per lei, che continuava a mantenerci tutti ... 
PADRE - Avevo lasciato i I lavoro. La 
        [mamma 
        si vergognava del mio impiego 
        a stipendio statale: 
        non era all'altezza del prestigio della famiglia. 
        Era difficile vivere con lei, avere un ruolo personale 
        e al tempo stesso non darle fastidio. Qualche 
        [ volta 
        ti prendevo in braccio per portarti a spasso io e te soli, 
        come fanno i padri con le figlie ... 
        Lei, pareva le facessi un affronto; 
        ti riprendeva subito: gelosa, urlava 
        [«Lasciamela» ! 
        e allora io me ne uscivo da solo. 
FIGLIA - Te ne andavi, sì! Hai trovato
        [facilmente 
        dove andare! Ora tu ne addossi la colpa 
        [alla mamma. 
        Ma lei ti allontanava da noi 
        perché aveva scoperto com'eri 
        e non voleva che in famiglia lo sapessero. 
PADRE - Non vi stavo così lontano come 
        [dici.' 
        Pochi anni dopo di te è nato tuo fratello. 
        lo più della mamma ho voluto questo 
        [ragazzo;
        a lei bastavi te. 
FIGLIA - Ah! Certo, eri rimasto un 
        [piccolo-borghese 
        incapace di fare il passo fino in fondo! 
        Alternavi la mamma alle tue dannate 
        [scorribande: 
        così è nato lui, e la mamma ha finito poi per adorarlo. 
Nel corso della violenta discussione tra il padre e la figlia, 
        Corinna ha attirato il figlio a sé e lo tiene abbracciato. 
Ma tu? Non c'eri mai! 
        L'avevi voluto quel bambino, poi lo lasciavi 
        nelle mani delle babies-sitter... 
        Forse ti ricordava i ragazzini di periferia; 
        poco più grandi di tuo figlio, 
        prestavi loro attenzioni 
        ben diverse da quelle di un padre! 
PADRE - Che ne sai, tu, della mia vita 
        [fuori?! 
        Quello che ho trovato in mezzo a gente 
        che mi ha voluto più bene di voi?! 
        gente che non nasconde ciò che prova 
        nel formalismo di un comportamento 
        e ti prende per quello che sei, 
        senza guardare ai tuoi titoli, 
        al prestigio del nome, al conto in banca! 
La figlia lo interrompe con una risata.
FIGLIA - Quante parole per nascondere un 
        [peccato! 
        Noi qui, la famiglia: responsabilità, 
        [impegni, 
        ogni giorno un problema da risolvere;
        e tu in fuga, alla ricerca di un diversivo per non 
        [soffrire! 
        Ah! C'è proprio da ridere! 
        Con quel bel finale che sappiamo. 
PADRE - Il finale non è ancora concluso. 
        Io sono vivo, anche se segnato. Corinna ... 
Corinna per la prima volta si toglie le mani dal viso.
Lei se n'è andata. L'ho contagiata io; 
        sì, non posso negarlo, ma non è stata volontà né 
        [colpa: 
        anch'io lo ero e non lo sapevo ... 
        Per un po' di conforto cercato negli occhi di un 
        [ragazzo, 
        è una condanna grave ... 
FIGLIA - Tu ti sei preso quello che hai 
        [voluto! 
        Ma la mamma, che beffa!: un grande amore 
        finito in un virus mortale! Che ammazza lei, 
        non chi glielo ha dato: il carnefice anzi 
        finge affetto e tenerezza e fa regali 
        a infermiere e a dottori, perché 
        l'amata moglie sia curata per bene 
        e la convincano: l' infezione che si è presa 
        riguarda un’antica trasfusione 
        fatta tanti anni prima, forse quando 
        la povera Corinna si dovette operare di 
        [appendice! 
        Lei però sa benissimo chi l' ha infettata; 
        non l'ha detto, non l'avrebbe ammesso mai: 
        prima di tutto il prestigio, è una signora, 
        i panni sporchi si lavano in famiglia ... 
Corinna con voce incerta sussurra. Via via prenderà sicurezza.
CORINNA - Non dovete litigare più. E’ 
        [vostro padre ... 
        ed è malato. La sofferenza annulla 
        [l’ingiustizia,
        il dolore accomuna ... Pietà per lui: 
        è ingenua la versione del contagio come 
        [fatalità; 
        ma voleva allontanare la vergogna, 
        e non solo per lui, per me 
        sua moglie, e risparmiarmi una realtà 
        più dura ancora da sopportare 
        con la commiserazione della gente. 
        Io non ho più paura. Lui soffrirà 
        nel tempo che ancora gli rimane. 
        Voi gli dovete offrire quell’amore 
        che non abbiamo mai goduto insieme ... 
Corinna si rivolge al marito, stupito della pietà della moglie.
CORINNA - E così breve la nostra vita! ... 
        Corta e vissuta tutta d'un fiato 
        anche se lunga d'anni, quando la morte 
        [arriva 
        sembra sempre troppo presto ... 
Raccoglie il mazzo di orchidee.
Siate amici tra voi; la vita, sapendovi riuniti, 
        non mi sarà passata inuti lmente. 
        Andate, io devo ritornare da dove son 
        [ venuta. 
Guarda la Madre che le fa un cenno di assenso.
MADRE - Non si deve forzare il segreto 
        che ciascuno può nascondere in sè ... 
I tre ritornano in platea. 
        Il padre tiene sottobraccio il figlio e la figlia. 
CORO - Corinna ha perdonato chi le ha 
        [fatto del male ... 
        distrutti i sentimenti ... 
        poi le forze vitali, non ha inveito ...
        non si è ribellata. Libera ... 
        da ogni pena, può dirsi ormai beata. 
Giunti sul fondo i tre si voltano a guardare il palcoscenico, 
        ma Corinna non c'è più. 
MADDALENA - Corinna ha avuto così 
        [poco ... 
        Eppure è riuscita ad amare perfino chi l'ha offesa. 
        Io invece non volevo vivere dopo la 
        [disgrazia. 
        Ho avuto bisogno di qualcuno 
        per provare di nuovo un sentimento. 
MADRE - È il mistero della sofferenza: 
        Corinna ne è stata toccata. 
        Diversa è la tua storia; la racconterai 
        quando sarà venuto il tuo momento. 
        Altri stanno arrivando 
        impazienti di esporre i loro casi. 
Il Coro freme, poi comincia a sussurrare.
 CORO - Vieni! Vieni fuori! 
        Sei con noi ormai! 
        Non devi aver paura! 
        La tua sorte è stata tremenda ... 
        Da creatura di fango a coscienza ... 
        Sofferenza ancora più grande ... 
        di chi nasce e muore non sapendo. 
        Raggiungerai la pace al tuo tempo. 
        Ma il cammino è lontano ancora dalla luce ... 
Il Coro si apre lasciando uscire un ragazzo 
        con delle catene ai polsi. 
        Il ragazzo parla convulsamente. Singhiozza 
        senza trovare le parole, che poi gli usciranno 
        come un torrente inarrestabile. 
        La Madre sottovoce lo presenta. 
MADRE - Micantoni Giovanni detto 
        [Quinto ... 
        Figlio di povera gente, il soprannome 
        [perché 
        dopo quattro fratelli era arrivato lui. 
        Poca festa per la sua nascita non desiderata. 
        Mandato a rubare fin dai primi anni 
        nei quartieri eleganti; piccoli furti, scippi, 
        il monclair sfilato a un ragazzino ricco ... 
        Ma Quinto ha una passione. Va in discoteca 
        come uno dei tanti ragazzi di periferia, 
        con la smania di trovare alla sera 
        uno sfogo violento al grande niente 
        della giornata consumata senza scopo. 
        [Balla: 
        ladanza diventa la sua stessa vita. 
        Famiglia inesistente, povertà, 
        tutto dimentica in quel sentirsi musica ... 
        E diventa una piccola star. .. 
Quinto si è liberato dalle catene e ha iniziato a danzare. 
        Prendendo spunto dalla musica, attinge ad una prodigiosa 
        fantasia creativa. La danza finisce con un grido e una caduta. 
MADRE - Andava in motorino quando 
        [lo chiamavano 
        ai suoi primi impegni, per qualche 
        [spettacolo. 
        Lo investirono, cadde, si ferì. 
        Sopravvisse, ma non poteva più danzare ... 
Quinto geme. È’ di nuovo imprigionato 
        dalle catene e balbetta parole incomprensibili. 
MADRE - Ritornò allora nel quartiere; 
        ma, sparita la sua passione, non sapeva 
        [come vivere; 
        eppure doveva mangiare ... Piccoli furti, 
        [scippi, 
        il monclair sfilato ad un ragazzo dei quartieri ricchi ... 
        Ricordava quei tempi. 
        Ora più che mai aveva bisogno di denaro, 
        per dimenticare il fallimento 
        del suo sogno di piccola star: qualche canna, 
        un po’ d'ero, alcool e birra ... misture, 
        tanto per sentirsi su di tono e non pensare più. 
        Poi la droga pesante, quando i problemi 
        si sono fatti insopportabili ... A un certo 
        [punto 
        Quinto s'era messo in imprese sempre più 
        [pericolose: 
        gli servivano somme altissime, 
        ogni dose costava quanto un paio di stereo ... 
Quinto emette dei balbettii. La Madre gli si rivolge
        con tono fermo, ma affettuoso. 
MADRE - Quinto, la società in cui sei 
        [ vissuto 
        ha molte e gravi colpe nei tuoi confronti; 
        ma tu da parte tua ne hai altrettante; 
        potevi usare in modo onesto e più cosciente 
        il margine anche stretto a te rimasto 
        di libertà per scegliere e decidere 
        delle tue azioni: quello spazio 
        che rende ogni uomo responsabile, fosse pure 
        il più schiavo, il più oscurato 
        nella mente da ingiustizie subìte. 
