“A freira Portuguesa"
( La monaca portoghese )

personaggi:
MARIANA, che parla moltissimo.
NOEL, che parla poco, ripete molto e ride moltissimo.
NOEL FANTOCCIO, che non PARLA ma si muove.
DONNA BRITES, presenza rimproverante.
DONNA Dl FRANCIA, presenza danzante.
MONACHE, Rossa, Bianca, Verde, Nera, Viola, presenze curiose.
CAVALIERI, Rosso, Bianco, Verde, Nero, Viola, présenze dileggianti.
.PROSTITUTE, Rossa, Bianca, Verde, Nera, Viola, presenze sfrenate.
LA SORTE, in veli neri, che parla in poesia.
LUOGOTENENTE, presenza impaziente.
NOVIZIE del convento di Beja, presenze liete.
COLOMBA, che tuba.
CAVALLO che nitrisce.

luoghi:
La cella del convento di Beja, in Portogallo, dove si trova Mariana.
Un luogo a Parigi, che sarà via via:
un salone di feste;
una caserma;
un casino;
un negozio di antiquario.
L’azione si compie nel corso di un anno, tra il 1668 e il 1669.

PRIMO TEMPO

Il SOGNO

Il grande letto di Mariana. Buio tutt’intorno, solo una luce diffusa sulle bianche coltri sfatte. Come un vessillo alato, gli abiti rosseggianti, una divisa da ufficiale e un’ampia veste monacale, ma tutto come intriso nel sangue, nel colore che anche per la liturgia della Chiesa è simbolo dell’amore. La voce di Noël come un sussurro, pensiero della fantasia. Mariana risponde dapprima sommessa, poi sempre più alta di volume e di intensità, fino a svegliarsi per la sua stessa voce.

NOEL
Accettate che vi ami …
MARIANA
Sì...
NOEL
Accettate che vi ami, mi darete la più grande gioia
[che si può dare sulla terra...

MARIANA
Sì sì sì...
NOEL
...la più grande gioia... quella che ho desiderato di
[più...
MARIANA
Sì sì sì sì sì...
NOEL
...quella che ho desiderato dal primo momento che
[vi ho conosciuta...
MARIANA
Sì sì sì sì sì sì sì...
NOEL
E vi dirò di più:
per questo,
per questo soltanto io voglio offrirvi la mia dedizione
[la mia vita il mio amore...
MARIANA
Prendete il mio amore... prendetelo...
fatene una cosa con il vostro...

Mariana e Noël si amano in mezzo alle coltri biancheggianti. Le vesti rosse ondeggiano mentre i due corpi prima celati dalle candide tele emergono come da un mare agitato, in un groviglio appena illuminato dal chiarore che pare emanare dallo spazio stesso in cui il letto si trova con i due amanti.

NOEL
...La più grande gioia...
...offrirvi la mia dedizione... ...la mia vita...
...il mio amore...
MARIANA
Sì...
(sempre più forte, fino a che la voce è un urlo)
Sì sì sì sì sì sì sì...

La luce sul letto si affievolisce fino a scomparire, mentre la voce di Mariana diventa un grido che abbandona la dolcezza dell’inizio per diventare un’invocazione, un lamento senza consolazione.
I corpi scompaiono nel volume dei lini, sepolti dalle vesti rosseggianti che come fiamme lambiscono la bianchezza dei lenzuoli, fino a sparire, il bianco ed il rosso, nella cupezza dell’oscurità che cala sul letto.
Immagine onirica di Mariana che invece giace semisdraiata su di un sedile, da parte, insonne, avvolta in un nero mantello monacale di penitenza. Mariana è in sudore. Ricorda, è nel passato ancora tutta, la mente e il corpo. Ha appena sognato l’amore con il cavaliere, e questo le accade ogni notte. E’ un anno, ormai, che Noël è partito.
Buio intorno, solo una luce su Mariana. Lei e il suo incubo. Null’altro, neppure la visione della stanza.

LA REALTA’

MARIANA
Non ci sei. Non ci sei. Non ci sei.
I tuoi occhi, non li vedo. Ci scoprivo l’amore,
mi facevano conoscere la gioia, riempivano
ogni cosa, per me erano tutto.
I miei occhi sono ciechi, erano i tuoi la mia luce.
Che mi resta? Lacrime.
I miei occhi servono a piangere, nient’altro.
Da quando ho saputo che eravate deciso
ad andarvene non faccio altro che piangere
Che tu sia lontano mi porterà a morire.
Unica consolazione per me sopportare il dolore.
Soffrire per voi è la vita, anche se così la perdo.
Ma ve l’ho regalata la mia vita,
è il piacere dei giorni che mi restano
sacrificarla a voi.

Mariana tace, affranta.
Entra svolazzando in veli scuri il Genio di Mariana, la Sorte; cattolicamente, il suo Angelo Custode. La Sorte circonda Mariana con le sue braccia fluttuanti, le fa aria sul viso affocato di lacrime. Mariana è come sollevata, per un attimo, ma un attimo solo.

SORTE
Smetti, smetti,
Mariana sfortunata
smetti di consumarti
senza frutto è il tuo tormento.
Smetti di cercare un amante
che non vedrai mai mai mai più...
Ha attraversato il mare
ha sfidato l’oceano
ha lottato con le tempeste:
perché?
Per sfuggire da te.
Smetti, smetti,
Mariana sfortunata
smetti di consumarti
senza frutto è il tuo tormento.
Noël è in Francia felice
felice di averti lasciata
felice di aver conquistato i tuoi baci
e di averli poi buttati via
come bucce vuote di castagne sugose...
Mentre la Sorte canta la sua mortale cantilena aggirandosi intorno a Mariana affranta e senza vita, si avvertono a poco a poco delle risa. La luce illumina nella lontananza l’ufficiale Noël in nera divisa di morte attorniato dai suoi compagni ufficiali. Mariana ha gli occhi sbarrati, la sua immaginazione crea il fantasma temuto, la sua sensibilità avverte quanto in realtà avviene nella Francia tanto lontana dal Portogallo, soprattutto da un convento dove è rinchiusa una dolce monaca disperata.

NOEL
La vita in Portogallo?
Noia noia soltanto noia.
Esercitazioni e battaglie
null’altro. Nulla almeno
che io ricordi...

Risate complici degli ufficiali amici di Noël.
Tutti bevono da grandi calici colmi, è evidente che sono già ad un numero imprecisato di bicchieri.

NOEL
Vi assicuro vi assicuro.
Noia noia noia soltanto noia.
Anelavo a tornare tra voi
e tra le nostre dame...

Risate in giro. Entra danzando una dama riccamente vestita. Il suo costume è rosso, come le vesti d’amore di Mariana.

NOEL
Mia bella dama
Vi aspettavo.
Ho attraversato l’oceano
per fare questo ballo con voi.

I due danzano avvinghiati mentre le risa aumentano, fin poi a spegnersi mentre la luce sparisce e tutto scompare.

MARIANA
Io non voglio non voglio
immaginarmi che mi abbiate dimenticata.
Perché mi tormento con la mia stessa fantasia,
non sono già abbastanza disgraziata
per la realtà dello stato in cui mi trovo?
E perché devo sforzarmi a dimenticare
tutte le dolcezze che riversavate su di me
per dimostrarmi il vostro amore?
Ero felice perché ad ogni momento
mi offrivate le prove della vostra passione.
Perché ora quei ricordi diventano veleno per me
e quello che è rimasto di voi nella mia memoria
si trasforma in una allucinazione angosciosa
e tutte le donne del mondo io vedo al mio posto
accanto a voi che le amate perdutamente
come un tempo io sola nel vostro cuore di pietra?

Intorno a Mariana, il Convento si anima della presenza delle monache. In bianchi abiti ondeggianti si muovono in cerchio, fuori dalla zona-stanza di Mariana, mormorando litanie.
La zona-stanza di Mariana è delimitata come da brevi segmenti che tutti insieme tracciano un perimetro pressoché circolare. E’ una delimitazione, ma anche il senso di una chiusura, di un mondo che non vuole comunicare con altro da sé e dai propri ricordi. Le monache scostano quei segmenti del perimetro che fissano lo spazio chiuso di Mariana. Semplicemente danno angolazioni aperte ai segmenti-parete che non sono quindi più uniti tra loro. Negli spazi che si aprono tra un segmento e l’altro le monache mettono tralci leggeri dalle fioriture di primavera. E’ la prima stagione dell’anno. Ed è anche l’inizio della passione di Mariana, che un anno durerà.

MONACHE
Jesu audi nos
Jesu exaudi nos
Pater de coelis Deus
Miserere nobis.
MONACA
Fili Redemptor mundi Deus
MONACHE
Miserere nobis.
MONACA
Spiritus sancte Deus
MONACHE
Miserere nobis.
MONACA
Sancta Trinitas unus
MONACHE
Miserere nobis.
MONACA
Jesu fili Dei vivi
MONACHE
Miserere nobis.
MONACA
Jesu splendor Patris
MONACHE
Miserere nobis.
MONACA
Jesu candor lucis aeternae
Jesu rex gloriae
Jésu sol justitiae
Jesu fili Mariae Virginis
Jesu amabilis
Jesu admirabilis
Jesu Deus fortis
Jesu pater futuri saeculi
Jesu magnì consilii Angele
MONACHE
Miserere nobis...
MARIANA
Deus
Noël Noël Noël Noël Noël...

