Titolo: “Santa Maria dei Battuti
rapporto sull’istituzione psichiatrica e sua negazione”

Autore: Maricla Boggio e Franco Cuomo
Editore: Bulzoni Editore
Anno: 2010

Copertina

Testo libro

Santa Maria dei Battuti,
una presentazione alla Casa del Cinema

Santa Maria dei Battuti è il nome dell’ospedale psichiatrico di Gorizia che Franco Basaglia volle aperto – primo in Italia – convertendo in una terapia personale e specifica e in una risocializzazione dei malati quella prassi secolare che consisteva nella segregazione, attuata con feroci mezzi di contenzione e torture vere e proprie, come elettroshock e strozzine. Il nome dell’ospedale diventò nel 1968 il titolo di un’opera teatrale a firma di Maricla Boggio e Franco Cuomo, con la regia di Maricla Boggio, al Teatro Tordinona di Roma.
Il testo viene ora pubblicato dall’editore Bulzoni per iniziativa della S.I.A.D. nella collana “Inediti”, ed è stato presentato alla Casa del Cinema lo scorso 29 novembre, dall’autrice Maricla Boggio, in rapresentanza anche di Franco Cuomo, che è deceduto nel 2007, ed ha visto succedersi illustri testimoni ognuno con un contributo specifico: Silvano Agosti, Luigi Lombardi Satriani e Francisco Mele.
Si tratta di una sequenza di quindici scene chiamate “misteri”, come le stazioni di un dramma medievale, dopo una introduzione per bocca di un Banditore, chiamata “Introito”, e si conclude con un epilogo, per bocca del medesimo Banditore, chiamato”Avvento”, in cui la conversione da uno stato repressivo ad uno liberato, nel manicomio, viene vista come una primizia destinata a produrre la liberazione della società intera.
L’anno in cui l’opera fu messa in scena – il 1968 – fu non casualmente l’anno in cui movimenti di diversa radice – buddista, gandiana, cristiana, marxista – proponevano un contesto giovanile internazionale trasgressivo, anarchico, pacifista, utopista. Il pubblico recepì la portata contestativa globale dello spettacolo e partecipò in modo animato, a favore e contro, certificando come tale “rapporto sull’istituzione psichiatrica e sua negazione” si collocasse nel fuoco della sensibilità politica e culturale del tempo.
Veniva evocata, negli interventi della citata presentazione, la densità di un’atmosfera che oggi è un ricordo struggente, mentre avanza una rivoluzione in senso opposto a quello allora auspicato. Il rito, in particolare, che si celebrava in questo spettacolo, sviluppava azioni simboliche come sciogliere lacci, togliere sbarre, raddrizzare posture incurvate e rattrappite dalla repressione, e collegava alcune visioni ed espressioni di persone catalogate come autistiche e schizofreniche con i comportamenti di uomini - come Francesco d’Assisi e Antonin Artaud – le cui “devianze” sono rispettate come innovative e geniali.
Il prezioso recupero come soggetti umani, con una dignità e una storia, di persone irrimediabilmente escluse e negate dall’istituzione è un messaggio commovente ed eloquente, che il testo gestisce con una lingua tersa, un ritmo solenne ma lieve, che è l’anima di un documento in cui si affrontano anche autentici orrori, ma senza cadere nella cupezza dello sconforto, aprendosi anzi all’Avvento invocato. Riceviamolo nel nostro tempo e teniamone il massimo conto.

Mario Prosperi           

 

(...)
La rivoluzione che Franco Basaglia intraprende a Gorizia fin dai primi anni Sessanta ha una lunga storia alle spalle e procederà negli anni successivi con un paziente lavoro di persuasione in primo luogo con gli stessi ricoverati e con i responsasabili delle diverse strutture sino a giungere alla notissima
legge 180 che di fatto sancisce la fine dell’istituzione manicomiale come chiusa e retta con rigido autoritarismo tecnico e organizzativo.
(...)
È difficile per chi non abbia vissuto quegli anni rendere conto dell’atmosfera di entusiasmo e di creatività che permeava i diversi ambiti della società facendo ritenere che tutto fosse possibile e che l’utopia potesse avere libero corso. È in questo clima, è in questa dimensione di libertà, di entusiasmo e di creatività che Maricla Boggio e Franco Cuomo scrivono Santa Maria dei Battuti, opera nella quale tematiche metaforiche, narrative e poetiche di forte significato simbolico si avvicendano a prese di posizione scientifiche in una prospettiva di liberazione realistica intrisa di una religiosità tutta laica, che ha anche l’andamento di una proposta etica e politica. Pazzi e poeti urlano il loro dolore e l’accusa ai detentori del potere, responsabili di aver “strangolato il cielo nei vostri lacci di contenzione”.
È un preciso atto di accusa che nasce da queste pagine, ché, come ci ricorda il Coro, “la vostra oscena/ civiltà terapeutica/ non ammette i santi/ non ammette i poeti/ Avete internato Artaud/ poeta e oniroscriba/ Francesco d’Assisi - pazzo di dio/ lo mettereste in contenzione”. I discorsi pronunciati dal Professore, nel quale è
adombrato Franco Basaglia, sono rigorosamente attinti dai suoi scritti e da quelli dei suoi collaboratori, ma non si tratta mai di una mera trasposizione meccanica. Tali discorsi sono calati in situazioni narrative e drammaturgiche che restituiscono a essi calore, vita concreta, in qualche modo li inverano innervandoli di nuova linfa. È l’incantamento che il teatro produce prendendo qualcosa dalla realtà e spostandolo su un altro piano, di più intensa forza suggestiva. È lo stesso meccanismo per cui la parola poetica è più vera della parola scientifica perché è più atta a evocare altri mondi e suscitare altri echi.
(...)
Santa Maria dei Battuti può contribuire ancora oggi a una lotta contro il pregiudizio che incombe sulla nostra vita associata e che per molti versi e sotto sembianze profondamente diverse si è ulteriormente rafforzato avvalendosi anche della nostra irresponsabile di strazione.
(dalla presentazione di Luigi M. Lombardi Satriani)


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