QUINTO - Dopo la disgrazia non mi 
        [importava più di niente. 
        Ma farmi fuori, non ne avevo il coraggio. 
        Era una vita non vita. L'ero mi aiutava. 
        E mi bastava qualche scippo a 
        [procurarmela. 
        Io non volevo uccidere ... 
MADRE - Noi non siamo qui per giudicarti, 
        [Quinto. 
        Ma hai ucciso al di là della tua volontà. 
        E sei ancora preso 
        da quello che è successo. 
Quinto solleva le braccia mostrando le catene ai polsi.
QUINTO - Mi stanno ancora addosso le 
        [catene 
        non solo ai polsi, ma dentro all'anima! 
        Avrei voluto scontarla tutta, la condanna; 
        ma questo male, che mi era venuto ... 
        non mi ha lasciato il tempo di espiare. 
È’ preso dal pianto.
Sì, il sostegno dell'ero, presto 
        s'era cambiato in angosciante dipendenza: 
        per un po’ ti senti forte, 
        poi aumenti la dose, accorci i tempi tra un 
        [buco e l'altro ... 
        Son cose che ormai le sanno tutti ... 
        E quando ne hai bisogno, dimentichi 
        il padre e la madre, figurarsi 
        se ti viene in mente di comprare 
        la siringa pulita ... 
        E mi sentivo 
        sempre più debole ... «Sarà l'ero», 
        pensavo dapprincipio; poi, 
        «Perché non mangio» ... Ma invece 
        m'era venuta questa cosa ... 
        Hanno fatto l'esame e mi hanno detto 
        «Sei positivo». Se dovevo morire, meglio 
        [allora 
        godersela: scippavo, mi facevo, 
        qualche volta m'aiutavo con l'alcool per 
        [sentirmi 
        più forte e non pensare. E un giorno 
        decido di rubare a una gioielleria. 
        Dentro c'era soltanto una ragazza, 
        ho pensato «prendo il piatto sul banco 
        e me ne scappo, non serve nemmeno 
        [minacciarla». 
        Quella invece s'è messa a strillare. 
        Spunta subito la madre. Mi grida 
        «Lascia tutto lascia la roba nostra disgraziato!»
        e afferra dal cassetto una 
        [pistola. 
        Io m'ero fatto doppia dose per darmi più 
        [coraggio 
        e mi pareva come quando di notte non 
        [dormivo 
        con la paura della malattia e per riempire gli 
        [occhi 
        e far tacere l'anima saltavo da un canale 
        [all' altro tivù. 
        Lei fa il gesto di prendere l'arma, 
        io sparo: lo stesso che nei film. 
        Sono cadute, gli occhi aperti, stupite; 
        il colpo non era stato un' illusione anche se la 
        [pistola 
        fino a quel giorno non l'avevo usata mai. 
        Poi ... ricordi confusi. 
        Mi son lasciato prendere, qualcuno 
        mi dà un pugno e mi sanguina la bocca ... 
        Gente che grida, sirene ... 
        Da solo in cella ... 
        Domande a raffica, mi picchiano ... I
        l processo, le guardie ... 
        Spintoni ... 
        Una voce mi accusa, gente che grida, e la 
        [sentenza. 
        Mi condannarono. 
        Non era mia quella storia: 
        davanti a me continuavo a vedere 
        quegli occhi spalancati, io 
        non riuscivo a cancellarli. 
        Per mesi assente da me stesso, 
        poi un dolore tremendo dentro al petto: 
        pensai, mi ricordo, «Sono vivo, provo 
        [qualcosa ... ». 
        E prendono vita dei fantasmi: quelle due, 
        le immaginavo mentre stavano in bottega; 
        ne sentivo le voci, ridevano, una volta 
        litigarono per una vetrina che la mamma
        proponeva in un modo 
        mentre la figlia la pensava in un altro. 
        Poi andavano a comprarsi il gelato, chiudevano un attimo il negozio, 
        tornavano in fretta 
        e si sedevano 
        al banco, chiacchierando fra loro. 
        Erano così felici! Ma la mia era solo 
        [illusione. 
        Le avevo uccise, avvertivo 
        un dolore sempre più insopportabile; 
        soltanto allora mi rendevo conto di quanto 
        [avevo fatto 
        e volevo soffrire il più possibile, 
        scontare tutto il male compiuto. 
        Cercai di sapere qualche cosa, di quelle 
        [due ... 
        Era rimasto un figlio più piccolo, 
        l'avevano preso gli zii; 
        ma non parlava, si era come isolato. 
        lo volevo lavorare per lui, 
        offrirgli almeno un po' di soldi ... 
        Tanto a me quanto restava della vita? 
        Una manciata d'anni al massimo ... 
        Poi la malattia si è aggravata. 
        Mi portavano a farmi le cure. 
La Madre interviene.
MADRE - All'inizio veniva in ambulatorio. 
        Arrivavano in tanti dal carcere; tutti 
        [insieme, 
        con le manette ... 
        Le guardie non gliele 
        [tolgono; 
        aspettano il loro turno in corridoio in mezzo 
        [agli altri 
        che li guardano diffidenti e non gli parlano ... 
        Vengono liberati solo dentro alla stanza 
        dove fanno la flebo, la medicazione ... 
        Ma c'è sempre un poliziotto che sorveglia ... 
        E loro si lasciano curare come bestie rassegnate, 
        perchè curarsi per tornare in 
        [carcere, 
        mentre la vita sfugge ad ogni giorno ... 
        Non si sono inventate le parole 
        per questo genere di cose, soltanto 
        sguardi o un sorriso ma non troppo marcato,
        potrebbe sembrare una beffa; la mano 
        può fare una carezza lieve lieve, 
        mentre ti accosti ad aiutare il medico ... 
        Così soltanto puoi tentare un aiuto 
        che non provochi l'ira, è una pietà che costa 
        [poco 
        a chi la fa e non soffre come loro. 
QUINTO - lo m'ero accorto della Madre ... 
        Una suora ... 
        Gli occhi di quelle due, somigliavano ai 
        [suoi. 
        Le confidai la mia pena ... 
MADRE - A un certo punto non bastò più 
        l'ambulatorio. S'era aggravato; in carcere 
        non si può avere quello che offre una casa, 
        [una famiglia. 
        Venne ricoverato in ospedale; rimase là 
        [parecchi mesi. 
        Gli stavo accanto quanto più potevo. 
        Si sfogava con me. 
        Della sua vita prima. 
        Dell'illusione subito finita 
        di diventare una star della danza. 
        Della sua fuga a cercare nel buco 
        la forza per sopportare il fallimento. 
        Delirava tornando a quel giorno, 
        rivelazione oscura di un riscatto pagato con il sangue 
        per lui da altri che ora voleva ripagare, 
        ma non sapeva come ... 
        Pregavo che gli venisse un po' di pace; 
        ma l'angoscia lo assaliva, 
        avvertendo la morte ormai vicina ... 
QUINTO - lo volevo ancora vivere 
        per riparare almeno un poco al mio delitto! 
        Desideravo ardentemente continuare a 
        [soffrire 
        ancora e ancora fino a quando 
        non mi fossi sentito liberato 
        dalla pena per quelle due che non c'erano più 
        e per il figlio rimasto solo ... 
        Così passarono tanti e tanti mesi, 
        finchè arrivò il mio ultimo giorno ... 
Piange agitando le catene.
MADRE - Aveva chiesto di tenere le catene. 
        Gliele tolgono, quando sono gravi. 
        Nei letti, accanto agli altri in corsia, 
        non c'è più differenza, 
        le sofferenze rendono tutti uguali. 
        Ma Quinto ... quelle catene 
        le voleva: per umiliarsi, diceva ... 
QUINTO - «Devono saperlo tutti quello che 
        [ho fatto!». 
        Il giornale lo dice: «condannato», e 
        [mostravo l'articolo. 
        L'ultimo giorno è venuta la Madre ... 
MADRE - Gli ho tolto le catene. Mi 
        [guardava. 
        Non servono più, ho detto. 
QUINTO - Me ne vado?
MADRE - Non c'è distacco. È solo per 
        [poco. 
QUINTO - Non ho avuto il tempo di 
        [scontare il mio peccato. 
        Nemmeno questo mi è riuscito nella vita. 
MADRE - Lascia a chi sa il giudizio. 
        Ciò che importa è capire, 
        vedere al di là delle apparenze ... 
QUINTO - Tienimi la mano nella tua.
La Madre gli prende la mano.
CORO - Vieni Vieni con noi! ...
        Non aver paura Siamo tanti ... 
        Tanti come te ... Staremo insieme! 
        Vieni, dai vieni! ... 
La Madre lascia la mano di Quinto, che entra 
        nel Coro fino a che non lo si distingue più. 
MADRE - Fino alla morte Quinto è stato 
        [solo. 
        La solitudine distrugge. 
        È nell' incontro che si rivela la presenza di Dio; 
        ogni peccato a quel calore 
        si scioglie come neve d'estate. 
        La sofferenza riscatta 
        anche le unioni più condannate da chi non sa; 
        le riscatta da ogni trasgressione ... 
Il Coro si muove fremendo.
CORO - Compagni di studi compagni di [sogni ... 
        L'uno all'altro sostegno ... 
        Fragilità, paura del domani ... 
        Fuga da prospettive familiari ... 
        Specchio riflesso, appoggio vicendevole ... 
        Eco ... pensiero sovrapposto ... 
        Parola mormorata ... risonante ... 
        Gigio e Giorgio Giorgio e Gigio ... 
        appassionatamente uniti ... 