Mariana nel contempo mormora il nome di Noël, come una litania. Le monache cantilenano le loro litanie. Quel pronunciare ripetutamente il nome di Gesù dà loro un’ebbrezza analoga a quella di Mariana nel pronunciare il nome dell’amato. Mentre dicono le litanie, le monache mettono i rami di primavera tutt’intorno. Poi scompaiono come sono venute.

MARIANA
Noël Noël Noël Noël Noël Noël Noël abbi pietà di me.

Mariana si guarda intorno stralunata. I segni della primavera le appaiono per la prima volta. Poi freneticamente va a rovistare in mezzo alle bianche coperte del letto, fino a tirarne fuori un pacco spiegazzato di lettere, le lettere di Noël. Vi legge febbrilmente, senza trovarvi mai quello che vorrebbe.

MARIANA
… (leggendo).
...Ti offro la mia sincera amicizia sentimento il più nobile
in tutto degno di te...

Mariana butta via le carte che si spargono nell’aria volteggiando come bianche colombe. La vera colomba, quella che tuba ed è stata testimone degli amori di Mariana e Noël, vi si mescola incuriosita e spaventata ad un tempo.

MARIANA
(legge, ma sa già tutto a memoria)
...Sono sicuro che i nostri piacevoli incontri
vi avranno lasciato un buon ricordo...

In un parossismo di disperazione Mariana si avvolge tutta di quelle lettere piene di falsi, amichevoli sentimenti. Ben presto ne è imprigionata, soffocata, avvolta come nelle spire di un mellifluo serpente.

MARIANA
Ahhhhhhhhhhhh...

Mariana rimane a terra, svenuta. Poco per volta si rialza, a stento riprende a parlare.

MARIANA
Morire d’amore ... Sarei felice...
Non vedrei più il mio cuore fatto a pezzi
per il dolore della vostra assenza...
Sto male... come potrei star bene
se non vi vedo?
Ma ogni male mi viene da voi… e ogni male
come un vostro dono... sopporto...
Ma come? E’ tutta qui la ricompensa che mi offrite
per avervi amato con tanta tenerezza?!
Non importa, vi adoro lo stesso...
non vedrò più nessuno dopo voi...
Ma anche voi non dovete amare nessun’altra...
Nessuna nessuna nessuna
potrà amarvi come vi ho amato io...
Come potreste accontentarvi
di una passione meno ardente della mia?
Troverete forse, più bellezza...

Mariana corre allo specchio, un lungo verde specchio acquoso che scende dal soffitto al comando di lei che vuole vedersi, confrontarsi con l’immagine che ha di sé.

MARIANA
...eppure una volta
mi avete detto che ero bella...
Ma non troverete mai tanto amore,
e tutto il resto non è niente.

Mariana getta da parte il groviglio delle lettere.

MARIANA
Non riempite più le vostre lettere di cose inutili.
E non scrivetemi più
di ricordarmi di voi!

Il Cavaliere e la Dama di Francia ricompaiano danzando, strettamente allacciati.

MARIANA
Ah! Io non posso dimenticarvi.
E non dimentico che mi avevate fatto sperare...
[saremmo
vissuti insieme... forse tutta la vita... o un poco almeno.

Il Cavaliere e la Dama ridono nei volteggi della danza.

NOEL
Accettate che vi ami....

DAMA
Sì...

Mariana come se risentisse le tenere frasi bugiarde dell’amore di un tempo, risponde anche lei.

MARIANA
Sì...

Mariana è trascinata fuori dalla cerchia della sua stanza allargata a convento, nello spazio delimitato dai segmenti e dai tralci fioriti di primavera. Come se il richiamo del tradimento di Noël ne portasse Io spirito fino a lui e alla Dama.
Cade a terra il nero abito di penitenza, libera come un vago fantasma in bianca veste leggera Mariana raggiunge l’amato.

MARIANA
Se mi fosse possibile uscire da questo disgraziato
[chiostro...
(lotta con i rami che le si intrecciano addosso)
Noël... Noël... non aspetterei qui che si compiano le
[vostre
promesse... o che si tradiscano...
Andrei a cercarvi... senza nessuna precauzione...
Vi seguirei per amarvi in tutto il mondo.

Ormai Mariana è accanto al Cavaliere e alla Dama che danzano inconsapevoli.

NOEL
Accettate che vi ami, mi darete
la più grande gioia che si può dare sulla terra...
DAMA
Sì sì si...
MARIANA
Sì sì sì...
Vi seguirei per amarvi in tutto il mondo.
Non può avvenire lo so non può avvenire
almeno vi seguo col pensiero
NOEL
Accettate che vi ami …
Mi darete la gioia che ho desiderato dal primo
[momento
che vi ho conosciuta...
DAMA
Sì sì sì sì sì...

Mariana danza accostata alla Dama che danza con il Cavaliere; sogna di sostituirla.

MARIANA
Vi scongiuro, ditemi perché vi siete intestardito
a incantarmi, come avete fatto.
Sapevate di dovermi abbandonare.
Perché siete stato così accanito
a volermi rendere infelice?
Non potevate lasciarmi in pace nel mio chiostro?
Vi avevo offeso in qualche modo?
CAVALIERE
lo voglio offrirvi
la mia dedizione la mia vita il mio amore...
Le frasi sono per la dama, ma Mariana le sente come sue.

MARIANA
Vi chiedo perdono.
Non vi faccio colpa di niente.
Non sono in grado di pensare alla vendetta.
Soltanto accuso la durezza del mio destino.
Mi sembra che ci ha fatto tutto il male che potevamo
temere quando ci ha separati.

Mariana si riallontana verso il chiostro, mentre il Cavaliere e la Dama cominciano a fare all’amore.

DAMA
Prendete il mio amore...
prendetelo ...
fatene una cosa con il vostro...

I due lottano amorosamente avvinti. Mariana è di nuovo nella stanza del convento. La nera veste luttuosa risale di nuovo sui bianchilini dell’intima sottoveste-anima.

MARIANA
Ma il destino non può separare i nostri due cuori.
L’amore è più potente del destino.
L’amore ha unito i nostri cuori per tutta la vita.
E se voi alla mia vita tenete, scrivetemi...
[scrivetemi sempre...

Noël è perduto nelle vesti sfatte della dama. inconsapevole di Mariana lontana.

NOEL
...la più grande gioia...
offrirvi la mia dedizione...
la mia vita...
il mio amore...
MARIANA
lo ho il diritto che facciate in modo di farmi sapere
lo stato del vostro cuore... la vostra sorte... tutto
di voi...
Soprattutto venite a vedermi...

Mariana srotola un lungo foglio scritto fittamente: è fa lettera da lungo tempo iniziata per l’amante lontano. Vi scrive ancora frasi frettolose, avvolgendosi nella lunga striscia di carta come nelle spire di una passione diventata oggetto tangibile.

MARIANA
Addio. Non posso lasciare questo foglio. Cadrà nelle
[vostre
mani... Vorrei avere la stessa fortuna. Ma purtroppo
non è possibile... non è possibile... Addio. Non ne
[posso più
Amatemi sempre. Fatemi soffrire... soffrire ancora
[di più...

Fuori dalla cella di Mariana, nello spazio circostante nel quale la zona di lei si apre, compaiono i monache. E’ l’ora della ricreazione. Non più austere o mistiche preghiere, ma le illusioni dei giochi quasi magici, conventuali, gli allusivi scherzi che alleviano una castità non voluta.

MONACA BIANCA
Modo di far comparire in una mano le lettere scritte sopra una carta...
Pigliasi orina, e con penna nuova si scrivono sopra la palma della mano sinistra
quelle lettere che si vogliono, le quali
si lascino asciugare... poi si scrivono
le stesse lettere in una carta con inchiostro comune,
e queste si mostrano ai circostanti col dire
di volerle far sparire sopra la palma
della mano sinistra, mostrando ancora la palma
di detta mano sinistra, acciocché veggano
che non vi è niente di scritto... ciò fatto
abbruciasi la carta nella quale sono scritte
le lettere... e con quella carta abbruciata
si freghi la palma della mano sinistra
dov’è stato scritto con l’orina...
e le lettere compariranno...

Le altre monache ridono, mentre la Monaca Bianca parla ed esegue il suo gioco. Mariana come dentro una gabbia socchiusa ascolta in torpore. E’ la volta di un’altra monaca che racconta il suo gioco.

MONACA ROSSA
A scrivere una lettera in un ovo, quale non si potrà
leggere se non gli levi il guscio... Si piglia un ovo, e
[sopra
del guscio se gli scriva quello che più piace, con
[allume di rocca
distemperato in aceto... Poi si pone al sole gagliardo
acciocché le lettere si secchino, poi si pone l’ovo
in acqua salsa o salata per due giorni... e alla fine
si cava e si lascia asciugare all’ombra... Poi si fa
cuocere in acqua tanto che venga duro... e le lettere
penetreranno comodamente...

Mentre le monache si avvicendano, tra risate soffocate e azioni relative alle formule dei giochi, Mariana poco per volta pare ridestarsi dal vago torpore in cui è caduta. Lentamente si avvicina ad un angolo della cella dove si trova il confessionale, vi si inginocchia come in preghiera. Tra i lini che Mariana scosta appare una mano, che lei prende con la reverente passione di un penitente di fronte al padre confessore. Le monache proseguono i loro giochi.

MONACA VERDE
A far comparire in un subito lettere sopra una pietra
o mattone... Si scrive sopra la pietra o mattone
quello che si vuole con grasso di becco,
che le lettere non si vedranno...
Posto poi sopra queste lettere aceto forte,
subito si vedranno le lettere le quali parranno scolpite...

