Titolo: “Lo sguardo di Orfeo”
Autore: Maricla Boggio
Prima rappresentazione: 17 giugno 1992
con gli allievi attori dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”
Scena e costumi: Andrea Stanisci
Costumi: Imma Simonetti
Musiche di Paolo Terni
Regia: Mario Ferrero
Roma, Chiostro del Bramante,
Accademia di Spagna,
Festival Internazionale delle Arti Barocche
Testo
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Rivista Ridotto

Perché questo Orfeo
di Maricla Boggio

Qualche anno fa avevo appena terminato la traduzione del “Filottete” di Sofocle per una rappresentazione siracusana dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico insieme ad Agostino Masaracchia, ordinario di lingua e letteratura greca nell’università di Roma “La Sapienza”. Confidai a lui, coltissimo studioso ma anche innamorato del teatro, che avrei desiderato scrivere un testo su orfeo, che mi pareva un personaggio vivissimo oggi ancora, come fin dall’antichità: la continuità della sua presenza, mutevole eppur sempre riconoscibile, mi affascinava. Chi era oggi Orfeo? Mi pareva di scoprirlo nei ragazzi oscurato dalla droga – si trattava allora della sua Euridice scesa agli Inferi -; oppure cantava attirando a sé le moltitudini – ed eccolo nei cantautori più popolari -; o sopravviveva con la forza della sua poesia, con il vigore della parola ad una morte cruenta – e mi balzava alla mente la figura di Pasolini, attraverso il quale emergeva perfino il richiamo di un Orfeo inventore di efebici amori… Ma nelle epoche precedenti, in quante connotazioni si era già manifestato, affascinando scrittori, filosofi e poeti? Decidemmo di dare corso a una ricerca interuniversitaria triennale; decine di docenti – grecisti, latinisti, italianisti, antropologi, musicologi, studiosi di letteratura e di teatro e di altre discipline ancora – si avvicendarono durante i tre anni dei seminari dedicati al tema. A me venne affidato fin dall’inizio l’incarico di scrivere un testo su Orfeo. Ma di quale Orfeo avrei potuto scrivere? Non di uno già esistente in teatro, o in musica; né limitarmi alla rielaborazione in chiave di spettacolo di un Orfeo letterario; neppure sarebbe stato esaustivo un Orfeo ispirato alle origini, o ad un’epoca passata, o soltanto a un’ipotesi attuale.
Tutto si schiarì quando partecipò al seminario l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica: docenti, registi e musicologi, con gli allievi registi e attori che avevano messo in scena l’”Orphée” di Cocteau con Andrea Camilleri allora docente di regìa, vennero a “La Sapienza” a parlare di questo e di altri Orfei teatrali: le aule videro con meraviglia vivere impersonati quei personaggi fino ad allora soltanto conosciuti sulla pagina; il contatto tra cultura e teatro fece scoccare la scintilla. Dando il via a un’operazione di scambio, il diretto Luigi M. Musati propose che il testo che avrei scritto fosse messo in scena dall’Accademia. Pensai allora a tanti Orfei, con caratteri, linguaggi, tematiche per più protagonisti, quanti ne poteva fornire un’annata di allievi attori.

Il testo completo è pubblicato nel volume “Orfeo e l’Orfismo” – atti del Seminario Nazionale, Roma-Perugia, 1985/1991,
a cura di Agostino Masaracchia
GEI, Gruppo Editoriale Internazionale, Roma, 1993.

Il testo andato in scena è pubblicato sulla rivista teatrale della SIAD-società italiana autori drammatici, nel n. 9, settembre 1992.


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