Un valzer tenero. Il Coro si schiude facendo emergere 
        due ragazzi, che volteggiano ballando allacciati. 
        Gigio ha sul volto una maschera bianca. Giorgio 
        porta i capelli scio/ti sulle spalle, e abiti multicolori; 
        a tracolla un' ampia borsa. La musica svanisce. 
        Gigio si toglie la maschera. Sul volto macchie scure. 
GIGIO - Fino a poco tempo fa 
        queste macchie mi rattristavano. Così Giorgio 
        mi aveva portato una maschera, era Carnevale. 
        E anche dopo, quando venivano gli amici, 
        io la mettevo ... Era un gioco e tutti 
        a questo gioco stavano, per farmi contento. 
        Poco per volta se ne sono andati. 
        Giorgio no, Giorgio è rimasto, ma per lui
        quella maschera 
        non l'ho messa più ... 
GIORGIO - lo ho continuato a vederti 
        /com'eri. 
        Ai miei occhi non sei mai cambiato. 
        Se fossimo invecchiati insieme, 
        come speravamo, 
        avremmo avuto rughe, 
        grigi i capelli, un sorriso sdentato ... 
        Non ci saremmo allora amati più?
 GIGIO - Specchio della mia vita, 
        in te ho scoperto quello che di meglio 
        c'era in me; e come avrei voluto essere 
        perché eri tu così ... Ho accettato la malattia 
        per mettere il tuo amore alla prova ... 
        Ci condannano in molti; noi non viviamo 
        secondo i criteri stabiliti, con donne accanto 
        e figli. Ma per amore due esseri subiscono 
        di essere umiliati pur di amarsi: 
        nasce aIlora il rispetto, e il sentimento 
        si fa sacro 
        anche per quelli che prima schernivano ... 
Vengono fuori dalla borsa di Giorgio delle lunghe bende 
        bianche e un lettino pieghevole su cui si stenderà Gigio. 
        Nelle cure di Giorgio traspare una sorta 
        di Pietas da Marie al sepolcro. 
MADRE - Venivano ogni giorno; 
        aspettavano con pazienza per le cure; 
        senza la pretesa di passare avanti, 
        anche se 
        Gigio non riusciva a stare in piedi, 
        perché suIle 
        gambe si erano aperte piaghe 
        profonde e il volto 
        imbarazzava 
        chi ne avesse incontrato lo 
        sguardo;
        ma loro due erano come un' isola; 
        Giorgio a nessuno permetteva di curare il suo Gigio; 
        prendeva lui le bende, erano le infermiere ad 
        aiutarlo ... 
        Gli unguenti, l'acqua, le flebo ... 
        tutto passava neIle sue mani, 
        era Giorgio 
        a medicare il compagno. Aveva imparato 
        osservando le ragazze 
        dei turni, 
        come facevano per gli altri malati. 
        Doveva essere Giorgio e nessun altro; 
        le infermiere lo lasciavano fare, 
        prese da una sorta di rispetto; 
        gli rimanevano accanto intimidite, 
        porgendo un disinfettante 
        o una garza; 
        a mezza voce suggerivano, 
        indicando 
        una piaga da pulire, una ferita da lavare. 
        Parevano quelle operazioni un rito;
        in mezzo aIle richieste disperate dei malati 
        nelle stanze sopra lo stridìo 
        deIle televisioni 
        sempre aperte sui letti, in tutto quel vociare disperato 
        si creava un silenzio armonioso, una 
        serenità amorosa 
        fuori dal tempo e daIlo spazio. 
Mentre la Madre racconta, Gigio si stende sul lettino 
        e Giorgio gli versa sulle gambe dell'acqua, 
        come un battesimo purificatore: gliele fascia poi con le bende. 
        Poi i due si tengono per mano, uno accoccolato ai piedi 
        dell'altro disteso. Giorgio si rivolge alla Madre, 
        con il tono di chi vuole sia continuato il racconto. 
GIORGIO - Poi non bastava più andare a 
        medicarlo ... 
I due si parlano come se fossero soli.
GIGIO - Giorgio, non puoi farcela a portarmi 
        ogni giorno laggiù; sono diventato leggero, 
        ma non tanto da sostenermi come un bambino ... 
        E le piaghe ... non c'è più un punto 
        in cui tu possa prendermi ... 
        Devi lasciarmi in ospedale ... 
GIORGIO - Rimarrò con te.
GIGIO - Non ce lo permetteranno.
GIORGIO - Tu pensa a star tranquiIlo ...
Giorgio culla Gigio. Una nenia appena mormorata.
MADRE - Rimaneva con lui anche di notte. 
        Si stendeva al suo fianco; quasi 
        non toccava il lenzuolo; 
        appena appena lo sfiorava e l'altro nel sonno sorrideva. 
        Giorgio al mattino gli portava dal bar 
        il latte col caffè, e fiori 
        ogni giorno freschissimi ...
        Non conoscevamo la loro storia, 
        né forse importava conoscerla. 
Gigio si rialza un poco dal letto.
GIGIO - Ricordi quel Carnevale? 
        E la maschera bianca ... 
        Tutto era così bello! Spariti i giudizi maligni 
        della gente, e tanta allegria e amicizia ... 
        Ognuno accettato finalmente 
        come si voleva presentare ... 
Giorgio offre a Gigio la maschera bianca.
        Gigio la mette sul volto. Il valzer da lontano 
        si fa sempre più forte. 
        I due ballano allacciatifino a rientrare nel Coro. 
CORO - Giorgio e Gigio inseparabili ... 
        per amore anche nei giorni estremi ... 
        Ma c'è chi l'esistenza ... 
        la disprezza. Chi la usa . 
        come un gioco da nulla. 
        Tanti la gettano la vita ... 
        e quando se ne accorgono ... 
        ormai è troppo tardi ... 
MADRE - Ciro e Flora!
Uscendo dal coro un ragazzo e una ragazza 
        vengono avanti con un atteggiamento cupo, 
        senza guardarsi l'un l'altra. 
MADRE - A tutti e due nascendo sono state 
        date delle ricchezze: bellezza, intelligenza ... 
        e salute, forza , 
        per affrontare ogni giorno gli ostacoli. Ma 
        voi queste ricchezze le avete consumate senza 
        metterle a frutto; vi siete lasciati trascinare 
        da pigrizie e da risentimenti, 
        l'oscurità è scesa sui vostri cuori; 
        avete perduto l'amore che vi aveva unito
        per un tratto breve, e perdendolo vi siete perduti. 
        Se volete ripercorrere le vostre strade, 
        vi ascolteremo. Pensieri amici 
        e riflessioni vi aiuteranno a far luce ... 
Flora ha uno scatto iroso. 
        Si stacca da Ciro rivolgendosi provocatoriamente alla Madre. 
FLORA - Ero bella sì, ma non avevo 
        neanche un soldo! 
        E senza uno straccio di raccomandazione, 
        chi mi vedeva, la prima cosa mi diceva 
        «Vieni a letto»! E io sempre a dire di no, 
        ad aspettare la vecchiaia per vantarmi 
        «Non l'ho data»!? A un certo punto 
        ho sfruttato il mio corpo, il sesso, 
        la giovinezza per farmi un posticino. 
        E ho sbagliato, non ho scelto i letti giusti! 
        Da quel momento è stato inevitabile sbagliare ancora. 
        Mi promettevano uno spot di Berlusconi, 
        stavo dietro a quella illusione, stringevo i denti: 
        «Questa volta ce la faccio» mi dicevo, 
        «non m'importa di dover divertire 
        un paio d'ospiti della «produzione», 
        tanto poi mi daranno lo spot, 
        rimarrò io fissata in quelle immagini, ammirate 
        da milioni di persone, è un prezzo che 
        bisogna pagare». Invece giravo soltanto 
        comparsate, qualche veloce inquadratura nel gruppo 
        di ragazze in una fabbrica oppure ad un mercato. 
        Non ce l'ho fatta più. Darsi per darsi, 
        almeno pochi soldi e subito, che quella gente, 
        col miraggio dello spot, veniva a letto gratis con me. 
        È sulla strada che l'ho conosciuto ... Indica Ciro. 
CIRO - lo mi sbattevo sulla strada perché 
        mi serviva la roba. Inutile spiegare perché 
        e percome ... Stavo lì e basta. 
        E l'ho incontrata. Flora. Stava là 
        per la rabbia d'esser stata fregata, 
        l'ho capito subito ch 'era tutta diversa 
        dalle donne che battevano laggiù. 
FLORA - Ci siamo messi insieme. lo lo 
        vedevo che soffriva, se J'effetto dell' ero era finito. 
        Così gli passavo un po' di soldi, 
        e lui quand'era di nuovo su di giri 
        faceva l'amore con me. 
CIRO - Gli altri non esistevano a quel punto, 
        soltanto noi. 
FLORA - Abbiamo fatto un figlio. Ma lui, finito il flash, 
        s'incazzava perché me ne andavo coi clienti. 
        Mi picchiava perfino, era cambiato 
        dai primi tempi; e il figlio che aspettavo 
        diceva che non era suo, chissà con chi 
        m'era venuto. lo piangevo di rabbia, 
        e per rabbia ho cominciato allora a farmi anch' io ... 
Suoni di clacson e sgommate di auto. 
        Flora va su e giù camminando nervosamente. 
        Fuma in attesa di clienti e litiga con Ciro. 
FLORA - Brutto pezzo d'infame!, e insulti anche! 
        lo qua con la pancia a battere per te, 
        mentre me ne starei già a letto; 
        ciò i piedi gonfi, non vedo l'ora 
        di metterlo al mondo questo figlio ... 
CIRO - Me lo rinfacci sempre, per una busta o due! 