Mariana comincia a scoprire la figura ammantata dentro il confessionale, di cui tiene una mano, Lentamente emerge l’immagine di Noël nella divisa rosseggiante, è il suo manichino in tutto simile a lui vivo, solo che è immoto e i suoi movimenti dipendono da quello che vuole fargli fare Mariana. Le monache assistono tutte intorno al rito di Mariana e delCcavaliere manichino. Ridono complici mentre continuano a dire le formule dei loro giochi. Ormai Mariana ha tratto dal confessionale il manichino-Noël e lo conduce con lei al centro della stanza.

MONACA VIOLA
Far lettere, le quali non si potranno leggere
che in tempo di notte... Si piglia fiele di rana... e
legno di salice fracido... squamma di pesce...
parti eguali.. e ogni cosa si polverizza sottilmente...
e con chiare d’ova se ne fa un unguento...
col quale scritto sopra muro, legno, carta, o altro, queste
… lettere non si vedranno che nella notte oscura...

Noël-manichino è in mezzo alla stanza, ondeggiante, … appena appoggiato ad un qualche sostegno. La colomba gli svolazza attorno come impazzita.

MARIANA
Devo farvi conoscére i sentimenti del mio cuore.
Ve li scriverò fino a che vi saranno penetrati nella
[carne,
userò ogni mezzo perché conosciate la violenza del
[mio
amore per voi. E voi tacete invece. Nessun segno di
[vita
in sei mesi, neppure una lettera breve, o banale...
Ditemi qualcosa almeno... Rispondetemi , giustifica
[tevi...
Questo silenzio non lo sopporto, dovete rispondere...
Questa è la vostra immagine, il segno che rimane di
una storia vissuta, non immaginata...
Parlate! Giustificatevi!

Il manichino-Noël ondeggia un poco nell’aria, silenzioso e beffardo.
Mariana lo percuote con le mani, sempre più violentemente.

MARIANA
E’ giusto almeno che sopportiate che mi lamenti delle
[disgrazie
purtroppo previste, quando avevo capito che
eravate deciso a lasciarmi. Avevo fiducia in voi, mi
[sono
illusa come non si deve fare mai, ma ero così inna-
[morata,
meritavo più fedeltà. Voi siete portato a tradirmi, è
un fatto naturale, come vivere e respirare: posso
[chiedervi
di non respirare?

Mariana piega il manichino-Noël a sé, gli rovescia la testa all’indietro, si inginocchia tenendolo in grembo. Bacia il manichino e poi lo soffoca con le mani sulla bocca.

MARIANA
Eh? Posso chiedervi di non respirare, mio bel cava
[liere
traditore?

Mariana abbandona la stretta.

MARIANA
Non sarei meno disgraziata, se mi amaste soltanto
[perché
vi amo. Sono stata cieca, ho creduto in un amore che
[non è
mal esistito. Ero io, soltanto io ad amare, e così i piaceri sono finiti, e mi è rimasto l’amore, aspro e doloroso, una schiavitù insopportabile.

Mentre Mariana prosegue nel suo disperato monologare, il manichino-Noël si anima come se fosse il cavaliere vivo di una volta; è un momento di i canto, di ritorno indietro nel tempo, di stupore amoroso. Mariana tace, affascinata E’ un incontro di occhi, un lieve toccarsi delle mani, in un’atmosfera sospesa come dentro una sfera di cristallo. Lontano, le monache cantano inni di gioia.

CANTO
Christe, sanctorum
decus angelorurn...
Gentis humanae Sator,
et Redemptor...
Coelitum nobis
tribuas beatas
Scandere sedes...
Angelus pacis Michael
in aedes... Coelitus nostras veniat
serenae...
Auctor in pacis lacrymosa
in orcum
Bella releget.

Angelus fortis Gabriel
ut hostes
Pellat antiquos
et amica coelo...
Quae triumphatos statuit
per orbem
Templa revisat...
Angelus nostrae
medicus salutis
Adsit e coelo Raphael, ut omnes
Sanet aegrotos, dubiosque vitae
Dirigat actus...

Virgo dux pacis
Genitrixque lucis...
Et sacer nobis chorus
Angelorum...
Semper assistat
Simul et micantis
Regia coeli...

Praestet hoc nobis
Deitas beata
Patris, ac Nati,
pariterque sancti
Spiritus cuius resonat
per omnem Gloria mundum...
Amen...

Il manichino-Noël si irrigidisce di nuovo nella fissità inanimata di prima.
MARIANA
Tutti i miei desideri sono dunque inutili!
Non vi vedrà mai più nella mia stanza
con tutto l’ardore
con tutto l’impeto
che mi dimostravate?
Mi sono illusa. I sentimenti che mi tenevano
la testa e il cuore
era solo il piacere a provocarveli
e finivano presto come finiva il piacere...
Avrei dovuto ragionare,
così soltanto avrei calmato l’eccesso della mia pas-
[sione...
così soltanto avrei previsto i dolori che sto soffrendo.
Ma io mi davo tutta a voi
non ero in grado di pensare a quello che
avrebbe potuto avvelenare la mia gioia
e impedirmi di godere pienamente
le prove ardenti della vostra passione.
Qualche volta vi dicevo
«mi renderete infelice»...
ma era un gioco, lo facevo
per essere rassicurata da voi,
e subito mi abbandonavo all’incanto
e alla malafede delle vostre profferte.
Anche adesso, che cosa credete?, io vedo chiara-
[mente
Il rimedio ai miei mali. Basterebbe non amarvi più
e sarei subito liberata! Ma no, preferisco
soffrire ancora di più che dimenticarvi!
Cosa dite?! Che questo dipende da me?
Sì, la vostra ironia non mi tocca, dipende da me
certamente, e posso dire che mai, neppure
per un solo momento, mi sono augurata
di non amarvi più!
Voi, voi siete più da compiangere che me,
Voi, che vi divertite con queste idee,
Voi che correte dietro a amori
che non hanno sapore, vaghi fantasmi
vestiti che ricoprono il nulla
dame di Francia la cui bellezza
è il nome, la cipria e la parrucca,
non come me
che vi amo profondamente
con tutto il mio essere
di sangue e di passione…
Non invidio la vostra indifferenza
mi fate pietà!
lo sono più felice di voi
non avrete pace
se vi accontenterete di piaceri imperfetti
dopo quanto io vi ho donato
senza confronto nei pallidi amori
della vostra Parigi di morte...
Mariana rimane aggrappata al manichino-Noël, come priva di vita. Querule, a risolini sommessi, e tuttavia pietose, le monache entrano nella cella di Mariana, le si fanno attorno sollecite, la staccano dal manichino, come una madonna dal Cristo crocefisso. A cerchio lo reggono sollevandolo fino al confessionale, dove ritorna tra le cortine di lini e sete di sacri arredi, sparendo nel mistero dell’interno, proprio come un Cristo-ostensorio nel tabernacolo.

MONACA ROSA
Portiera dovete suonare la sera
MONACA VERDE
I fornitori aspettano, portiera...
MONACA BIANCA
L’incenso mancava alla messa
dovete venire a vedere...
MONACA VIOLA
E’ compito vostro, portiera
avete incombenze precise...
TUTTE
E invece guardatevi:
sembrate una pazza...
MARIANA
(le monache reggono Mariana che è sul punto di svenire)
Dovete essere insensate per avermi creduta capace
di sostenere un impegno.
Sorelle, che cosa posso rispondervi?
Io sono come una pazza,
e niente vive in me che il ricordo di lui.

Nel delirio Mariana si rivolge a questa o a quella monaca come se ciascuna fosse il cavaliere-Noël, o i suoi servitori.

MARIANA
Ah! Ho invidia della felicità dei’suoi servitori:
perché non sono con lui, giorno e notte, come loro?
E’ pronto il suo cavallo?
Francisca, portategli il pranzo. Tutto
deve essere in ordine per lui, per te amor mio...
Noël, non mi auguro nient’altro in questo mondo
che vedervi: almeno ricordatevi di me... mi accon-
[tento
del vostro ricordo, ma posso esserne sicura?
Non so neanche questo, ormai, eppure una volta
non del ricordo mi accontentavo, quando vi vedevo
tutti i giorni, e tutti i giorni mi amavate, mi amavate...

Ormai Mariana è al massimo della visione onirica e del furore. Le monache a stento la trattengono. Vestita di rosso come Noël, la Monaca rossa è presa da Mariana e trascinata, cade a terra la rossa acconciatura da testa, mentre le mani dì Mariana la afferrano alla gola convulsamente.

MARIANA
Non mi pento, no, non mi pento
di avervi adorato
e sono contenta che mi abbiate sedotto.
La vostra assenza senza concessioni, forse eterna,
non diminuisce di nulla l’impeto del mio amore.

Come un barlume di ragione in Mariana, che lascia la gola della Monaca rossa, e si guarda intorno avvertendo per la prima volta la presenza delle sorelle.

MARIANA
Voglio che tutti conoscano il mio amore per lui
non ne faccio un mistero
Sono estasiata di aver fatto
tutto quello che ho fatto
contro ogni sorta di perbenismo.
Il mio onore
la mia religione
io li impegno ad amarvi perdutamente
per tutta la vita
solo così hanno senso
solo così hanno valore.

Le monache lentamente abbandonano Mariana esausta, e si allontanano fuori dalla cella.

