Titolo: “Storia di niente”
è andato in scena nell’ambito
della “Rassegna Città Spettacolo”
diretta da Ugo Gregoretti, Benevento
1 – 11 settembre 1988
dal titolo “Il teatro delle lingue rinascenti”
Musiche: Paolo Terni
Regia: Gino Zampieri
Scene: Bruno Buonincontri
Costumi: Gianna Gelmetti
Anno: 1988
Presentazione di Luigi M. Lombardi Satriani
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Dalle parti di Pasolini
di Ghigo de Chiara

Con “Storia di niente” Maricla Boggio fa ritorno ad un territorio che per lungo tempo le è stato familiare: mi riferisco all’estrema periferia romana, alveare plurietnico, luogo di insoffribile emarginazione, di invivibilità e di violenza. Siamo, è evidente, dalle parti di Pasolini: e pasolinianamente la Boggio incontra il questo tristo scenario il suo personaggio in cerca di autore. Si tratta di un adolescente, Davide, sospeso tra la miseria sottoproletaria della sua famiglia e i miti del benessere celebrati dalla TV: se non hai quella maglietta, quelle scarpe, quel giubbotto non sei nessuno. Ed è per essere qualcuno che Davide, persino innocentemente, percorre la sua obbligatoria trafila di giovane borgataro: dall’inutile ricerca del lavoro ( e se talvolta lo trova, i quattro soldi della paga a cottimo postulano uno strumento disumano) ai primi scippi, dalla tossicodipendenza allo spaccio di “roba”, dalla prostituzione all’inevitabile carcere minorile. Il maggior pregio drammaturgico di questa “Storia di niente” è la sua atroce ineluttabilità, il fatto che la sorte di Davide è già inscritta nella dimensione esistenziale del contesto: il protagonista, voglio dire, non può metterci niente di suo se non la propria fisicità destinata a finire all’asta. Ma forse basterà l’incontro con un educatore autentico a dargli l’ultima possibilità di farsi uomo. Tutto questo è raccontato senza piagnistei populistici, senza tirate da comizio: le conclusioni – le tragga pure – se ne avrà voglia – lo spettatore. Il quale è invitato a godersi uno spettacolo aspramente vero ( “dal vero”) e, nella sua fluidità, persino giocoso.

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