        Non sto anch'io qua con te, ti ho mai lasciata sola?!. .. 
        Eppoi, la roba piace pure a te ... 
FLORA - Tu me l' hai attaccata questa  voglia! 
        Se non fosse per te ... 
CIRO - Siamo due disgraziati, cerchiamo 
        almeno di volerci bene. 
Le accarezza la pancia con improvvisa tenerezza.
E fallo 'sto bambino! Lo so che è mio ...
        Fallo e che ci porti l'allegria! 
FLORA - Mettiamo ancora da parte 
        un po' di soldi, tanto ci siamo in mezzo, 
        giorno più giorno meno ... 
        Poi quando il pupo è nato 
        ce ne stiamo tranquilli tutti quanti; 
        tu ti trovi un lavoro, io mi rimetto in sesto: 
        di gente ne conosco, vedrai, 
        troverò da girare qualche spot! ... 
I due si abbracciano e fanno qualche passo andando via. 
        Quindi tornano avanti, come se fosse passato del tempo. 
        Flora culla un bambino. 
        Il racconto continua in una nuova sequenza. 
MADRE - Flora aveva avuto il bambino. 
        Ma Ciro tornava a dire «Non è mio». 
        Gli negò il nome, non volle più vedere Flora. 
        Continuava a farsi. E lei 
        batteva di nuovo. Il bambino 
        lo aveva lasciato all'istituto. 
        Ogni tanto andava a vederlo ... 
La Madre entra nella situazione, 
        in dialogo con Flora che le ha dato il bambino, 
        e adesso tende le mani per riaverlo. 
MADRE - Flora, se desideri che il bambino 
        resti a te, se non vuoi che venga dato in affidamento,
        devi dimostrare che te ne prendi cura. 
        Anche se non puoi tenerlo tu per ora, 
        quando vieni a vederlo, dagli affetto: 
        è piccolo, ma le carezze della mamma 
        i bambini le sentono ... 
Le dà il bambino. Flora lo stringe per un momento a sè. 
        Andrà poi man mano dimenticandoselo 
        mentre fuma, sproloquia, infine si addormenta. 
FLORA - Sì sì, questo bambino è tutto quel che ho. 
        E suo padre non ne vuole sapere, povero figlio mio ... 
        Ma la mamma ti darà quello che vuoi ... 
        Giocattoli, vestiti, e una casa bellissima ... 
Manovra con la sigaretta e si passa il bambino 
        da una parte, reggendolo maldestramente. Il bambino piange. 
FLORA - Con tutte 'ste promesse, ti metti 
        [pure a piangere!. .. 
Un po' di pazienza santo Dio, mica è facile per me 
        che sono sola provvedere 
        a tutte le cosine che pretendi! 
Il bambino piange più forte.
E sta un po' zitto!, che la suora 
        se ti sente strillare crede che ti maltratto ... 
        Io poi mi sento così strana. E certo!, 
        sto in astinenza, è da 'n pezzo che mi devo fare ... 
Appoggia ilfagottino per terra. Il bambino strilla. 
        Flora tira fuori l'occorrente per bucarsi e si fa. 
      
FLORA - Sai che ti dico, meglio qua che la strada ...
Rimane immobile accanto al bambino, sdraiata a terra.
FLORA - Quanto potremmo essere felici ...
Si rialza e se ne va. La Madre raccoglie ilfagottino. 
        Maddalena glielo prende con delicatezza. 
MADDALENA - lo gli avrei dato affetto, l'avrei curato ...
MADRE - Tu avevi l'esperienza
di una perdita ... e sapevi il valore.
MADDALENA - Un figlio ... lo capisci
dopo quanto hai perduto. Ma è tardi.
MADRE - Ciro e Flora tornarono insieme.
        Del bambino non parlavano più. Flora 
        non era andata a trovarlo 
        per molti mesi e il bambino, 
        come è stabilito dalla legge, 
        era stato affidato a una famiglia. 
Flora si rivolge a Ciro. 
      
FLORA - Senza di te non posso stare. 
        Riprendiamo da zero. Sai, voglio smettere ... 
CIRO - Voglio smettere anch'io. Oggi mi sento 
        come un leone! Dai!, smettiamo domani! 
        Stasera m'è andato in porto un affaretto ... 
        Pago io, festeggiamo!. ..
        Eh, Flora?, pago io! 
FLORA - Ma domani smettiamo. 
        Promesso? 
        Devo fare un provino, stavolta vedrai, è quella buona! 
Si allontanano tenendosi per mano.
MADRE - Volevano smettere: una volta era lui, 
        una volta lei; e continuavano, continuavano 
        tutti e due. Poi, un certo giorno, 
        hanno scoperto la cosa 
        da tutti temuta ... 
I due avanzano e si fronteggiano.
CIRO - Chi smette più, adesso che ci siamo 
        fottuti senza saper nemmeno come?! 
FLORA - lo non so se l'ho presa da te, 
        o tu dme che l'ho presa da qualcuno di passaggio ... 
CIRO - O se io l'ho presa da qualche 
        fottutissima siringa di qualche zozzo che s'era infettato ... 
E tu pure, quante volte ti sei bucata
con la siringa già sporca di altri ...
FLORA - Tu a me o io a te 
        non ha importanza adesso, è un puro caso. 
        Ci siamo dentro tutti e due 
        a questa merda di vita senza vita. 
        Quello che conta è che siamo spacciati. 
        Non ha più senso fare progetti, cercarsi 
        un buon lavoro, nostro figlio riaverlo con noi -
        perché, lo sai?, 
        era anche tuo il bambino - e casa e una famiglia, 
        ùe un letto bianco solamente per noi ... 
        Niente, niente è possibile, dopo questa
        notizia ... 
        Finché era soltanto la miseria e battere e 
        cercare la roba e tu che mi picchiavi ... Tutto 
        potevo sopportare, ma questa morte 
        inevitabile no, io non posso vivere aspettandola. 
Si allontana. Ciro cerca di trattenerla ma lei gli sfugge.
CIRO - Flora aspetta! La morte non è subito! 
        Possiamo trovare delle cure; 
        abbiamo ancora da vivere degli anni, forse, davanti a noi! 
        Da solo io non ce la faccio! ... 
        Per me sei tutto! Anche quando battevi 
        per me era una prova del tuo amore ... 
        Non te ne andare! ... 
        Viviamo insieme questo poco tempo!. ..
Dall'alto appare Flora impiccata.
MADRE - Flora non riuscì a sopportare 
        la notizia della malattia. 
        Era stata condannata per dei piccoli furti:
        solo così, all'ultimo, riusciva a procurarsi 
        i soldi per la droga; prostituirsi, 
        si era troppo imbruttita, nessuno la voleva più. 
        In carcere, sola con l'angoscia della morte, 
        aveva deciso di lasciare la vita 
        prima che la vita la lasciasse. 
        Le poche cose che le appartenevano, 
        le mandarono a Ciro: un braccialetto di vetri colorati, 
        un anello in forma di serpente 
        e una sottile catenina d'argento ... 
Ciro stringe gli oggetti fra le mani.
CIRO - Hai voluto andartene da sola. 
        Per me adesso non esiste più niente.
        Non ti ho mai detto «Ti voglio bene»,
        mi pareva che non fosse da uomo: 
        se sei da qualche parte, ora lo sai. 
        Era nelle cattiverie che mi facevi 
        che sentivo di contare per te. 
        Era nelle botte 
        che ti davo e che mi restituivi 
        l'affermazione di un diritto reciproco di vita e di morte. 
        Espressioni feroci di un amore 
        che voleva gridare tenerezza 
        e non abbiamo osato mai mostrarci ... 
        Ora hai tradito. Sei andata via 
        senza di me. lo voglio far morire il mondo! ... 
Accende intorno dei fuochi. Una cortina di fiamme lo avvolge.
Potessi morire anch'io! Raggiungerti 
        in quel qualche posto dove sei andata! 
        Potessi finire questa odiosa giornata 
        che dura ormai da troppo tempo! 
        Vita, io di te non ho capito niente, 
        adesso è tardi. Sofferto 
        sì, ho sofferto; è questo forse 
        il segno del mio passaggio sulla terra! 
Ciro si allontana nelle fiamme fino a rientrare nel Coro.
CORO - Vieni Ciro! 
        Vieni con noi! 
        Solitudine e abbandono la tua vita ... 
        Inespresso il tuo amore ... 
        Violenza sola fonte del tuo dialogo ... 
        Nuova luce per te, nuova luce per Flora ... 
MADRE - Flora e Ciro ... l'uno all'altra legati, 
        nel loro incontro è l'inizio della pace. 
MADDALENA - E il bambino?
MADRE - Quel figlio aiuterà la loro ascesa. 
        La vita del bambino, loro l' hanno evocata 
        dal nulla: è un dono al mondo, 
        anche se chi lo ha fatto ne ha ignorato il valore ... 
      
Flora è ridiscesa dall'alto con la corda al collo 
        e togliendosela è rientrata nel Coro insieme a Ciro, 
        che ha ormai spento le sue fiamme, come si fa quando è finita
        una scena. Perché anche qui di una sorta di rappresentazione 
        si tratta: rappresentazione della vita e di quello che può esserci 
        dopo la vita terrena, dello spirito di ognuno che muore, 
        e dello spirito di chi riflette sulle proprie azioni. 
        Dal fondo della sala avanza un giovane. Ha un aspetto robusto 
        e allegro: un tipo di quelli che amano divertirsi e 
        sono sempre un po' fuori di testa per volersi buttare a capofitto 
        in ogni bizzarra ed eccitante impresa. 
ALBERTONE - Ah! Come la capisco 
        quella povera ragazza. 