MARIANA
Ah! Non costringetevi ad amarmi!
Io non voglio da voi che quello che verrà
dalla vostra inclinazione per me.
lo rifiuto il vostro amore
se questo amore è pietà
concessione imbarazzata
lo non lo voglio così...
Proverà piacere a scusarvi
perché voi proverete, forse,
piacere a non scrivermi
e io provo piacere così
scusandovi e amandovi...
Mariana rimane in uno stato di estasi silenziosa. Le monache fuori portano rami carichi di frutti e li sostituiscono a quelli fioriti di primavera, che stavano tutt’intorno, già collocati da loro. E’ tempo d’estate ormai, il corso dei giorni è ininterrotto, e Mariana prosegue il suo vivere e patire che durerà un anno intero, I rami di frutti circondano la cella di Mariana come un trionfo di vita e di succosi colori. Nel mettere i rami le monache cantano.

MONACHE
Salvete Christi vulnera
Immensi amoris pignora
Quibus perennes rivuli
Manant rubentis sanguinis.

Nitore stellas vincitis
Rosas odore et balsama
Pretio Iapillos Indicos
Mellis favos dulcedine.

Per vos patet gratissimum
Nostris asylum mentibus
Non huc furor minantium
Unquam penetrat hostium

Quot Jesus in pretorio
Flagella nudus excipit!
Quot scissa pellis undique
Stillat cruoris guttulas!
Frontem venustam, pro
dolor!

Corona pungit spinea
Clavi retusa cuspide
Pedes amnusque perforant.

Postquam sed ille tradidit
Amans volensque spiritum
Pectus feritur lancea
Geminusque liquor exilit.

ut piena sit redemptio
Sub torcuiari stringitur
Suique Jesus immemor
Sibi nil reservat sanguinis.

Venite, quotquot criminum
Funesta iabes infìcit
in hoc saiutis baineo
Qui se lavat, mundabitur.

Summi ad Parentis dexteram
Sedenti habenda esta gratia
Qui non redemit sanguine
Sanctoque firmat Spiritu.
Amen...

Questo inno, e già quello precedente della primavera, appartengono alla liturgia del «Breviarium Romanum », e sono cantati nei riti di maggio e di luglio.
La Monaca Rossa entra nella cella, si avvicina a Mariana.

MONACA ROSSA
Un Ufficiale francese vuole parlare con voi.
MARIANA
Subito. Fatelo entrare. Subito.

Con ansiosa premura si tira su, si riassetta le vesti, si ricompone il velo. Entra l’Ufficiale francese.

UFFICIALE
Sono un amico di lui...
MARIANA
E’ vivo?
UFFICIALE
Due settimane fa lo era. Vi ricorda. Vi offre la sua sincera amicizia...

MARIANA ... (ripetendo le frasi che sa già a memoria)
… in tutto degna di me, ed è sicuro che i nostri piacevoli incontri mi avranno lasciato un buon ricordo.
UFFICIALE
Sì: come lo sapete?
Non fa che scrivermi le stesse cose. Vi ha dato una
[lettera
per me?
UFFICIALE
No. Mi ha detto che avreste capito.
MARIANA
Lo vedete spesso?
UFFICIALE
E’ il mio superiore nel reggimento.
MARIANA
State combattendo? E’ in pericolo? Si batte?
UFFICIALE
In Francia la pace è fatta. Per questo ho potuto
allontanarmi. E’ tempo di ozi ormai, è tempo
di feste...
MARIANA
E’ tempo di amori, di balli, di pranzi...
Potete portarmi con voi? Posso pagare sapete?
(fruga febbrilmente in un cofanetto, ne tira fuori gioielli e monete)
Vedete, oro, gioielli, sono per voi, se mi fate partire!
UFFICIALE
Signora, la nave è da guerra.
Sarebbe uno scandalo. Addio.
Non ve ne andate! Parlatemi ancora di lui!
Che cosa sono queste misere pietre, questo oro
[opaco,
in confronto alla vita, all’onore, quanto di più pre-
[zioso
avevo, gettato per lui!
Parlatemi ancora vi prego... Che cosa fa la mattina,
nel tempo della cavalcata, e a pranzo, coi servi, e gli
[amici,
e certo i suoi tradimenti, e i balli, e i giochi,
e i tornei, e le risate notturne... Oh tutto, tutto
voglio sapere, meglio che il nulla, e l’oblìo,
e questo parlare da pazza, io sola, senza qualcuno
che ascolti, e risponda, e mi dica, mi dica,
mi dica qualcosa di lui...

L’Ufficiale è scomparso. Mariana è di nuovo sola. Si protende fuori, verso l’esterno che le è proibito. 1 rami carichi di frutti la circondano. Le spine dei rami tracciano sulla sua pelle solchi di sangue, che sgorga in rivoli sul suo viso incantato.

MARIANA
Che cosa sarà di me?
Che cosa volete che io faccia?
E’ tutto così diverso da quello che avevo previsto.
Speravo che mi avreste scritto
da tutti i posti dove sareste passato...
Speravo che le vostre lettere sarebbero state
tanto tanto lunghe...
speravo che avreste alimentato la mia passione
facendomi sperare di rivedervi...
La vostra lontananza, le pratiche della religione,
il timore di mandare in rovina quel poco che mi resta
della mia salute, per tante veglie e tanti affanni,
la scarsa credibilità del vostro ritorno,
la freddezza della vostra passione
e dei vostri ultimi addii,
la vostra partenza che poggiava su dei pretesti
abbastanza meschini
e mille altre ragioni
che non sono che troppo buone e troppo inutili
sembravano permettermi un aiuto sicuro
se mi fosse diventato necessario
per dimenticarvi.
Non avevo che da combattere contro me stessa,
e nonostante questo sto soffrendo.
E soffro soprattutto pensando che
non siete mai stato toccato veramente
dai piaceri che reciprocamente ci davamo!
Sì, solo adesso mi rendo conto
di quanta malafede ci fosse nei vostri atteggiamenti.
Io non devo che alle mie insistenze le premure,
gli impeti che avevate per me.
Avevate ideato a sangue freddo un disegno;
per farmi bruciare di passione,
e alla mia passione avete guardato come ad una vit-
[toria,
il vostro cuore non ne è stato mai toccato profonda-
[mente
Siete soltanto un disgraziato! Nessuna delicatezza
[è in voi
se avete soltanto saputo approfittare dei miei slanci
per ambizione e non per amore!
Ma è possibile che non abbiate voluto godere
dei piaceri che vi davo? Si è più felici
quando si ama che quando si è amati, e dunque
dovevate amarmi!
Ah! Io non so più che cosa sono, che cosa faccio,
che cosa desidero!
Sono lacerata da mille sensazioni contrarie.
Vi amo perdutamente, mi siete così caro
da non osare di augurarvi quello che provo io.
Non ho forze sufficienti per tener testa ai miei mali:
come potrei sopportare il dolore che mi darebbero
[i vostri
e che sentirei mille volte di più?
Ma non posso neanche decidermi a desiderare
che non mi pensiate più: sì, lo confesso,
sono gelosa, furiosamente gelosa di tutto quanto
vi dà gioia e tocca il vostro cuore in Francia...

Mentre Mariana parla, ritorna, fuori, l’immagine del Cavaliere-Noël in Francia. E’ in un casino. Donne discinte intorno a lui, che in mezzo sta improvvisando un duello con un invisibile avversario.

NOEL
E là e là e là, la victoire est à moi!
Inseguire i nemici...
(rincorre ad una ad una le donne che fuggono spavento e fuggono qua e là)
paurosi imbelli
trafiggerli sulla spada
questo è sempre stato il mio dovere di soldato!
Ora voi bei soldati
sarete trafitti dalla mia spada.
(il Cavaliere-Noël e le donne lottano ridendo)
ma non da quella che vedete luccicare nella mia mano
una spada d’amore che già altre volte
avete mostrato di apprezzare
e anziché morire, godendone e chiedendomene voi
[stesse
ancora altri colpi!
DONNE
Sì Noël tira fuori la tua spada!
(ridono)
NOEL
Sì sì tirerò fuori la mia spada. Ma un po’ di calma,
[lasciatemi
riprendere fiato, tanto sono qui tutto per voi, la guerra
è finita, possiamo stare insieme una vita!
(le donne ridono)
DONNA ROSSA
Ma non devi ripartire?
DONNA BIANCA
Non devi ritornare in Portogallo?
DONNA VERDE
C’era una donna una dama ad aspettarti...
DONNA VIOLA
Una monaca, una grande signora...
TUTTE
Una che ti ama!
DONNA ROSSA
A giudicare da quello che ci hai letto..
DONNA BIANCA
Da quello che ti scrive...
DONNA VERDE
Dalla passione che ci mette...
DONNA VIOLA
Chissà com’era con te...
TUTTE
Era meglio di noi?
NOEL
Una noia credetemi una noia...
(tira fuori una lettera di Mariana, si atteggia a donna, legge sbeffeggiando)
«Se devo dirvi la verità, sono gelosa, furiosamente gelosa di tutto quanto vi dà gioia e tocca il vostro cuore e vi attrae in Francia...
Le donne Io toccano, lo pizzicano, lo sbaciucchiano.
DONNA ROSSA
E’ gelosa!
DONNA VERDE
Allora è gelosa di noi!
DONNA BIANCA
Avrà un bel daffare se è gelosa di noi!
DONNA VIOLA
Facciamola diventare ancora più gelosa!
(abbraccia il Cavaliere-Noël con trasporto)

Mariana nella sua cella prosegue il suo monologare, fino al momento in cui riprenderà Io stesso monologo, sbeffeggiandolo, Noël tra le puttane francesi.