        Anch'io mi sarei ammazzato 
        al pensiero di essermi presa la malattia! 
MADRE - Tu sei vivo, e stai bene. 
        La sofferenza ha però toccato anche te; 
        è giusto che tu voglia dare la tua testimonianza. 
Albertone è arrivato al palcoscenico.
ALBERTONE - Voglio darla sì, la mia testimonianza! 
        Perché quando si è presa la paura 
        che mi san presa io, altro che testimonianza 
        si vorrebbe dare, pur di cavarsela 
        così a buon prezzo! Oh!, lo dico 
        con tutto il rispetto per quanti 
        la malattia ce l' hanno veramente ... 
Il Coro si agita, innervosito da questo personaggio 
        ma al tempo stesso desideroso che parli. 
CORO - Ragazzo spensierato, come tutti i sani ... 
        Albertone per gli amici ... La paura del male ... 
        di colpo in una vita di scherzi e di risate ... 
        lo ha costretto a riflettere ... 
MADRE - La tua esperienza sia utile allora 
        a chi, sventato come te, 
        meno di te potrebbe riuscire fortunato. 
Albertone verso il pubblico ha il tono 
        di chi chiede comprensione e simpatia. 
ALBERTONE - Eh!, io mi ero laureato! Sì, 
        quel pomeriggio! 
        E con gli amici volevamo festeggiare! 
        Mamma mia, niente più esami! 
        Mio padre non avrebbe rotto più; era contento 
        il vecchio, m'aveva dato una bella sommetta 
        per invitare tutti quanti: «Divertiti sei giovane!» , 
        era contento che avessi finito ... 
        Siamo andati a cena in un bel posto 
        verso i castelli. E mangia e bevi e brinda, 
        alla fine eravamo tutti un po' ubriachi, 
        allegri!, e nessuno aveva voglia 
        di andarsene a dormire, dopo quella mangiata! ...
        Così ci scoliamo ancora un paio di bottiglie, 
        poi prendiamo le macchine ... e 
        «Che ne dite, ragazzi, è una serata splendida, 
        non fa caldo né freddo, si va a cercare 
        qualche bella puttana?!». Subito tutti a gridare «Sì sì !», 
        e ridevamo ben svegli, eccitati. 
        Siamo arrivati fino al vialone 
        dove di solito passeggiano le battone più sexi. 
        Ma a quell'ora c'erano soltanto le peggiori, 
        e al più forte del gruppo viene in mente 
        l'idea nuova ed eccentrica: perché non provare 
        con qualche transessuale?! Gli [strilli a 'sta proposta! 
        E chi s'è messo a sculettare, chi ha detto 
        «Non ci sto», chi ridendo gridava «Perché no?!, 
        bisogna provare di tutto nella vita! ... ». 
        Io stavo da questa parte, eravamo ubriachi 
        e pronti ad ogni impresa ... Ne avvistiamo un terzetto, 
        appariscenti, altissimi, pieni di piume e di lustrini, 
        pareva de sta' al circo ... 
Sullo sfondo un passeggiare tra luce ed ombra di prostituti transessuali.
Ognuno si sceglie quello che gli va a genio e s'infratta ... 
        lo con 'sto tipo non mi ricordo bene ch'è successo ... 
        Latino-americano, l'ho capito 
        da come mi parlava mentre mi conduceva 
        fino a una specie di casotto abbandonato. 
        Poi si è messo a palpeggiarmi dappertutto; svelte le sue dita
        procuravano a tutto il corpo una delizia di solletico 
        che mi scioglieva in mille rivoli ... Gemevo, 
        la sua lingua stillava whisky e saliva; 
        come una morbida frusta caldissima mi percorreva tutto. 
        Ero in sudore, un fremito il mio respiro ... 
        Mi faceva volteggiare sopra e sotto. 
        E quando mi pareva di spaccarmi, 
        il dolore si cambiava in dolcezza. 
        Parlava veloce incomprensibile, 
        rideva crescendo violento. 
        Stavo sul1’orlo di perdere coscienza, 
        urlavo, ero una bestia imprigionata 
        e dallo spasimo mai provato prima 
        nasceva immensa un'ondata di piacere.
        Credo a quel punto di essere svenuto, 
        il vino ha fatto il resto, così mi ha colto il sonno. 
        Quando mi sono risvegliato, dei miei 
        compagni non c'era più nessuno. 
        Meno male l'automobile stava lì ad aspettarmi; 
        gli amici, vigliacchi, se n'erano andati, 
        e se mi fosse capitata qualche cosa?! 
        Pazienza, la macchina partiva, 
        e me ne sono ritornato a casa. 
        Son crollato sul letto ch'ero tutto un dolore, 
        «dormi e ti passa» ho pensato. Ma al mattino 
        peggio che mai, lividi e fitte e un senso 
        di disagio ... come non m'ero mai sentito prima. 
        E ripenso al1a serata, dopo il pranzo
        quello ch'era successo e la mia mente voleva cancel1are. 
        Mi concentro, rimetto insieme i pezzi 
        di quel1a notte, ricordo cose che a quel punto 
        vedo diversamente dal contorno confuso del1a festa ... 
        Mi balza davanti il transessuale con le sue piume, 
        i lustrini e tutto il resto ... e come un pugno 
        mi arriva la paura! Non di essere frocio, 
        quanti lo fanno per divertirsi un po’!, anzi 
        per dimostrare che come maschi si permettono di tutto ... 
        No!, la paura era il contagio della malattia! 
        Il transessuale poteva essere infetto ... 
        Avevo sentito raccontare 
        che bisogna evitare quei contatti: 
        preso dall'avventura non ci avevo badato! 
        Lucido, ripensavo a quella notte. 
        E cominciavo a sudar freddo! Mia madre 
        è entrata in camera a vedere se ero sveglio, 
        mi ha portato il caffè; 
        sorrideva: «Vi siete divertiti?», 
        mi ha chiesto, e io «Sì mamma ma adesso 
        sto male, credo di aver mangiato qualche cosa 
        che non ho digerito». «Certo
        - diceva lei - roba non cucinata 
        dalla mamma per il suo tesoruccio». 
        Mentre parlava m'ero alzato, di corsa 
        stavo in macchina. «Mamma non aspettatemi 
        ho da fare!» ho urlato mentre andavo come un pazzo. 
        Insomma in un minuto mi trovavo già davanti 
        all'ospedale ... 
Dal Coro esce un attore nel ruolo del medico.
ALBERTONE - lo ho paura che ... Perché ... 
        vede ... Sì, insomma, vorrei fare il test! 
MEDICO - Ha dei motivi per chiedere 
        di sottoporsi a questo esame? 
ALBERTONE - Eh! ... Sì purtroppo!
MEDICO - E da quanto tempo ha dei sospetti?
ALBERTONE - Ehm .. Da stanotte ...
MEDICO - Come si è manifestata la malattia?
ALBERTONE - Nooo! Non si è manifestata ancora! 
        È da stanotte che ... 
Si rivolge al pubblico.
E gli racconto tutto ... Ma lui ...
Il medico ride.
MEDICO - Da stanotte! ... Bè, lei è proprio un incosciente! 
        Ma che cosa le è saltato in mente? 
        Per festeggiare una laurea! ... Lo sa 
        questa gente si ammala in circostanze gravi, 
        e lei va a cercarselo il rischio 
        come un coglione, se lo lasci dire! 
        Per un capriccio da ubriaco, 
        unavventura da poche lire, per di più col miraggio 
        dell' esotico! 
        Poi viene qui qualche ora dopo 
        e pretende di fare il test: vuole sapere subito 
        se quel disgraziato transessuale 
        - che poi è da vedere se era infetto -
        le ha passato o no la malattia! 
        Torni tra due o tre mesi signor stronzo,
        e solo allora potremo sottoporla 
        a un esame sul serio ... 
Si rivolge al pubblico.
A quel punto però l'abbiamo visto talmente disperato
        - guaiva quasi, come un animale -, 
        ci ha fatto pena; era incapace di sopportare un peso: 
        per la prima volta nella vita rifletteva su un suo 
        comportamento e ciò che gli poteva capitare 
        appariva ingiusto ed oltraggioso 
        alla sua mente rimasta bambina. 
        Quei tre mesi di attesa lo cambiarono ... 
        Quasi ogni giorno veniva da noi, 
        non ce la faceva a star lontano ... 
Albertone avanza con una mascherina bianca 
        sulla bocca e guanti di filo. 
ALBERTONE - Mi scusi, sono di nuovo io ... 
        Stanotte ho starnutito in modo strano: 
        non vorrei fosse un sintomo del male ... 
MEDICO - Comincia a fare freddo, 
        noi medici siamo tutti quanti raffreddati!.. 
        Stia tranquillo, non viene fuori così la malattia; 
        vada a casa si prenda un’aspirina e qui 
        non faccia scene, vuole che tutti ridano di lei?
        Questa è gente che soffre - forse potrebbe stare un po' con Ioro ...
        Anche bambini ... persone ingannate ... senza colpa ... 
        Ci stia un po’ in mezzo, ne ascolti i[discorsi ... 
        Forse potrebbe imparare qualcosa ... 
ALBERTONE - Del1e volte rimanevo in mezzo a quella gente 
        in attesa della visita. Parlavano della vita 
        che ciascuno sperava gli rimanesse ancora, 
        speranze, desideri, affetti ... 
        Con me, gentili mi chiedevano 
        come stavo e che cure facevo. 
        Provavo vergogna del1a mia situazione; 
        non osavo raccontarla, scappavo via con una
        [scusa ... 
        Ho ripensato spesso a quella gente, soprattutto 
        quando, arrivato il momento, ho fatto il test... 
        e dopo, tornato per ritirare il risultato ... 
Il medico si rivolge al pubblico.
MEDICO - Quando Albertone venne a fare il test, 
        eravamo sicuri che le analisi 
        sarebbero state negative. 
        Era così difficile per quell'unica volta 
        che il ragazzo si fosse infettato, 
        gli avevamo chiesto tali e tanti particolari 
        su quella sua stupida avventura,
        che ci sembrava senza danni, 
        ferite o altri elementi rilevanti 
        in questo tipo di occasioni ... Tutti quanti 
        si scommetteva che avremmo avuto 
        da dirgli «tutto a posto»! 
        Grande perciò la nostra meraviglia 
        quando arrivarono i risultati delle analisi: 
        sembrava proprio che il nostro Albertone 
        fosse stato purtroppo contagiato ... 
Ad Albertone.
Mi dispiace, Albertone. Mi dispiace  veramente: 
        ma l'esito indica che hai contratto 
        la malattia ... Nessuno di noi se lo aspettava ... 
ALBERTONE - Oh! Mamma mia! La punizione! 
        Per uno stupido gioco mio Dio?! 
Fugge ululando e guaendo. Il Medico al pubblico. 
      
MEDICO - Eravamo rimasti così male 
        per quel risultato imprevedibile, 
        che decidemmo di rifare il test; 
        un errore può sempre capitare ... 
        E infatti era stato uno sbaglio, uno scambio di cartelle! 
        Ma come si poteva farlo credere 
        allora al povero Albertone, sospettoso 
        che volessimo illuderlo, nel timore che lui 
        si fosse magari messo in mente di ammazzarsi !? 
Albertone è tornato dal suo giro di ululati, 
        ed ora tace incerto. 
È stato un errore, Albertone; proprio un errore! 
        Se non ci credi, fatti fare un esame 
        da un'altra parte, magari in un laboratorio privato 
        a pagamento ... Sai, qui nell'ospedale, hanno troppo lavoro da sbrigare ... 
ALBERTONE - Sono corso in una clinica privata! 
        Ho rifatto ogni cosa e finalmente 
        mi hanno detto il risultato che speravo: niente! 
        Niente di niente! Ero rimasto sano!, un po' sciocco e cretino, 
        di questo mi ero reso conto in quei tre mesi di angoscia 
        mortale; ma mi restava ancora tanta vita 
        per poter diventare un p’' più saggio! 
        Tante cose mi giravano in testa, 
        che volevo affrontare e scoprivo 
        confusamente e mi attiravano, degli altri ... 
Se ne va mentre dice queste ultime frasi 
        tra il pubblic fino a scomparire fuori dalla sala. 
Dal fondo della scena appare, a sorpresa, una sorta di miserevole immagine 
        di folklore sudamericano, con un cappello carico di banane, ananas e fiori 
        di ibisco, un reggiseno di lustrini e una gonnella di piume e nastri che lascia intravvedere un paio di gambe pelose sopra scarpe intrecciate rosse e oro 
        dai tacchi altissimi e scalcagnati. Sul fondoschiena gli ondeggia una specie 
        di coda di piume multicolori; fra Le mani tiene una borsetta in pelle dorata. 
CARMEN MIRANDA - Y Yo quien soy? Mierda?! 
        El amigo se ha divertido ... 
        Despues tenìa miedo ... paura de mi,
        creatura de Dios tambien Yo ... 
        Aquì me tienes reducido 
        a esta vida miserable. No tenìa un trabajo digno; 
        necesitado de dinero para mandar a mi casa en Bogotà, 
        sin trabajo en mi pais ... 
        Futuro ... nada si no tienes un poquito de dinero
        Es verdad que estoy enfermo ... 
        Esta terrible enfermedad me destruye la vida 
        y la esperanza ... Puercos los jovenes, 
        simpaticos durante el dìa! 
Puercos de noche, quieren encontrar en nuestros cuerpos 
        el pecado sublime de lujuria, y nosotros 
        de este modo escondemos nuestra tristeza ... 
        Carmen Miranda me lIaman los clientes ... 
Accenna ad alcuni passi di danza accompagnandosi 
        con dei colpi di nacchere. 
Alegrìa ... irrision ... enmascaramiento ... 
        Travestido ... poco tiempo todavìa 
        y despues muerte! ... 
        La gente suefia conmigo el poder absoluto, 
        la conquista y despues me desprecia, me llena 
        de golpes, se olvida del mundo por un instante 
        despues èl no habrìa querido conoscerme nunca. 
        Yo al final en la noche estoy solo ... Mierda! 
        Frio! Soledad! Y la mafiana, un otro dìa come este que pasò ... 
        El sueño del futuro, el hospital... y despues ... 
        Muerte ... 
Un frenetico concerto di nacchere.
MADRE - Fernandez Salvador, ragazzo di periferia 
        di Bogotà. Mai conosciuti il padre e la madre, 
        cresciuto nella strada in branco 
        assieme ad altri bambini abbandonati come lui ... 
        Clandestino in Italia per trovare lavoro, 
        metter da parte un po' di soldi e tornare [laggiù. 
        Ma ogni posto effimero è occupato 
        prima di lui qualcun altro lo scaccia. 
CARMEN MIRANDA - Muerte per hambre ... fame, en mi pais 
        o muerte aquì por enfermedad. 
        lo mismo ... es muerte siempre. 
        Volver en Bogotà, nadie 
        desea mi presencia ... Entonses ... 
        Olè, Carmen Miranda, olè! ... 
Un disperato percuotere di nacchere.
Pero ... respecto ... Respecto y piedad!
MADRE - Ultima carta, prostituirsi. 
        Ma deve conquistarlo, il suo posto sulla strada ... 
        Accetta tutto, i ricatti dei magnaccia, 
        l'ira delle puttane ... Subisce, deve farcela, 
        al paese aspettano i suoi soldi ... 
        Rischia ogni notte una morte casuale, 
        ma stringe i denti, ride, balla, piace 
        ai clienti annoiati di rapporti normali ... 
        Poi si accorge del male. 
Carmen Miranda fa una rapida giravolta 
        e scompare velocemente come è venuto. 
CORO - Presto verrà con noi, Carmen Miranda ... 
        Sarà di nuovo Salvador Fernandez. 
        nella pienezza sconosciuta prima. 
        Salvador nella gloria del Signore. 
        In Terra hai avuto così poco ... 
        Il trionfo l'avrai, breve è l'attesa ... 
MADRE - Qualcuno vorrebbe parlare ...
Scruta il pubblico.
Qualcuno che non può più tenere dentro 
        il peso di una decisione presa molto tempo fa ... 
        Una decisione che ha gravato sulla sua vita 
        e su quella di un'altra persona, 
        che ha già concluso il suo tempo ... 
        Di più non posso dire. 
        Se c'è questo qualcuno, può parlare; 
        ora può farlo perchè sarà ascoltato 
        e troverà quel sollievo che invano 
        da tempo va cercando in solitudine ... 
Si alza dal pubblico una giovane donna. 
        Cammina fino al palcoscenico davanti alla
        Madre. 
      
MADRE - Ci stai pensando, vero?
LUISETT A - Sì.
MADRE - lo credo che tu debba rivivere la storia 
        per riuscire a liberarti dal rimorso. 
LUISETTA - Ma lui, vorrà?
MADRE - Questo è un tempo sospeso. 
        Soffriresti rivivendolo, 
        ma per la soluzione. Allora? 
LUISETTA - Accetto. Se Costanzo vorrà ...
Il Coro freme.
CORO - Costanzo vieni! 
        Vieni ... vieni fuori !... 
        Ti chiama la Madre!...
        Luisetta ti chiama!. .. 
        Non devi temere, Costanzo! ... 
        Un nodo è rimasto, indurito!. .. 
        Barriera di spine a dividervi ! ... 
Dal Coro esce Costanzo. È un bellissimo giovane.
COSTANZO - Accetto anch'io, Madre. 
        Ma rivivere tutto, no. 
        Qualche momento; e il resto, appena ... 
        Riprovare la gioia, forse potrei; 
        ma la disperazione no, non posso. 
MADRE - E allora, avanti.
Luisetta e Costanzo si mettono uno difronte all'altra.
COSTANZO - E tu, chi sei?
LUISETTA - Come te. Uscita dalla roba! 
        Sto finendo il programma. 
COSTANZO - Quando ho deciso di smettere io, 
        non credevo che ce l'avrei fatta. 
        Il programma è durissimo. 
LUISETTA - Come ci sei riuscito? 
        Certe volte ho paura. 
COSTANZO - lo fino a quel momento
        non mi ero assunto mai nessuna responsabilità.
        Buttavo i soldi in misture e polverine, 
        rubavo a casa e fuori ... 
        Giorno per giorno mi sono cambiato; 
        la comunità ti dà forza: 
        primo lavoro là, 
        le pulizie, vetri, bagni, pavimenti ... 
        Il secchio, gli stracci, i detersivi, 
        tutto lavoro mio ... 
        Alla fine sono diventato il direttore, 
        e a tutti gli altri dicevo cosa fare. 
LUISETT A - Lo dirai anche a me?
COSTANZO - Anche a te, certo. 
        Ti aiuterò finché ti sentirai forte, 
        capace di decidere da sola; quando 
        non correrai più il rischio 
        di lasciarti guidare dalla roba ...
Costanzo tende la mano a Luisetta che gli si affida. 
        I due giocano a fare quanto si fa nel corso di una giornata in comunità. 
        Lui accenna a lavare i pavimenti; insieme asciugano i piatti; 
        si allungano a pulire i vetri. Costanzo prende un libro e legge: 
        Luisetta legge a sua volta. Occorre una disponibilità gestuale 
        accentuata per questo gioco, di maggior suggestione con l'assenza di oggetti, 
        rendendo significativi i gesti, che offrono una sorta di carrellata 
        sul cammino che i ragazzi ex tossicodipendenti compiono 
        in comunità per ricrearsi una personalità. 