MARIANA
Ho perso la reputazione,
mi sono esposta al furore dei miei genitori,
alla severità delle leggi di questo paese
contro le monache che non rispettano le regole…
Mi sono esposta alla vostra ingratitudine,
che mi sembra la più grave di tutte le disgrazie...
Eppure mi accorgo che non ho rimorso,
perché vorrei aver corso pericoli più grandi,
per l’amore che ho per voi, e provo un piacere di
[morte
nell’aver rischiato la vita e l’onore...
Vivo, infedele che sono
e faccio tante cose per conservare la vita quante
per perderla...
Se vi amassi quanto vi ho detto mille volte
non sarei morta da molto tempo ormai?
Vi ho ingannato, perché non ve ne lamentate?

Nel casino in Francia, Noël, che si è liberato dall’abbraccio della Donna viola, riprende la lettura della lettera, tra lazzi e risate.

NOEL
Non sono morta, quindi vi ho tradito, ve ne domando
perdono, ma non concedetemelo. Trattatemi con du-
[rezza.
Mandatemi a dire che volete che muoia d’amore per
[voi.
DONNA ROSSA
Sì mandateglielo a dire!
DONNA VERDE
Glielo diciamo tutte insieme!
DONNA BIANCA
Che muoia d’amore per voi!
DONNA VIOLA
Con la nostra benedizione!
(ridono)
Nella cella Mariana continua il suo monologo, mentre Noël e le donne si rincorrono ridendo.

MARIANA
Non è meglio che io muoia piuttosto che vivere in
[questo
stato? Addio, non vorrei avervi mai visto. Ma no,
[questo
desiderio è falso, mi accorgo che preferisco essere
[infelice
amarvi piuttosto che non avervi mai visto Se
[questo
è il destino che avete voluto per me, mi rassegno, lo
accetto per amor vostro. Vi ringrazio dal profondo del
cuore della disperazione di cui siete causa, e dete-
[sto
la tranquillità nella quale sono vissuta prima di co-
[noscervi.

Nello stato di esaltazione mistico-amorosa nella quale si trova Mariana, i due piani di azione si fondono infine: nella cella entrano come i fantasmi del suo incubo Noël e le donne. Mariana è sollevata dalle quattro — ma sono ancora le donne del casino o sono le monache del convento? — mentre Noël — ma è ancora lui o è la Sorte in veli neri? — trafigge Mariana con la spada luccicante, in un sacrificio mille volte ripetuto, e i colpi vanno al cuore, come nelle rappresentazioni delle Madonne addolorate, trafitte da innumerevoli spade luccicanti.
Qui potrebbe finire il primo tempo.

SECONDO TEMPO

Le monache del convento cantano un inno del mese di ottobre. Mentre cantano sostituiscono I rami carichi di frutti che adornano tutt’intorno lo spazio circostante la cella di Mariana, con tralci di vite matura. E sempre cantando quegli stessi grappoli staccano, in parte, portandoli a spremere nel torchio da cui sprizzerà un getto di vino nuovo, che subito esse raccoglieranno in un bacile d’oro e offriranno al Cristo che appare dietro un lino della cella, immagine a grandezza naturale del crocefisso uomo-Dio, che altri non è anche questa volta e solo nell’immaginazione di Mariana, che il Cavaliere-Noël nella sua rossa divisa.

MONACHE
Benedicam Dominum
in omni tempore
semper laus eius in ore meo...

semper Iaus eius in ore meo...
audiant mansueti et laetentur...

Magnificate Dominum mecum
et exaltemus nomen eius in idipsum...

Exquisivi Dominum et exaudivit me
et ex omnibus tribulationibus meis eripuit me...

Accedite ad eum et illuminamini
et facies vestras non confundentur...

Iste pauper exclamavit et Dominus exaudivit eum
et de omnibus tribulationibus eius salvavit eum...

lmmittet Angelus Domini in circuitu
timentiurn eum: et eripiet eos...

Gustate et videte quoniam suavis est Dominus
beatus vir qui sperat in eo...

Timete Dominum omnes sancti eius
quoniam non est inopia timentibus eum...

Divites eguerunt et esurierunt: inquirentes autem
Dominum non minuentur omi bono...

Venite filii, audite me
timorem Domini docebo vos...

Le monache si allontanano portando via il torchio e gli attrezzi. Mariana è sola di fronte all’immagine crocefissa di Noël.

MARIANA
Ecco, anche lassù siete riuscito ad arrivare, avete
preso il posto del mio Dio. lo sento di dovervi cedere
ancora per un poco, ma la mia mente ragiona, sapete,
e si fa strada contro la mia passione. Adesso
io vi adoro come Cristo, ma già mi rendo conto
che non siete degno di quanto provo per voi.
Vi ho amato, ho provato piaceri che non credevo
esistessero. Ma mi costano dolori che non immagi-
[nate
e tutte le sensazioni che suscitate in me
le sopporto a stento, tra poco
non le sopporterò più.
Voi non eravate accecato dalla passione per me:
perché dunque avete permesso che arrivassi
allo stato in cui mi trovo?
Che cosa volevate farvene dei miei slanci amorosi
che non potevano esservi che importuni?
Sapevate che sareste ripartito da questa terra,
e allora perché mi avete voluto scegliere
per rendermi così infelice?
Vi sareste trovato senz’altro qualche donna più bella
lei vi avrebbe amato con fedeltà per tutto il tempo
in cui stavate insieme, questo vi sarebbe bastato,
anzi, era proprio quello che cercavate,
dopo l’amore ognuno per conto suo,
niente promesse eterne, fastidiosi legami...

Mariana si avvicina al crocefisso, prende il Cristo-Noël tra le braccia, lo fa scendere, un po’ bruscamente, a terra. Noël è ben vivo, nella sua rossa divisa.

MARIANA
Ah! Venite giù di lì, non è il posto per voi.
Nemmeno una passione sproporzionata come la mia
può tenervi per troppo tempo in questa considera-
[zione.
NOEL
Ma ho dovuto partire, Mariana!

Il dialogo prosegue come tra due vecchi amanti dalla consuetudine di vita, In effetti è un po’ questo il tipo di rapporto che si è venuto creando attraverso le lettere e l’immaginazione di Mariana. I due attingono con dei calici dall’ampio bacile di vino nuovo rimasto in scena dopo l’azione delle monache, e bevono mentre continuano a parlare.

MARIANA
Mi avete portato via via le ragioni più
diverse e più bislacche: troppe, e troppo deboli per essere vere!
NOEL
Sono un gentiluomo, non posso rispondervi come
[vorrei.
MARIANA
Non so neppure se siete un uomo, figuratevi poi un
gentiluomo! Queste frasi fatte ed elusive non fanno
che dimostrare ancora di più la vostra colpevolezza.
NOEL
Partiva un vascello...
MARIANA
Lo lasciavate partire!
NOEL
La mia famiglia mi scriveva...
MARIANA .
Non conoscevate tutte le persecuzioni che ho sofferto dalla mia?
NOEL
Il mio onore mi impegnava ad abbandonarvi...
MARIANA
Cooosa? Ho avuto, io, qualche precauzione per il mio di onore?
NOEL
Ero obbligato ad andare a servire il mio re...
MARLANA
Se tutto quello che si dice di lui è vero, non ha
nessun bisogno del vostro aiuto e vi avrebbe scusato.
NOEL
Dite tutto voi, siete voi che sapete tutto: e noi
[avremmo
dovuto passare una vita insieme?
MARIANA
Sì e fedelmente vissuta. Non vi ho mai tradito, per
qualsiasi cosa al mondo non avrei commesso un’azio-
[ne
così nera. Voi sapevate tutto questo, eppure mi avete
lasciato. Adesso non vi ricordate più di me che per
sacrificarmi a una nuova passione.

Noël tace.

MARIANA
Eh? Dite la verità, queste cose si sentono, nell’aria
come un odore. Eppure vi amo, come una pazza. E non
mi lamento della violenza dei turbamenti del mio
cuore, mi abituo alle sue persecuzioni, e scopro,
poco a poco, che sono diventate un piacere per me
e ne godo, amandovi in mezzo a mille dolori.
NOEL
Vi ho scritto...
MARIANA
Lettere fredde, piene di luoghi comuni. Metà del fo-
[glio
non riempito, Il resto che sarebbe stato meglio non
scrivere.
NOEL
Siete incontentabile, signora. Se non scrivo mi ac-
[cusate,
se scrivo peggio ancora.
MARIANA
Voi state saldo nella vostra indifferenza. Anche le
monache più severe hanno pietà dello stato in cui
mi trovo. Povere donne, sono lontane dalla mia
passione, ma il dolore offre loro un motivo
di rispetto. Solo voi siete insensibile.
NOEL
Eppure vi sono piaciuto.
MARIANA
Eccola la vostra ambizione, il vostro amor proprio.
Tutto questo in voi è meschino, eppure mi ha attirato
e mi attira ancora. Se ripenso a quando vi ho cono-
[sciuto,
ricado nell’agitazione di allora...

Dimentica della presenza di Noël-Cristo-manichino-vivente, Mariana ritorna nelle immagini del passato, gradualmente, come risucchiata dal ricordo, e poco per volta riprende con gli abiti gli atteggiamenti di allora. Noël che ha parlato con lei scompare per lasciare posto, al momento opportuno, al Noël cavaliere di quel tempo non poi tanto lontano della conoscenza. Entra, nella stanza di Mariana, Donna Brites, la governante-consigliera che le tiene compagnia e ne riceve le confidenze. Non è una monaca, ma una dama di famiglia che ha seguito la giovane in convento. L’arrivo di Donna Brites dà il via alla rievocazione, da parte di Mariana, di un tempo passato e rivissuto, ora, nella memoria. Mariana è sul letto, ansimante.

DONNA BRITES
Povera. bambina. Morire di dolore. Per uno così.
Basta lacrime. Basta sospiri. Uscire bisogna.
Aria. Aria. C’è il sole fuori, lo vedi?
MARIANA
Sentivo la vita quando lui mi amava. Ora non provo
più nulla.
DONNA BRITES
Vergogna vergogna disprezzare la vita.
Devo proprio sculacciarvi, come quando
eravate piccina.
(le si avvicina, la scuote, la costringe a sollevarsi un poco, lacrimosa, dal letto).
MARIANA
Va bene balia. Sarò ubbidiente. Ma non servirà.
DONNA BRITES
Brava così va meglio.
(la aiuta ad alzarsi, la sorregge fino alla finestra).
Guardate che bella campagna serena.
Che luce sull’erba. Pare un sogno.

Donna Brites si allontana. Mariana rimane a contemplare l’esterno. Nella dimensione dei ricordo di Mariana si inserisce, a scatola cinese, una ulteriore dimensione di ricordo: sollecitata dall’immagine del paesaggio, Mariana ritorna al giorno del suo primo incontro con il cavaliere Noël. Intorno a lei le monache sue compagne giocano ridendo. Una palla fiorita saetta qua e là tra le giovani suore che corrono da un capo all’altro della stanza.

MONACA ROSSA
Attenta Mariana attenta!
(le lancia la palla)
MARIANA
Presa! Presa!
(ridendo rilancia la palla)
Attenta tu adesso!
(la Monaca Bianca, afferra la palla)
MONACA BIANCA
A te ancora attenta!
(la palla coglie Mariana di sorpresa; superandola va a finire nel prato fuori).
MARIANA
Dove sarà andata...

Le monache si affollano verso l’esterno.

MONACHE
Perduta...
Scomparsa...
Rotolata chissà dove...
MARIANA
Peccato, era bello giocare...

Il Cavaliere Noël sul suo cavallo bianco si avvicina dalla lontananza del prato alla finestra delle monache. Silenzio sospeso. Il cavallo nitrisce. Il cavaliere Noël mostra la palla fiorita in una mano, come il pomo della bellezza in mano a Paride di fronte alle dee.

MONACHE
A me...
A me...
A me...

Mariana tace. Il cavaliere Noël si ferma davanti a lei. Un lungo sguardo. Noël lancia la palla a Mariana.

NOEL
A voi.

Noël volteggia con eleganza sul cavallo. Si volta a guardare ancora Mariana. Scompare in una risata. Le monache intorno a Mariana scompaiono. Lei ritorna ad abbattersi sui letto, si copre gli occhi con le mani, per non vedere più colui che non c’è più.

MARIANA
Bianco fantasma...
Persecuzione dell’anima...
i miei occhi vi vedono anche quando non ci siete...

Il Cavaliere Noël entra nella stanza con un agile balzo del suo cavallo. Per i fantasmi non ci sono barriere. Con il piede sospeso nell’aria, dall’alto del cavallo, Noël percorre leggero le membra di Mariana, che è tutta un fremito. Poi ridendo si allontana. Mariana esce dal ricordo, e dal ricordo del ricordo.

MARIANA
Cercano di darmi sollievo.
Ma ogni soccorso inasprisce il mio dolore,
e nei rimedi stessi trovo ragioni nuove
per accorarmi.
Vi ho visto spesso passare sotto quel balcone,
mi sembrava che volevate piacermi, anche se
non mi conoscevate...
Ero persuasa che mi avevate notato, in mezzo
a tutte le altre monache...
Ammiravo il vostro portamento,
la vostra grazia quando spronavate il cavallo,
avevo paura che poteste cadere...
Così mi interessavo in segreto a tutte le vostre azioni,
mi rendevo conto che mi interessavate sempre di
[più...
e sentivo come cosa mia tutto quanto facevate.

Rientra Donna Brites, si avvicina a Mariana, la accarezza, la calma con il tocco delle sue mani di balia.

DONNA BRITES
Per vivere bisogna dimenticare.
E voi non lo volete...
MARIANA
Credete che le donne di Francia
lo stimino degno di essere amato?
DONNA BRITES
Se lo avete stimato degno voi
del vostro amore, anche loro
lo stimeranno così...
MARIANA
Balia, vorrei che tutte le donne di Francia
lo trovassero degno di amore,
che nessuna lo amasse,
e nessuna piacesse a lui...
E’ un progetto ridicolo lo so,
e so anche quanto è frivolo Il mio cavaliere,
mi dimenticherà così, per pigrizia,
senza l’aiuto di una grande passione.
Ma io mi illudo, forse,
e un’altra più rigida lo toccherà
più della mia dolcezza verso di lui.

A Parigi il Cavaliere Noël danza ad una festa. Le dame vestite da sera portano i colori bianco, rosso, verde e viola che già hanno indossato nei loro costumi le monache e le prostitute. Noël passa da una dama all’altra con rispettosa galanteria.

MARIANA
Quando eravate con me
un giorno mi avete fatto una confidenza
spiacevole... Mi avete confidato
con troppa fiducia di aver amato
una dama nel vostro paese: se è lei
ad impedirvi di tornare, mandatemelo a dire
senza riguardi, così non starò più
a languire per voi...
E mandatemi il suo ritratto, e le sue lettere,
che io sappia che cosa vi dice, e che cosa voi
dite a lei, mi voglio annullare in voi
e patire e amare e soffrire...
purché io abbia a che fare con voi
ogni cosa di voi mi è cara...
Ogni cosa... anche l’amore che avete
per quell’altra. Vorrei servire
la donna che amate, così sarei toccata ancora
dalla vostra attenzione, un modo di più
per amarvi il mio...

Entra un Ufficiale francese.

UFFICIALE
Signora, la nave sta per partire.
Son già quattro volte che mi fate chiamare
per darmi una lettera per il vostro ufficiale.
Ma ogni volta mi rimandate indietro
perché non avete finito di scrivere.
Oggi avete un’ultima possibilità:
finalmente me ne vado da questo paese
e credo che non ci tornerò più.
MARIANA
Certamente lascerete qualche disgraziata
dopo averla illusa di amore eterno.
Ma scusatemi, voi siete qui per farmi un favore,
non volevo offendervi.
(fruga nelle ampie tasche della veste)
Ho iniziato la lettera, sì, ho scritto
molte pagine, ma poi altri pensieri
altri ricordi mi venivano sempre più urgenti,
impossibili da non trascrivere,
così altre pagine ancora ho aggiunto alle prime,
e quando ero sui punto di consegnarvi ogni cosa,
pentimenti mi hanno impedito, l’animo
cambiava i giudizi che prima aveva dato,
cedeva alla mente il cuore unico padrone prima:
ragionavo, capite?, avrei strappato
quelle lettere che mi ponevano di fronte
alla mia debolezza. Poi mi ritornava invece
più forte di prima la passione per un attimo sopita
dalla ragione, dalla riflessione su me stessa,
dalla considerazione della meschinità di lui...
(cerca di riordinare affannosamente le pagine stropicciate che ha tirato fuori dalla tasca).
Ecco, queste sono le pagine già scritte,
ma altre cose mi rimangono,
urgenti, credetemi, urgenti,
da dirgli, e che voi potrete recargli
ricordandovele, così, come ve le andrò dicendo...
Ho più pena a finire la mia lettera che lui
ne abbia avuta a lasciarmi, farse per sempre.
Ditegli... ditegli che lo amo mille volte più della vita,
che lo amo mille volte di più che io stessa non pensi...
Ditegli che mi è caro quanto è crudele con me...
(mette a forza nelle mani dell’Ufficiale le pagine scritte, continuando a parlare con affanno e urgenza).
Ditegli che non mi scrive mai, diteglielo,
non posso impedirmi di dirvi ancora questo.
Ditegli che mi scriva, che mi scriva, che mi scriva...

L’Ufficiale si è divincolato dalla presa tenace di Mariana, fugge dalla stanza inseguito dalle parole di lei.

MARIANA
L’Ufficiale è partito. Che importa: parta pure.
Se n’è andato senza che gli potessi dire
tutto quanto avevo nel cuore.
Ma io scrivo più per me che per voi,
non cerco che di darmi sollievo.
Era già così lunga la mia lettera,
vi farà paura, non la leggerete neppure.
Ma che ho fatto per essere così disgraziata?
Perché avete avvelenato la mia vita?
Perché non sono nata in un altro paese?
Non vi avrei conosciuto... Ma no, è stato meglio così.
Addio, perdonatemi. Non oso più pregarvi di amarvi.
A questo punto mi ha ridotto il destino.
Addio.

Mariana si accascia come svenuta. La colomba volteggia nell’aria impazzita e dolente, Le monache raccolgono i rami carichi di frutti e di grappoli che circondano la cella di Mariana e li sostituiscono con rami spogli e ricoperti di aghi di gelo: è l’inverno ormai, è l’ultima stagione per compiere l’anno di passione. Mariana lentamente sI rialza dal suo torpore, mentre le monache cantano un inno.

MONACHE
Cantate Domino canticum novum:
cantate Domino omnis terra.
Cantate Domino et benedicite nomini eius.
Quoniam magnus Dominus et laudabilis nimis:
terribilis est super omnes deos.
Quoniam omnes dii Gentium Daemonia:
Dominus autem caelos fecit.
Confessio, et pulchritudo in conspectu eius...