        Una musica accompagna questa descrizione rivissuta del percorso. 
        Alla fine i due discutono soltanto a gesti accompagnati dalla musica. 
        Quando la musica cessa, i due cominciano a parlare. 
COSTANZO - Adesso sei in grado di affrontare la tua vita.
LUISETTA - Mi sento bene. Non ho più paura. 
        Lo devo soprattutto a te. 
COSTANZO - Qui ci aiutiamo tutti. 
        Chi è arrivato prima, restituisce a quelli venuti dopo 
        almeno un po' di quanto ha ricevuto lui 
        dai ragazzi che lo hanno preceduto ... 
        E perciò non mi devi ringraziare ... 
LUISETTA - Niente grazie, allora. Ma dimmi, 
        per te in comunità sono proprio come tutti 
        gli altri che hai aiutato? 
COSTANZO - Ormai posso dirtelo: 
        vorrei vivere con te. 
        Non l' ho chiesto a nessun' altra prima ... 
        Qui ho imparato a conoscerti poco per volta e ... 
LUISETTA - Era proprio questo che volevo sentirti dire!
COSTANZO - lo sono libero, sto bene: 
        la malattia che sta toccando tanti tra noi ex tossici 
        non mi ha colpito. Possiamo sposarci, 
        avere una casa nostra, dei bambini ... 
Luisetta tace. Costanzo incalza.
Non lo vuoi anche tu?
LUISETTA - Sì... Ma sono troppo emozionata 
        per risponderti subito. Ti prego, 
        dammi soltanto un po' di tempo ...
 COSTANZO - Mi fai già male a esprimerti così. 
        Allora non è come per me!? Credevo 
        che mi saresti corsa tra le braccia ... 
Luisetta si rivolge al pubblico.
LUISETTA - Avevo dimenticato per un attimo 
        la notizia avuta pochi giorni prima, 
        mentre ero andata a ritirare delle analisi. 
        Come dirglielo, adesso? Non mi avrebbe 
        voluta più: questo temevo, e allora 
        dovevo rinunciare a sposarmi con lui ... 
Costanzo è rimasto nella situazione evocata.
COSTANZO - Luisetta! Se non rispondi, 
        vuoI dire allora che non mi ami! 
Luisetta si rivolge a Costanzo.
LUISETTA - Ancora un attimo, ti prego! 
        Un attimo soltanto, amore mio ... 
Si rivolge al pubblico, febbrile, lucida.
LUISETTA - Dopo anni buttati via, 
        Costanzo aveva ripreso a vivere e voleva godere 
        di tutte le gioie che una vita giovane può offrire. 
        Amore, essere amato, crescere una famiglia ... 
        Anch'io cercavo quelle stesse cose 
        e avrei potuto averle insieme a lui, 
        se il male misterioso non mi avesse colpito: 
        me sola! Costanzo lo aveva risparmiato. 
        Cosa dovevo fare? Dirglielo, e perderlo per sempre ... 
        oppure non rivelare quel segreto, 
        riuscire a mantenerlo finché potevo ... 
        Che ne sapevo io, davvero, di quel virus 
        ancora misterioso? 
        E i figli? Cosa c'entrano i figli 
        in una malattia che forse non verrà mai [fuori ... 
        Mi illudevo per trovarmi un alibi e 
        rispondergli sì! 
        Non contavo sulla sua generosità, 
        se avesse saputo che ero sieropositiva! ... 
        E non potevo sopportare che mi rifiutasse 
        come un cane rognoso ... o per pietà 
        mi accettasse, per poi lasciarmi 
        passato l'impeto della compassione! 
Si rivolge a Costanzo.
M'era venuto soltanto un pensiero, 
        ma è fuggito lontano 
        come un falco rapace. 
        Ora sono libera e ti dico 
        accetto di esserti compagna 
        e di dividere con te le mie giornate, 
        se hai deciso altrettanto con me ... 
I due si abbracciano volteggiando come uccelli 
        in amore. Dall'alto cade un fagottino che piange. 
        Luisetta si stacca da Costanzo. 
LUISETTA - Poi però venne il bambino 
        e dissero che aveva quel male ... 
        Costanzo scoprì il mio segreto; 
        ed era malato anche lui 
        come me, come il bambino ... 
Costanzo urla, la scuote con violenza.
COSTANZO - Perché non me lo hai detto? 
        Ti amavo, avrei continuato ad amarti! ... 
        Perché questo silenzio? Hai distrutto 
        le nostre vite, anche quella di nostro figlio! 
        Che cosa puoi dirgli per averlo ingannato? 
Luisetta piange e urla.
LUISETTA - Lo desideravo tanto questo bambino 
        e volevo averlo con te! Dimmi la verità: 
        se ti avessi confessato che ero sieropositiva, 
        me lo lasciavi fare? Magari mi sposavi, 
        difficile tirarti indietro, tu con lo stesso mio passato 
        alle spalle, solo più fortunato,
        uscito sano da quello sporco inferno ... 
        LUISETTA - E il bambino? Se non potrà star bene, 
        non troverò pace ... 
CORO - La morte è accettata ... se c'è un figlio ... 
        Qualcosa continua di te . 
        Ma se il figlio è malato .. 
        O se ti è tolto . 
        Ti lasci andare .. 
        Non c'è più ragione di lottare ... 
MADDALENA - «Se il figlio è malato ... o se ti è tolto ... ».
Si rivolge alla Madre.
lo non ne ho mai parlato con nessuno ...
        Ma dopo aver sentito queste storie, 
        di fronte a cui la mia disperazione 
        è solamente una delle tante, 
        ho come il desiderio anch' io di confidarmi ... 
MADRE - Sì, Maddalena; è arrivato il momento 
        di raccontare la tua storia ... La pace tu l'hai meritata; 
        ma qualche oscurità della tua vita riaffiora adesso in te, 
        mentre ascolti altri che come te hanno sofferto. 
        Se vuoi compiere un gesto d'amore, 
        puoi raccontare anche tu: non per dovere
        ma per carità. 
Dopo una pausa Maddalena si rivolge al pubblico.
MADDALENA - lo ero una ragazza come tante, 
        curiosa di tutto. Così sono partita 
        dal paese, ho lasciato casa mia. 
        Con i miei stavo bene, ma non mi bastavano più. 
        Mi piaceva inventare vestiti ... 
Intorno si crea tutto un movimento di gente 
        che va e viene, un armeggiare di tessuti e di colori, 
        un mostrare abiti in un ambiente parigino, 
        tra moda, modelle e fotografi da copertina. 
Scelsi Parigi; lì, con un po' di fortuna 
        e perché mi trovavano bella, 
        entrai nel mondo della moda ... 
Maddalena viene presa e vestita con un cappello e 
        un fluttuante mantello-sciarpa. Scattano fotografie. 
        Lei ridendo si atteggia a modella. 
MADDALENA - Intorno a me tutto era lusso, 
        profumi, cipria e musica ... e poi sorrisi, 
        complimenti, e applausi fino a stordirmi!. .. 
        Ero felice, pronta ad aprirmi anche al sentimento. 
        Così mi innamorai: uno di quell'ambiente; 
        e da lui cominciai a capire 
        che quel mondo incantato richiedeva 
        un lavoro durissimo prima della sfilata ... 
        Quell'aspetto mi piacque, tornò fuori 
        la mia natura cocciuta, contadina; 
        più che indossarli, gli abiti mi piaceva idearli. 
        Rimasi incinta, aspettavo quel momento: 
        quando fosse venuto, ne ero certa, 
        allora ci saremmo sposati ... Ma ai primi esami 
        per la gravidanza, mi dissero di una malattia 
        che non avevo mai sentita e del bambino 
        malato addirittura nel mio seno 
        e senza speranza di guarire: «nebulose 
        possibilità», dissero i medici. 
        Che fare in quel momento? Tutto crollava 
        intorno a me; tradita la fiducia posta nel mio compagno 
        che sapeva e aveva taciuto. 
        Si chiedeva a me di decidere 
        se volevo che il bambino nascesse. Ero sola, 
        senza futuro. Non mi sentii
        di chiamare alla vita una creatura segnata 
        dal dolore; chiesi per me quel patire 
        che sarebbe stato suo per tutti gli anni 
        che avrebbe dovuto vivere soffrendo. 
        Chiesi che non nascesse. Scomparve 
        prima di approdare nel mondo; il rimpianto 
        e la pena furono miei soltanto. 
        Subito dopo scappai da Parigi; cancellata 
        ogni traccia di quella parentesi d'incanto e di tragedia;
        via ricordi strazianti di una piccola famiglia mai nata, 
        via speranze sfiorate appena. 
        Ritornai in Italia, conservando in fondo 
        all'animo il segreto della mia malattia 
        contratta allora, invisibile all'apparenza, 
        insinuatasi in me subdolamente ... Di Parigi 
        mi rimase il gusto di un lavoro: piccole cose, 
        quelle che potevo, cominciai a inventarle da me. 
        Chiusa in me stessa fuggivo ogni incontro; ogni uomo 
        nascondeva il volto dell'inganno. Si rifiutava al sentimento 
        la mia fiducia offesa ... Poi arrivò Johannes. 
        All' improvviso tutto cambiò. 
Accanto a Maddalena è venuto un ragazzo 
        dall'aria mite e seria. Maddalena intreccia una ghirlanda, 
        una sorta di cappellino bizzarro. 
JOHANNES - Non mi stancherei mai di guardarti lavorare! 
        Inventi dal niente, fai vivere le cose. 
MADDALENA - Le cose fanno vivere me ...