Mariana tira fuori dalle tasche fogli bianchi di carta destinati a diventare pagine di lettere per Noël; palpa le carte con sensibilità dolorosa, poi comincia a strapparle in minutissimi pezzi, e a gettarle in aria. I pezzetti di carta ricadono a terra come fiocchi di neve. Fuori dalla cella comincia a cadere la neve tutt’intorno, in analogia con il gesto di Mariana che continua a distruggere le bianche carte. Le monache continuano a cantare il salmo.

MONACHE
...sanctimonia et magnificentia in sanctificatione eius.
Afferte Domino patriae gentium,
afferte Domino gloriam et honorem:
afferte Domino gloriam nomini eius.
Tollite hostias, et introite atria eius:
adorate Dominum in atrio sancto eius.
Commoveatur a facie eius universa terra:
dicite in Gentibus quia Dominus regnavit.
Etenim correxit orbem terrae qui non commovebitur:
judicabit populos in aequitate.
Laetentur coeli, et exultet terra, commoveatur mare,
Et plenitudo eius: gaudebunt campi
et omnia quae in eis sunt.
Tunc exultabunt omnia ligna silvarum
a facie Domini, quia venit: quoniam venit
judicare terram.
Judicabit orbem terrae in aequitate,
et populos in veritate sua.

Il salmo presuppone a questo punto il canto di una persona singola. E’ Mariana a rispondere con le frasi dell’antico rito.

MARIANA
Nigra sum, sed formosa,
filiae Jerusalem
ideo dilexit me Rex,
et introduxit me in cubiculum suum...

Trahe me post te,
in odore curremus unguentorum tuorurn:
oleum effusum nomen tuum...

E’ l’affidamento al Cristo, che attraverso il rito distoglie Mariana da Noël, quasi un rifugiarsi formalmente nelle regole sostenitrici di un andamento di vita sconvolto da una passione non prevista. La neve continua a cadere. Mariana ha finito di strappare i suoi fogli, le monache tacciono.
MARIANA

Vi scrivo per l’ultima volta.
Vi scrivo in maniera diversa dalle altre volte.
Per la prima volta so veramente che non mi amate,
e capisco di non amarvi neanch’io.
Quindi niente più deve ricordarci l’uno dell’altra,
vi rimanderò ogni cosa... ritratti... il braccialetto…
Un mazzolino appassito... forse lo getterete via ma io
non potrei buttarlo così fatelo voi... le lettere
anche quelle ve le rimanderò… ma non tutte...
le ultime due voglio tenerle... tenerle e rileggerle...
rileggerle ogni tanto... per ricordarmi di voi...
di come siete banale.
Ho incaricato di mandarvi queste vecchie cose
Donna Brites... una volta era abituata a confidenze
[ben diverse
Voglio però che sappiate che da qualche giorno
mi sento in grado di bruciare e di strappare
questi pegni del vostro amore che mi erano così cari.
Non mi credevate capace di diventare così insensibile
Al vostro fascino, eh? Mi è costato, lo confesso,
strapparmi di dosso la sensazione di voi, ma ora
voglio gioire di tutta la pena che ho avuto
nel separarmi da quanto mi parlava di voi,
mi piacerebbe farvi indispettire...
Sì, ci ho messo un po’ a staccarmi da queste stupi-
[daggini,
stavo per cedere, per tornare indietro,
allora avevo bisogno di tutti i risultati
delle mie riflessioni per disfarmi di ognuna
di quelle stupide cose, e questo mi succedeva
nel momento stesso in cui mi illudevo di non
esservi più attaccata... insomma riconosco
di aver fatto molta fatica, ma si viene a capo
di tutto quello che si vuole quando se ne hanno
tanti motivi: insomma, tutte queste stupidaggini
io le ho messe nelle mani di Donna Brites.

Donna Brites compare. Ha in mano i regali, i pegni, le lettere che Mariana le ha affidato. Come un’esposizione degli oggetti consacrati alla Madonna. Su un cuscino di velluto.
DONNA BRITES
Spedirò ogni cosa.
Come mi avete ordinato.
MARIANA
Sì. Ma non ditemi quando.
Non oggi vi prego.
Ma domani forse. O dopo ancora.
Non ditemi il giorno. Non ditemi come.
Chi glieli porterà non ditemelo.
DONNA BRITES
E se mi chiederete?
MARIANA
Vi scongiuro di non parlarmene mai.
DONNA BRITES
E se lì vorrete di nuovo?
MARIANÀ
Vi scongiuro di non rendermi nulla..
DONNA BRITES
Mi maltratterete se non vi ubbidirò.
E voi, questi regali, lì vorrete ancora.
Conosco i vostri pentimenti. Le lacrime.
Le minacce. Arriverete a picchiarmi.
MARIANA
Vi scongiuro non datemi retta.
Siate dura. Battetemi. Parlatemi di Dio.
DONNA BRITES
Cercherò. Sarà forse questa la volta
in cui avrete cambiato la natura del vostro cuore?
Rimanderò ogni cosa, e non vi dirò quando.
Ma non infuriatevi con me, se avrò eseguito
la vostra volontà di oggi.

Donna Brites scompare come un portantino da processione. Mariana la guarda allontanarsi con la sensazione di chi sta liberandosi da un peso. Mentre Donna Brites scompare, appare lontano Noël. E’ a Parigi, come già altre volte. Intorno a lui altri ufficiali ...

NOEL
In generale gli eserciti devono avere un quinto di
[cavalleria,
e ogni mille fanti, da due a quattro bocche di fuoco.
L’ordine di battaglia o schierato è il migliore alla
[fanteria
per tirare col fucile e rimanere meno esposta al fuoco
[nemico.
UFFICIALE
Ma i cavalieri?

NOEL
La cavalleria ha bell’e vinto la fanteria se può tra-
[forarsi
nelle sue file, e romperne il contatto.
UFFICIALE ROSSO
Siete uno stratega, cavaliere Noël.
UFFICIALE VERDE
Imbattibile nell’arte della guerra...
UFFICIALE NERO
...come nelle virtù dell’amore!
UFFICIALE VIOLA
...anche là dove il terreno è proibito!
UFFICIALE ROSSO
...cioè nei conventi, con tutte le difficoltà
che simili luoghi comportano!
UFFICIALE VERDE
...ma con il gusto del peccato!
UFFICIALE NERO
...ditelo anche a noi, cavaliere Noël,
che gusto ha il seno di una monaca!
UFFICIALE VIOLA
...e tutto il resto che sicuramente c’è dopo!
I cavalieri ridono. Noël si pavoneggia, la spada in mano come un membro virile, su e giù allusivamente.
NOEL

Che gusto ha che gusto ha! Non c’è differenza,
le donne son tutte uguali, e tutte ugualmente
noiose, loro amano amano amano eternamente!
Non le ho capite non le capirò mai.
UFFICIALE ROSSO
Ma le donne vi inseguono,
e voi, piacevolmente, le subite...
UFFICIALE VERDE
E quelle che non possono inseguirvi
con i loro piedini perché di mezzo
c’è il mare...
UFFICIALE NERO
...vi inseguono con interminabili lettere!
UFFICIALE VIOLA
Insomma ce lo avete promesso:
leggeteci queste incredibili pagine
di sconfinata passione...
UFFICIALE ROSSO
Sì, leggetecele,
siete uomo d’onore, non potete mancare!
NOEL
E’ promesso manterrò.
Ma ora cavalieri è l’ora delle esercitazioni.
Andiamo, le cose di donne possono aspettare
ore più inutili e oziose.

I cavalieri se ne vanno.. Mariana continua il suo soliloquio.

MARIANA
Speravo che le mie lettere non vi fossero mai arrivate.
Così potevo immaginare le vostre reazioni
come volevo io, e siccome voi non rispondevate
vi credevo crudele, pensavo che lo facevate apposta
a non rispondermi.
Ora questa illusione è caduta.
Avete risposto. Come siete banale!
E sapete un’altra cosa?
La vostra banalità mi ha rivelato un segreto
che prima non conoscevo:
non è voi che amo, è la mia passione!
Il vostro comportamento ha reso odiosa la vostra
[persona,
ma la passione in me è rimasta, al di là della me-
[schinità
che è in voi.
Ma come! Mi avete offerto amicizia,
sincera cordiale deferente amicizia:
ipocrita! Detesto la vostra sincerità:
se era questo soltanto che vi rimaneva da dirmi,
non vi avevo pregato di mandarmelo a dire a tutti i
[costi.
Così, non scrivetemi più: è un ordine...
ed è una supplica. Se non mi scriverete,
forse riuscirò a dimenticarvi.
Questa lettera che vado scrivendo è l’ultima,
l’ultima che riceverete: ditemi di aver provato
un po’ di pena leggendola, vi crederò, questo mi darà
pena e consolazione... consolazione e pena...
Ma no no, ecco che ricomincia questa storia
di compromissioni infinite
ecco la lusinga diabolica che mette le sue spire
anche nel ragionamento puro dell’intelligenza:
non voglio, no, non voglio aver più nulla a che fare
con voi, con i vostri scritti, con le vostre false
profferte d’amore, con le vostre giustificazioni
ambigue, con le vostre arti di corruzione...
Quelli che adesso rimangono i dubbi dell’animo,
spero di trasformarli nel tempo in uno stato d’animo
tranquillo. Cercherò di non odiarvi, sarebbe provare
ancora troppo per voi.
Eppoi, non siete l’unico uomo al mondo:
sono convinta di trovare, forse, se vorrò,
un amante più fedele di voi...
e più bello di voi...
e più gradevole di voi...
Questo per l’ambizione,
e perché non crediate che sia da buttar via.
Ma chi potrà darmi dell’amore?
Se un altro avrà passione per me,
potrà prendermi, farsi amare?
La mia passione ha potuto qualcosa su di voi?
Così potrà essere per me,
un eterno giro di infelicità.
Sì, potrei divertirmi un po’,
sarebbe una distrazione,
ormai non sono più ingenua come
quando vi avevo conosciuto…
Ma se fosse un ragazzo in buone fede,
potrei forse ingannarlo?
Ho tanta pietà di me stessa, ora,
che non mi sentirei dì ingannare
nessuno come sono stata ingannata io da voi.
Nemmeno a voi, se ritornaste a me cambiato,
entusiasta come all’inizio di un amore infantile,
nemmeno a voi potrei infliggere la pena dell’inganno.
C’è ancora una scusa che voglio mettere
in vostro favore: la mia condizione di monaca.
Di solito una monaca non è molto degna di amore.
La rinuncia al mondo la rende sciatta
scontrosa senza sesso sotto le vesti ampie
ambigua negli atteggiamenti…
Ma se una monaca ama, a che altro pensa
se non alla sua passione, incessantemente,
niente le impedisce di pensare all’uomo amato
nessun altro pensiero le occupa la mente
che sia del mondo...
Le dame che fanno nella loro affannosa giornata?
Si incontrano, frequentano cavalieri
al teatro, ai pranzi, alle feste, alle messe,
promiscui incontri dall’apparenza castissima.
Ma che m’importa il confronto?
E’ il rovello dell’animo
che cerca ogni pretesto
per allontanarmi dall’ossessione di voi.
Non è con cattive ragioni come queste
appena espresse con ingrata ironia
che vorrei che mi amaste.
Ma ragioni migliori le avevo impiegate,
eppure non mi sono servite...
Sarò infelice per tutta la vita:
ma non lo ero vedendovi tutti i giorni?
Vivevo nella paura che non mi foste fedele,
volevo vedervi ad ogni momento,
ero angosciata per il pericolo che correvate
quando entravate nel convento,
non vivevo finché non eravate rientrato
nel reggimento...
Ero disperata di non essere più bella
E più degna...
mi sarei voluta ricreare per voi
tutta da amare e da ammirare
perché vi eravate accorto di questo essere
prima inutile e grigio...
e così temevo ogni cosa...
la collera dei miei genitori,
la madre superiora,
la curiosità delle monache,
ma mai per me sempre per voi
per voi per voi per voi...
e alla fine ero in uno stato talmente pietoso
che può essere paragonato a quello
in cui mi trovo adesso.

Mariana ha ormai trovato una lucidità mentale che le permette di ragionare sull’antico amore con distacco. Allo stesso tempo però i palpiti di una passione repressa e razionalizzata ogni tanto sfuggono ancora al controllo della conseguita maturità.
La cella si popola silenziosamente di presenze simili a quella del cavaliere Noël. La divisa è rossa per uno, nera per un altro, bianca per un terzo, verde per un’altro ancora, e se ce n’è un quinto, la sua divisa è viola. Essi si avvicinano sempre più a Mariana avviluppandola nei loro giri concentrici. Le presenze di Noël sussurrano con diverse ampiezze vocali le stesse parole.

PRESENZA ROSSA
Accettate che vi ami...
PRESENZA VERDE
… mi darete la più grande gioia...
PRESENZA NERA
...la più grande gioia che si può dare sulla terra...
PRESENZA BIANCA
... la più grande gioia quella che ho desiderato di più...
PRESENZA VIOLA
... quella che ho desiderato dal primo momento che
[vi ho conosciuta...
PRESENZA ROSSA
...per questo...
PRESENZA VERDE
... per questo soltanto...
PRESENZA NERA
… Io voglio offrirvi la mia dedizione...
PRESENZA BIANCA
...la mia vita...
PRESENZA VIOLA
... il mio amore...
MARIANA
(come trascinata da un moto irresistibile)
Prendete il mio amore...
prendetelo...
fatene una cosa con il vostro...

Mariana in delirio, ancora una volta pare travolta dal fascino moltiplicato del Cavaliere Noël. Poi c’è un silenzio. Una pausa di riflessione. Mariana guarda ad una ad uno i cavalieri Noël. D’un tratto essi sono diventati muti. Il pensiero di lei zittisce le sciocchezze querule. Mariana si rivolgerà d’ora in poi ad uno per volta dei cavalieri-presenze- di Noël, fino alla completa eliminazione di essi.

MARIANA
Vi ho amato come una pazza. Quanto disprezzo ho avuto in cambio!
(si rivolge alla Presenza Rossa)
Mi sono lasciata incantare da qualità mediocri.
Che cosa avete fatto che fosse degno di piacermi?
Che sacrificio avete mai fatto per me?
Avete rinunciato al gioco, o alla caccia?
No, a nessuna cosa avete rinunciato, perché
ogni cosa valeva più di me, più di me …
era desiderata, come cosa maschile...

Mariana tocca con la mano la Presenza Rossa, come dando un colpo definitivo. La Presenza Rossa stramazza al suolo, immota. Ora Mariana si rivolge alla Presenza Verde.

MARIANA
Sono stata io ad attirarmi fin dall’inizio tutti i mali.
Vi ho amato con troppa buona fede, senza nascondervi
i miei sentimenti. Invece occorre usare degli artifici
per farsi amare. Bisogna cercare con una certa abilità
i mezzi per infiammare: l’amore da solo
non offre affatto amore. Volevate che vi amassi,
e solo per riuscire in questo disegno come in una
scommessa di caserma non c’è niente che non ab-
[biate fatto
per arrivarci: vi sareste anche deciso ad amarmi,
se fosse stato necessario, ma avete capito che po-
[tevate
riuscire nel vostro intento senza passione, e che
non ne avevate nessun bisogno. Che perfidia!
Se qualche caso fortuito vi riconducesse in questo
[paese,
vi affiderei alla vendetta dei miei genitori!

Mariana tocca con una mano la Presenza Verde del Cavaliere Noël e questo stramazza a terra, immobile. Ora Mariana si rivolge alla Presenza Nera del cavaliere Noël.

MARIANA
Ho vissuto a lungo in un abbandono e in una idolatria
che mi danno orrore, e il rimorso mi perseguita
con una durezza insopportabile.
Sento viva la vergogna dei crimini che mi avete
fatto commettere, e non ho più, ormai, la passione
che mi impediva di comprenderne l’enormità.
Quando il mio cuore non sarà più spezzato?
Quando sarò liberata da questo peso crudele?
Non vi auguro del male però, arriverei ad accettare
di sapervi felice: ma come potreste esserlo
se avete un cuore vero?

Mariana tocca con la mano la Presenza Nera del Cavaliere Noël, che stramazza a terra e rimane immobile, come già le presenze precedenti. Ora è la volta della Presenza Bianca.

MARIANA
Voglio scrivervi un’altra lettera, per farvi vedere
che sarò forse più tranquilla tra un po’...
Che piacere sentirei nel potervi rimproverare il vostro
comportamento ingiusto dopo che non ne sarò più
[toccata
vivamente come ora... quando vi farò capire
che vi disprezzo ...
che parlo con indifferenza del vostro tradimento...
che ho dimenticato tutti i miei piaceri e tutti i miei
[dolori...
e che non mi ricordo di voi che quando voglio ricor-
[darmene!
Sì, riconosco che siete riuscito a farmi perdere
la ragione: ma ero giovane, ero ingenua,
mi avevano chiuso in questo convento fin dall’infanzia,
non avevo visto che gente sgradevole, nessuno mai
mi aveva lodata, come invece avete fatto voi...
Mi sembrava dl dovervi tutto il fascino
e la bellezza che trovavate in me,
e di cui voi mi facevate accorgere...
Ma alla fine mi sono riavuta da questo incantesimo,
voi mi avete molto aiutata,
vi confesso che ne avevo estremo bisogno.

Mariana tocca con la mano la Presenza Bianca del Cavaliere Noël, che stramazza al suolo rimanendovi immoto. Ora è la volta della Presenza Viola.

MARIANA
Vi rimando le vostre lettere.
Solo le ultime due terrò, come ho già deciso.
Per leggerle, leggerle e rileggerle.
Nel caso ripensassi alle mie debolezze...
Non più mezze misure, stati di ansia,
suppliche, speranze e disperazioni …
o una calma serena, oppure
farla finita,
una risoluzione estrema,
che se verrete a conoscere
non vi farà nessuna impressione.
Ma io non voglio più niente da voi,
sono una pazza a ripetere le stesse cose
così sovente. . .

Mariana tocca con una mano la Presenza Viola del Cavaliere Noël che stramazza a terra e vi rimane immobile. Mariana è sola.

MARIANA
Bisogna che vi lasci e che non pensi più a voi.
Non vi scriverò più. Sono forse obbligata
a rendervi conto esattamènte di tutti i miei diversi
stati d’animo?!

Lontano, a Parigi, il Cavaliere Noël, con un pacco di lettere di Mariana legate insieme da un nastro rosato, va da un antiquario.

NOEL
Volete comprare queste lettere?
Sono di una donna spudorata in amore...
per di più una monaca...
cose che si vendono bene nei salotti di Parigi...

L’antiquario sfoglia le lettere che si sparpagliano qua e là. Bianche colombe volteggiano con un flebile lamento. L’antiquario dà una manciata di monete al Cavaliere Noël che se ne va con una grande risata.


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