Si ritrae come se temesse di aver dato troppa confidenza.
JOHANNES - Posso stare qui con te?
Maddalena tace.
Se ti dò fastidio, me ne vado ...
MADDALENA - No ... rimani. Sai, 
        sono abituata a star da sola ... 
        A me piace fare questi piccoli lavori. 
        I ragazzi hanno voglia di andare in discoteca;
        di una come me non se ne fanno niente. 
JOHANNES - lo in discoteca non ci vado quasi mai. 
        Troppo rumore, c'è tanta gente 
        ma ti ritrovi ancora più solo. Ci si può anche andare, 
        ma insieme e allora cambia. 
MADDALENA - A me ballare piace. 
        Almeno, una volta mi piaceva ... 
JOHANNES - Una volta? Parli come se fossi alla fine 
        della vita. Sembri ancora una bambina ... 
MADDALENA - Non sono gli anni ... 
        Bastano pochi giorni certe volte a farti invecchiare. 
JOHANNES - C'è qualche cosa che ti pesa sul cuore. 
        Lo lo sento. 
MADDALENA - Sul cuore ho una pietra e [sotto c'è un segreto. 
        Ma quella pietra io non voglio smuoverla. 
        Riprovare dolore e delusione, rimpianto ... rimorso ... 
Si riscuote dalla riflessione che l'ha fatta parlare 
        ad un ragazzo come a se stessa. 
Sto dicendoti cose che non ho mai detto a nessuno ... 
        come se parlassi con me stessa.Scusami ... 
JOHANNES - Se ti è venuto di dire così,
        è segno che senti che ti sono vicino, e amico ... 
MADDALENA - «Amico» mi piace: è un rapporto 
        che vorrei avere con te. Nient'altro 
        però, voglio che tu lo sappia. 
        Se è diverso per te, allora vattene. 
        L'amicizia sì, ma solamente quella. 
JOHANNES - Tu credi che sia poco? 
        Accetto. 
Prende dei nastri, li intreccia, li lancia in aria 
        in una girandola multicolore. 
Io dipingo! E’ quasi un lavoro come il tuo, 
        tutti e due giochiamo coi colori! ... 
Maddalena e Johannes fanno volteggiare i nastri rincorrendosi, 
        fino ad allontanarsi sullo sfondo. 
MADRE - Poco per volta quella fresca 
        amicizia si venò di tenere attenzioni. 
        Cauta, Maddalena si teneva indietro da legami 
        amorosi; temeva che Johannes se ne andasse 
        scoprendo la sua malattia, e non voleva metterne in pericolo 
        la vita: sarebbe accaduto, purtroppo lo sapeva, 
        se avesse fatto l'amore con lui. 
I due ritornano avanti. I nastri sono  scomparsi. 
        È’ passato del tempo ed è un momento successivo della loro storia. 
JOHANNES - Oggi sei più allegra, addirittura spensierata: 
        e se fossi io la causa di questa meraviglia? 
Maddalena ride, poi si mette sulla difensiva.
MADDALENA - Potresti esserlo sì! Ma non te ne vantare: 
        sono una «single» irriducibile, lo hai capito? 
JOHANNES - Anch'io lo sono in fondo; siamo dei «singles» 
        tutti e due, per questo possiamo stare assieme tanto a lungo ... 
        Ma se è così, potremmo allora 
        stare assieme sempre ... 
Le cinge la vita con un braccio, le sfiora il collo con un bacio. 
        Maddalena si divincola. 
MADDALENA - No! Ti prego no!
JOHANNES - Non puoi sentirti offesa! 
        Se per me provi dell’amicizia, devi anche avere confidenza. 
        E allora dimmi perché non vuoi che facciamo l'amore! 
        Parlano i tuoi occhi: la tua mano, che trema
        quando la stringo nella mia; il tuo corpo mi chiama, 
        non sono soltanto le parole ad esprimere quello che sentiamo! 
Maddalena piange. Johannes la accarezza.
JOHANNES - Se non vuoi dirmi perché no, non dirmelo. 
        Hai un segreto: me lo dirai quando verrà il momento 
        e sarai tu a volere. Qualunque cosa, me la dirai, 
        perché tu ed io non possiamo vivere divisi ... 
Maddalena smette di piangere e si stringe a Johannes. 
        I due se ne vanno abbracciati. 
MADRE - Maddalena finì per dirgli del suo 
        male: se di fuori non appariva, svuotava di ogni forza 
        la giovinezza di Maddalena; come un bruco 
        ne rodeva il vigore, rimanendo intatta della sua bellezza
        soltanto una fragile apparenza ... 
I due tornano avanti.
JOHANNES - Sei andata all'ospedale?
MADDALENA - Sì. Tutto a posto, non ti preoccupare ...
JOHANNES - Sei pallida. Vorrei chiedere 
        ai medici se si può fare qualche cosa ... 
        cure nuove, un vaccino, un trapianto ... 
        o andare in Francia ... 
MADDALENA - Morirei anche solo a tomarci. 
        Non c'è niente, proprio niente per guarire. 
        L'unica cosa, vivere ogni giornata con tutto 
      
il gusto che possiamo. Per ognuno di noi anche sano, 
        ogni giorno potrebbe esser l'ultimo ... 
Ride forzata, mettendo nelle sue parole una cupa allegria.
 Un incidente sulla strada ... un aereo che 
        cade ... delitti passionali ... Può succedere a tutti ... 
Johannes le circonda delicatamente le spalle.
JOHANNES - Siamo una cosa sola, ormai, noi due. 
        Hai parlato lealmente con me, e noi 
        ci comportiamo come bambini saggi, 
        perfino nell'amore, che è passione ... Per questo 
        io ti dico non viviamo nella fatalità del caso. 
MADDALENA - Chiederò al medico.
        Dovrà dirmi quanto tempo mi resta ... 
        anni ... mesi ... settimane ... giornate ... 
Johannes si ritrae. Maddalena si trova davanti al dottore.
MADDALENA - Voglio sapere quanto tempo mi rimane ... 
        Non deve fingere, dottore; non le chiedo 
        di illudermi: ho deciso di mettere a posto 
        quello che ancora è restato in sospeso ... 
        Sono anni che manco da casa 
        e qui mi sono unita ad un ragazzo. 
        Deve rispondermi, dottore: voglio sapere la verità. 
DOTTORE - AI punto in cui sei ... non resta molto. 
        Forse un mese ... 
MADDALENA - Un mese è sicuro?
DOTTORE - Dieci giorni senz'altro ... 
        Ma poi, queste cose Sono così diverse 
        di volta in volta! ... Magari ti riprendi e hai davanti 
        ancora ... tre, quattro o cinque anni ... 
MADDALENA - Grazie per questo augurio. 
        Ora so cosa fare. 
Il Dottore se ne va. 
        Maddalena per la prima volta si rivolge al pubblico. 
MADDALENA - Ho cominciato a organizzare 
        ogni cosa prevedendo le operazioni necessarie 
        per riuscire a concludere tutto 
        prima della «scadenza». 
        Ho chiesto di lasciare l'ospedale 
        - me lo hanno concesso, c'era una forza in me 
        che impediva a chiunque di fermarmi -; 
        sono partita con Johannes perché 
        volevo tornare al mio paese. 
        Ho parlato con mio padre e mia madre; 
        da tanto non sapevano niente di me, 
        il pudore mi aveva impedito di rivelare 
        in famiglia il mio stato ... 
        E poi quel rinunciare ad esser madre pesava su di me; 
        dovevo liberarmene. Volevo adesso legarmi per sempre 
        al mio dolce ragazzo paziente ... Johannes 
        da tempo insisteva che ci sposassimo; ma io, 
        sempre per quella storia antica, rifiutavo ... 
        Adesso il momento era arrivato ... 
Tutti i componenti del Coro - gli attori che hanno via via 
        interpretato i vari ruoli - si dispongono in un corteo di nozze; 
        tengono fra le braccia regali e ghirlande di fiori. Una donna 
        porta un abito bianco da sposa - quello che Maddalena 
        aveva all'inizio e glielo fa indossare. Due giovani portano 
        un leggero letto di rami fioriti e Maddalena vi si adagia. 
MADRE - Maddalena non aveva più le forze 
        per arrivare alla chiesa. Le portarono 
        tutti i fiori dei campi, e in quei fiori lei si adagiò ... 
CORO - Dolce letto di fiori, 
        per le tue nozze, Maddalena. 
        Felicità è un attimo che passa ... 
        Tu sei beata col tuo Johannes nella casa di Dio ... 
        Per sempre ... non per questo giorno solamente ... 
        Siate beati ... Beati eternamente ... 
Johannes è accanto a Maddalena. I due, come se rispondessero 
        alle domande del prete. 
JOHANNES - Sì, lo voglio ...
MADDALENA - Sì, lo voglio ...
IL CORO CANTA - Veni Creator Spiritus ...
MADRE - Gli stessi fiori del giorno delle nozze 
        accompagnarono Maddalena all'eterno riposo ... 
IL CORO CANTA - In paradisum deducaut te angeli ...
Johannes prende Maddalena tra le braccia e, seguito dal coro,
        passa tra il pubblico. In mezzo alla sala Maddalena si rialza.
MADDALENA - Adesso io sono felice.
Non mi turba neppure il pensiero di aver lasciato da solo 
        Johannes: soltanto un poco, se lo vedo triste 
        mentre ripensa a quando eravamo insieme ... 
        Ma la vita nel mondo, anche se dura a lungo, 
        è un attimo di un attimo ... E chi si è amato 
        si ritrova alla fine eternamente ... 
Maddalena prende Johannes per mano. 
        I due se ne vanno seguiti dal Coro che canta. 
FINE